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Autore: Everian Every    24/11/2016    1 recensioni
(Per capire meglio gli eventi narrati in questa ff, è necessario aver letto Over Worlds - Total War) (Forte presenza di Autori)
L'Omino di mai, la Follia, ha cacciato con un subdolo stratagemma il Mastro dal suo Mondo, prendendone il controllo. Per poterlo dominare del tutto, ha scatenato l'esercito di Rovine affinché l'Universo fosse raso al suolo, così da poterlo ricreare a suo piacimento.
Per evitare che il Mastro tornasse e lo fermasse, ha rapito una ragazza da un altro Universo ed ora la tiene in ostaggio. Il Supremo non ha tuttavia fatto i conti con un certo gruppo di eroi che faranno di tutto per salvare la loro amica.
Enjoy this :D
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Over Worlds'
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"GIULYU! RESISTI! STO ARRIVANDO!" gridò Murmure, lanciandosi a rotta di collo tra le siepi, evitando l'ennesimo raggio di una Rovina.
Strinse i denti, trascinando sul terreno la spada sguainata. Uno dei ciclopi lo aveva colpito alla spalla sana ed ora sentiva un dolore allucinante che gli risaliva lungo il collo fino al cervello, causandogli un'emicrania tremenda.
Ma doveva resistere. Doveva! Se fosse successo qualcosa alla ragazza non se lo sarebbe mai perdonato.
Frenò di scatto giusto in tempo per evitare un ciclope di dieci metri che sfondò la siepe parandoglisi dinnanzi con aria minacciosa. Il mostro alzò una mano, pronto a colpirlo con il palmo aperto, grande quanto un canestro da basket. L'OthEry fece per voltarsi di volata e fuggire dalla parte opposta, ma trovò la strada sbarrata da altre due Rovine poco più piccole del loro compagno, con le fauci spalancate e illuminate dal bagliore violaceo che presagiva il loro attacco più potente.
Strinse i denti e attivò il crono-scheletro, rallentando i bestioni. Saltò in aria, facendo schiantare sul terreno la mano artigliata del colosso alle sue spalle, che rimase incastrata nel materiale di cui era composto l'Abisso. Come sperava, l'Abisso non gradì quel graffietto e un'esplosione di materia nera e viscosa, simile a petrolio, eruttò in volto alla Rovina, per nulla rallentata dal potere temporale di Murano.
Questi atterrò e il tempo tornò alla velocità normale. Si voltò a guardare lo spettacolo orrendo del ciclope che veniva inghiottito e fatto a pezzi dall'Abisso, cercando invano di allungare una mano per salvarsi. Le altre due Rovine spararono i loro raggi, ma Murmure fu più veloce e schivò agilmente acquattandosi, facendo esplodere gli attacchi sul ciclope morente, mandandolo in frantumi.
L'Abisso parve brontolare e immagini orribili, rappresentanti ogni paura esistente e non solo iniziarono a materializzarsi in testa all'OthEry che faticò per tenere a bada il terrore crescente provocato dal potere di quel posto. Strinse i denti e scavalcò quello che restava del colosso di dieci metri, ora ridotto ad una collinetta nerastra e ribollente, correndo poi oltre il varco aperto nelle siepi.
"GIULYU! DOVE SEI?!" gridò ancora, svoltando più volte. Quel maledetto labirinto sembrava non volergli dare nemmeno un piccolo aiuto nel trovare la sua preziosa ospite.
Gli sembrava ormai di correre in tondo quando sentì un fruscio alle sue spalle. Si fermò col fiato corto e si avvicinò rapidamente alla siepe di destra. Gli pareva di aver udito qualcosa. Ma non sapeva bene cosa. Mise l'orecchio vicino al fogliame e restò in ascolto, la spada stretta in pugno.
Una mano artigliata grande il doppio della sua testa spuntò dalle frasche, prendendogli la faccia e trascinandolo dall'altra parte del muro verde.
Si sentì sollevare bruscamente, cercando di menare fendenti senza però riuscire a ferire il suo aggressore, nonostante la spada colpisse duramente il polso del ciclope. Altrettanto bruscamente, fu schiantato al suolo. Rimase a terra, dolorante con la schiena e la testa che dolevano. Cercò di mettersi su un fianco, ma sentì chiaramente un calcio arrivargli dritto nello stomaco prima ancora di essere colpito. Rotolò per qualche metro, andando a sbattere contro un tronco. Quando riuscì a mettersi carponi e la vista divenne più chiara, sputò un grumo di sangue e si rese conto che quello contro cui aveva sbattuto non era un tronco, bensì la gamba di un altro ciclope. Alzò lo sguardo e storse la bocca nel vedere l'occhio grande e luminoso fissarlo inespressivo. La bestia emise un barrito vittorioso e lo prese per la vita, iniziando a stritolarlo.
Era così debole e la stretta era così dura che non poteva nemmeno attivare il crono-scheletro.
Era circondato. Era praticamente morto. Ma magari, morendo, avrebbe dato la possibilità a Giuly di salvarsi. Non tutto era perduto.
Un grido perforò l'aria. E una padella colpì in pieno volto il ciclope, schiacciandogli in piano il grosso occhio rotondo. La bestia mollò Murmure, che cadde dai sei metri di altezza a cui era stato alzato, prendendo una storta ad una caviglia e gridando di dolore.
Il ciclope barcollò all'indietro, le mani sull'occhio da cui usciva una sostanza biancastra simile all'albume. Nel sentiero si trovavano altre quattro Rovine, che avanzarono minacciose verso l'intrusa, ma Murmure fu fulmineo e, con le poche forze rimaste, azionò il dispositivo per bloccarle temporalmente. Intanto l'Abisso, come se si fosse accorto in ritardo che qualcuno gli aveva sbattuto contro a mo' di martello la testa di un tizio, iniziò a brontolare, facendo eruttare il terreno e tirando verso un baratro senza possibilità di fuga il gruppo di giganti.
Giuly atterrò accanto all'amico, preoccupata. L'ala ferita non le permetteva di volare per molto tempo, ma almeno qualcosa riusciva a fare.
"Che ci fai qui? Dovresti essere dall'altra parte del..." mugghiò Murmure, sollevandosi a fatica con l'aiuto di lei.
Giuly non rispose, si limitò ad afferrarlo saldamente e a prendere lentamente quota, riuscendo a librarsi oltre la cima delle siepi in tempo per non essere inghiottiti dall'abisso.
"Che stai facendo?" esclamò Murano, adirato "Lasciami giù, ti rallenterò e basta!"
"Puoi anche scordartelo." fu la lapidaria quanto affaticata risposta della ragazza.
"Tu sei più importante di me, devi sopravvivere e..." protestò ancora l'uomo.
Giuly gli lanciò un'occhiata esasperata e furiosa. Balzò su una siepe e poi da lì planò a terra, poggiando a sedere l'accompagnatore.
"Non ti azzardare mai più!" gridò, tirandogli uno schiaffo.
Lui fece per rispondere, ma quando la vide in lacrime, abbassò lo sguardo. I due rimasero fermi per un paio di minuti, silenziosamente, senza nemmeno il coraggio di guardarsi in viso.
"Come hai perduto il braccio?" domandò stringendosi tra le braccia lei.
Lui la guardò perplesso. "Ti sembra il momento di parlare di queste cose?"
"Lo so, è solo che... Murmure, ho paura. Siamo in trappola, lo so che lo sai."
Murmure la fissò. Poi si arrese e sospirò. In effetti, quelli erano forse i loro ultimi momenti, perché sprecarli a deprimersi.
"Accadde... Accadde tanto tempo fa. Quando c'era il capo, quando... quando erano tempi più felici. Eravamo andati in missione io e un altro paio di miei compagni, sai, noi... dovevamo fermare un Ens. Avevamo ricevuto il supporto di Nero, lui ci avrebbe aiutati a sconfiggerlo, ovviamente. Ci scontrammo contro l'Ens, Agonia, il Dolore. Fu terribile. Alla fine, grazie a Nero, il mostro si inginocchiò e stipulò un patto con cui si impegnava a cessare le sue attività al di fuori del Mondo di Mai. Tuttavia... Per onorare l'accordo, uno di noi doveva cedere il suo braccio. Permanentemente. La scelta di Agonia per la sua vittima sacrificale ricadde sul secondo più giovane della nostra squadra. Un mio caro amico. Chiesi la grazia per lui, che aveva solo tredici anni, dei del cielo, tredici anni. Agonia acconsentì, ma quando mi prese il braccio mi fissò e mi diede dello stolto, strappando l'arto anche al ragazzo. Non mi sono mai perdonato quel fallimento."
Giuly trasalì, portandosi una mano sulla bocca, sconcertata.
"Mi... mi dispiace tanto, io..."
"No, tranquilla." disse Murmure, tacitandola. Lui intanto si era accasciato contro la siepe, chiudendo gli occhi per riposare.
Il silenzio piombò sul duo.
Giuly era ora troppo in imbarazzo per poter dire alcunché e Murmure, dal canto suo, sentiva di aver detto fin troppo.
Alla fine il silenzio fu rotto dalla voce roca di quest'ultimo, che si mise a canticchiare.
"Dammi tre parole..." ma si fermò subito, pensieroso.
"Dammi tre parole..." ripeté.
Giuly lo guardò incuriosita e gli si sedette accanto.
"Sole, cuore, amore!" cantò con voce melodiosa.
Lui sorrise. "Ah, no, non intendevo quella, intendevo... Ah, lascia perdere. Solo un ricordo di un povero vecchio nostalgico. Nulla di che."
"Ora però mi hai incuriosita." lo incoraggiò lei.
Lui inspirò. "Una volta, io e alcuni miei amici, eravamo andati a festeggiare il diciottesimo del ragazzo di cui... di cui ti parlavo poco fa. E niente, ci siamo ubriacati senza ritegno e, eheh... in effetti sono successe, EHM, due o tre cosette imbarazzanti, a quella festa. Gran festa, gran festa davvero. Comunque, fatto sta che eravamo ubriachi fradici, come si suol dire, e dovevamo tornare a casa. Lungo la strada ci siamo messi a canticchiare, solo che storpiavamo i testi in maniera terrificante. E niente, è venuto fuori dammi tre parole. E poi andava avanti con un loda sempre il sole. A caso, eh, totalmente a caso."
"Ma sono quattro."
"No, perché il e sole vanno unite, secondo la logica sbronza." rettificò Murmure, chiudendosi poi in un silenzio tombale, interrotto dai rombanti passi dei ciclopi che ancora li braccavano.
Giuly alzò lo sguardo al cielo. Murmure la notò e rimuginò un attimo, alzandosi di scatto facendola sobbalzare.
"Ora basta. Ho deciso." sbottò l'OthEry.
"Cosa?" chiese lei basita.
"Ti porterò via da questo postaccio. Omino di mai o non Omino di mai." disse, facendola alzare sbrigativamente e prendendo a camminare.
"C-che stai dicendo? Se andiamo là fuori ci faranno fuori."
"Oh, no, perché se ci provano... beh, non ci provano. Fidati di me." replicò seccamente l'uomo tagliando corto. Procedettero tra le siepi e quando incapparono in una grande Rovina che li fissò, emise un verso stupito e poi li caricò, Murmure non fece altro che ringhiare.
"Che intenzioni hai?! Scappa, scappa!" gridò Giuly, ma lui non le diede retta, andando avanti con aria arrabbiata, strappandosi di dosso mantello e camicia, rimanendo a torso nudo. Giuly restò basita di fronte al fisico incredibilmente possente, muscoloso, marchiato da cicatrici. In corrispondenza della spalla destra, quella a cui mancava il braccio, era incastrato nella pelle un globo luminoso blu scuro in cui sembrava guizzare elettricità, piccole saette biancastre che strepitavano sotto il vetro sottile. Il globo era incastonato in placche metalliche fuse con l'organismo sottostante e da cui si dipanava la ragnatela di cavi che costituiva il crono-scheletro. Sullo sterno era invece appeso con cinghie di cuoio un dispositivo romboidale non più grande di una foglia di vite, collegato con alcuni fili alla sfera.
"Prestami la tua forza, AGONIA!" impose l'OthEry, e un flusso elettrico blu scaturì dalla spalla menomata, condensandosi in un braccio di pura energia intorno al quale si materializzò uno strano alone violaceo.
Murmure caricò il nuovo arto e, con uno sforzo sovrumano, come se muoverlo richiedesse tutta la sua forza, colpì l'aria davanti a sé. In una frazione di tempo così minuscola da essere praticamente nulla, di fronte al pugno chiuso si formò un cilindro d'aria, lungo fin dove la vista poteva arrivare, in cui ogni cosa era stata cancellata letteralmente. La Rovina, proprio sulla traiettoria dell'attacco del piccolo uomo. si ritrovò con un foro largo tre metri proprio in mezzo al grosso addome. Gorgogliò, barcollando, finché il potere del Dolore fece sgretolare il resto del suo organismo in polvere.
Murmure lasciò cadere pesantemente il braccio lungo il fianco. Aveva la fronte imperlata di sudore e gli occhi erano così iniettati di sangue che davvero poco mancava a farli piangere lacrime bordeaux.
Giuly gli si avvicinò a piccoli passi, quasi temendo di poter essere colpita a sua volta e fare la fine della Rovina.
"Cosa..."
"Giulyu, tu... Devi andare... Devi and..." ansimò Murano, barcollando. La ragazza lo sorresse giusto in tempo per non farlo crollare. Sentiva le sue membra tremare, lo percepiva freddo e, da vicino, aveva un aspetto ancora più spaventoso. Le vene erano in risalto, il petto si alzava irregolarmente, la mano sana era livida, come per eccesso di sangue, come quando si compie uno sforzo e i vasi si dilatano troppo.
"Murmure. Murmure! Cosa ti succede? Perché sei così..." fece per dire lei, agitatissima, quando un folto gruppo di ciclopi gli si parò di fronte.
"Non c'è... tempo..." ringhiò lui, scansandola. "Giulyu... Scappa... Vai da quella parte... là c'è... c'è l'uscita... Va!"
"Mur..."
"VAI!" gridò infine lui, per poi alzare il braccio elettrico. Un poderoso fulmine scaturì dal cielo oscuro dell'Abisso e lo colpì, caricandolo, fulminando l'OthEry, dandogli potere e togliendogli la vita lentamente, come una droga che corrompe.
La ragazza, spaventata, lo fissò per un istante, ma poi si voltò e, con le lacrime agli occhi corse via, seguendo l'indicazione di Murmure.
Rimasto solo con le Rovine, l'uomo abbassò il braccio. Sentiva il potere dell'Ens scorrergli nel corpo, distruggerlo senza dargli la possibilità di riprendersi. Sentiva la morte lambirlo, ma non gli importava. Sapeva a cosa andava incontro evocando il Patto.
Il Patto, che solo pochissimi Every potevano usare e che solo l'originale era in grado di controllare senza ripercussioni, conferiva momentaneamente a chi lo aveva stipulato il cento per cento dei poteri di un Ens a scelta. Tuttavia, a parte l'originale, nessun'altro poteva sopravvivere. Un potere così grande era addirittura inconcepibile. Letteralmente inconcepibile, così grande che solo pensarlo era impossibile. Ottenerlo deturpava l'essenza stessa, la distruggeva, la faceva a pezzi, cancellando il povero malcapitato dall'esistenza senza possibilità di ritorno.
Il potere più grande toglieva tutto.
E Murmure lo sapeva bene. Ma con quel potere, le Rovine, anche le più potenti, chiunque... chiunque non era nulla per lui. L'onniscienza gli aveva permesso di vedere la via di fuga. L'onnipotenza gli aveva permesso di creare una strada sicura per Giuly.
Ma nonostante tutto, solo una cosa non poteva fare. Sopravvivere.
Lo sapeva bene.
Colpì con il pugno e le Rovine, le siepi, tutto tremò, vacillò e poi scomparve nel nulla. L'Abisso sibilò, studiandolo, mentre lui ansimava e sentiva già gli effetti di quella sua follia. Cadde in ginocchio. Il braccio blu svanì e il potere di Agonia lo abbandonò, privandolo dell'unica cosa che lo teneva ancora in vita.
Sorrise.
Almeno Giuly era salva.
"Ne sei certo?" gli sussurrò all'orecchio la voce melliflua e bellissima del Signor Nero.
Trasalì, ma non fece in tempo a voltarsi che vide la punta del bastone del demone perforargli la gabbia toracica, distruggendo il crono-scheletro.
"C-che cosa hai fatto?" chiese stentatamente l'OthEry.
Nero rise debolmente, mentre le Rovine li accerchiavano.
"La ragazza è fuggita, signore." mugghiò uno dei colossi.
Murmure sgranò gli occhi.
"Li hai..." borbottò, ma Nero dimenò il bastone, fracassandogli qualche vertebra. Il dolore lo zittì e lo costrinse a chiudere gli occhi da cui iniziava davvero a gocciolare sangue. Ora gli era chiaro.
Le Rovine. L'Abisso. Era tutto un piano di Nero. Lui non si interessava minimamente di salvare la ragazza. Sapeva bene che non sarebbe morta né più e né meno. Lui voleva la SUA vita, non quella della giovane angelo!
"Addio, Murmure. Vorrei poterti dire che è stato bello..." sussurrò Nero, tirando verso l'alto il bastone che aprì in due il corpo dell'uomo.
 
Intanto Giuly era giunta al portale. Si guardò intorno.
Nero le apparve di fronte.
"Dov'è Murmure?" chiese lei innocentemente.
"Non temere. Ho cacciato Blaso e Rovine. Lui resterà qui, ora, con me. Al sicuro." rispose l'alto figuro con gentilezza. "Prego, vai. Oltre il portale troverai i tuoi amici."
La ragazza lo guardò, sollevata. Non sapeva perché, ma qualcosa le diceva di fidarsi di quell'individuo. Attraversò il portale sotto gli occhi gelidi della Paura, abbandonando l'Abisso.

Il treno fischiò. Una nuova passeggera era salita a bordo...
 
Angolo di ME:


Piccola nota tecnica. Quando si parla del 100% del potere di un Ens, no. Non è il massimo. Si tratta del cento per cento del dieci per cento dell'un per cento del potere di un Ens. E no, non equivale all'onnipotenza totale, nel senso, può fare tutto, tranne superare un Ens oppure sopravvivere o roba simile. Onnipotenza intesa in senso più ridotto, diciamo. Prendetela per buona. MA LO AVEVO GIÀ SPIEGATO!
Comunque. Piccola notizia di routine. Ho iniziato a scrivere il combattimento finale prima di quello con Blaso. E, cavolo, ci stavo riflettendo, ma... la battaglia che sto scrivendo mi prende non meno di tre capitoli. Blaso necessiterà di cinque capitoli (spero non di più), senza contare il capitolo finale. E poi ci sarà un'altra cosa che richiederà due o tre capitoli... Cioè... io rischio di fare cinquanta capitoli con questa fanfiction. Non so voi, ma... Che diamine... Prometto maggior concisione, in futuro ^^'
Pace :D
Ev. 
   
 
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