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Autore: Dragonfly_95    10/01/2017    9 recensioni
Emma è rimasta sola, dopo una serata in discoteca: la sua amica Greta l'ha lasciata sola. Qualcosa di terribile sta per accadere quella notte, tra i vicoli di un quartiere buio e malfamato. Ma poi arriva Tom...e tutto cambia. Sembra un angelo venuto a salvarla...ma se invece non fosse così? Emma non puo' averne la certezza. Ma non puo' far altro che fidarsi di lui.
-Non aver paura, tesoro…andiamocene forza. Vieni qui.
Tom l’afferrò delicatamente per un braccio, l’attirò a sé e la fece appoggiare sulla sua spalla. Emma non era nemmeno in grado di camminare, né di reggersi in piedi.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Il Venerdì sera era arrivato: era una serata particolarmente fredda e c’era un leggero strato di nebbia che aleggiava su tutta la città, inumidendo i prati e i vetri delle macchine.
Emma era nell’agitazione più totale da ben due giorni, da quanto Tom aveva bussato alla porta di casa sua e l’aveva invitata a cena.
Quella sera, aveva chiamato Greta, Rachel e poi di nuovo Greta per farsi dare tutti i consigli (e gli incoraggiamenti)  possibili.
Ne aveva bisogno. Era nel panico assoluto.
Il giorno prima, al lavoro, era riuscita a rovesciarsi sul grembiule candido un frappè al cioccolato e una tazza di caffè bollente; poi aveva dato il resto sbagliato ad un cliente, il quale però era (fortunatamente) stato onesto e le aveva restituito le monete in più, con un sorriso.
Naturalmente anche la vecchia Nina si era accorta del cambiamento.

-Tutto ok Emy?-

-Sì Nina scusami, oggi ho la testa tra le nuvole.-

-C’è qualcosa che ti tormenta, zuccherino?-

Ed Emma avrebbe voluto mettersi ad urlare di gioia (o di paura?) e raccontare tutto a Nina, ma proprio tutto,  e abbracciarla fortissimo.

Ma si era trattenuta: non era decisamente il caso di fare questo teatrino dentro il bar, davanti a tutti.

Quindi si era semplicemente limitata a fare ‘no’ con la testa e a continuare il suo lavoro, cercando di essere il più concentrata possibile.
Aveva cercato di pensare il meno possibile.
Ma adesso era venerdì sera, ed Emma non poteva più evitare niente.
L’ansia le attorcigliava lo stomaco…lo stava strangolando lentamente.
Emma aveva lavorato fino all’ora di pranzo quel giorno; poi era rientrata a casa, si era stesa sul divano e aveva letto qualche pagina de ‘Il Cavaliere d’Inverno’.
Ma le parole delle righe le si intrecciavano. Quindi aveva chiuso il librone e si era preparata un bagno caldo.
All’inizio, aveva pensato di mettersi le collant e il vestito blu scuro che le aveva regalato Greta. Era sexy e anche abbastanza comodo, ma poi si era detta:

‘Cavolo Em, stiamo andando a mangiare una pizza! Lo metteresti soltanto a disagio!’

E allora si era spogliata.

Aveva optato per un pullover color tortora e un paio di jeans chiari, con i brillantini. Aveva lasciato i capelli sciolti al naturale, senza piastra né forcine; poi si era messa un filo di mascara, eyeliner e un rossetto Nude opaco. Dopo essersi infilata gli stivaletti, si era fatta un selfie davanti allo specchio e aveva inviato la foto nel gruppo Whatsapp suo, di Rachel e Greta.

☼Rae☼: Oddio stai benissimo tesoro!

Grey ღ: Vai in chiesa x caso? Metti un po’ più in mostra le tette…eddai ☺

☼Rae☼: Secondo me sei splendida così…non dare retta a Greta, sai che lei pensa solo a quello!

Emy ♡: Ahahahaahah grazie Rae! E comunque NO GRETA NON VADO IN CHIESA. Vado in pizzeria.

Grey ღ: A cena vai in pizzeria. Dopo cena sai benissimo dove andrai a finire……

☼Rae☼: Eccola! Lo sapevo che sarebbe arrivata a questo punto!

Grey ღ: Spero tu ti sia messa una super-sexissima biancheria intima ;)

Emy ♡: Ma quale biancheria intima ahahah vado che sono in ritardo…per colpa vostra ;) a dopo ragazze!

Grey ღ: Niente biancheria intima?! Ancora meglio! Ahahah…buona cena baby!

☼Rae☼: In bocca al lupo Emy <3
 
Proprio mentre Emma stava chiudendo Whatsapp, sentì suonare il campanello di casa.

Panico.

Il cuore iniziò a batterle forte nel petto, proprio come due giorni prima.

Guardò l’orologio: Tom era in anticipo di qualche minuto.

Maledizione.

Emma corse per il corridoio ed aprì la porta.

Jeans neri stretti, giaccone scuro, capelli color miele sistemati con un po' di gel...e i soliti immancabili occhi cristallini che la fissavano.

Tom le sorrideva in piedi, sulla porta.

- Ciao Emma. Sei pronta?-

Emma non sapeva che cosa dire. Certo che era pronta...da tipo due ore; ma non riusciva a parlare: la gola le si era seccata e lo stomaco continuava a stringersi in una morsa.

Era ancora più bello del solito.

 Lei si limitò ad un sorriso, annuendo con la testa.

- Prendo la borsa e arrivo.- Rispose con una voce strana...Non sembrava nemmeno la sua.

Tom le aprì la portiera della vecchia Nissan grigio topo.
Ad Emma sembrò tutto così tremendamente familiare.
Ma notò subito che la vecchia auto era molto più pulita della volta precedente. Non c'erano più asciugamani o teli in giro per i sedili e anche l'odore di fumo era scomparso.
In compenso, c'era un Arbre Magique appeso che diffondeva un buon profumo di menta e muschio bianco. Tom doveva averla sistemata di recente.

Lo aveva fatto per lei?

Il pensiero sfiorò Emma, che arrossì leggermente.
Lui salì dal lato del guidatore e mise in moto.

 - Vedrai, sono sicuro che la pizza di Tony ti piacerà da morire. Non ti pentirai di essere venuta.-

 - Ti credo.- rispose Emma, ridendo.

E ne era sicura.  Non si sarebbe mai e poi mai pentita di quella serata.
'Da Tony' era un piccolo locale appena fuori città. Si trovava in un vicolo nascosto, non lontano dalla superstrada. Era una costruzione fatta di mattoncini; l'insegna era illuminata con luci blu elettriche e vicino c'era un'immagine di un pezzo di pizza stilizzato, sempre illuminato di blu.

'Non sembra un posto elegante' pensò Emma, con sollievo.

Si sarebbe sentita ancora più a disagio se così fosse stato.

Quando entrarono, furono invasi da un invitante profumo di origano e lievito.
Come aveva immaginato, Emma notò con sollievo che era un semplice ristorante senza troppe pretese: c'era un grande salone pieno di tavoli con sedie e panche di legno, qualche quadro colorato alle pareti e camerieri qua e là vestiti in modo informale.

Dopo che una ragazza li ebbe accompagnati al loro tavolo, Tom le disse:

- Non lasciarti ingannare dal posto...aspetta di assaggiare la pizza.-

 - A me questo posto piace molto, quindi non ho nessun dubbio!- rispose Emma di rimando.

Sfogliarono per qualche minuto il menù, in silenzio: Tom ordinò una Capricciosa con doppia mozzarella, mentre Emma optò per una Margherita con patatine e würstel. Da bere presero entrambi due birre bionde.

- E da quanto tempo ci lavori?- chiese Tom, dopo che Emma gli aveva raccontato di lavorare in un piccolo bar vicino a casa.

 - Quasi due anni. Ma mi trovo davvero bene. Non mi sembra nemmeno di andare al lavoro. È come essere in famiglia.-

- È una bella cosa- rispose Tom, fissandola intensamente.

 Emma non riuscì a sostenere a lungo il suo sguardo: sentiva un forte calore sulle guance e le venne d'istinto abbassare gli occhi.

- E tu invece che lavoro fai?- gli chiese.

-Lavoro in fabbrica da qualche mese.-

-Ah…bè sempra un bel lav…-

-Fa schifo, a dire la verità.-  Sorrise lui. – Ma almeno ho un lavoro, quindi non posso lamentarmi.-

Emma sentì lo stomaco rilassarsi improvvisamente.
Grazie a Dio.
Finalmente arrivarono le pizze. Erano così grandi che strabordavano dal piatto.

-Buon appetito!- dissero insieme i due.

Tom non si era sbagliato: la pizza era deliziosa. L’impasto era croccante e sottile. Si sentiva tutta la freschezza del pomodoro e la mozzarella era morbida e saporita.

-Allora che ne pensi?- chiese Tom accigliato.

-Per questa volta, dovrò proprio darti ragione, accidenti! E’ buonissima!-

-Che ti dicevo, tesoro?- rise lui.

Tesoro.

Emma sentiva le guance calde: forse per la birra, forse per il locale affollato o forse per essere a cena con un ragazzo che la chiamava ‘Tesoro’.

Tom continuò a raccontarle che viveva da solo in affitto, in un appartamento, non lontano dalla ‘famosa’ discoteca.

-Me ne sono andato di casa appena ho compito 18 anni.-

-Wow. Molto presto.-

-Già, avevo qualche problema con mia madre…- rispose lui.

Emma non disse niente. Avrebbe voluto saperne di più, naturalmente.
Voleva sapere ogni cosa di lui.
Ma aveva paura di addentrarsi in argomenti così delicati: lo conosceva da pochissimo. Inoltre, non sapeva assolutamente come poter continuare la conversazione.
Per fortuna, però, Tom cambiò discorso, evitando l’imbarazzo.
Emma gli raccontò un po’ di tutto: della sua casa, della sua vita, delle sue amiche.
Gli parlò di Greta e di quella sera, dicendo che era stata una stronza, è vero. Ma che era una buona amica.
Tom l’ascoltava con interesse, smangiucchiando qualche pezzo di pizza, senza mai smetterla di fissarla.

Emma iniziava davvero a sentirsi a proprio agio: le piaceva parlare con lui; si sentiva… Capita.

Entrambi saltarono i dolci (anche se Tom era indeciso fino all’ultimo perché: -Non posso rinunciare al tiramisù di Tony…è qualcosa di sensazionale! Ma sono davvero troppo pieno.-) e presero  soltanto due caffè.
Alla fine, Tom si fece portare il conto e corse letteralmente verso la cassa, per pagare. Emma lo raggiunse immediatamente.

-Non se ne parla, non provare a tirare fuori il portafoglio- disse Tom, in modo scherzoso.

-Oh certo che se ne parla! L’altra sera tu…è il minimo che possa fare per ringraziarti. Ti prego.- rispose Emma, seria.

Anche Tom si fece serio. E fece qualcosa d’inaspettato: le sfiorò il braccio e lo accarezzò con dolcezza.

Emma sentì un brivido in tutto il corpo. Rimase come pietrificata.

-Lascia perdere l’altra sera, Emma. Non preoccuparti.-

E allungò la banconota alla cassiera.
Emma non riuscì a reagire, né a dire niente. Lo lasciò fare senza opporsi.

Perché non era in grado di opporsi.

Non se lo aspettava, e quel contatto fisico l’aveva mandata in tilt. Di nuovo.
Risalendo in macchina, c’era come una sorta di tensione tra loro. Entrambi se ne stavano in silenzio, un silenzio imbarazzante.
E il nodo nello stomaco era improvvisamente ricomparso.

Poi Tom accese la radio e partì ‘Give me baby one more time’ di Britney Spears.

-Oddio!- urlò Emma. – Questa l’abbiamo ballata l’altro giorno sul mio divano di casa!-

-L’avete ballata…?-

-Io con Gre e Rachel!- rispose Emma, entusiasta. E si mise a canticchiarla, perché è impossibile non cantare una canzone di Britney Spears.

Tom scoppiò a ridere.

-E’ la canzone più brutta che io abbia mai sentito. Te lo giuro!-

-Ma che stai dicendo!-

Tom e Emma continuarono a ridere e a commentare la canzone per tutto il tragitto, fino a casa.
Era tornato tutto come prima, quando erano seduti a cena.

-Spero che la pizza ti sia piaciuta davvero, e che tu non l’abbia detto solo per non offendermi.- le sorrise Tom, parcheggiando la Nissan sul vialetto di casa di Emma.

-Era buona davvero.-

-Bhè, se ti andasse di nuovo una pizza e non sapessi con chi andarci, chiamami.- le disse.

-Lo farò, sappilo- rispose lei, ridendo. –E la stessa cosa vale per te.-

Si scambiarono i numeri di cellulare, con lieve imbarazzo.

Emma aprì la portiera dell’auto per scendere.

-Buonanotte Tom. E grazie. Io…sono stata davvero bene stasera.- gli disse, balbettando un po’.

Lui non rispose.

Rimase a fissarla intensamente, con un’ espressione indecifrabile e con i suoi occhi di ghiaccio penetranti.
Questa volta Emma non distolse lo sguardo.
Non sapeva che cosa fare. Doveva rimanere ancora lì seduta oppure doveva scendere ed andarsene?

Ma Tom le tolse ogni dubbio.

Con una mano le accarezzò la guancia e, con delicatezza, le avvicinò lentamente il viso al suo.

Le sue labbra furono sulle sue.
Perfette. Sconosciute. Morbide.


Combaciavano perfettamente, le loro labbra.

Non fu uno di quei baci appassionati e non fu un bacio con la lingua. Ma fu un bacio di una dolcezza incredibile, senza doppi fini.

Emma si sentiva stordita e tremendamente felice. Non avrebbe voluto staccarsi mai dalla sua bocca.

Ma, come ben si sa, ogni bacio prima o poi finisce.

Tom si allontanò dolcemente da lei.

-Buonanotte Emma.- disse.

Emma gli sorrise per qualche secondo, poi si girò e scese dalla macchina.

Doveva fare soltanto pochi passi per arrivare alla porta di casa sua, ma non era sicura che le gambe le avrebbero retto.
Dietro di lei, sentì il rumore dell’auto accendersi e ripartire.

Lei non si voltò a guardare.

Il cuore le batteva forte come un tamburo…Il petto avrebbe potuto sfondarsi da un momento all’altro. Sentiva un’inaspettata felicità nascere da chissà dove e diffondersi in tutto il corpo.
Non si era mai sentita così.

Avrebbe voluto che quella sensazione durasse in eterno.





ANGOLO D'AUTORE.
Ehy, come state? 
Scusate per il ritardo, ma questo capitolo doveva essere IL CAPITOLO :) sinceramente, sono soddisfatta di quello che è venuto fuori (e ammetto che ci ho messo davvero tantissimo a scriverlo eheh). Spero che vi piaccia...Come sempre aspetto tutti i vostri pareri! 
A prestissimo, 
Vi_Dragonfly
   
 
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