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Autore: Daymy91    22/05/2009    6 recensioni
“Ho sempre creduto di essere un uomo forte. Ho fatto i miei errori… ma son sempre stato capace di superarli e di andare avanti.- l’uomo sorrise amaramente – ma credere, non sempre basta a sfuggire alle paure e alla sofferenza.” ....Storia basata sul finale della 5 stagione di House md!! PUBBLICATO 11° CAPITOLO! =)
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Greg House, James Wilson, Lisa Cuddy | Coppie: Greg House/Lisa Cuddy
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Quinta stagione, Sesta stagione
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Salve a tutti! era un pò che non mi facevo viva con qualche fanfic su house md. 
In realtà ammetto di essere un pò stupita di me stessa per aver trovato la passione di riprendere a scrivere su questo meraviglioso tf! ...che dire dunque? spero tanto la storia vi possa piacere... io ho semplicemente provato ad immaginare un ipotetico seguitoo del finale della 5 stagione, andato in onda in america la scorsa settimana.

La storia non è conclusa e sinceramente non so quanti capitoli verranno fuori. Spero solo di riuscire a portarla avanti.
Si accettano sempre commenti e/o critiche. 

Enjoy it!

Myky91

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Inside

“La solitudine è come una lente d'ingrandimento se sei solo e stai bene stai benissimo, se sei solo e stai male stai malissimo.”

(Giacomo Leopardi)

 

 

 

 

“Ho sempre creduto di essere un uomo forte. Ho fatto i miei errori… ma son sempre stato capace di superarli e di andare avanti.- l’uomo sorrise amaramente – ma credere, non sempre basta a sfuggire alle paure e alla sofferenza.”
“Per questo sei morto?” Gregory House riuscì ad attirare il suo sguardo.
“Sono morto perché così doveva essere.”
“E tu perché sei morto?” sussurrò una giovane donna con sguardo curioso e pungente.
House si voltò a guardarla, infastidito “Io non sono morto. Tu lo sei.”
Amber sorrise “Dipende dai punti di vista.”
Kutner si mise in piedi con fare piuttosto pacato “Sei in una clinica psichiatrica.”
“Già. Chissà perché!!”
“Wilson dice che guarirai.”
“Tutti lo dicono.” bisbigliò House zoppicando verso la finestra e fermandosi a contemplare il paesaggio che quel terzo piano gli regalava da ormai due mesi.
Amber si avvicinò al suo viso “Ma nessuno ci crede.- gli sussurrò – Tu per primo.”
Un tonfo.
Ancora.
A lui stava benissimo… ormai non lavorava più, passava le sue giornate chiuso in quella stanza… gli stava bene in fin dei conti avere un po’ di compagnia. Ciò che invece detestava era ciò che la “compagnia” diceva. Cose che difficilmente potrebbero fare rimarginare ferite.
Cose che, per quanto lui volesse dimenticare, mettere da parte, venivano invece dette e ripetute.
Sempre.
Da chi poi?
Da se stesso.
Dal suo subconscio.
“Qui ci sono dei bravi medici… mi rimetteranno in sesto.”
Kutner sorrise “Fortuna che sei rinchiuso qui dentro. Ti vedessero i tuoi collaboratori, i tuoi ‘sottoposti’… cosa direbbero? – fece una pausa riflessiva, poi riprese – cosa direbbe Cuddy?”
“Lasciatemi in pace!”
“Ma... al momento non è che dica molto – sospirò Amber, ora seduta sulla scrivania della camera, le gambe accavallate come di suo solito – è da quando sei qui dentro che non si fa sentire. Be.. del resto non c’è da stupirsi dato che ormai non frutti più niente al suo amato ospedale.”
“Non mi interessa.” sussurrò House, chinando debolmente il volto mentre dava ancora le spalle al resto della camera.
“Pensavo ne fossi innamorato.”
“Concordo… lo pensavo anche io.” Kutner disse anch’egli la sua nel solito modo ingenuo con cui spesso, quand’era in vita, partecipava alle diagnosi.
“Sta zitto tu.”
“Un altro buco nell’acqua. – esclamò Amber facendo spallucce – come con Stacy del resto. Noi, in realtà, non siamo capace di farci amare.”
A quell’esclamazione House si voltò a guardarla, stanco di ascoltarla, stanco di sentirsi dire tutto ciò che lei le diceva, stanco di doversi subire se stesso. 
La guardò dritta negli occhi, uno sguardo gelido… uno sguardo vuoto.
La donna alzò leggermente la spalla sinistra, guardandolo con rammarico  “Non hai mai fatto l’amore con lei Greg. Smettila di crederci. Lei non è mai stata al tuo fianco.” 

Toc! Toc! Toc! 

House trasalì all’improvviso bussare della porta.
“Avanti!”
Un uomo con il camice bianco l’aprì con fare deciso, lasciando spazio ad una seconda figura: James Wilson.
L’oncologo aspettò che il medico che l’aveva accompagnato lì se ne andasse. Poi iniziò:
“Hei. Come va?”
“Va.”
“Va male o va bene?”
“è un indovinello?”
Wilson sorrise, capendo che forse era meglio cambiare discorso ma House lo precedette: “Era da un po’ che non venivi a trovarmi”
“Ho avuto da fare con il lavoro. – rispose l’amico – Sono un oncologo, ricordi?”
House lo guardò seccato “Wilson… ho allucinazioni, non sono rimbambito.”
“Ci mancherebbe.”
“Allora…- il diagnosta sembrò voler lasciar perdere tutto adesso e, mostrando un sorriso, zoppicò verso l’amico – Cosa mi hai portato di bello questa volta paparino? Dolcetti? Caramelle? un bel film porno?.. ti prego dimmi di si!!”
Wilson sorrise divertito, alzando all’altezza del viso un pacchetto “Biscotti.”
Amber fece una smorfia “meglio di niente.”
“Io avrei preferito delle ciambelle.” brontolò Kutner.
“Uff… avrei decisamente preferito un porno. Anche se le opinioni al momento divergono… Kutner fa il difficile.”
Wilson spacchettò il pacco, offrendo all’amico i biscotti poi, con aria seria, aggiunse: “Così continui a vederlo.”
“A quanto pare si.” bofonchiò il diagnosta, mettendosi in bocca un biscotto e cercando di mostrare un’aria tranquilla.
Ma nonostante tutto, Wilson non riusciva a fare altrettanto.
“Sono due mesi che stai qui dentro… speravo che almeno qualche progresso l’avessi fatto.”
“Sono solo un paziente caro James Wilson… non più il Dr. House. La mia mente adesso è nelle mani di quegli idioti… ops! Cioè, volevo dire, bravi medici!”
“Piantala di fare il cretino. – Wilson poggiò i biscotti sul comò per poi tornare di fronte a lui – Credi che sia facile vederti chiuso qui dentro? Venirti a trovare solo nei ritagli di tempo… e scoprire che nonostante tutto non sia cambiato nulla?”
“E tu cosa credi che sia facile per me?! – House era serio adesso, lo sguardo fisso in quello di Wilson – Giorno e notte chiuso qui dentro! Pagherei per poter uscire a farmi un giro in moto… il dolore alla gamba pulsa giorno e notte ma nonostante tutto, ho continuato a non prendere Vicodin. Credi che sia facile!?!”
“House… ti prego, non adesso, non qui…”
“è facile parlare, non è così?”
Wilson annuì, conscio di aver sbagliato “House, scusami. Non intendevo…”
“So benissimo cosa intendevi. – disse il diagnosta, ora con un tono più pacato mentre, deviando lo sguardo di Wilson, andava a fissare il sorriso di Amber che era ancora ferma, immobile ed impassibile a godersi la scena – E se tanto ti viene dura prenderti quei 20 minuti a settimana per venire a farmi la predica… tanto vale che te li risparmi per leccare un altro po’ il culo a Cuddy.”
Wilson rimase immobile, sorpreso dalla freddezza di quelle parole.
House soffriva… soffriva più di quanto aveva sofferto negli ultimi 4 anni. Sia emotivamente che fisicamente.
Era stato un’idiota. Ciò che avrebbe dovuto fare, in quanto suo amico, era semplicemente andare da lui.. fargli compagnia, ridere, scherzare. E invece, gli aveva fatto pressione e, adesso, la sua reazione era più che giustificata.
“Ok.” bisbigliò, mettendosi le mani sul volto in un gesto di stanchezza. Avrebbe voluto aggiungere dell’altro… ma contemporaneamente non ne ebbe la capacità per farlo. Fece cadere pesantemente le braccia lungo i fianchi, guardando nuovamente il viso di Gregory House, poi, con fare sbadato, decise di lasciare la camera… conscio che con quel gesto dava inizio ad un lungo periodo di solitudine. 

La porta si chiuse.
Nella stanza tornò a regnare il silenzio.
“Che fai? Perché non gli vai dietro!?- esclamò Kutner, ora in piedi a lato della porta – Diamine House! Lui è Wilson!!”
Amber si distese divertita sul letto  “ …e adesso, Gregory House, sei veramente solo.” 

 

E quelle parole rimbombarono nella sua testa per tanto, tanto tempo.

 

 

 

 

 

 

 

 To be continued…

  
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