Anime & Manga > Inuyasha
Segui la storia  |       
Autore: Napee    01/01/2017    10 recensioni
Gli amori finiscono, gli amanti si lasciano, ed i due "ex", a volte, vorrebbero non vedersi mai più.
Ma cosa accadrebbe se ,per un sadico gioco del destino, ci si ritrovasse il proprio ex come capo?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
4. Piove sul bagnato
 
Rin camminava verso casa con passo strascicato.
Per tutto il giorno si era rintanata negli archivi senza osare mettere più la testa fuori, ed assolutamente a niente erano valse le suppliche di Sango e Kagome... Era semplicemente rimasta lì, chiusa nel suo dolore, con i fascicoli ingialliti dei casi archiviati.
Solo all’ora di andare a casa si era decisa ad uscire, ma sempre guardandosi intorno spaventata, esattamente come farebbe una preda braccata da un predatore.
In fretta e furia si era cambiata nello spogliatoio ed era letteralmente fuggita via correndo, come se un maniaco armato le stesse alle calcagna.
A debita distanza, quando non correva più il rischio di incontrare nessuno, aveva deciso di fermarsi un po’ per prendere fiato.
Si era seduta su di una panchina ed aveva acceso una canna che aveva opportunamente preparato e schiaffato in borsa.
Non le era mai piaciuto fumare, lo riteneva da sempre un vizio stupido e non si era mai posta il problema di tacerlo a Sesshoumaru che, al contrario suo, fumava erba come una ciminiera.
Lui le aveva sempre imposto di non farlo perché sarebbe stato dannoso per il suo fisico umano, mentre a lui non creava nessun problema.
Aveva sbuffato una nuvoletta di fumo denso con astio.
Persino un gesto stupido come quello gli ricordava sempre lui... In ogni caso, la sua mente veniva intasata con immagini di Sesshoumaru, i suoi occhi, loro insieme, loro che facevano l’amore... E solo quel vizio stupido le dava un minimo di sollievo da quello strazio.
Con la psiche piacevolmente assopita, si era trascinata per due isolati, aspirando un po’ di fumo di quando in quando e sorridendo come una scema ogni qualvolta espirasse.
Era una dolce litania che la portava in un mondo di felicità apparente.
Portò alle labbra il mozzicone quasi esausto per un’ultima aspirata che la stordisse definitivamente.
Inspirò a pieni polmoni, finché non percepì il calore della combustione bruciarle le labbra, ed infine trattenne il respiro per qualche secondo prima si espirare lentamente.
Da quando lui se ne era andato, quello era divenuto un vizio bello e buono e nonostante sapesse che si stava solo facendo del male, non voleva rinunciarvi per nulla al mondo.
Ormai i suoi giorni erano scanditi dalla tristezza di una casa piena di ricordi,  il lavoro era diventato una tortura gratuita...purtroppo, viveva per quei momenti di puro stordimento in cui tutto spariva, lui spariva, ed allora poteva crogiolarsi in quella sensazione di effimera felicità.
Arrivò a casa e salì gli scalini un po’ traballante.
“Ma chi se ne importa!” Si disse fra sé e sé. A lei andava benissimo così!
Estrasse le chiavi dalla borsa e fece per aprire il portone, ma la serratura era stata manomessa.
Che strano...
Sospirò indifferente ed entrò lo stesso senza porsi troppe domande.
Probabilmente era tutta colpa del ragazzino che abitava al primo piano! Dannato moccioso!
Salì le scale tenendosi al corrimano, ma quando arrivò sul suo pianerottolo, davanti alla sua porta, trovò un capannello di persone tutte preoccupate.
Oh merda.
Che cazzo era successo?
Si fece largo fra la calca di curiosi ed entrò nel suo appartamento... O almeno, quello che ne restava!
Tutte le sue cose erano state buttate in giro,i suoi vestiti giacevano a terra, il suo intimo era stato gettato fuori dai cassetti e rovesciato sul letto e per terra.
La cucina era completamente in subbuglio ed il contenuto del suo frigo pareva essere stato rovesciato a terra.
La stessa sorte era toccata al salotto ed al bagno.
Sembrava che qualcuno fosse entrato ed avesse violentemente cercato qualcosa... Ma cosa?
Lei non possedeva oggetti di valore o gioielli o soldi... E le uniche cose relativamente interessanti per i ladri erano il televisore ed il portatile, ma quelli erano stati lasciati al loro posto.
“Rin, cara, ci siamo permessi di chiamare la polizia.” La informò la Signora Shin, la sua vicina.
Rin distrattamente annuì evidentemente spaesata.
Che stava succedendo alla sua vita?
Perché stava andando sempre più allo sfascio?
Decisamente, sembrava piovere sul bagnato...
Senza neppure accorgersene, iniziò a piangere accucciandosi a terra, con la schiena contro lo stipite della sua porta sfondata, e circondata da tutte le sue cose sparse in giro.
La Signora Shin si mosse cauta e le carezzò amorevolmente i capelli scuri.
“Mentre attendiamo che arrivi la polizia, ti andrebbe di bere una tazza di the?” Suggerì sorridente, con quel suo viso costellato d rughe ma tremendamente angelico.
E così fece, Rin si lasciò trasportare fra le braccia della sua anziana vicina e si fece condurre piano piano nell’appartamento accanto, dove sperava di trovare un po’ di pace.
 
^^^
 
Il telefono trillò urgente e Kagome accolse la telefonata del centralino della polizia.
“Sì?”
“C’è stata un’irruzione in un appartamento al terzo piano, via Kurosaki 23, quartiere  Nikishima.
Non sembrano esserci né testimoni, né feriti.” Snocciolò annoiata la centralinista e poi riattaccò all’istante.
Kagome organizzò subito i moduli da compilare una volta rientrata da quell’incarico, ma in un momento, mentre prendeva il distintivo dal cassetto, un brivido gelido le corse lungo tutta la schiena.
Qualcosa non andava...
Ricontrollò l’indirizzo che si era opportunamente appuntata sul taccuino ed il sangue le si gelò nelle vene.
Kurosaki 23... Nikishima... Terzo piano... Era l’appartamento di Rin!
Lesta corse da Sango in caffetteria e l’acchiappò per un braccio portandola via dalla sua meritata pausa.
“Kagome! Ma che ti prende?!” Chiese la bruna faticando a tenere il passo dell’amica, ma quando Kagome si girò verso di lei, Sango intuì subito che qualcosa non andava... Decisamente non andava.
Ed il pallore mortale che aveva spento le gote rosee della sua amica ne era la prova lampante.
“Rin... Le sono entrati in casa... Non so altro!” Disse agitata la bruna evidentemente spaventata.
Sango la strattonò per un braccio, facendola così smettere di correre, e l’afferrò per le spalle scuotendola leggermente.
“Ti ho vista con quella faccia solo quando sono morti i genitori di Rin. Che cosa senti?” Le chiese seria scrutandola attentamente.
Kagome proveniva da una millenaria stirpe di sacerdotesse potentissime ed ogni suo minimo presentimento negativo si manifestava sempre come una tragica notizia.
“Paura... Sento tanta paura ed ho l’impressione che questo sia solo l’inizio... Ho percepito un’aura malvagia...” Sentenziò la mora abbassando lo sguardo colpevole, come se ne fosse responsabile.
Sango annuì sconfitta ed estrasse le chiavi dalla tasca.
“Io vado ad accendere la macchina, tu avvisa Sesshoumaru.
Nonostante lo detesti profondamente,se deve succedere qualcosa di brutto, lui deve saperlo” Disse Sango con aria risoluta e si avviò verso il parcheggio delle volanti.
Sango aveva la superba capacità di non farsi mai prendere dal panico, nemmeno nelle situazioni peggiori, e questo era tutto merito dei suoi avi: famigerati e sanguinari cacciatori di demoni.
Kagome corse nell’ufficio del procuratore e spalancò la porta senza neppure annunciarsi.
Sesshoumaru alzò un sopracciglio, evidente manifestazione del suo stupore misto a curiosità e fastidio.
Poi osò alzare lo sguardo verso i suoi occhi chiari e la faccia spaventata che la poliziotta gli mostrò lo mise in allarme.
“Rin!” Gracchiò Kagome uscendo di corsa per dirigersi all’uscita della centrale, dove Sango l’attendeva.
Sesshoumaru non ebbe neppure il tempo di formulare una domanda che esternasse la sua curiosità, che Kagome gli aveva già risposto e, anche se era stata una sola parola, era stata tremendamente esaustiva.
Quella faccia sul volto della cognata non portava certo liete notizie e se aveva pronunciato quel nome, evidentemente era perché Rin era in pericolo.
Senza nemmeno rendersene conto, aveva già raggiunto Kagome in corridoio ed ora correvano insieme verso la volante che li attendeva.
Nella sua mente un solo nome: Rin.
Nel suo cuore solo un pessimo presentimento.
Entrarono in macchina come due furie: Kagome sui sedili dietro, mentre Sesshoumaru sedeva accanto a Sango.
“Che è successo?” Disse atono sfoggiando la sua solita voce distaccata ed incolore, ma solo un orecchio attento avrebbe notato l’angoscia che si affacciava in quelle parole o nella mascella ermeticamente contratta o in quella vena del collo che non smetteva un attimo di pulsare impazzita.
“Le sono entrati in casa” rispose Sango non nascondendo l’astio che le colorava la voce. E poco importava che fosse il suo capo! Era uno stronzo, il primo stronzo della sua lista di stronzi perché aveva spezzato il cuore di Rin.
Sesshoumaru digrignò i denti al sol sentire quelle parole.
Chi aveva osato tanto?
In pieno pomeriggio poi...
Chi era così temerario da osare infrangere la barriera magica che delimitava la loro casa?
No... Non era più la sua casa da un po’...
“Lei sta bene?” Chiese senza guardare nessuna delle due ragazze, gli occhi erano fissi sulla strada che Sango bruciava sotto le gomme.
“Sembrerebbe di sì. Non ci sono stati né testimoni, né feriti... Solo...” Azzardò Kagome, ma si fermò subito titubante se continuare o meno.
Sesshoumaru le rivolse un’occhiataccia talmente ostile che sembrò volerla incenerire solo guardandola.
“Ho percepito un’aura malvagia non appena ho riattaccato la chiamata... È stata una sensazione gelida ed oscura che mi ha schiacciata.” Continuò la bruna incupendosi ancor di più evidentemente preoccupata.
Sesshoumaru tornò ad osservare la strada dritta dinnanzi a sé, finalmente erano arrivati.
Sango mollò la macchina alla cavolo, quasi in mezzo alla strada, e tutti e tre si precipitarono all’interno del palazzo.
Sesshoumaru volò fino al terzo piano, fino alla sua vecchia casa ora sfasciata ed entrò senza troppi preamboli.
Subito l’odore della sua Rin lo investì in pieno, travolgendolo come un treno e stordendolo fin quasi a drogarlo.
Quanto le mancava...
Quanto le mancava potersi addormentare al suo fianco e tuffare il naso fra quei capelli scuri...
In una frazione di secondo, si ricompose ed iniziò a setacciare la casa alla ricerca di qualche indizio.
Chiunque fosse stato, chiunque avesse osato così tanto, non sarebbe certamente rimasto impunito!
Entrò nella loro vecchia camera ed iniziò a frugare fra quei milioni di vestiti abbandonati in giro.
L’odore di lei era ovunque. Forte ed intenso come non mai.
Ad un tratto, la sua voce cristallina ruppe il silenzio di quella casa.
“Non lo so... Sono tornata ed era già così...” Rin tirò su col naso.
Doveva trovarsi in cucina.
“Non preoccuparti, finché non ti sistemeranno la porta potrai stare da me.” Asserì Sango convinta.
“Hanno preso oggetti di valore?” Intervenne  Kagome quasi in un sussurro.
“No... Sembra che abbiano solo buttato all’aria tutto. Hanno lasciato persino il televisore ed il portatile...”
Sesshoumaru ascoltò quella conversazione con estrema attenzione.
Che diamine di rapina era quella?
Avevano lasciato tutte le cose di valore ed avevano solo sparso gli oggetti in giro... Sembrava quasi che stessero cercando qualcosa.
E se fosse stato così?
Ma cosa? Cosa potevano mai cercare in una casa di una ragazza sola?
“La ragazza...” Bisbigliò fra sé e sé, e mai parole furono più dolorose.
Chiunque fosse entrato, cercava Lei, cercava la sua Rin!
Ma per cosa?
A cosa poteva mai servire una semplice ragazza?
Avanzò di qualche passo finché un rumore di vetri schiacciati non lo distolse dai suoi ragionamenti.
Subito abbassò lo sguardo incuriosito, ritrovandosi sotto al piede una cornice argentata troppo familiare...
Sospirò frustrato mentre la raccoglieva da terra.
In quella cornice, Rin aveva voluto metterci una foto decisamente discordante per un oggetto così elegante.
Ancora ricordava alla perfezione la foto che ora giaceva sotto ad una canottiera rosa.
Sorrise internamente ripensandoci.
Quella foto li raffigurava insieme, abbracciati sugli scogli con il mare alle spalle.
Lui era serio, come sempre, mentre la guardava, ma nel suo sguardo si vedeva benissimo l’amore che traboccava dai suoi occhi...o almeno, questo era quello che diceva Rin.
Lei invece stava reggendo la macchina fotografica ed il suo sorriso felice illuminava tutta la foto.
Sesshoumaru sospirò affranto al sol pensare che cosa aveva perso...
Poggiò sul comodino la cornice rotta e prese la foto in mano per osservarla.
Qualcosa non andava...
La foto era stata divisa a metà ed ora, tra le mani, Sesshoumaru teneva solo la metà che lo ritraeva.
Poteva essere stata lei, poteva averla stracciata in un momento di rabbia, sarebbe stato plausibile, ma qualcosa gli suggerì che non era affatto così...
Subito la strinse nella mano e ringhiò sommessamente cercando di mantenere sotto controllo la sua rabbia.
Come una furia tornò in salotto, dove Sango e Kagome stavano cercando di consolare la sua Rin.
“L’hai stracciata tu?” Chiese non riuscendo a mascherare la furia che lo bruciava dall’interno.
All’udire quella voce, Rin rabbrividì vistosamente, mentre già le lacrime le pungevano gli occhi.
Non lui...
Non qui...
Non nella loro casa...
Le tre poliziotte si voltarono all’unisono curiose di capirci qualcosa.
Rin impallidì ulteriormente vedendolo in quell’ambiente familiare che da anni condividevano.
Una fitta al cuore le mozzò il fiato, mentre un pallore mortale andava a spegnerle le guance rosee.
“No...l’ho solo... Tolta dal mobile e nascosta nel cassetto” Sussurrò pianissimo in risposta, ma sapeva che lui l’aveva udita alla perfezione.
“Sai che non mi piacciono le foto. Non amo averle in giro. Soprattutto se ci ritraggono insieme.” Sputò quelle parole con rabbia, voltandosi per non guardarlo in faccia.
Doveva ferirlo, voleva ferirlo.
Non le importava di starci male, tanto peggio di così non poteva andare!
Sesshoumaru digrignò i denti rabbioso e si voltò uscendo dall’appartamento con passo veloce.
Le parole di Rin lo avevano colpito duramente, ma cercò di non badarci più di tanto.
Ora voleva solo capire il motivo assurdo di  quella farsa.
Non era riuscito a trovare nessun indizio su chi aveva fatto irruzione, neppure uno straccio di nota olfattiva... Ma lui sapeva chi era in grado di fare questo, lui sapeva benissimo chi era così tanto abile da non lasciare alcun indizio.
Ringhiò astioso alzandosi in volo per poter raggiungere il prima possibile la sua destinazione.
Fino all’ultimo aveva sperato che la sua missione non avesse avuto ripercussioni su di lei.
L’aveva allontanata brutalmente, con il cuore che gli sanguinava per ciò che aveva fatto, eppure tutto era mirato solo ed esclusivamente a proteggerla.
Aveva bruciato ogni traccia che potesse ricondurlo a lei, aveva tagliato tutti i ponti, tutti i legami che potevano avere in comune,ma ancora non era bastato!
E solo i Kami sapevano che diamine aveva in mente quel sadico di Naraku!

 
  
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: Napee