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Autore: floricienta    08/01/2017    0 recensioni
In una società governata dalla tecnologia più avanzata combinata alla forza del Mana, la divinità dell'oceano, Tangaroa, minaccia la sopravvivenza del genere umano, costringendolo a ritirarsi a vivere sulle aeronavi e obbligandolo a compiere sacrifici per beneficiare la propria benevolenza.
È in questo contesto che si intrecciano i destini e i sentimenti di due persone. Ari, un ragazzo timido e pauroso, che si è visto portar via tutto ciò che di più caro gli era al mondo, e con un potere dentro di lui che non può neanche immaginare; e Nael, un ladruncolo di strada che, per diverse vicissitudini, si è ritrovato a convivere proprio con Ari, aiutandolo giorno per giorno a diventare sempre più forte con la sua presenza.
Un insieme di turbamento, tristezza, felicità, disperazione, amore.
Sarà proprio la catena che li lega indissolubilmente a determinare la salvezza o la distruzione dell'umanità.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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CAPITOLO 18
10 GENNAIO

 

Gennaio, anno 431 del XII periodo

Era passato un mese da quando Ari conviveva con quel ladruncolo – che aveva scoperto, la mattina dopo il loro incontro, si chiamasse Natanael – e ancora non si sentiva a proprio agio con lui.
Non si spiegava bene cosa fosse successo quella notte, aveva le idee troppo confuse anche a causa del dolore che provava nel petto e che non si era placato per niente con il passare dei giorni.
Non appena si era accorto di lui dentro la stalla, era stato colto da un attacco di panico e tutto quello che era riuscito a fare era restare immobile sul pavimento, aspettando che se ne andasse. Invece, gli si era avvicinato fino a sedersi al suo fianco e, anche se aveva evidentemente paura di quel ragazzo di cui neanche conosceva il nome e a malapena il volto, non aveva avuto la forza di scappare.
Era stremato dalla giornata terribile, ancora non si era capacitato che non avrebbe mai più rivisto i suoi genitori e le sue gambe non gli avevano permesso di alzarsi; quindi era semplicemente rimasto a terra, continuando a piangere e ad ascoltare Natanael che gli parlava in maniera indiscreta.
D'un tratto, quel furfante aveva provato sicuramente pietà per lui, così come aveva fatto egli stesso quando si era reso conto che non era che un povero ragazzo che doveva guadagnarsi da vivere rubando le altre persone, per questo aveva provato a consolarlo e Ari non si era opposto.
Voleva qualcuno che gli infondesse un po' di tranquillità e sentire quella mano che lo accarezzava era stato un buon inizio. La paura verso di lui era scemata quasi all'istante, quando aveva percepito i suoi occhi su di lui che lo guardavano con tristezza solo per un attimo per poi sorridergli dolcemente.
Quel sorriso gli ricordò quello che era solito vedere sempre sulla faccia dei suoi genitori.
Quando poi Natanael gli aveva proposto di andare a vivere con lui, aveva sentito il cuore mancare un battito. Aveva alzato lo sguardo ed era rimasto impressionato da quella peculiarità che non aveva mai riscontrato in nessuno: aveva un occhio verde oceano e l'altro nero come l'oscurità che dominava nella stalla, ma non era il momento giusto per pensarci.

Perché?

Così gli aveva anche chiesto.

Io sono solamente un ragazzo escluso dalla società, non ho mai avuto nessuno con cui parlare, se non mamma e papà. Perché un perfetto sconosciuto dovrebbe provare anche solamente a tirarmi su di morale?

Era convinto che nessuno gli si sarebbe mai avvicinato, che tutti lo considerassero uno scarto con cui non dovevano avere nulla a che fare. Però, non aveva mai pensato che in quel mondo esistessero anche persone messe peggio di lui, che non avevano neanche un letto in cui dormire e che non avrebbero fatto gli schizzinosi nel parlare con uno come lui.
Natanael rientrava proprio in questa categoria.
Ancora, d'altronde, non era così convinto. Era comunque distaccato e non si fidava nello stargli vicino più di tanto, chiuso nel suo piccolo mondo di fantasticherie dove i suoi genitori erano ancora al suo fianco.
Gli aveva promesso che si sarebbe preso cura di lui, ma era lui stesso che non permetteva di avvicinarsi. Era troppo introverso ed impaurito da tutto ciò che non conosceva per lasciarsi andare.
Però, aveva visto una piccola luce nell'oscurità che gli era piombata addosso. Una persona che non l'avrebbe lasciato da solo per almeno un po' di tempo, anche se non sapeva per quanto sarebbe restato a vivere con lui.

Io pensavo che sarei rimasto da solo per sempre, invece è arrivato Natanael, come se l'avessero mandato mamma e papà per me.

Forse era davvero così, data l'incredibile coincidenza di come tutto era avvenuto in fretta. Nonostante ciò, non voleva dargli confidenza.
Non avevano neanche parlato più di tanto in quel mese, poiché Ari aveva passato la maggior parte del tempo chiuso in camera a piangere, la tristezza l'aveva colmato al posto del vuoto lasciato nel suo cuore e Natanael non era stato così insensibile da non importarsene per quello che era accaduto.
Gli aveva preparato da mangiare per i primi giorni, ritrovandosi contro un bambino che non voleva assolutamente mettere nulla sotto ai denti, eppure non aveva demorso. Aveva insistito ogni giorno perché mangiasse anche un piccolo frutto o una minima porzione di qualsiasi cosa fosse in grado di cucinare – e non che fosse capace di fare molto, anzi, per la prima settimana aveva preparato sempre lo stesso piatto – e non si era mai arrabbiato.
Provava sempre a sorridergli e a trattarlo con riguardo, forse perché si sentiva in debito per avergli concesso un posto in cui vivere e, puntualmente, lo consolava quando le lacrime non la smettevano di uscire.
Ari se ne stava semplicemente fermo, sentendo le carezze sulla sua testa in silenzio fino a quando non si calmava e allora precipitava nel mondo dei sogni. Era grato a Natanael per tutta la pazienza che ci metteva con lui e pensò più volte di ringraziarlo, ma non gli erano mai uscite le parole di bocca, poiché bloccate in gola dall'agitazione.

Superata la prima settimana, Ari era tornato ad uscire dalla propria camera e aveva esordito dicendo che c'era da prendersi cura dell'orto e degli animali come si deve, dato che aveva solo dato da mangiare al bestiame, per non farlo morire di fame, e per il resto non si era occupato di nulla.
Quel giorno aveva parlato davvero con Natanael e aveva scoperto che non sapeva fare niente di niente, a cominciare dalla pulizia della casa, alla cucina e a tutto quello che riguardasse la fattoria.
Ari aveva dovuto immaginarlo. Era stato costretto ad insegnargli mano a mano e questo l'aveva fatto avvicinare di un poco a lui, giusto quello che bastava per affrontare le giornate insieme come due colleghi di lavoro di due uffici distanti.
Occuparsi della fattoria lo distraeva un po' dai suoi pensieri e da quell'immagine che si ripresentava costantemente nella propria testa e nei propri incubi: la luce verde che sperava di non vedere mai più in tutta la sua vita, sua madre e suo padre che piangevano, il rumore assordante intorno a lui, i maghi e poi il vuoto.
Aveva dovuto concentrarsi su altro per superare quella difficoltà, anche se si chiedeva come potesse un ragazzo di neanche dodici anni. Però ci stava provando con anima e corpo per affrontarla.

La mattina si alzava molto presto e si dedicava agli animali, poi preparava la colazione e spariva nei campi fino a quando non arrivava anche Natanael, che lo aiutava come meglio poteva – e a dirla tutta, era molto utile grazie al suo fisico forte e alla sua voglia di lavorare, anche quella non riusciva a concepire – poi lasciava il ragazzo lì fuori per le faccende domestiche e per preparare il pranzo e le giornate si susseguivano tutte uguali una dopo l'altra, dove l'unica cosa che cambiava erano i turni che avevano stabilito per la convivenza forzata.
Dovette ammettere che Natanael aveva imparato in fretta tutto quello di cui c'era bisogno di sapere e fu soddisfatto di questo.
Ultimamente avevano cominciato a parlarsi di più, anche se sempre e solo di sciocchezze, e aveva scoperto quanto fosse solare e divertente e alleggeriva di parecchio l'atmosfera che aveva creato intorno a lui, benché non potesse pensare che fosse un periodo felice. Però, le sue parole di conforto c'entravano sempre il punto e lo calmavano con il passare dei minuti.
Si sentiva un debole per essere a quel modo e si odiava per il suo carattere, invece, Natanael non glielo faceva pesare e continuava a comportarsi in maniera normale con lui.

Mi chiedo come possa davvero sopportarmi, perché non se ne sia già andato abbandonandomi a me stesso...

Eppure non trovava una risposta a questo suo dilemma e più ci pensava e più si odiava, ricadendo in un circolo continuo, dove era proprio Natanael ad intervenire con la sua mano sulla propria testa e le dita tra i capelli biondo cenere per cullarlo.
Così era passato il primo mese di convivenza. Più velocemente di quanto pensasse a dirla tutta, anche se pieno di sofferenza per il suo povero spirito stremato.



Ari stava seduto in cucina, con la testa poggiata al tavolo e un ciuffo di capelli che gli ricopriva gli occhi azzurri, che fissavano il calendario appeso di fianco al frigorifero.
“Ari, devo pulire la tua camera o ci pensi te?” Natanael fece irruzione in cucina, il suo tono pimpante echeggiò nella stanza, ma subito si bloccò non appena lo vide. “Che hai?”
“Mh...”
Natanael roteò gli occhi al cielo.

Da quando aveva cominciato a vivere con quello che ormai non era che un orfano, la sua vita era cambiata ulteriormente.
All'inizio era stato difficile perché si era ritrovato in quell'enorme cascina senza conoscere niente riguardo alla gestione di una casa, per di più, Ari era distrutto e passava le proprie giornate a piangere e lui cercava in ogni modo di stargli vicino anche se non si sentiva ben accetto. Tuttavia, non ne fu sorpreso, era comunque un estraneo piombato in casa d'altri nel momento peggiore che potesse esistere e lui non aveva fatto di meglio quando aveva perso i propri genitori.
Si sentiva soddisfatto, però, quando vedeva che l'altro si rilassava sotto le sue attenzioni e riposava con le guance incrostate di lacrime secche.
A Natanael dispiaceva molto per lui, quindi si era prodigato nell'essere il più disponibile possibile per ogni cosa, finendo con l'imparare faccende degne delle migliori casalinghe e non gli dispiacque affatto.
Alla fine non era male vivere con Ari. Lavorava nei campi, lo aiutava con le faccende domestiche, aveva il suo tempo per riposare e lo spazio circostante era a dir poco stupendo, a dispetto della parte di città in cui era stato costretto a vivere mentre non era che un poveraccio. Non che ora non lo fosse, ma, almeno, aveva un tetto sulla testa e qualcuno con cui condividere le giornate.

Si avvicinò ad Ari e gli diede una pacca sulla testa così come aveva fatto un milione di volte nell'ultimo mese, sperando che anche quella volta bastasse a far calmare il ragazzino.
“Mi dici che hai?” insistette, abbassando il capo su di lui per sentire meglio.
Ormai doveva ben sapere cosa passasse per la sua testa ogni singolo giorno, ma solo fino a qualche ora prima non era così abbattuto, quindi pensò bene di indagare un po' per scoprire quale fosse il problema.
“Domani è il 10...”
“Quindi?” Natanael non colse il punto e scrollò le spalle.
“È il mio compleanno.”
“E non dovresti essere felice?” domandò ingenuamente.
Ari scosse la testa e si stravaccò di più sulla sedia, chiudendo gli occhi.
Non lo era per niente. Come avrebbe potuto essere felice se non c'erano i suoi genitori a festeggiare con lui? Non seppe cosa gli prese in quel momento, ma cominciò a fare uscire le parole senza rendersene conto.
“Domani mattina non mi sveglierò con il profumo di cioccolata calda, non aiuterò mia mamma a preparare la torta per me, non andrò con papà a pescare al fiume, anche se non sono mai stato capace.” fece un piccolo sorriso amaro prima che le spalle cominciassero a tremargli, sentendo risalire per l'ennesima volta il pianto.
Natanael rimase a bocca aperta. Non sapeva nulla di quel ragazzo, figurarsi la data del suo compleanno – e, a dir la verità, non sapeva neanche quella del proprio – e vederlo ridotto così gli strinse il cuore per un secondo.
Si sedette al suo fianco e spostò la mano sulla sua schiena, cominciando ad accarezzarla su e giù.
“Puoi sempre festeggiare con me. Va bene, non sarà il massimo, forse, ma io sono pur sempre il tuo tutore.”
Ari girò il capo verso di lui, sempre tenendolo poggiato al legno freddo del tavolo.
“Non ho voglia di festeggiare.”
Natanael sospirò e si alzò per tornare a fare le pulizie.
“La pulisco io la tua camera.” così dicendo se ne andò, lasciando il ragazzino da solo e sconsolato.



Natanael aveva capito che, ormai, non gli era indifferente Ari così come i primi giorni dove non era che un peso da sopportare; più lo vedeva triste e più aveva voglia di tirarlo su di morale. Per questo non ci pensò due volte e la mattina del 10 Gennaio si svegliò molto prima del solito, l'alba stava appena sorgendo e Ari stava ancora dormendo nel suo letto.
Si precipitò in soffitta, consapevole di quello che stava per andare a prendere, poiché se ne era già accorto quando aveva fatto pulizie là sopra.
Aprì un armadio e dentro vi trovò un set da pesca comprendente di due canne, retino e una cassetta con all'interno la lenza, le esche e i galleggianti.

Questo sarebbe stato oro per me fino a qualche tempo fa.

Pensò, ma quei giorni erano passati e sperava che non sarebbero più tornati.
Era tutto in perfette condizioni e lo prese con cautela per portarlo in salotto e metterlo sul divano.

Perché sto facendo tutto questo?

Gli era venuto subito in mente non appena aveva lasciato la cucina. Sperò in quel modo di sollevarlo e di fargli capire che c'erano ancora tanti motivi per sorridere.

Ora che ci penso, non l'ho ancora visto sorridere per davvero...

Natanael si diresse in cucina e afferrò una scatola con all'interno bustine di cioccolata già pronte. Non ne aveva mai fatta una, ma non sarebbe stato così difficile seguendo le indicazioni sul cartone.

...forse questo è il giorno buono e anche lui potrà lasciarsi alle spalle questo fardello.

Non ci volle molto che fu pronta. Una bella tazza fumante piena di cioccolata calda e gustosa.
Bussò alla porta del ragazzo, senza ottenere risposta, probabilmente era ancora perso nel mondo dei sogni.
Entrò con cautela e fu contento che le luci delle prime ore della giornata l'aiutassero, dato che non conosceva così bene quella stanza, poiché vi era entrato pochissime volte. C'era un armadio sul lato della porta e più avanti il letto matrimoniale, proprio nel mezzo della stanza con la testiera poggiata contro la parete e un comodino sul lato sinistro, sulla parte opposta alla porta vi era una scrivania proprio di fianco alla finestra, che aveva le tende tirate giù, quella stessa finestra dalla quale aveva visto Ari per la prima volta molti mesi prima.

Chi l'avrebbe mai detto che sarebbe finita così?

Vi erano poi una cassettiera di fronte al letto e la stanza era riempita con tanti oggettini diversi, molti libri e tenuta ben in ordine.
Si avvicinò al letto e vi si sedette sopra.
“Ari?” provò a chiamarlo, scuotendolo anche un po'.
Il ragazzino aprì gli occhi lentamente e dovette sbattere le palpebre più volte per abituarsi a quella fioca luce.
“Buon compleanno!”
Ari non aveva ancora riordinato i pensieri, ma subito percepì l'odore di qualcosa di così familiare che credette di star ancora sognando o di avere le allucinazioni. Non poteva essere vero.
“Sveglia, sveglia, principino! Oggi è la tua giornata! Non vorrai passarla a letto.”
Ari si mise a sedere, ancora insonnolito, e si sfregò gli occhi con il dorso della mano.
“Ma se insisti, me la bevo io questa.”
Natanael gli mise la tazza sotto il naso e Ari si rese conto che non era un sogno.
Davanti a lui c'era Natanael, raggiante più che mai, che teneva tra le mani della cioccolata calda e che gliela stava offrendo.
“Natanael...”
“Non avevi detto che al tuo compleanno ti svegliavi con questo odore?” gli sorrise, incitandolo a prendere la bevanda.
Ari era sorpreso. Perché mai avrebbe dovuto fare ancora qualcosa per lui?
Annuì e prese la tazza, cominciando a soffiarci sopra per raffreddarla.
“È buona? Sai, non ne avevo mai preparata una.” continuò a sorridere e lo guardò sorseggiare con gusto.
“Sì, lo è.” Ari nascose un piccolo rossore sulle guance grazie al fumo creato dalla bevanda.
“E sai dopo cosa ti aspetta?”
“Cosa?”
“Ti aiuterò a preparare la tua torta!” Natanael si picchiò le mani sulle cosce e si alzò in piedi. “A dir la verità, sarai tu che aiuterai parecchio me, perché io non ho idea da dove si parta. Però, ho sfogliato uno dei libri di ricette e ho visto un paio di cose che posso esser in grado di cucinare senza incendiare la cucina, quindi...”
Stava parlando decisamente troppo.
Sembrava più euforico di un bambino a cui avevano dato le caramelle e, nello stesso tempo, era nervoso perché non aveva idea di quale sarebbe stata la reazione dell'altro, avrebbe potuto odiare tutto quello pensandolo come un rimpiazzo per i suoi genitori.
“Davvero?”
Tutto gli fu chiaro quando vide quel paio di occhi cristallini fissarlo con un luccichio in essi.
“Davvero.” rispose rilassando i muscoli, che aveva tenuto tesi fino ad allora. “Ti sta bene? Se non hai voglia puoi anche dirmi di no.”
“Certo che ho voglia!” Ari disse quella frase con il tono più entusiasta che avesse mai sentito prima d'ora.
Non solo aveva preparato la cioccolata, ma si stava sforzando di fargli rivivere il suo compleanno come aveva sempre fatto nella sua vita. Era un piccolo gesto, tuttavia si rese conto di quanto Ari dovesse averlo fatto preoccupare in così poco tempo per arrivare a quel punto.
“Perfetto! Allora adesso vado a dare il mangime agli animali e poi torno da te.”
L'istante dopo Natanael era già sparito.



Ari sentiva un'emozione diversa da quella che aveva provato nell'ultimo mese, qualcosa che si avvicinava al calore che provava tempo prima, una piccola punta di felicità per quel pensiero che aveva avuto per lui.
Inoltre, quella era stata una delle conversazioni più lunghe che avevano mai avuto e quasi si dispiacque quando Natanael se ne fu andato invece di rimanere con lui per continuare a parlare.
Non ci diede molto peso e in poco tempo fu pronto a mettersi in piedi.
Dopo un paio di ore, si ritrovarono entrambi in cucina dove il caos regnava assoluto.
“Natanael non si fa così! Stai sprecando le uova!” lo rimproverò Ari, vedendo che non era capace di separare il tuorlo dall'albume.
“Secondo te è semplice? Ci sto provando, ma queste cose mi odiano.”
Ari sospirò e gli fece vedere per l'ennesima volta come andasse fatto.
“Vedi? È semplice.” affermò deciso.
“Ari?”
Questo si voltò e l'istante dopo si ritrovò il viso pieno di farina.
Natanael scoppiò a ridere tenendosi la pancia e una mano sul bancone della cucina per sorreggersi mentre l'altro tossicchiava.
“N-Non è divertente...” rispose imbarazzato, non sapendo come reagire.
In quel momento sentì che la risata dell'altro era così sincera e benigna che lo rilassava sentirla, ed era la prima volta che rideva a quel modo così spontaneamente.
Avrebbe voluto farlo anche lui, invece fece un piccolo sorriso prima di lavarsi via la farina dalla faccia.
“Dai! Era divertente, potevi ridere almeno un po'.”

Non so se ricordo come si ride, Natanael.

La voglia di dirlo fu alta, ma avrebbe spezzato quell'allegria che si respirava nell'aria, quindi fece solamente un cenno con la testa. In fondo non sapeva se sarebbe riuscito a ridere ancora, sentiva che era troppo presto per poter essere felice per davvero di qualche cosa.
Dopo quello scherzo, il moro non fece più altre uscite fuori luogo e finirono di preparare la torta che poi misero in frigorifero.
Natanael convinse Ari a non muovere un solo muscolo per quel giorno e lui l'avrebbe servito e riverito e avrebbe svolto tutto quello che doveva fuori nei campi. Così in effetti fece, ma Ari si sentì un po' solo, in realtà, durante la giornata, passata a letto a leggere fino a quando Natanael non fece di nuovo capolino.
“Sei pronto?”
“Immagino per la pesca.” rispose il ragazzino, dato che aveva visto l'attrezzatura nella sala.
“Andiamo.” sorrise Natanael e insieme si diressero al fiume.



“Fa davvero freddo...” Natanael soffiò nelle mani unite a coppa davanti alla sua bocca. “Abboccherà mai qualcosa?”
“Non lo so. Io non ci sono mai riuscito.” ammise Ari.
“Che?! E cosa siamo qui a fare?”
Il biondo scosse la testa con un piccolo sorriso. Il modo di parlare di Natanael era davvero fuori dalle righe da quello che era solito sentire.
“Per il mio compleanno, no? L'hai detto tu.”
“Ottima risposta, te la do buona.”
Natanael si sdraiò sull'erba congelata, il cielo era grigio e probabilmente avrebbe nevicato.
Ari lo guardò di sbieco e poté notare l'occhio nero che rifletteva una piccola luce al suo interno. Era davvero una caratteristica particolare, ma l'aveva incantato più di una volta mentre parlavano tra loro e qualche volta si era anche perso nel meditare su come fosse possibile.
Fece un piccolo sospiro e inspirò quell'aria che tanto adorava, così come il fiume ai suoi piedi.
Ari aveva sempre amato quel fiume, ci andava ogni volta che poteva per immergersi e fare un bagno, o anche solo per distendersi sul prato ad ascoltare il fruscio dell'acqua che scorreva.
L'aveva sempre rilassato e anche quel giorno aveva ritrovato un po' di pace, nonostante la loro pesca non stesse dando i risultati sperati. Poco importava di quello, l'importante era riuscire a pensare ad altro e a fare ordine nella propria testa e nel proprio cuore e, probabilmente, adesso ci stava riuscendo, grazie al freddo che penetrava nelle ossa e al mormorio sommesso del flusso del fiume, unito alla lieve brezza che muoveva i fili d'erba che solleticavano la sua mano.
Era stato un bene che Natanael l'avesse portato proprio in quel posto.

Mi serviva proprio...

“Senti...” prese a parlare dopo un po' l'altro. “Ma quanti anni compi?”
“Dodici.”
Natanael si alzò di scatto e gli puntò il dito contro.
“Non prendermi per il culo! Te ne davo dieci!”
Ari ingrossò le guance, ormai rosse dal freddo, e spalancò gli occhi.
“Sarò pur fragile e piccolo, ma ho comunque dodici anni!” si arrabbiò, alzando il tono di voce.
“Ehi, stai calmo. Allora sai anche incazzarti, non pensavo...” disse più tra sé e sé. “Menomale.”
Ari abbassò il capo.
Non conosceva niente di Natanael. Sapeva solo il suo nome e che fosse finito a fare il ladro per strada. Tutto il resto gli era oscuro e non era normale per due persone che vivevano insieme da un mese.
“E te quanti anni hai?” trovò il coraggio di chiedere, rigirandosi le dita tra loro e fissando l'acqua nel punto in cui il galleggiante spuntava fuori, increspando leggermente la superficie.
“Quest'anno ne devo fare sedici.”
“Quindi ne hai quindici.” rispose ovviamente.
“Ah, non lo so. Potrei averne già sedici in realtà.” tornò a sdraiarsi per terra con le mani dietro la testa a fare da cuscino.
Ari lo guardò con aria incuriosita e l'altro se ne accorse.
“Non so quando sono nato. Sicuramente prima di Novembre, ma non è molto come indizio, no?”
“Perché non lo sai?”
Natanael gli spiegò dell'incidente che aveva avuto da bambino, senza alcun problema. Non era un qualcosa che avrebbe detto a chiunque, neanche Rorik ne era a conoscenza, eppure sentiva che poteva confidarsi con Ari e che l'avrebbe compreso.
Erano entrambi orfani, dopotutto.
Non scese nei dettagli per quello che successe dopo esser stato ritrovato sulla spiaggia, raccontandogli solamente che non ricordava quando fosse il suo giorno di nascita e che era già tanto che ricordasse i propri anni dopo esser rinvenuto, sempre che non fossero sbagliati pure quelli, e che la famiglia che l'aveva accolto gli aveva dato quella data come compleanno.
Era una cosa che non gli era mai andata giù. Non voleva essere felice quel giorno, quando avrebbe dovuto commemorare i propri genitori morti inghiottiti dalle onde, mentre lui si era salvato e continuava a vivere senza di loro.

Quindi anche lui è come me...

Pensò Ari, con lo sguardo mogio.
“Ma non devi essere triste per me.” continuò a parlare Natanael. “Come vedi, io sorrido ancora e sicuramente anche a te accadrà un giorno.”
Ari arrossì di nuovo e si rannicchiò con le ginocchia al petto.

Anche lui ha perso tutto, eppure non fa che sorridere e comportarsi in questo modo così solare e nello stesso tempo si prende cura di me, anche se lui stesso non ha più niente.

Ari cominciò a ragionare su chi fosse davvero messo peggio tra i due, senza arrivare a una conclusione. Non che questo l'avrebbe risollevato di morale, ma si sentiva male in quel momento nel sapere quanto fosse stato egoista e che anche Natanael, magari, avrebbe voluto un po' di conforto.
“Vuoi festeggiare con me?” la sua voce era poco più che un sussurro.
“Mh?”
Ari incespicò con le parole, non sapendo come ripetere la frase.
“Che stai dicendo, Ari?” strisciò con il fondo schiena, fino ad avvicinarsi a lui e guardarlo fisso negli occhi.
Il biondo ingoiò a vuoto. Non era mai stato così a contatto con qualcuno e non sapeva come comportarsi. Sentiva che si stava aprendo più di quanto avesse mai fatto nella sua vita e ne era spaventato.
“Vuoi festeggiare i nostri compleanni insieme?”
Natanael lo guardò per qualche secondo, come se stesse rielaborando la proposta, poi scoppiò a ridere.
“Ho... ho detto qualcosa di male?” Ari ormai era rosso come un peperone e voltò di scatto il viso verso la canna da pesca, che non accennava a muoversi neanche per sbaglio.
Subito dopo, avvertì la mano dell'altro sul suo berretto dargli qualche pacca.
“Davvero vorresti condividere la tua giornata speciale con me?” chiese divertito.

Condividere qualcosa con qualcuno...

Non l'aveva mai fatto.
Sentirlo pronunciare ad alta voce sembrava un qualcosa di importante e con un peso non indifferente. Lui voleva condividere il proprio compleanno con Natanael?

Sì.

Non aveva altre risposte. Perché non avrebbe dovuto farlo?

Lui è stato con me, anche se solo per un mese, è sempre stato con me per aiutarmi. Io non posso fare niente per lui, ma posso offrirgli un giorno dove ricordare che lui è ancora vivo e sta bene.

Lo considerò come un ringraziamento per Natanael e fu fiero quando si voltò con decisione verso quello sguardo sornione e annuì.
“Da oggi sei nato il 10 Gennaio.”
Le dita fredde di Natanael scivolarono lungo il suo zigomo e rabbrividì al contatto.
“Affare fatto.”



Natanael non pensava sarebbe mai arrivato il giorno dove quel ragazzino avrebbe mostrato qualche sentimento nei suoi confronti. Non sapeva neanche come gli fosse saltato in mente di raccontargli del proprio passato, quando lui stesso aveva sempre cercato di dimenticare.

Probabilmente ho sempre avuto bisogno di qualcuno che potesse accettare i miei sentimenti per non trasportarli solo con le mie spalle e Ari sembrerebbe la persona giusta per questo compito.

Non gli era neanche saltato in mente che, invece, avrebbe potuto causargli ancora più turbamenti. D'altronde, lui stava condividendo il dolore di Ari, reagendo quasi al suo posto e voleva aiutarlo facendogli assimilare che poteva tornare a vivere, avendo imparato una lezione in più da quello spregevole avvenimento avvenuto anni prima.

Siamo entrambi orfani, abbiamo avuto il nostro momento grigio. Io mi sono risollevato nonostante tutto, quindi tocca anche a lui.

Ne era convinto.
Alla fine non avevano pescato neanche un piccolo pesciolino, ma era sicuro che si fosse divertito lo stesso. Avevano parlato molto di più di quanto avessero fatto in tutto il mese di Dicembre e Natanael si era sentito capito all'istante.
Quello che aveva percepito nella proposta di Ari non era comandato da un senso di pietà, piuttosto di comprensione reciproca.
Inoltre, era stato divertente vederlo arrossire a causa di quella frase che sicuramente gli aveva fatto spendere un sacco di energie e di coraggio.
Eppure adesso era felice.
Non sapeva perché, ma provava felicità nel sapere che qualcuno che non conosceva per niente si era preoccupato per lui, quando nessun altro l'aveva mai fatto prima d'ora. Neanche la sua finta famiglia era arrivata a tanto; forse Kaleo, però, lui aveva sempre agito in base alla buona fede e non in base alle esigenze di Natanael. Era questo che intendeva nell'affermare che Ari fosse la persona giusta.
Ari era andato dritto al punto. Non sapeva quando sarebbe stata la data del suo compleanno ed ecco che non ci aveva pensato due volte per trovare una soluzione che andasse bene ad entrambi. Per lui, condividere quel giorno, sarebbe stato come un ricordo del periodo trascorso insieme ad Ari ed era un qualcosa che gli faceva estremamente piacere per nessuna ragione particolare.
Si ritrovò a sorridere mentre metteva via l'attrezzatura da pesca di nuovo al suo posto, per poi scendere in salotto dove Ari stava guardando la televisione comodamente sdraiato sul divano.
La casa non era tecnologica come la maggior parte che vedeva in città, ma disponeva di tutti i beni di cui necessitava e funzionava tutto alla perfezione. Anche quel televisore che andava di moda una decina di anni prima.
Proprio sul tavolino di fronte al divano c'era un piattino sporco appena di cioccolato, un residuo della torta che avevano preparato quella mattina e che era molto più buona di quanto avesse teorizzato.
Si sedette al suo fianco, stravaccandosi con poca classe.
“Sei stanco?”
“Esausto. Sono in piedi dalle quattro del mattino a causa tua.” rispose ironico.
“Ah... scusa...” Ari prese il telecomando e cambiò canale.
Il volto quasi atono del ragazzino lo fece sussultare.
“No, no! Non intendevo quello. Dai, cazzo, stavo scherzando.”

È ancora da prendere con i guanti bianchi. Devo stare attento a come parlo prima di rovinare tutti i miei sforzi per rallegrarlo almeno un po'.

“Natanael?”
“Che c'è?”
“Potresti moderare il tuo linguaggio?” chiese senza guardarlo in faccia, fissando il pulsante del volume.
“È troppo colorito per un bambino come te? Avrei dovuto pensarci. Scusa, cercherò di cambiare questo mio brutto atteggiamento.” gli rispose prendendolo in giro di nuovo, ma pensò seriamente che non sarebbe stato un problema e che, in fondo, gli avrebbe fatto bene tornare a parlare come un ragazzo come si deve e non come quello istruito da Rorik.
Ari ingrossò le guance e il moro rise appena.
“Sarà il tuo regalo di compleanno, dato che non ho avuto il tempo di comprartene uno.” si sdraiò completamente fino a portare le gambe sopra quelle di Ari, che si sentì a disagio.
“Tu me ne hai fatti tanti oggi. Sono io che non te ne ho fatto neanche uno.”
“Mi basta la soddisfazione di sentire che ti sei divertito.” Natanael continuò a stuzzicarlo.
Davvero voleva sapere che andasse tutto bene, si sarebbe tolto un peso dal petto. Non voleva rovinare ulteriormente la vita di quel ragazzino che stava soffrendo interiormente.

Però devo ammettere che oggi non ha ancora pianto, il che è un passo avanti.

“Mi sono divertito.”
Natanael sgranò gli occhi, incredulo.

L'ha detto davvero?

“E in realtà vorrei dirti un'altra cosa...” Ari strinse forte un pugno sulla coscia e sentì il peso della gamba dell'altro sulla sua. Era evidentemente agitato e non sapeva trovare le parole.
Natanael lo trovò adorabile sotto quella timidezza.
“Grazie.”
Passò qualche minuto in silenzio, dove solo la televisione emetteva un brusio, che nessuno dei due si fermò ad ascoltare per capire cosa stavano dicendo gli attori di qualche film.
“Di tutto, non solo per oggi.” continuò il biondo.
“Ari...”
“Grazie davvero.”

Questo bambino è molto più di quello che dà a vedere...

Natanael gli sorrise dolcemente, quasi commosso da quella semplice frase, e si mise seduto composto. Allungò una mano verso di lui e gli arruffò i capelli che cadevano morbidi sulle spalle.
“Non te l'avevo ancora detto.”
“Non fa niente.”
Gli parlò affabile e, per la prima volta, si spinse oltre ad un semplice contatto con la sua capigliatura.
Lo abbracciò lievemente e sentì l'altro ricambiare l'abbraccio con un po' d'insicurezza.
Era un comportamento strano per entrambi, eppure, in quel momento, sembrava così naturale che non poterono far altro che rimanere abbracciati per qualche minuto, fino a quando Ari non si staccò, dicendo di aver sonno e di voler dormire.
Natanael lo seguì con lo sguardo fino alle scale che portavano alle stanze del piano superiore e, successivamente, crollò sul divano con la testa piena di pensieri verso quel ragazzino dal volto impaurito, che avrebbe trasformato, prima o poi, in un sorriso gioioso.

Natanael, ti sei cacciato in un guaio ben più grande di quello che avevi concepito.

Si portò un braccio sulla fronte, socchiudendo gli occhi e vedendo davanti a sé di nuovo Ari per il quale stava cominciando a capire di provare un irrefrenabile senso di protezione.





NOTE DELL'AUTRICE:
 

Buona domenica! Finalmente si torna regolari (però domani si torna in uni e non voglio, help me!)
Ecco che comincia la mia parte preferita! Quella che ho scritto nel giro di un paio di settimane forse (?) non ricordo più manco io, in estate il tempo non lo si vede, quindi l'ho perso per strada xD (ero particolarmente ispirata, sì, avevo già tutte le scene in mente da tempo immemore).
Come vedete dalla data, i miei bimbi sono nati il 10 gennaio e lo sono nati davvero! Mancano solo due giorni al primo anniversario della loro nascita e sono emozionata all'inverosimile per questo. Gli farò i miei auguri quando sarà il momento u.u
Allora, a parte questo, vediamo come inizia la loro convivenza, vediamo un Nael diverso che parla come uno scaricatore di porto, che sta già cambiando però grazie ad Ari. Ari è il solito depresso, ma, insomma... come potrebbe non esserlo?
Avviso che questa parte sarà molto slice of life, ma ricca di sentimenti, quindi è perfetta così xD
Poi, quanto è stato dolce Ari a condividere il suo compleanno con Nael, eh?! *-* Ok, la smetto e lascio che siate voi a dirmi le emozioni che vi ha trasmesso questo capitolo.
Ringrazio tutti quelli che leggono e che stanno continuando a seguirmi e ci vediamo domenica prossima! Un bacio a tutti.
Flor ^w^

  
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