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Autore: Cricrip    13/12/2016    2 recensioni
Zosan AU
L'Alleanza di Cappello di paglia è nei guai: Rufy è scomparso. Per prepararsi all'imminente attacco di Barbanera, Law (sostituto di Rufy) decide di allearsi con Water Seven. Per sancire tale alleanza però, Water Seven pretende un matrimonio: Roronoa Zoro dovrà sposare Califa della Galley-La. Le nozze sono fissate, ma non tutti ne sono entusiasti: Zoro infatti, all'insaputa di tutti, aveva una relazione segreta con un certo membro della ciurma... e ora Sanji è costretto a guardarlo andare all'altare senza poterlo fermare.
Dal testo:
"Il cuoco non sapeva staccare i suoi occhi da Zoro. Perché quelli erano gli ultimi istanti in cui poteva farlo liberamente: finita la cerimonia, lo spadaccino sarebbe stato della donna che stava per prendere in moglie. Che persona era? Come poteva Sanji definirsi un uomo? Lui che se ne stava lì buono, buono, applaudendo perfino, mentre cercava di ignorare quella sensazione di vuoto e mancanza che si sentiva crescere dentro, non volendo altro che sprofondare?
Che genere di persona poteva mai essere, Sanji, che trovava strategicamente accettabile che l’uomo che amava se ne andasse per sempre da lui?"
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kalifa, Roronoa Zoro, Sanji, Trafalgar Law | Coppie: Sanji/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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16.QUALCOSA CHE NON VA
Il consiglio di guerra sembrò durare un’eternità per Zoro.
Era lì seduto al suo posto, a braccia conserte, sforzandosi di rimanere immobile… mentre i suoi pensieri si agitavano tempestosi.
Kyros stava aggiornando il cuoco e gli altri ufficiali arrivati al suo seguito sugli ultimi movimenti del nemico conosciuti, servendosi dell’accurata carta disegnata da Nami che ricopriva tutta la superficie del grande tavolo attorno al quale erano radunati.
Rebecca e Violet erano anch’esse presenti, in ansia per il futuro del loro quartiere, e proprio accanto a loro stavano Lucci e Kaku. Lo spadaccino non si aspettava di trovarli lì quella mattina, visto che la successiva spedizione da Water Seven era stata prevista per il giorno dopo… ma non dette troppo peso alla cosa: aveva decisamente altro per la testa, e il quartiere dei carpentieri non era il suo argomento preferito.
Una volta che l’eroe di Dressrosa ebbe finito il suo discorso, fu il turno di Leo di prendere la parola e comunicare le nuove notizie ricevute dai Tontatta penetrati di nascosto nel territorio nemico.
Zoro non ascoltò una parola.
 
-Dimmi cosa sai, Chopper.- cominciò senza preamboli.
Il piccolo dottore abbassò la testa, come se si vergognasse.
-Mi dispiace… io non volevo mentirti. Ma Sanji mi aveva fatto giurare di non dirti niente…
-Chi è stato?
-Non me l’ha mai voluto dire. Viene solo da me ogni tanto con quelle tremende ferite. Quando gli chiedo qualcosa a riguardo non mi risponde. Mi ha giurato che non era in pericolo di vita…
Lo spadaccino annuì.
Nemmeno Chopper sapeva niente quindi.
-Mi dispiace tanto, Zoro.
-Non è colpa tua.
 
Il cuoco era seduto all’altro capo del tavolo: prevedibilmente aveva ignorato lo spadaccino da quando era entrato nella stanza, fingendosi troppo intento ad ascoltare quanto veniva detto.
 
-Non ti riguarda.
 
La mano di Zoro si strinse con forza sull’avambraccio.
Come? Perché? Chi?
Avrebbe voluto poter tirargli fuori a forza le risposte che cercava. Ma sapeva bene quanto il cuoco potesse essere ostinato.
Zoro cercava a sua volta di non curarsi dell’altro. O almeno di non darlo a vedere: non staccargli gli occhi di dosso, sperando che ciò servisse in qualche modo a far sputare al cuoco qualsiasi cosa gli stesse nascondendo…. sapeva bene che non avrebbe funzionato.
No, per scoprirlo doveva agire diversamente.
-Zoro tu cosa ne pensi?
Lo spadaccino si riscosse dai suoi pensieri.
-Eh?- rispose in automatico, vagamente infastidito, reagendo al suo nome.
Tornando alla realtà e guardandosi intorno, si accorse che tutti lo stavano fissando in attesa.
Bè, tutti tranne uno.
Il cuoco era l’unico con lo sguardo verso il basso, fisso sulla cartina.
Represse l’irritazione.
-Ehm, Zoro… Kyros ti stava chiedendo la tua opinione sul deposito degli Smile di Caesar…- lo informò Chopper, sottovoce, dal posto accanto al suo.
-Smile?
Lo spadaccino sapeva che gli Smile erano l’arma biologica più potente e distruttiva di Caesar, ma per il resto cadeva dalle nuvole.
-I Tontatta hanno saputo del luogo esatto in cui Punk Hazard ha spostato gli Smile che progetta di usare contro di noi, Marimo.- riassunse il cuoco, con tono monotono, senza nemmeno accennare ad alzare lo sguardo dal tavolo.- Kyros ti ha appena chiesto cosa dovremmo fare di questa informazione.
Zoro gli lanciò un’occhiata penetrante.
Scoprirò cosa mi nascondi.
-Attacchiamo.- rispose, rivolgendosi agli altri- Distruggiamo il deposito e le sue armi.
Ci furono cenni di assenso.
Il cuoco non parlò più, limitandosi a riportare la sigaretta alle labbra con un movimento fluido, senza più accennare a parlare.
 
L’idea di Zoro fu approvata.
Sarebbe stata un’azione veloce e precisa, giusto un piccolo manipolo di uomini: il numero sufficiente per un’infiltrazione. La base nemica era troppo ben protetta per un attacco frontale e c’era il rischio che gli Smile fossero messi in sicurezza prima che loro potessero avvicinarsi.
Tutti quelli scelti per l’operazione si affrettarono verso il nuovo deposito non appena la missione fu comunicata.
L’intero luogo era stato circondato da guardie: la sicurezza per il controllo dell’equipaggiamento antigas era stata triplicata dopo la distruzione del precedente in un incidente che di casuale aveva ben poco.
Ancora non c’era traccia del responsabile.
Era fastidioso pensare che avessero un traditore tra loro.
Zoro non si era mai preoccupato molto di talpe o spie nemiche… di solito il cuoco e Robin riuscivano ad individuarle prima che riuscissero a fare danni. Ma stavolta era diverso.
Stava per allacciarsi la strumentazione sopra la divisa, quando un paio di scarpe nere ben lucidate entrò nel suo campo visivo.
-Possiamo parlare?
Lo spadaccino alzò lo sguardo, incrociando un paio di familiari occhi azzurri.
Cuoco.
Non si aspettava di vederselo lì davanti.
Aveva ripreso colore, notò Zoro ora che poteva osservarlo da vicino: se non fosse stato testimone in precedenza di che razza di ferite si era procurato, non avrebbe mai pensato ci fosse qualcosa che non andasse sotto quegli abiti perfettamente curati.
Ripensò alla mattina dopo il suo matrimonio, al modo in cui il cuoco era sembrato ferito, nonostante non ne avesse avuto alcun motivo… c’era un collegamento?
-Perché?- chiese fintamente disinteressato, mostrandosi intento a sistemare la bombola per l’ossigeno.
-Riguarda quanto successo prima nello studio di Chopper…- disse il cuoco, cauto, quasi tentasse di sondare il terreno.
Zoro lo guardò attentamente. Avrebbe davvero vuotato il sacco?
-Non so cosa tu abbia pensato- continuò il biondo- ma non è niente di cui preoccuparsi. C’era questa ragazza a cui…
Bugiardo.
Il suo istinto non aveva dubbi.
Era venuto per quello? Per rifilargli una scusa realistica e verosimile con cui avrebbe potuto abbindolarlo senza problemi?
Bè, non questa volta.
-Non mi interessa.- lo interruppe bruscamente lo spadaccino.- Quello che fai non è affar mio.
Aveva parlato secco e deciso, senza lasciare all’altro il tempo per rispondere… e mentire.
Gli voltò le spalle e si incamminò per uscire senza un’ulteriore parola. Sentì lo sguardo del cuoco su di lui finché non uscì dal deposito, ma Zoro proseguì deciso.
Mi dispiace cuoco, ma se non vuoi dirmi la verità, la scoprirò da solo.
 
L’attacco a sorpresa andò come previsto.
L’idea era stata dei Tonatta: la tribù conosceva bene il quartiere, sin nei più piccoli anfratti, e avevano indicato loro un passaggio sotterraneo, nient’altro che un vecchio scolo fognario dimenticato, che li aveva condotti direttamente nel luogo dove gli Smile erano stipati.
Non incontrarono nessuna rilevante resistenza: sabotarono ad uno ad uno i siti, con la specifica sostanza elaborata da Water Seven per disattivare il gas, mettendo fuori gioco solo un esiguo numero di guardie che non fece in tempo a dare l’allarme.
Zoro si tenne alla larga dal cuoco per tutto il tempo: combatteva, badava ai suoi uomini e pensava alla missione. Solo, con la coda dell’occhio, di tanto in tanto lo guardava: era pur sempre ferito, sebbene non lo desse a vedere.
Ma quelle poche occhiate fuggevoli erano l’unica cosa che lo spadaccino si permetteva: non voleva che quello stupido damerino troppo sveglio capisse cosa aveva in mente.
Una volta infatti che la missione fu egregiamente portata a termine e tutti furono tornati al quartier generale senza problemi, lo spadaccino non si unì agli altri nei festeggiamenti per quella nuova vittoria…
Rimase in disparte invece, abbastanza per potersi defilare al momento giusto senza che nessuno lo notasse.
Perché quando quella notte il cuoco uscì di nuovo, Zoro questa volta non esitò e lo seguì.
Si nascose tra le ombre, silenzioso, senza perdere mai il contatto visivo.
Se il biondo fosse scomparso alla vista, lo spadaccino si sarebbe perso. E non poteva permetterselo.
Doveva capire cosa gli fosse successo, chi fosse stato a ridurlo in quello stato e perché.
Era preoccupato.
Solo il pensiero lo infastidiva: il cuoco l’aveva tradito, lasciato indietro,  dimenticato… e lui era ancora lì che non riusciva a fare anche solo finta che non gli importasse.
Non si era mai sentito più ridicolo.
Però…
Cosa poteva aver ridotto così il cuoco? Doveva saperlo.
Continuò a seguirlo mentre si inoltrava nel dedalo di viuzze che si allargavano dal quartier generale, allontanandosi sempre di più dal centro di comando e dagli alloggi dell’esercito.
Ogni volta che coglieva lo sguardo del cuoco, rivedeva quell’espressione strana, che non gli tornava.
Cosa mi stai tenendo nascosto?
Ad un certo punto lo vide fermarsi di fronte ad un sudicio locale. Doveva trattarsi di un bar.
Perché venire in un posto lurido e dimenticato come quello? Doveva incontrare qualcuno?
Stava per avvicinarsi ed entrare nel bar anche lui, quando si fermò.
Magari si era sbagliato, magari non c’era niente di strano e il cuoco era davvero coinvolto in qualche drammatica vicenda con qualche donna in pericolo.
Non era il tipo che si faceva colpire senza reagire, e quando combatteva scatenava un putiferio: impossibile non accorgersene. Ma se si fosse trattato di una donna, Zoro era certo che quell’idiota si sarebbe fatto colpire senza nemmeno emettere un verso di dolore: non sia mai che una donna si sentisse in colpa per colpa sua!
Scosse la testa.
No, doveva esserne certo.
Abbandonò qualsiasi esitazione e seguì il cuoco.
Quando entrò nell’edificio, si guardò attentamente intorno ma non riuscì a scorgere il biondo da nessuna parte, così ignorando i vari sguardi che si erano posati su di lui si diresse verso l’uomo corpulento che stava dietro al bancone.
-Dov’è andato?- chiese subito senza perdersi in chiacchiere.
-Chi?- domandò a sua volta il barista, confuso.
-Il cuoco.
L’uomo continuò a guardarlo senza capire.
-Alto come me, biondo, sopracciglio a ricciolo, idiota, vestito come un damerino.
-Oh.- dal suo sguardo Zoro capì che l’aveva riconosciuto, ma il barista o voleva badare alla privacy dei suoi clienti o gli era stato detto di tenere la bocca chiusa- Io non credo di averlo visto…
Bastò che la mano dello spadaccino si muovesse minacciosa sull’impugnatura delle sue spade, perché l’uomo ritrattasse.
Contrariamente a quanto si aspettava, il barista gli indicò una piccola porticina laterale.
Senza dire altro, Zoro vi entrò, ritrovandosi in uno stretto corridoio, sporco, l’unica luce che si vedeva era quella che proveniva dal contorno della porta socchiusa che intravedeva alla fine del lungo corridoio… da cui provenivano degli strani rumori.
Tonfi, il rumore di qualcosa che veniva sbattuto contro il muro, il suono chiaro e inconfondibile della pietra che si crepava sotto un urto troppo forte.
Cosa…?
Si lanciò in avanti, percorrendo il corridoio in poche falcate per poi aprire la porta con un calcio. Non appena vide la scena davanti a lui… Zoro si immobilizzò.
Il cuoco era di fronte a lui, steso sul pavimento su cui era stato sbattuto così forte da spaccarlo, mentre una macchia di sangue si allargava sotto di lui.
Due uomini lo stavano sovrastando: riconobbe i loro volti immediatamente.
Questi si accorsero dello spadaccino non appena entrò.
Le facce di Kaku e Lucci rimasero impassibili, nonostante Zoro poté intuire che non si aspettavano di vederselo capitare lì.
L’assoluto stupore sul volto del cuoco invece, non era per niente dissimulato.
-Marimo…
-Fossi in voi me ne andrei subito.- asserì Zoro, la sua voce di ghiaccio, mentre la mano aveva già estratto una delle katane.
-Non puoi interferire- gli disse Lucci, calmo.
-Non ci contare.
Kaku caricò un calcio verso il cuoco e lo spadaccino si mosse fulmineo: in un attimo si posizionò tra i due, le spade sguainate, puntate alle loro gole, mentre il suo corpo era a protezione del compagno a terra.
-Osate muovere un altro muscolo e vi taglio la gola.- li avvertì.
-Non ti impicciare, Zoro!- disse il cuoco, ancora a terra. Sputando sangue.
Lo spadaccino lo guardò a bocca aperta, confuso e stupefatto.
-Cosa diavolo stai dicendo? E perché ti stai facendo colpire senza reagire? Non sai più come è fatta una donna per caso?
Zoro rimase ancora più incredulo quando sentì il cuoco ridere.
-Le troppe botte ti hanno dato alla testa?
-Non ti intromettere, Roronoa.- disse Kaku- Queste sono le regole.
Il ragazzo dal naso squadrato fece per avvicinarsi al cuoco, ma Zoro non faceva minacce a vuoto e stava già per vibrare il suo colpo, quando inaspettatamente il cuoco si mise in mezzo: alzatosi velocemente da terra, nonostante lo stato pietoso in cui era ridotto, ora era in piedi di fronte a lui, le mani affusolate e abili che si frapponevano tra le katane e i suoi aggressori.
Zoro si bloccò di colpo, allontanando di scatto le lame: rischiava di tagliargli le mani.
Le sue mani.
Quelle mani che proteggeva più della sua stessa vita.
Guardò il cuoco basito: teneva la testa bassa, i capelli che gli coprivano il viso e ne nascondevano l’espressione.
-Perché?
Il cuoco non rispose.
-Ti ho chiesto perché, Torciglio, rispondimi!- insisté rabbioso.
Non riusciva a capire…
Conosceva il cuoco. Sapeva che non avrebbe messo in pericolo le sue mani per nessuna ragione: se le aveva frammesse tra Zoro e le sue vittime era perché era sicuro che lo spadaccino si sarebbe fermato.
Ma non era solo quello.
Voleva dirgli qualcosa.
-Ormai non ha più senso mantenere il segreto- commentò Lucci con tono annoiato, guardando il cuoco. Poi si rivolse a Zoro- Come ha detto Kaku, queste sono le regole che sono stati stabilite: lui deve lasciarci fare. Tranquillo, non ci rimetterà la vita…
-Di che “regole” stai parlando?- sibilò Zoro.
-Quelle del tuo matrimonio, naturalmente.
-Matrimonio?- ripeté: non aveva alcun senso- Che diamine significa?!
Kaku emise un verso di disgusto.
-Credevi che ti avremmo fatto sposare Califa cosicché tu potessi disonorarla spassandotela ogni notte con il tuo amichetto?
Zoro si immobilizzò. Sapevano di lui e il cuoco fin dall’inizio?
-Non l’avrei fatto.- disse, ed era sincero- Le ho promesso fedeltà…
Kaku storse il naso.
-Non potevamo basarci solo sulla tua parola: ha ben poco valore. Così ci siamo premuniti di conseguenza, arrivando a un patto soddisfacente con Gamba Nera…
-E che patto sarebbe?
Fece quella domanda, ma già sentiva di saperlo.
-Ogni volta che vi toccate, noi ci divertiamo. E il biondino qui non può reagire né opporsi. Vedi?
Fulmineo, Kaku scagliò un calcio potente sul cuoco, il quale venne scagliato contro la parete alle sue spalle.
-TU!- Zoro fece per attaccare il ragazzo dal naso squadrato, furioso, ma la voce del cuoco lo bloccò.
-Fermo!
-Non ci penso nemmeno!
-Non puoi interferire con questo.- insisté il biondo- E’ la regola.
-Sai cosa me ne faccio delle regole!
-Zoro.- Il cuoco si alzò a fatica, il sangue che gli colava dalla fronte.- Fatti da parte. Era previsto fin dall’inizio. Ricordi la promessa giusto?- una domanda retorica- Questa è la mia parte.
Zoro strinse i denti, ancora combattuto, ma abbassò le lame.
-Perché non ne sapevo niente?
-Gamba Nera ha voluto così.- ripose Lucci.
Guardò il cuoco.
-Perché?
Vide un sorriso sghembo aprirsi sotto quella cortina bionda.
-Mi conosci: sono un egoista.
Non aveva alcun senso… no, forse lo aveva. Ma non gli importava. Non così tanto come avrebbe dovuto.
Tuttavia…
Le sue mani.
Nonostante tutto quello che era accaduto tra loro, il cuoco si era fidato che Zoro non le avrebbe messe in pericolo. Che Zoro avrebbe capito.
E’ questo che vuoi dirmi? Di fidarti di te come tu hai fatto con me? Di non fare niente? Lasciare che…
Con estrema lentezza, lo spadaccino rinfoderò le katane.
-Fate quello che dovete e sbrigatevi allora!- urlò loro.
I due di Water Seven non se lo fecero ripetere.
Vessarono il cuoco con calci e pugni, distruggendo la stanza insieme alle sue ossa. Zoro dovette usare tutto il suo autocontrollo per non tirare fuori nuovamente le spade e farli a pezzi.
Ogni volta.
Quello che stava succedendo adesso si era ripetuto ogni volta che si erano toccati. Ripensò ad ogni episodio in cui ciò era accaduto: erano tutti scolpiti nella sua memoria.
Tutte le volte, come quella, era stata una sua responsabilità.
Lucci e Kaku continuarono la loro opera per molto tempo. Usarono anche la loro specialità, lo shigan: ecco spiegati i fori che aveva visto quella mattina. Penetrarono nella carne del cuoco in più punti, più volte, con il cuoco che continuava incassare senza ribellarsi.
Ogni tanto Zoro vedeva Kaku guardarlo con un sorriso di scherno. Lo spadaccino digrignava i denti, con le mani chiuse a pugno per evitare di usarle.
Quando l’ultimo shigan di Lucci andò a segno, il cuoco si accasciò al suolo inerte.
-Per stavolta abbiamo finito- dichiarò Lucci, soddisfatto.
Zoro si controllò appena per non tagliargli la giugulare.
-Posso portarlo via adesso?- ringhiò.
-Se vuoi.- rispose l’altro, disinteressato- Ma se lo tocchi, domani notte torneremo.
-Questo è ridicolo!- urlò Zoro, ma Lucci non se ne curò.
-La scelta è tua.
I due se ne andarono, lasciando lo spadaccino immobile sopra il corpo del compagno.
-Stai facendo un casino per niente, Marimo.- disse il cuoco, le cui parole furono interrotte da un colpo di tosse che gli fece sputare sangue per l’ennesima volta- Non sono così debole.
Zoro lo vide alzarsi a tentoni, con fatica, prima un piede e poi l’altro.
-Torniamo indietro dai.- continuò il biondo, ma perse l’equilibrio e per poco non ricadde a terra.
Lo spadaccino riuscì a trattenersi a stento dal soccorrerlo.
-Povero Chopper,- ridacchiò tra sé il cuoco- lo costringerò agli straordinari di nuovo…
-Smettila di ridere!- sbottò Zoro.- Ti sembra divertente?
Per tutta risposta l’altro soppresse un altro risolino.
-Scusami tanto, Marimo.- disse per niente dispiaciuto, mentre a fatica si accendeva una sigaretta- Ma un po’ è divertente, sì.
Ora Zoro l’avrebbe volentieri ucciso con le sue mani.
Era stato costretto a vederlo essere pestato a sangue, inerte. Potendo fare qualcosa… ma senza fare nulla.
Si trattenne, sia dal ribattere che dal mettergli le mani addosso. Poi seguì l’altro che già si incamminava fuori dalla stanza.
Uscirono da quell’edificio in silenzio, con il cuoco che zoppicava, mentre dietro di lui si formava una scia di sangue.
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Ciao a tutti! Lo so… sono in terribile ritardo, ma dopo tanto eccoci qua con il nuovo capitolo finalmente caricato:)
Che dire di questo nuovo capitolo se non che provo una gioia perversa nel far soffrire i miei personaggi?
Almeno abbiamo fatto dei passi in avanti… Zoro ha preso Sanji in contropiede e finalmente è riuscito a scoprire dell’accordo del suo cuoco con Water Seven, e spero che il momento non vi abbia deluso.
Avevo dei dubbi all’inizio sul particolare delle mani di Sanji… ma c’era bisogno di qualcosa di davvero efficace e d’impatto per convincere Zoro a fermarsi, e quello era perfetto.
Grazie a tutti quelli che continuano a leggere questa storia (spero con piacere) e in particolare ringrazio  tata3lella per averla aggiunta tra le seguite.
Prossimo capitolo: Sanji dovrà dare delle spiegazioni…
Alla prossima! Ciaociao!
   
 
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