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Autore: antares_78    14/01/2017    2 recensioni
La morte cambia tutto! Era sicuro che Cuddy sarebbe stata là! Cristo santo, era morto! Ma non era là... Post finale dell'ottava stagione. Rate arancio (per ora)
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Greg House, Lisa Cuddy, Nuovo personaggio | Coppie: Greg House/Lisa Cuddy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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La lettera - Cap 3 - Il tizio in coma

Capitolo 3 - Il tizio in coma

 

 

"È incredibile, Mike! Avevi mai sentito niente del genere?"


"Cosa?" Il dottor Wyle guardò il suo collega e amico con uno sguardo annoiato prima di capire di cosa stesse parlando "Oh già,  il tizio in coma!"

 

Il dottor Anderson annuì, allungando la mano per prendere la sua bistecca con patate fritte dal bancone di fronte a lui, e mettendola sul suo vassoio.

 
"Già! Il tizio in coma!" Disse con uno sguardo leggermente infastidito "Sta meglio di me e te messi insieme e verrà dimesso nel giro di qualche giorno. Quel tizio è... non so! Apre gli occhi dopo quattordici mesi e nove giorni di coma e la prima cosa che dice all'infermiera Anne è che la sua voce è troppo rauca e che deve farsi vedere da..." 

 

Non finì quella frase e sospirò nell'istante in cui si rese conto che l'attenzione del suo amico non era più per lui, focalizzata su qualcosa di decisamente più interessante di quell'aneddoto. Beh, non che potesse biasimarlo!

 

"Scusa, Lisa" disse il dottor Wyle, guardando Cuddy, che accennò a sua volta un sorriso "Davvero non sa cosa significhi 'secreto professionale'..."

 

Cuddy sorrise, mordendosi leggermente il labbro. Quei due le ricordavano...beh, altri due della sua vita passata.

 

"Andrai al galà di beneficienza sabato sera? Stavo pensando che... magari potremmo andarci insieme" Disse, accennando un sorriso che  lasciava leggermente trasparire il suo disagio.

 

"Oh, beh... sì, ma... in realtà non so ancora se riuscirò ad andarci..." Disse, con un mezzo sorriso e un sospiro "Io... beh, devo prima trovare l'ennesima babysitter" precisò, con un altro sospiro.

 

Il dottor Wyle rise e, come risposta, lei lo fulminò con gli occhi.  

 

"Non ridere!" Disse mentre non poteva evitare però di ridere a sua volta "Non è per niente divertente!"

 

"Quindi... Gregory ha fatto scappare la babysitter?" Le chiese, stavolta trattenendo un'altra risata.

 

Cuddy si passò una mano sulla fronte e scosse la testa.

 

"Questa. E quella prima di questa. E quella prima di quella" Disse, guardandolo negli occhi e accennando un sorriso "Ma, se sono fortunata, riuscirò a lasciare lui e Rachel con sua nonna"

 

Il dottor Wyle annuì, guardandola con uno sguardo leggermente pensieroso Sua nonna? Non... di tutti e due?

 

"Quindi, tua madre è in città?" Le chiese.

 

Cuddy scosse la testa, guardando il suo stesso vassoio mentre vi appoggiava una mela e poi alzando gli occhi a guardare ancora lui.

 

"Ehm... no" Disse, scuotendo la testa "La madre del padre di Gregory. Le chiederò se i bambini possono dormire da lei"

 

Sorrise, guardandolo negli occhi mentre lui sorrideva a sua volta.

 

...

 

"Posso farlo da solo, grazie" Disse all'infermiera, che lo guardò e sorrise, uscendo poi dalla stanza. Appoggiò le mani sui braccioli della sedia a rotelle e si alzò lentamente in piedi, appoggiandosi al letto per sostegno, più per abitudine che perché ne avesse davvero bisogno.

 

Niente dolore.

 

Due gambe ancora troppo deboli per via di quei lunghi mesi immobile in un letto d'ospedale ma... niente dolore. Niente più dolore.

 

Non aveva una risposta per quello, né sapeva se sarebbe durato o se  avrebbe ricominciato ad avere dolore quando meno se l'aspettasse... ma non gli interessava. Non gli interessava non avere una risposta a quella domanda. Forse doveva solo ringraziare quel Big Joe per quello. Cosa diavolo credeva di fare? Ucciderlo? Come poteva uccidere un uomo già morto? Perché questo era. Un uomo morto. Non aveva più niente. L'unica donna che avesse mai davvero amato se n'era andata... a causa sua. Il suo migliore amico era morto. Sua madre... beh...

 

Si passò una mano tra i capelli. Tra quei capelli troppo lunghi.

 

Il suo 'Tu sei assolutamente perfetto così come sei' risuonò nella sua mente.

 

Non la meritava. E lei non meritava di avere un figlio come lui. Cosa poteva darle? Altro dolore? Altre delusioni? In realtà, era meglio per lei che restasse tutto così... che continuasse a piangere sulla sua tomba e andasse avanti... senza di lui.

 

Sospirò mentre camminava lentamente verso il bagno. Guardò la sua stessa immagine nello specchio e si passò una mano sul mento. Barba e capelli decisamente troppo lunghi. E troppi capelli grigi.

 

...

 

Scosse leggermente la testa, continuando a guardare la sua immagine nello specchio. Si passò una mano sulla pelle liscia del mento e delle guance, facendo poi scorrere le dita tra quei capelli ancora troppo lunghi. Beh... da qualche parte doveva pur cominciare, ed era già un inizio! Si passò di nuovo l'asciugamano sul viso prima di tornare in camera. I muscoli gli facevano male per via di tutte quelle ore di fisioterapia dopo troppi mesi di immobilità.

 

Un rumore catturò la sua attenzione nell'istante in cui si avvicinò al letto, e si guardò intorno nel silenzio di quella stanza. Un rumore sordo... come di una scarpa che sbatte contro una superficie di legno.

 

Come una piccola Nike bianca e blu contro la porta di legno del suo armadio.

      

"Riesco a vederti" disse nell'istante in cui aprì entrambe le porte dell'armadio e vide quel piccoletto nascosto lì dentro. Una maglietta bianca a maniche corte e un paio di jeans. Le piccole mani sul viso mentre ovviamente pensava che lui non potesse vederlo visto che lui non lo vedeva.  

 
"No, non p-oi" Una vocina rispose da dietro quelle mani.


Sospirò.

 

"Nessuno ti ha mai detto che il mondo non scompare solo perché tu non puoi vederlo?" Gli chiese in tono sarcastico e leggermente infastidito, mentre lui non si mosse di un millimetro "...ok, va bene... farò finta che tu non sia qui"


"Non sono q-i"

 
Sorrise. Testardo! Beh, gli piaceva la testardaggine! 


"Bene allora, perché in effetti non dovresti essere qui. Che ci fai nel mio armadio?"


"La mia mamma dice di non pa-la-e con -i sconos-iuti" Disse, sempre coprendosi il viso con entrambe le mani ma spiandolo attraverso le sue piccole dita.

 
"Giusto. Tua madre ha ragione! Quindi forse non dovresti nasconderti nell'armadio degli sconosciuti." Disse, non riuscendo ad evitare di accennare un sorriso.


Di nuovo non replicò, continuando a coprirsi il viso con entrambe le mani, ovviamente ancora convinto che così non potesse vederlo. Beh, dopotutto avrà avuto...cosa? Tre anni? No... due... al massimo due e mezzo. 


"Bene! Non sono il tipo da 'piacere di conoscerti'... ma... sono Greg" disse.


"No, io." Rispose, ancora da dietro le sue piccole mani.


"Cosa?" Gli chiese,  stavolta guardandolo con uno sguardo interrogativo.


"Io sono Gheg. Non p-oi -uba-e il mio nome"


Rise, più forte stavolta.


"Sono più vecchio di te. L'hai rubato tu." Disse, scuotendo la testa.

 

Spostò le mani dal viso e lo guardò storto. Uno sguardo che gli ricordò... no... Guardò quelli che gli sembrarono gli stessi occhi che lo guardavano dallo specchio da 52 anni... e quello sguardo che gli ricordava... NO... era assurdo! Probabilmente era solo uno scherzo della sua mente appena uscita dal coma. La sua mente era stata annebbiata per più di un anno e ora si stava chiaramente prendendo gioco di lui. La proprietaria di quello sguardo era in realtà l'ultima donna al mondo che avrebbe potuto chiamare suo figlio come lui.


"Ok. Tienitelo. Io sono House"


Gregory rise.


"È un nome buffo." Disse sorridendo.


"Ed è mio! Non puoi averlo, ok?" Disse con uno sguardo serio, trattenendo un sorriso di fronte al suo sorriso contagioso.


Gregory annuì.


"Ok... adesso non siamo più sconosciuti, Greg." disse, allungando la mano verso di lui e stringendogli la mano.


"Ghego-y" precisò


House non riuscì a non ridere.


"Cazzo, tua madre deve odiarti davvero molto... imparerai a pronunciarlo quando avrai almeno sei anni!" Disse, scuotendo la testa e guardandolo negli occhi mentre metteva improvvisamente il broncio.


"Quella è una b-utta pa-ola" Disse, lanciandogli un'altra occhiataccia "E... tu sei b-utto..." disse mettendo di più il broncio mentre i suoi occhi azzurri iniziavano a velarsi di lacrime "La mia mamma mi v-ole bene..."


Cazzo!

 

"Oh, andiamo! Non aprire le fontane adesso!" Disse passandosi una mano sulla faccia "Non sono bravo coi bambini! Dai andiamo! Mi dispiace..."  

 
Gregory lo ignorò e grandi lacrime iniziarono a scendere sulle sue guance.

 

Cazzo! Perché non poteva semplicemente smettere di essere uno stronzo?! Cristo Santo, aveva solo due anni!


"Dai... ok... scusa, piccolo! Certo che la mamma ti vuole tanto bene!" Disse "Beh... così tanto che ti ha perso" Non riuscì a evitare di aggiungere a bassa voce.

 

Gregory alzò gli occhi a guardarlo, pulendosi il naso con il palmo della mano, ma mordendosi il labbro a quelle parole.  

 

Ancora... cazzo! Aveva due anni, ma non era stupido... né tantomeno sordo.


"La mamma non mi ha pe-s-so" Disse, tirando su con il naso.


"Ok. Andiamo. Smetti di piangere. Va bene. Ti vuole bene. Ho capito."

 

"Vo-o bene alla mia mamma" disse, di nuovo tirando su con il naso.

 

House lo guardò. Tutto quell'amore gli stava facendo venire il diabete! E non poteva farci niente... era allergico a tutta quella dolcezza!


"Se le vuoi così bene perché le stai facendo venire un attacco di cuore?" Gli chiese, di nuovo dimenticando che stava parlando con uno di due anni.

 

Devo davvero essere pazzo! Sto davvero discutendo con un lattante?


"Vo-io mamma" Gregory disse, mettendo di nuovo il broncio e strofinandosi gli occhietti con i suoi piccoli pugni.

 

"Ok, piccolo" Disse, allungando la mano verso di lui e prendendolo in braccio, sedendosi sul letto e facendolo sedere sulle sue ginocchia "Ascolta. Chiamo un'infermiera così ti aiuterà a trovare la tua mamma, ok?" Disse, stavolta in tono più morbido, accarezzandogli la schiena.

 

"No!" Disse, scuotendo vigorosamente la testa "L'infe-mie-a è b-utta"

 

"Non è brutta per niente" Rispose con uno sguardo leggermente malizioso alzando un sopracciglio "Alla tua età dovrebbero ancora piacerti le tette. Beh, in realtà anche alla mia!" Aggiunse con uno sguardo malizioso mentre Gregory lo guardava.

 

"Quelle sono pe- i piccoli" Disse innocentemente "Mamma dice che non posso ave-le più pe-ché sono un bambino g-ande adesso"

 

House rise.

 

"Non preoccuparti! Le avrai ancora quando sarai davvero un bambino grande " disse, scuotendo la testa e ridendo "Beh, non quelle di tua madre..." aggiunse, facendo poi un gesto con la mano che era un 'ok, meglio non prendere questa strada adesso'

 

Gregory non rispose, e continuò semplicemente a guardalo con i suoi grandi occhi azzurri, ovviamente troppo piccolo per capire quella battuta.

 

"Quindi... non ti piacciono le infermiere" House disse con uno sguardo pensieroso mentre Gregory scuoteva ancora la testa facendo ondeggiare leggermente i riccioli scuri.

 

House continuò a guardarlo. Di certo non era un paziente. Forse uno dei suoi genitori era malato ed era lì in visita... ma, no, sarebbe stato là, non nascosto nell'armadio di uno sconosciuto. E non era un bambino che si era perso. Era troppo tranquillo, il che voleva dire che sapeva dov'era e anche come trovare sua madre se voleva.

 

"L'infe-mie-a dice che devo sta-e con i miei amici..." disse con uno sguardo serio "... ma lo-o sono così noiosi" precisò "Io vo-io mamma. No mi piace l'asilo"

 

"L'asilo dell'ospedale?" Gli chiese, guardandolo mentre annuiva "Quindi... tua madre lavora qui?" Gli chiese mentre Gregory annuiva ancora e apriva la bocca per rispondere.

 

Chiuse immediatamente la bocca appena la porta si aprì e si coprì di nuovo il viso con entrambe le mani, mentre l'infermiera alzava gli occhi al cielo.  

 

"Oh, sono davvero spiacente, signore" disse, avvicinandosi a loro "È un vero terremoto. Spero che non le abbia dato troppo fastidio" Disse mentre House la guardava e lei prendeva la mano di  Gregory.

 

"Perché ti piaccia così tanto questo reparto è davvero una cosa che non riesco a capire!" Disse, inginocchiandosi per legargli una delle scarpe e poi guardando in su, incontrando lo sguardo di House che continuava a guardarli  "Davvero non so cosa ci trovi di così interessante nella gente in coma"

 

"Non pa-lano e posso gua-da-e i ca-toni" Gregory rispose, guardandola dritto negli occhi e poi guardando ancora House, che sostenne il suo sguardo.

 

"Andiamo"  disse ancora l'infermiera, guardando Gregory mentre la sua manina cercava qualcosa nella tasca dei pantaloni e sussurrando ad House un'altro 'mi scusi'...

 

Lo guardarono entrambi mentre finalmente trovava quello che stava cercando, porgendolo poi ad House.

 

"Ciao" disse solo, facendo ciao con la manina e sorridendo, prendendo poi la mano dell'infermiera.

 

House guardò il lecca-lecca alla ciliegia nel palmo della sua mano, alzando poi ancora lo sguardo a guardare Gregory.

 

"Ciao, piccolo" Disse solo, mentre lui usciva dalla porta.

 

   
 
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