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Autore: af_Eleven_    02/12/2016    1 recensioni
Al 221B di Baker Street, quattro giovani nerd (John, Greg, Molly e Victor) stavano giocando la loro partita a Dungeons & Dragons. Passate più di dieci ore era giunto il momento che ognuno tornasse alle proprie case per prepararsi alla settimana scolastica. In quella stessa notte nel laboratorio segreto "London National Laboratory" uno scienziato cercava invano di fuggire da una misteriosa creatura, che lo ucciderà. Il mattino seguente Victor non si presenta a scuola e nessuno l’ha più rivisto.
La sua scomparsa sarà collegata a ciò che era prima accaduto al laboratorio?
Stranger Things!AU ; Teen!AU
Genere: Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Molly Hooper, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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La Scomparsa di Victor Trevor
(Parte Seconda)

Il mattino seguente, in una casa situata nella periferia londinese, un ragazzo poco più che ventenne si stava svegliando dopo una lunga nottata passata a bere qualche bottiglia di troppo, per colmare quel vuoto provocato qualche anno prima. Era disteso supino sul divano, ancora intontito da un residuo di alcool nel suo sangue, con i capelli bruni ma tendenti sul rosso scuro spalmati sul bracciolo e gli occhi vacui e nebbiosi. Dandosi un incoraggiamento mentale tastò con la mano il tavolino da caffè di fronte per cercare il suo fidato orologio e, appena preso, controllò l’orario. Era ora di andare. Sfilò una sigaretta costosa dal suo astuccio di metallo vintage portandosela alla bocca e incominciò a prepararsi per un’altra lunga giornata. 

Nello stesso istante a casa Trevor, Joyce stava cercando le chiavi della sua auto senza successo.

“Dove diavolo sono finite? Clara le hai viste?”

“Controlla sul divano!” - rispose una trafelata Clara Trevor, intenta a cucinare la colazione per sé e il fratellino Victor, coi ricci giallo canarino sparati in diverse direzioni.

“Ho cercato anche lì” - rispose Joyce mentre i corti capelli biondo scuro le andavano davanti agli occhi perché stava sollevando i cuscini del suo sofà.

“Trovate!” - prese le chiavi e andò in direzione della figlia scoccandole un bacio in testa come quando era piccola - “Okay tesoro, a stasera.”

“Ciao” - ricambiò il saluto Clara.

“Hai visto Victor?”

“Non l’ho ancora svegliato”

“Ma Clara così farà tardi, devi ricordartelo!”

“Lo so, però in questo momento sto preparando la colazione”

 “Victor! Forza, amore. È ora di alzarsi” - disse Joyce andando verso la stanza del minore, ma appena entrata trovò solo delle coperte sfatte - “Ieri sera è tornato a casa, vero?”

“Non è in camera?” - domandò Clara.

“È tornato sì o no?!”

“Non lo so.”

“Come sarebbe a dire che non lo sai?!”

“Sono rientrata tardi, lavoravo” - si giustificò Clara.

“Lavoravi?”

“Sì, mi hanno chiesto di sostituire un mio collega. Qualche soldo in più ci farebbe comodo, mamma.”

“Ma Clara! Ne abbiamo già parlato. Non puoi fare dei turni extra quando io lavoro.”

“Mamma tranquilla! Victor è stato dai Watson-Hudson tutto il giorno ieri, sarà rimasto lì a dormire.”

“Certe volte non ti capisco Clara!” - rispose Joyce componendo il numero di casa Watson-Hudson al fisso.

“Salve signora Hudson sono Joyce la madre di Victor” - disse lei.

“Ciao Joyce, cosa ti serve?” - domandò la signora Hudson dall’altro capo della cornetta.

“Volevo sapere se Victor è rimasto lì da voi a dormire questa notte.”

“No cara, mi dispiace. Victor è andato via poco dopo le 20.00 ieri. Non è a casa?”

“Penso che sia uscito presto per arrivare in tempo a scuola. Grazie signora.”

“Figurati cara, e dammi del tu la prossima volta.”

“Okay, grazie ancora e buona giornata.”

“Buona giornata anche a te.”

Joyce riattaccò, guardando Clara un po’ sconsolata.

Alla London Middle School, John, accompagnato da Molly e Greg, depositò la bici vicino l’entrata della scuola.

“Ragazzi, io non lo vedo.” - disse cercando con lo sguardo l’inusuale capigliatura riccia di Victor.

“Te lo dico io, sarà entrato sicuramente prima” - replicò Molly con lo zaino in spalla.

“Avrà sicuramente la paranoia che il prof di scienze faccia un test a sorpresa!” - specificò Greg.

“Oh la la, guardate chi abbiamo qui! Chi vincerebbe tra voi tre uno spettacolo sui mostri della scuola? Secchiona, Biondo Ossigenato o Testa di Gallina?” - esclamò Philip Anderson, dall’aspetto scarno e la faccia da rospo perfettamente adeguata ai suoi unti capelli neri e gli occhi oscuri, accompagnato da Sally Donovan, la sua ipotetica fidanzata mulatta dai corti ricci ramati, nonché entrambi bulli della scuola e compagni di classe di Harry, colpendoli al petto uno alla volta.

“Io direi… Cervello di Gallina.” - rispose Sally facendo il verso a Lestrade.

“Non sono stupido, vermi schifosi!” - replicò Greg cercando di fare a pugni.

“Greg, calmati! Non ne vale la pena” - lo consolò Molly accarezzandogli un braccio.

“Adesso ti fai salvare anche dalla fidanzatina?” - sghignazzò Anderson.

“Vaffanculo!” - la campanella suonò e Greg insieme agli altri due si addentrò per i corridoi della scuola in cerca della loro classe.

Dietro alla London Middle School, più precisamente dove si ergeva la London High School, una pensierosa Harriet Watson stava cercando il suo armadietto, la lunga capigliatura a nasconderle gli occhi blu come quelli del fratello, quando l’amica del cuore le comparve alle spalle.

“Allora, ti ha telefonato?” - chiese Mary Morstan, gialli capelli lisci in contrasto col suo abbigliamento quasi maschile, eccitata per la sua amica.

“Shhh! Zitta Mary!” - la bloccò Harry.

“Quindi?”

“Te l’ho detto, non è una cosa seria.”

Ma Mary non demorse.

“Okay, gli piaccio, questo è vero, ma non in quel senso. Ci siamo baciati solo due volte.”

“Ci siamo baciati solo due volte” - le fece il verso - “Harry, ma per favore. Stai diventando popolare.”

“Eh?”

“Voglio solo dirti che vorrei che continuassi a frequentarmi. Se diventi amica di Anderson e Donovan giuro che…”

“Neanche per sogno” - la interruppe Harry - “Te lo ripeto. È successo solo una volta… al massimo due, non di più” - ridacchiò imbarazzata insieme all’amica.

Cercando i libri nell’armadietto trovò un biglietto di carta con su scritto a caratteri cubitali <>.

“Che dicevi riguardo a Sebastian?” - e le guance di Harry poterono solo imporporarsi ancora di più.

Alla prima occasione presentatasi sotto gamba, sgattaiolò dalla sua classe e corse verso il bagno, appena vide il raggiante castano Sebastian non poté che saltargli letteralmente addosso e baciarlo come se non ci fosse un domani.

“Seb! Devo andare” - disse Harriet staccandosi a malincuore dalle labbra del ragazzo di fronte a lui.

“Dai, ancora un minuto” - disse un supplicante Moran, intento a baciarle il collo.

La campanella dell’ora successiva suonò ed Harry ne approfittò per scrollarsi il bel giovane di dosso.

“Seb, devo andare purtroppo.”

“Aspetta!” - la bloccò afferrandole il braccio - “Facciamo qualcosa stasera?”

“Non posso” - sbuffò lei - “Devo studiare per il test di lingue”.

“Eddai! Prendi sempre il massimo dei voti.”

“Sì ma il professore è bipolare, lo sai!”

“Potrei aiutarti io.”

“Sei andato male in lingue l’anno scorso.”

“Ho avuto C-.”

“In tal caso…”

“Passo verso le 20.00?”

“Sei impazzito, mia nonna ti…”

“Entrerò dalla finestra. Non mi vedrà. Sono silenzioso e furtivo come un ninja.”

“Sei matto” - ridacchiò lei uscendo dal bagno.

“Suvvia Harriet! Altrimenti facciamo un giro in auto, ci cerchiamo un posto tranquillo e…”

“Seb, devo studiare, e non scherzo.”

“Per questo voglio trovare un posto tranquillo:”

“Sei un idiota, Sebastian Moran” - lo baciò un’ultima volta - “Ci vediamo alle 20.00; mi raccomando, per studiare” - e se ne andò lasciando un Sebastian Moran col sorriso trionfante.

Note dell'Autrice:
Aggiorno con la seconda parte del capitolo.
Grazie per la fiducia :)

 

 
   
 
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