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Autore: Sandwich_1412    04/12/2016    0 recensioni
Tutti hanno scheletri nell'armadio, ma non tutti sono pronti a rivelarli. Cosa accadrà quando Drew Parker, ragazza timida e solare, vedrà il suo segreto in bella vista nelle mani di qualcun altro?
Un ballo in maschera, un incontro che le cambierà la vita, una ricerca disperata, una chitarra e, a far da sfondo alla quotidianità, le stelle.
-Chi sei in realtà? – gli chiesi di punto in bianco – Ho la sensazione di conoscerti. Dove ci siamo conosciuti?
-Esattamente qui – rispose, con semplicità nella voce
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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CAPITOLO 3      L’INCUBO

Quella sera i miei vicini ebbero modo di assistere a un vero e proprio spettacolo, o perlomeno di sentirlo. Mentre mio padre visitava e medicava…cavolo non sapevo ancora il suo nome! Comunque mentre lo medicava in salotto, io mi trovavo in cucina, con una banshee urlante nelle orecchie, ah no scusate, era solo mia madre…
Non capivo perché se la prendesse tanto, ero stata aggredita, mica era colpa mia! E invece no, a suo dettame non sarei dovuta essere fuori a quell’ora, e per di più non vestita in quel modo – il fatto che si morisse di caldo era solo un dettaglio trascurabile, ovviamente.
- Chissà che ti sarebbe successo se quel ragazzo non ti avesse aiutata! – sbraitò gesticolando
- Mi spiace di essere stata aggredita, mamma – commentai ironica.
Ma lei non colse l’ironia, né evidentemente quello che avevo detto, perché continuò a urlarmi contro.
Alzai gli occhi al cielo, e andai al frigo a prendermi un bicchiere d’acqua. Una volta bevuto tutto d’un sorso, ne presi un altro e mi avviai verso il soggiorno
- Ma almeno mi stai ascoltando? – mi bloccò mia madreMi girai di scatto, cercando con tutta me stessa di non dare di matto
- Si, mamma – scandii – ti sto ascoltando, e tutto ciò che sento è che non ti importa niente di me, ti preoccupi solo di dirmi che ho sbagliato, quando in realtà non ho fatto nienteA quelle parole il viso di mia madre si addolcì e si accorse di ciò che stava facendo.
Lei non è una cattiva persona, affatto, ma come tutti ha dei difetti. Il suo più grande difetto è, a mio parere, il non riuscire a fare le cose giuste. Non fraintendetemi, non è colpa sua, semplicemente non se ne accorge. E’ una persona tanto dolce e premurosa, ma quando accade qualcosa tende a vedere solo le cose negative, ma quando glielo si fa notare, cerca di fare di tutto per aggiustare le cose.
Quando avevo 4 anni, giocando ruppi il vaso che le aveva regalato nonna Ester, ci era molto affezionata. Chiunque si sarebbe arrabbiato in quell’occasione, e così fece mia madre, ma non si arrabbiò per il vaso rotto, ma perché stavo giocando vicino a questo; quando mio padre le fece notare che se la stava prendendo per la cosa sbagliata, mia madre si addolcì, e mi chiese scusa…in seguito mi punì ugualmente per aver rotto il suo vaso, giustamente, ma almeno non perché mi divertivo a cavalcare un pony immaginario!
- Stai bene? – mi chiese avvicinandosi e prendendomi per le spalle.
Annuii e mi allontanai diretta in soggiorno
Lì mio padre stava praticando dei punti di fortuna alla testa del povero malcapitato, che girato di spalle rispetto all’uomo non faceva vedere le smorfie di dolore.
- Ecco fatto – disse soddisfatto mio padre tagliando il filo.
Porsi al ragazzo il bicchiere d’acqua che tenevo in mano e mi sedetti accanto a lui sul bracciolo del divano mentre mi rivolgeva un sorriso per ringraziarmi.
- Come sta, caro? – chiese mamma non appena fu entrata nella stanza
- Bene – rispose semplicemente mio padre – fortunatamente non gli rimarrà la cicatrice, ma poteva andare peggioMamma annuì sotto lo sguardo severo e preoccupato al contempo di mio padre. Al che mamma si avvicinò al ragazzo e gli mise una mano sulla spalla
- Grazie per aver salvato nostra figliaSalvato, che parolona. Sto bene!
- Sei stato molto coraggioso, figliolo – sentii dire a mio padre.
Alzai gli occhi al cielo e mi alzai, facendo alzare anche il mio sconosciuto salvatore.
- Ok, bene così, credo che sia ora che torni a casa – dissi, e mia madre mi rivolse uno sguardo severo – Anche i suoi genitori saranno preoccupati, non vedendolo tornare – spiegai
- Grazie mille, signore – disse lui rivolto a mio padre, ricevendo come risposta un segno d’assenso
- Se ti servirà qualunque cosa, ora e in futuro, la porta è sempre aperta – disse stringendogli la manoMia madre invece si avvicinò e lo abbracciò – sì è una persona molto calorosa – lasciandolo spiazzato.
- Sei sicuro di non voler rimanere? – gli chiese per l’ennesima voltaEra convinta che non fosse sicuro tornare a casa ora, e in quelle condizioni, ma non aveva capito la cosa più importante: io lì non ce lo volevo!
Si ok, mi ha salvata. Grazie tante! Ma la cosa si ferma lì, non voglio alzarmi durante la notte per andare in bagno e ritrovarmelo davanti, o trovarlo in cucina mentre cerco da bere. Né svegliarmi l’indomani con il suo sorriso stampato in volto sentendolo darmi il buongiorno, perché non sarebbe stato un buon giorno!
- La ringrazio, ma credo mi stiano aspettando – rispose cordialmente sorridendole – E poi mio nonno è venuto a prendermi, quindi non vorrei farlo aspettareMia madre annuì, lo salutò ancora e finalmente ci lasciò liberi di andare. Lo accompagnai alla porta e gliela tenni aperta, quando si girò verso di me
- Allora…
Alzai gli occhi al cielo – quell’azione si era ripetuta troppe volte nel corso della giornata
- Senti – gli dissi – ti ringrazio davvero per il tuo intervento questa sera, ma la cosa finisce qui, ok?
Mi guardò divertito, perché aveva sempre quella faccia? Era fastidiosa!
- Ok – disse solamente, poi si appoggiò allo stipite della porta – Me lo dirai il tuo nome?
Lo fissai sbigottita
- Che c’è? Devo eclissare il sole perché tu me lo dica? Non sono sicuro di riuscire a farlo, ma potrei provarci
Che narcisista…
- Mi chiamo Drew – concessi – e il cognome già lo sai, è scritto vicino alla porta
Il suo sorriso si fece più largo, e mi porse una mano (quella gonfia per il pugno che aveva sferrato al ladro) per presentarsi
- Nick – disse solo
- Che nome è? – cercai di prenderlo in giro, senza stringergli la mano
- È diminutivo di Nicholas – disse fingendosi offeso – è un nome bellissimo!
Risi: la sua faccia imbronciata era buffissima
- Eccolo là – disse diventando serio, ma sempre con un sorriso stampato in volto
- Cosa? – chiesi con la voce ancora alterata dalla risata
-Quel sorriso – rispose, come se fosse ovvio
- Cos'ha che non va il mio sorriso? - chiesi acida
– E' lo stesso che avevi quando abbiamo ballato
Ammutolii.
No sul serio, ma chi era? Che voleva da meee?!
Girò i tacchi e scese le scale dell’uscio di casa,
-Aspetta! – lo fermai, pentendomene subito.
Mi guardò pieno di aspettativa
- Ehm…sei per caso un carcerato, un assassino, o un pedofilo?
Eh sì, perché avevo fatto la predica alla mia amica Kate, ma cosa mi diceva che anche Nick non fosse pericoloso?
Anche se…non è detto che mi avrebbe detto la verità
- Beh, non che io sappia. Ma se vuoi puoi fare dei controlli – scherzò
Feci una smorfia e gli chiusi la porta in faccia
- Ci si vede in giro, Drew Parker – disse attraverso la porta con un tono divertito
Nascosi un sorriso. Ok, forse mi divertiva, ma non pensate male!
Inoltre non potei nascondere di essere un po’ felice di averlo rivisto, era simpatico dopotutto. E davvero…davvero molto sexy, ma questo non c’entrava assolutamente niente.

Quando tornai in salotto i miei stavano discutendo di ciò che era avvenuto, il giorno dopo mi avrebbero dato uno spray al peperoncino, certi che quello mi avrebbe aiutata a proteggermi. Per quanto mi riguarda non credevo che avrebbe mai funzionato, ma hey, chi può dirlo! Quando andai a letto non ero molto scossa dall’accaduto, i miei pensieri andavano – devo ammetterlo, anche se con fatica – al sorriso di Nicholas. Diciamola tutta, era mozzafiato!
Ma quando chiusi gli occhi la realtà di quello che era successo mi colpì come una frusta: continuavo a vedere quell’uomo avvicinarsi a me, e toccarmi. Poco importava che dopo era venuto Superman…cioè Nicholas, perché quello che davvero importava era che quel viscido verme mi aveva messo le mani addosso. Ed era una cosa che non riuscivo a togliermi dalla mente.
Risultato: non chiusi occhio tutta la notta, e quando la mattina la sveglia suonò, mi alzai dal letto come uno zombie, certa che la giornata non poteva che peggiorare. In fondo il buongiorno si vede dal mattino.
E quella sarebbe stata una giornata di merda a tutti gli effetti.
Mi vestii lentamente, stanca e assonnata, mi lavai i denti senza fare colazione e uscii senza salutare i mei, che come accennato poco prima, mi avevano comprato uno spray – non chiedetemi dove l’abbiano trovato in piena notte! Anzi, se qualcuno lo sa, sarebbe pregato di spiegarmelo.
Sfilai il telefono dalla tasca dei jeans e cliccai sul numero che avevo tra le chiamate rapide
- Buongiorno, splendore – mi salutò una voce allegra e familiare
Come faceva a essere allegro alle 7.40 di mattina?
- Odio quell’espressione – mi lamentai – Buongiorno – scandii la parola con disgusto
- Oh oh. Cosa è successo? – la voce si fece leggermente preoccupata, ma ancora allegraBeh lo sarà per poco…anche se…
Insomma non dovevo dirglielo per forza no?
- Lascia stare Shawn, l’importante è che questa giornata non dovrebbe esistere
- Non credo sia possibile. Ma potrei parlare con qualcuno dei piani alti
- Si sarebbe comodo. Ah e visto che ci sei digli di fare più torte. Amo le torte!
Shawn rise e in quel momento sentii il rumore di qualcosa che cadeva per terra e si frantumava
- Ti prego dimmi che non era la tazza che ti ho regalato al compleanno – supplicai
- Ehm… - ci fu un attimo di silenzio – no, no assolutamente…
Sospirai. Amavo quella tazza. Ma a Shawn non era mai piaciuta molto, la usava solo perché era un mio regalo e sapeva che ci tenevo.
Al prossimo compleanno gli avrei regalato il cofanetto delle prime stagioni di Doctor Who, almeno sarei andata sul sicuro.
- Non dovresti essere all’università? – chiesi, avendo ormai detto addio a quella tazza
- Non oggi – rispose – Pensavo di accompagnarti a scuola
- Arrivi tardi. Sono già quasi arrivata
- Vorrà dire che ti verrò a prendere
- Shawn… - esitai. No dovevo dirglielo, non potevo tenermelo dentro, o sarei scoppiata – ti dovrò dire perché odio il buongiorno, sai?
- In cambio ti dirò perché odio cucinare, magari ti farà sentire meglio
Sapevo già perché odiava cucinare, non era esattamente ferrato in cucina. Basti pensare al pasticcio che aveva combinato l’anno passato, cercando di fare la pasta per pranzo. Basti sapere che ci mancò poco che la cucina non prendesse fuoco.
Mi diedi appuntamento con Shawn dopo scuola, e riattaccai.

Ora che mi trovavo davanti all’imponente edificio ero atterrita. Ma dopo gli ultimi due giorni quello che mi ci voleva era solo distrarmi in qualche modo. Quindi trassi un respiro profondo ed mi incamminai.
La maggior parte degli studenti erano ancora in cortile, intenti a non entrare finché avrebbero potuto, e intravidi alcuni dei miei amici in fondo: Eric, Nick, Henry, Ace…aspetta Nick??
- Oh no, ti prego. Non può essere
Scossi la testa scoraggiata. Non mi aveva ancora vista, stava parlando con un ragazzino dai capelli tinti di verde. Portava il cappuccio della felpa alzato, evidentemente voleva nascondere i punti di sutura dietro la testa. Ne approfittai ed entrai prima che fosse troppo tardi.
Salii le scale che portavano al piano superiore – purtroppo per me ero al quarto piano, quindi dovetti salire di un bel po’ – e arrivata fuori la mia classe sbirciai all’interno. Non c’era nessuno. E te pareva… mi appoggiai al muro, e chiusi gli occhi. Almeno ci provai, perché una voce squillante mi fece saltare immediatamente
- Drew! – Molly Allen, mia compagna di classe e oca provetta, mi corse incontro
- Ciao Molly – risposi esasperata
- Non ci crederai mai! – disse prendendomi le mani
Feci una smorfia. Se solo sapessi a cosa non posso credere in questo momento…
- Cosa è successo? – chiesiIn realtà non mi interessava davvero, ma Molly sembrava intenzionata a dirmelo comunque, quindi…
- Oh non posso dirtelo
- Ok – dissi semplicemente
- No ma io devo dirtelo!
- Ok – ripetei – ma vedi di deciderti in fretta, rischio di invecchiare mentre aspetto
- Abbiamo un nuovo compagno di classe – esultò, non riuscendo a stare più nella pelle – ed è un figo da paura!
- Wow – dissi fingendo entusiasmo – non ci posso credere
- Lo so!Scossi la testa.
Scusa Molly, ma ora come ora non riesco a star dietro a queste cose.
Aspettate un attimo…nuovo compagno di classe? Non poteva essere una coincidenza.
- Oh eccolo, sta arrivando! – mi diede un colpo sulla spalla per attirare la mia attenzione
Sgranai gli occhi e nascosi il viso tra le mani
- Non ci credo – ripetei, stavolta disperata
- Hai visto quanto è bello?
- Ti prego, non rigirare il coltello nella piaga
- Cosa?
Entrai in classe lasciandomi dietro Molly, che ancora non aveva capito niente, sperando di non essere vista. Anche se era solo questione di tempo.
Mi sedetti al mio posto, non dietro a tutto, ma neanche avanti, una via di mezzo insomma, e girai la testa dall’altra parte nascondendola con una mano.
Ti prego non mi deve vedere, ti prego, se esisti, non farmi vede…
- Drew Parker?
Dannazione. Ottimo lavoro, certo che ad ascoltare sei proprio bravo, Dio, ma ad esaudire i desideri devi allenarti di più.
Mi girai controvoglia sbuffando
- Nick – dissi senza entusiasmo – Ma che bellissima sorpresa
- Voi due vi conoscete? – si intromise Ace, arrivato insieme a Nicholas
- Di vista – risposi – abbiamo ballato alla festaIl volto di Ace si illuminò, avendo capito il riferimento.
Lo indicò da dietro le spalle. Sorrisi, come segno d’assenso. Ace rimase a bocca aperta, e continuò a indicare prima lui poi me, incredulo.
- Sembra che saremo compagni di classe – disse il ragazzo
Ci mancava solo questa.
Per fortuna in quel momento entrò il professore di filosofia che intimò a tutti i presenti di sedersi, così almeno fino a quel momento me l’ero tolto di mezzo, ma si presentava un altro problema
- È lui! – mi sussurrò Ace, prendendo posto vicino a me.
Sospirai e mantenni la testa con la mano.
Presi il cellulare e lo tenni sotto al tavolo, mandando un messaggio a Shawn.
 
Odio i buongiorno…
 
 
Mi trovavo in un bosco, la luce del sole filtrava attraverso i rami degli alberi, creando uno scenario quasi idillico. Inizialmente c’ero solo io, e ovviamente le piante e qualche scoiattolo. Improvvisamente sento un rumore e mi giro di scatto; dietro di me c’era Kate con un ragazzo completamente ricoperto di tatuaggi e piercing affianco.
- A dire la verità, Drew, mi ha investita – disse e prese sottobraccio il ragazzo, che nell’altra mano nascondeva un coltello
- Kate allontanati! – cercai di dire, ma la mia voce uscì attutita, tant’è che non arrivò alle orecchie della mia amica.Mi girai dalla parte opposta e trovai Nicholas in piedi a fissarmi, o meglio il ragazzo misterioso, perché portava ancora la maschera e il completo della festa.
Protese una mano verso di me, cercai di raggiungerlo allungando la mia, ma presto la sua mano cominciò a scurirsi e macchiarsi di sangue.
Confusa cercai di raggiungerlo ancora, ma i miei piedi sembravano non essere intenzionati a muoversi. Dalla sua testa iniziò a colare del sangue, così cercai di chiamarlo, ma la voce non ne volle sapere di uscire.
Poi sentii una risata, fredda, glaciale, e Nick scomparve. Al suo posto c’era un uomo col viso ricoperto di sangue che protendeva la stessa mano che prima era appartenuta a Nicholas, verso di me. Mi ritrassi disgustata, ma l’uomo iniziò ad avanzare, continuando a protendersi cercando di raggiungermi. Il mio corpo era immobilizzato.
- Drew – mi chiamò.Aprii la bocca inalando aria e svuotando i miei polmoni per urlare. - Drew! Drew! – la sua mano mi scrollò per la spalla
- Vattene! Non mi toccare! – urlai divincolandomi
- Drew! Svegliati!
Aprii gli occhi, terrorizzata, e vidi mille occhi puntati su di me, compresi quelli del professore che mi guardava preoccupato e severo al contempo.
Ace mi mise una mano sul braccio, preoccupato, al che sussultai.
- Sto bene – dissi
Mi alzai di tutta fretta e uscii dalla classe, correndo fuori verso il cortile, mentre il professore chiamava il mio nome.
Arrivata fuori inalai una boccata d’aria fresca e mi diressi verso il retro della scuola, sedendomi con le spalle contro un alberello striminzito che la preside si costringeva a voler far crescere, senza successo. Mandai un messaggio a Shawn, chiedendogli di venirmi a prendere con urgenza.
Ma che mi sta succedendo.
- Non sembri stare veramente bene
Alzai lo sguardo, quasi sussultando.
Poteva venire chiunque, ma perché proprio tu?
- Non sono affari tuoi Nicholas
Il ragazzo si avvicinò a me, rimanendo in sospeso tra l’inginocchiato e lo stare in piedi.
- Ecco tieni – disse porgendomi un fazzoletto
Lo guardai confusa, quando qualcosa mi portò a portarmi le mani agli occhi. Stavo piangendo. Perché sto piangendo?
Mi strofinai gli occhi con la manica del giubbino, rifiutando il fazzoletto
- Non lo voglio – dissi con sguardo duro – Non voglio il tuo aiuto
- Ok – rispose, non capendo.Si alzò e fece per andarsene.
No, non era giusto per lui. Non aveva fatto niente di male. Come minimo meritava di sapere perché lo trattavo così male.
- Non è colpa tua – spiegai prima che fosse troppo lontano perché mi potesse sentire – è che…non riesco a guardarti negli occhi, senza pensare a quello che è successo ieri sera. Continuo a rivivere tutto. Vedo e rivedo quelle scene davanti ai miei occhi.
- Beh questo spiega le occhiaie
Gli rivolsi uno sguardo di scuse. Si avvicinò nuovamente e mi porse nuovamente il fazzoletto
- Non è un male né un peccato accettare l’aiuto di qualcun altro. Tienilo, serve più a te che a me. E poi – aggiunse – l’ho fregato a un amico, quindi è meglio che non me lo veda in mano.Presi il fazzoletto e lo rigirai tra le mani. In quel momento sentii qualcuno chiamarmi, e mi girai verso la fonte. Era Shawn, arrivato con largo anticipo – ero certa fosse già nei paraggi – il cui sguardo, appena vide Nicholas, si indurì.
- Avevo capito che fossi single – disse quest’ultimo, guardandomi con la coda dell’occhio
- Non so chi te l’abbia detto – dissi alzandomi
Si, sono single, ma non gli ho mica detto che non lo sono! Sono giustificata.
Alzai il fazzoletto ad altezza viso come per ringraziarlo, e corsi verso il mio migliore amico.
- Chi è quello? – chiese non appena lo ebbi raggiunto
- Il misterioso ragazzo in maschera – risposi
Mi lanciò uno sguardo fulminante, al che lo presi per il braccio e lo diressi lontano dalla scuola.
- Vieni, ti spiego. Ti sei perso molte cose in queste poche ore!

  
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