Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: Eilan21    26/12/2016    7 recensioni
Svezia, 443 dC. Con la morte del re, la successione al trono è incerta. La gloriosa Stirpe del Drago, che ha governato la Svezia per oltre trecento anni, rischia di estinguersi e precipitare il paese in un'era di guerre e anarchia. Tutte le speranze di un popolo sono riposte in Arianrhod, l'ultima erede della casata reale, una bambina di soli quattro anni.
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Antichità, Medioevo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Dragons





Il duca di Silverdalen era stato abituato dal suo ruolo a svolgere missioni diplomatiche; a negoziare con nobili, re e uomini potenti. Era riuscito a mediare molte situazioni in apparenza davvero intricate. Ora che aveva raggiunto la mezza età, Fjölnir amava considerarsi sufficientemente realizzato. Aveva rivestito un ruolo importante in Svezia fino alla morte del suo caro amico Jörundr, potendosi considerare il suo braccio destro senza paura di essere smentito. Il potere era qualcosa che Fjölnir teneva nella giusta considerazione, come avrebbe fatto qualsiasi uomo nella sua posizione, ma non ne era ossessionato. La lealtà e l'onore venivano prima della spasmodica ricerca del potere, ed era con questo spirito che poco tempo dopo aver aiutato Arianrhod a lasciare la Svezia anche lui aveva preso la decisione di fare altrettanto. Aveva votato la sua vita, e così quella di Domaldr, a riportare sul trono la legittima erede degli Yngling. Era fiero di esserci riuscito senza mettere in pericolo il proprio potere: la sua influenza nel nord del paese, dove si trovavano le sue vaste terre, era rimasta intatta e i suoi possedimenti ben protetti dalla vendetta dell'usurpatore di turno. Quando la vita a corte si era fatta troppo pericolosa anche per il suo grande amico l'Arcidruido Sveigder era stato Fjölnir a tendergli una mano e a offrirgli rifugio entro i confini delle proprie terre. Ed era lì che ancora oggi l'anziano Arcidruido risiedeva, al sicuro.

I suoi territori erano amministrati e difesi con saggezza e abilità da sua moglie Torunn, la quale aspettava il ritorno del figlio e del marito in esilio da ben tredici anni.

Domaldr era un altro paio di maniche: Fjölnir non sapeva cosa fare con lui. Si era reso conto lentamente, ma inevitabilmente, che quel ragazzo non era degno di ereditare il più importante feudo svedese, né di avere tra le mani un tale potere. Era un inetto, uno sciocco. Il duca aveva cercato di non pensare per anni al fatto che aveva un altro figlio, cedendo al desiderio della moglie, che male aveva sopportato di scoprire l'esistenza del ragazzo. Avrebbe potuto anche tollerare il suo tradimento, ma non di venire umiliata agli occhi di tutti con la presenza di un figlio illegittimo.

Ma, ironia della sorte, era stato proprio Gareth a salvare la vita alla regina e Fjölnir non aveva più potuto ignorarlo. Arianrhod stessa lo aveva rimproverato di venire meno ai suoi doveri di padre, cosa che lo aveva colpito più duramente di quanto lei si fosse resa conto. Soprattutto perché avrebbe tanto voluto che Domaldr somigliasse a Gareth. O che fosse Gareth il suo erede. Ora che aveva ritrovato quel figlio dimenticato il duca non aveva più intenzione di perderlo, a dispetto di quali sarebbero state le reazioni di sua moglie e di Domaldr.

In ogni caso si riteneva molto migliore come capo della Guardia Bianca che come padre.

L'unica pecca nella sua strategia era stata la scoperta da parte di Ale del luogo in cui si trovava Arianrhod, informazione che la Guardia Bianca, sotto il suo comando, era riuscita a tenere nascosta per quattordici anni. Una falla, se così si poteva definire, nei piani che aveva così attentamente ideato.

Anche se se ne attribuiva la colpa e temeva che il traditore che aveva reso possibile l'assassinio dei genitori adottivi della regina potesse trovarsi proprio tra le sue fila, Fjölnir confidava di poter gestire senza troppi problemi qualsiasi cosa re Frode gli avrebbe proposto di lì a poco.

Il re aveva voluto incontrarlo privatamente e il duca ebbe solo un attimo di esitazione prima di bussare alla porta del suo studio privato. Frode come al solito lo accolse con estrema cordialità.

Prego, mio caro duca, entrate pure”, disse con il sorriso sulle labbra. “Accomodatevi”, aggiunse indicando la sedia di fronte alla sua.

Alla luce del caminetto acceso Frode se ne stava sprofondato nella sua sedia, come se non avesse avuto apparentemente nulla di importante da fare fino a quel momento. Indossava una folta pelliccia d'orso drappeggiata sulle spalle e un cerchio di bronzo lavorato intorno alla testa. Osservò il duca accogliere il suo invito ad accomodarsi, lisciandosi pensosamente la lunga barba bionda.

Vi parrà bizzarro che vi abbia fatto convocare in privato, ma ritengo che sia la cosa migliore. Potrete parlare con mia nipote della mia proposta nei tempi e nei modi che riterrete più opportuni.”

Quale proposta, sire?”

Quella che sto per illustrarvi. Non credo che la rifiuterete.”


***

Gareth non si stupì di venire convocato da suo padre, nelle sue stanze. Ultimamente il duca aveva dimostrato di accorgersi della sua presenza, e perfino di apprezzarlo. Quello che lo stupì fu aprire la porta e trovarsi nel mezzo di un incontro tra le più alte cariche della Guardia Bianca. Intorno ad un tavolo erano infatti riuniti il duca, i comandanti Walbur e Vanlande, Domaldr e qualche altro ufficiale.

Vieni, entra Gareth”, lo invitò Fjölnir con un cenno del capo.

La reazione di Domaldr non si fece attendere.

Padre perché lo hai invitato?”, protestò, alzandosi in piedi.

Per discutere della proposta di re Frode, per quale altro motivo altrimenti?” rispose il duca in tono pacato.

Ma lui non ha diritto di stare qui. Cosa ti importa della sua opinione?”

Gareth continuò a restare in silenzio, notando con disappunto che il tono di voce di Domaldr cresceva insieme alla sua rabbia.

Taci, figlio!”, disse il duca severamente. “Sono io a decidere cosa è meglio o non è meglio fare. E sono io a decidere chi deve trovarsi in questa sede e chi no.”

Ma è solo un bastardo!”, gridò Domaldr in collera.

Ma il duca non aveva vissuto metà della sua vita tra campi di battaglia e arene di politica per niente. Lanciò a Domaldr uno sguardo che avrebbe incendiato una fascina di legna, se ce ne fosse stata una nei paraggi.

Adesso basta, Domaldr”, disse in tono chiaro, scandendo bene le parole. “Gareth è tuo fratello, non ti permetto di parlare così di lui.”

Il silenzio scese nella stanza, la tensione era talmente densa da potersi tagliare con un coltello. Domaldr prese a respirare affannosamente, nel tentativo di tenere a freno la rabbia. Stringeva il bordo del tavolo tra le mani come se volesse polverizzarlo.

Mi rifiuto di stare nella stessa stanza con lui!”

Lanciò uno sguardo prima a suo padre, poi a Gareth. Infine spinse indietro la sedia e uscì dalla stanza, schiumando di rabbia. Non mancò, nel passare accanto al fratello, di dargli intenzionalmente una spallata.

Gareth non reagì, si limitò a guardare Domaldr sbattersi la porta alle spalle. I suoi sentimenti erano molto confusi in quel momento: imbarazzo, perché la loro difficile situazione familiare era stata così volgarmente messa in piazza; felicità, perché suo padre lo aveva difeso e lo aveva apertamente riconosciuto; ed infine senso di colpa, perché non avrebbe voluto essere la causa di una rottura tra suo padre e suo fratello.

Mi dispiace che vi troviate in disaccordo per colpa mia, padre”, disse avvicinandosi al duca.

Questi gli sorrise, mettendogli una mano sulla spalla.

Non ti preoccupare, figliolo. Vedrai che gli passerà presto.”

Il duca si accomodò, invitando i presenti a fare altrettanto.

Stamattina ho avuto un incontro con il re, che ha voluto parlarmi a quattrocchi”, annunciò. “Frode ha tentennato fin'ora, ma finalmente ha deciso di mettere in piazza ciò che vuole; ciò che pretende in cambio del suo aiuto militare ed economico.”

Cosa ha chiesto la vecchia volpe?” domandò Walbur incuriosito.

Il duca sospirò. “Vuole la mano di Arianrhod per suo figlio Hrolf.”

I presenti si lanciarono occhiate sbalordite, troppo increduli per essere i primi ad aprire bocca.

Gareth invece ebbe la sensazione che qualcuno gli avesse dato un pugno nello stomaco. Si sentiva senza fiato e un dolore sordo gli pulsava nelle viscere.

Vuole il trono di Svezia per suo figlio...” commentò infine Vanlande. “Bella mossa da parte sua. Non lo pensavo così scaltro.”

Fjölnir annuì. “Ha chiesto il massimo che poteva ottenere. Un po' d'oro, che certo non gli manca, e un esercito in cambio di un trono. Non male, perfino per lui.”

Ma perché Hrolf?”, chiese un altro ufficiale. “Perché proprio quel ragazzino tra tutti i figli che ha?”

Perché Halfdan erediterà il trono di Danimarca”, spiegò il duca. “ Arnvid e Øybjorn hanno già i loro titoli nobiliari e i loro possedimenti. Ma la Danimarca è un regno troppo piccolo per trovare una degna sistemazione a quattro figli maschi. Frode non ha titoli da dare a Hrolf e così punta a farlo espatriare. E non solo per un titolo, ma addirittura per un trono.”

Gareth non era ancora riuscito a pronunciare un suono. Si sentiva pietrificato e, sebbene cercasse di ragionare lucidamente, il solo pensiero che gli turbinava in testa era Arianrhod insieme a un altro uomo. Per questo quando sentì pronunciare il suo nome venne colto completamente alla sprovvista e sussultò visibilmente.

Cosa...? Non vi ho sentito padre, scusate...”

Fjölnir lo guardò interrogativamente prima di ripetere la sua domanda.

Ti stavo chiedendo come pensi che Arianrhod potrebbe prendere una proposta simile. So che siete molto amici...”

Gareth sapeva che quel momento sarebbe giunto. Sapeva che Arianrhod non avrebbe mai potuto essere sua, che avrebbe sposato un uomo importante. Addirittura un re o un principe, aveva predetto. Ed ora stava accadendo.

Diverse paia d'occhi erano fisse su di lui e sapeva che non poteva mostrare ciò che stava provando in quel momento. Dentro di sé urlava, si sentiva strappare l'anima a brandelli. Ma fuori cercò di apparire neutrale, indifferente, distaccato. Ma non per se stesso e neppure per gli uomini che lo guardavano. Per Arianrhod e solo per lei. Perché se desiderava il suo bene, doveva convincerla a sposare un uomo degno di lei, che avrebbe potuto aiutarla a riconquistare il trono. Se non lo avesse fatto lei sarebbe rimasta per sempre una principessa in esilio, senza un trono, senza sudditi; solo un'ospite indesiderata in casa d'altri.

In quel momento fu contento che Domaldr non fosse lì. Era l'unico che sapeva. L'unico che, nonostante la sua ottusità, avrebbe potuto smascherarlo.

Direi di essere cauti...”, cominciò Gareth, in un tono che gli parve sufficientemente neutro. “Lei sa essere molto testarda se presa per il verso sbagliato. Ha una grande volontà e indipendenza...”

Ce ne siamo accorti”, intervenne Vanlande con un sogghigno. Ma c'era ammirazione nel suo tono, non fastidio.

Mio figlio ha ragione”, disse il duca, “la nostra regina non prenderà bene questa proposta... all'inizio. Ma noi dobbiamo cercare di farle capire che è nel suo migliore interesse sposare Hrolf.”

Allora perché non lasciamo che sia Gareth a parlare con lei per convincerla?” propose Walbur. “Forse solo lui, o il suo amico... come si chiama?”

Östen...”, gli ricordò Gareth.

Sì, giusto. Forse solo uno di loro potrebbe convincerla. Gareth, vuoi essere tu a parlarle? Che ne dite, duca... è una buona idea?”

Fjölnir rifletté qualche istante. “Sì... credo che, se vogliamo avere una speranza che accetti in fretta, è la nostra unica opzione”, disse lentamente.

Ma, padre... volete che sia io a convincerla?”, chiese Gareth, completamente annichilito.

Il duca gli mise una mano sul braccio.

La nostra regina ci ha stupito positivamente, Gareth. Credo di parlare a nome di tutti i presenti quando dico questo. È tenace, coraggiosa, intelligente... ma ha una volontà di ferro e nessuno di noi riuscirà a convincerla che questa soluzione è la migliore per lei. Solo tu puoi riuscirci.”

Poi si alzò, accompagnandolo alla porta.

Quando fu fuori portata d'orecchio degli altri gli sussurrò: “E' stata lei ad aprirmi gli occhi su di te, figlio mio. Le sarò sempre riconoscente per questo. Quella ragazza ha davvero tante qualità.”

Lo so, padre”, gli rispose Gareth. “Credimi, lo so bene.”


***

Cosa vogliono che faccia?” Arianrhod saltò su, quasi urlando.

Gareth, che aveva previsto la sua reazione, tentò di calmarla. Sapeva che non c'erano mezzi termini per comunicare una simile notizia, perciò non ne aveva usati.

Ascoltami”, le disse dolcemente, prendendola per le spalle. “Tuo zio ha preso la sua decisione e se vuoi il suo aiuto i termini dell'accordo sono questi.”

Benissimo, allora non accetterò il suo aiuto!”

Devi farlo, non c'è altra scelta. Lui è l'unico che abbia i mezzi per sostenerti, l'unico che possa farti riconquistare il trono. Se non accetterai non avrai una seconda possibilità.”

Arianrhod si staccò bruscamente da lui e prese a passeggiare nervosamente su e giù per la stanza. Gareth continuò a seguirla con lo sguardo finché non si fermò davanti al focolare, dandogli le spalle e poggiando le mani sulla spalliera di una poltrona.

E' questo che vuoi?” disse improvvisamente a voce bassa. “Vuoi che sposi un altro? Tutto quello che c'è stato tra noi, ogni tua parola... era tutto vuoto?”

Gareth deglutì, ferito. Ma si aspettava che lei glielo chiedesse e su questo non poteva mentire, nemmeno per il suo bene.

Io ti amo. Ti amo più di me stesso, Arianrhod, ma dobbiamo guardare in faccia la realtà. Io non potrò mai darti niente, niente di quello di cui tu hai bisogno...”

Io ho bisogno solo di te.”

Lo sappiamo entrambi che non è vero... sì certo, all'inizio saresti felice ma con il tempo mi odieresti perché resteresti bloccata in un ruolo scomodo a causa mia. Per colpa mia saresti sempre una regina senza corona, un'ospite di tuo zio che, nonostante la sua gentilezza, presto o tardi non mancherà di fartelo pesare.”

Potrei sempre tornare al mio villaggio, alla mia vita di prima... e tu potresti venire con me...” azzardò Arianrhod, tentando di suonare convincente.

Si avvicinò a lui e lo guardò negli occhi.

Gareth sorrise tristemente, alzando una mano per carezzarle la guancia.

Amore mio, mia vita, mia unica gioia... sai anche tu che non è possibile. Prima o poi riuscirebbero a trovarti e a portare a termine il loro compito. Sai che Ale, o qualsiasi altro usurpatore venga dopo di lui, non ti lasceranno mai vivere in pace. Continueranno a darti la caccia fino alla fine dei tuoi giorni. Davvero vuoi vivere così? Nell'eterna paura del domani, arresa al tuo destino, quando invece potresti esserne l'artefice?”

Farei qualsiasi cosa per stare con te”, mormorò infine lei con gli occhi lucidi di lacrime. “Non mi importa niente del trono, della gloria, della mia stirpe...”

Gareth si sentì sopraffare dall'emozione e di scatto l'attirò a sé e la strinse contro il suo petto. La tenne stretta come se volesse diventare una cosa sola con lei.

Questa è la cosa più bella che tu mi abbia mai detto” le disse, posandole un bacio sui capelli. “Ma non posso permetterti di prendere una decisione simile. Se davvero mi ami devi sposare Hrolf... e riconquistare il trono di tuo padre.”

Arianrhod si staccò di nuovo da lui senza dire una parola e ricominciò a vagare senza meta per la stanza. Sembrava distratta, preoccupata e ansiosa. Gareth non l'aveva mai vista così. Dopo un primo prevedibile guizzo di tempra si era calmata in fretta. Il cavaliere si sarebbe aspettato rabbia, sgomento, frustrazione da parte sua. Si era preparato a che lei sfogasse il suo sdegno, che si opponesse, che lottasse con fierezza come aveva sempre fatto. Che manifestasse la sua sofferenza con la sua solita impulsività. Ma non si sarebbe mai aspettato di vederla così... vulnerabile. Cosa le stava accadendo?

Decise di lasciarla stare e vedere questo a cosa avrebbe portato. Ma dopo un'interminabile momento di silenzio, Gareth cominciò a sentirsi a disagio con quel nuovo aspetto di Arianrhod che non conosceva.

Arianrhod, stai bene?” gli chiese avvicinandosi e prendendole la mano.

Vuoi davvero che sposi Hrolf allora?” ribatté lei senza guardarlo.

E' la cosa più difficile che abbia mai dovuto dire in vita mia, ma sì... per il tuo bene devi farlo.”

Anche se ti dicessi che aspetto un figlio?”






Nota dell'autrice: Ciao a tutt* carissim*! Innanzitutto auguro Buone Feste di cuore a tutti voi, anche se scandalosamente in ritardo ^^'. Sono in ritardo anche sull'aggiornamento e chiedo venia, ma l'ultima volta non avevo calcolato che ci sarebbero state le feste di mezzo. Comunque eccoci qui, con un capitolo denso di colpi di scena... chi di voi si aspettava che la nostra Ari fosse in dolce attesa? Sicuramente non Gareth, che fra un po', tra una rivelazione e l'altra, rischia l'infarto :D. Sono proprio curiosa di sapere se vi è piaciuto!

Vi anticipo che probabilmente anche con il prossimo aggiornamento sforerò un pochino i tempi, sempre causa feste e annessi e connessi!
Un abbraccio!
Eilan

   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Eilan21