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Autore: miriel67    18/05/2009    2 recensioni
Avete mai pensato come sarebbero gli elfi se ancora vagassero su questa terra...
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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ani13 Le montagne Nebbiose si stagliavano nitide al tramonto. La vetta di Caradhras svettava rossastra, incendiata dai riflessi degli ultimi raggi del sole. Elladan attizzò il fuoco, prendendo una piccola brace per accendere la pipa. La foresta era avvolta nel silenzio, interrotto dagli ultimi cinguettii degli uccelli diurni. Una lunghissima boccata di fumo. Chiuse gli occhi e appoggiò la schiena contro il tronco massiccio che aveva alle spalle. La mente corse a quando lui ed Elrhoir erano riusciti a soccorrere e a salvare la madre dagli orchi. Sentì ancora le sue grida di dolore trapassargli le orecchie, mentre la stavano torturando, la rabbia repressa nel dover attendere il momento giusto per attaccare e infine la gioia indicibile mentre affondava la lama nella gola oscena di quel dannato orco. Era passato un anno, ma né l’amore di suo padre, né quello suo e dei suoi fratelli aveva riportato il sorriso sulle labbra di Celebrian di Lorien. Sarebbe partita, partita per Aman e non avrebbe più fatto ritorno alla Terra di Mezzo.

-    A cosa stai pensando?- Laurel guardò Daniel, improvvisamente perso nei suoi pensieri.
Lui la guardò.
-    Pensavo a mia madre.-
-    Solo?-
Laurel si sedette sul bordo del letto, mentre con una mano dolcemente sfiorava il viso del mezzoelfo. Daniel non disse nulla, richiuse gli occhi e si lasciò cullare dalle carezze.

-    Laurel dobbiamo prepararci al ritorno a Lorien-.
-    Mia Signora…-
Laurel infilò dei piccoli fiori nelle chiome intrecciate di Galdriel. La bianca dama sospirò.
-    Mia signora?-
-    Non ci sono riuscita, Laurel, non ci sono riuscita. Mia figlia partirà e non so quando la rivedrò e se la rivedrò.-
Galadriel si rivide nelle stanze della figlia, mentre cercava inutilmente di convincerla a rimanere, ad aspettare che Gemma Elfica compisse il suo destino. Ma per quanto dicesse, sua figlia sorrideva e le rispondeva “L’Ombra è qui, Madre, è qui. Ed io non posso più sopportarla.”
Nemmeno il potere di Nenya e Vilya erano serviti. E invocare le potenze di Aman. Celebrian aveva deciso di partire. Aveva perso la speranza. Non c’era più nulla per lei nella Terra di Mezzo.
Non c’erano canti e fiori intrecciati. Percepiva l’Ombra e il dolore. E nel suo cuore, l’occhio dell’Oscuro Signore scavava incessantemente, trovando la porta sempre sbarrata. Sapeva che non avrebbe potuto resistere, sapeva che l’unico posto dove il Male non l’avrebbe raggiunta erano le bianche spiagge di perle, di là dal Mare.
Galadriel l’aveva intuito e anche il suo sposo. Non potevano comprendere quanto profondamente la lama Morgul era penetrata nel suo cuore. La bellezza intatta di Imladris, la primavera in Lorien non erano sufficenti. Sarebbe partita e così forse l’Ombra non avrebbe toccato la sua casa.


Galadriel guardò il calendario. Mancavano solo due giorni alla scadenza e poi sarebbe ripartita per Aman. Aveva invocato le Potenze per avere questa possibilità.
-    Mio nipote e la mia ancella, sono soli, sperduti e si sono ritrovati. Non meritano forse una seconda possibilità?-.
-    La sofferenza dei Priminati c’è nota, e molto dolore ha portato anche qui. Il tempo è passato. Ti concediamo quello che chiedi Bianca Dama di Lorien.-.
I Vala avevano imposto le mani verso il cielo e una stella si era staccata, splendente di luce. Era Vingilot, che mai Galadriel aveva vista, la candida nave che aveva portato sulle spiagge eterne Eärendil, alla ricerca di aiuto.
Elrond l’aveva messa in guardia.
-    Mia Signora, voi stessa avete sempre detto che lo Specchio non sempre mostra la realtà e le cose come sono. Potreste non trovare quello che cercate. -
-    Elrond, non vuoi forse rivedere tuo figlio? O temi che il tempo abbia mutato il suo sangue?-.
Nessuno dei due aveva detto altro.
Lei era partita, sperando che lo Specchio le avesse rivelato quello che il suo cuore desiderava da tempo.

Laurel si strinse nello scialle di lana. Daniel si era addormentato. Il suo pensiero volò leggero a Barbara, al suo vecchio professore di storia, ai suoi allievi che la aspettavano al ritorno dalle vacanze. Poteva andarsene, rivedere la sua gente e sentire la dolcezza dei canti di sera. In silenzio uscì dalla camera e scese le scale. Il piccolo albergo era tranquillo e lei si sedette vicino al camino acceso, nella stanza adibita a ristorante per gli ospiti.
-    Una tazza di the, Laurel?-
-    Grazie Maria, la prendo volentieri. -
L’anziana padrona dell’albergo tornò con un vassoio con la teiera, due tazze e dei biscotti appena usciti dal forno per la colazione del giorno seguente.
-    Vi faccio compagnia, mia cara, così mi date un giudizio sui biscotti che ho fatto. È bello sapere che ogni anno tornate da noi. E poi quest’anno siete in compagnia, proprio una bella compagnia!-
La donna sorrise mentre porgeva il piattino con la tazza. Laurel sorrise a sua volta. Poi un pensiero, doloroso come una fitta, la colpì.
Non ci sarebbe stato un altro anno.
   
 
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