Capitolo 3 - Il tizio in coma
"È
incredibile, Mike! Avevi mai sentito niente del genere?"
"Cosa?" Il dottor Wyle guardò il suo
collega e amico con uno sguardo annoiato prima di capire di cosa stesse
parlando "Oh già, il tizio in coma!"
Il
dottor Anderson annuì, allungando la mano per prendere la sua bistecca con
patate fritte dal bancone di fronte a lui, e mettendola sul suo vassoio.
"Già! Il tizio in coma!" Disse con uno
sguardo leggermente infastidito "Sta meglio di me e te messi insieme e
verrà dimesso nel giro di qualche giorno. Quel tizio è... non so! Apre gli
occhi dopo quattordici mesi e nove giorni di coma e la prima cosa che dice all'infermiera
Anne è che la sua voce è troppo rauca e che deve farsi vedere da..."
Non
finì quella frase e sospirò nell'istante in cui si rese conto che l'attenzione
del suo amico non era più per lui, focalizzata su qualcosa di decisamente più
interessante di quell'aneddoto. Beh, non che potesse biasimarlo!
"Scusa,
Lisa" disse il dottor Wyle, guardando Cuddy, che accennò a sua volta un
sorriso "Davvero non sa cosa significhi 'secreto professionale'..."
Cuddy
sorrise, mordendosi leggermente il labbro. Quei due le ricordavano...beh, altri
due della sua vita passata.
"Andrai
al galà di beneficienza sabato sera? Stavo pensando che... magari potremmo
andarci insieme" Disse, accennando un sorriso che lasciava leggermente trasparire il suo
disagio.
"Oh,
beh... sì, ma... in realtà non so ancora se riuscirò ad andarci..." Disse,
con un mezzo sorriso e un sospiro "Io... beh, devo prima trovare
l'ennesima babysitter" precisò, con un altro sospiro.
Il
dottor Wyle rise e, come risposta, lei lo fulminò con gli occhi.
"Non
ridere!" Disse mentre non poteva evitare però di ridere a sua volta "Non
è per niente divertente!"
"Quindi...
Gregory ha fatto scappare la babysitter?" Le chiese, stavolta trattenendo
un'altra risata.
Cuddy
si passò una mano sulla fronte e scosse la testa.
"Questa.
E quella prima di questa. E quella prima di quella" Disse, guardandolo
negli occhi e accennando un sorriso "Ma, se sono fortunata, riuscirò a
lasciare lui e Rachel con sua nonna"
Il
dottor Wyle annuì, guardandola con uno sguardo leggermente pensieroso Sua nonna? Non... di tutti e due?
"Quindi,
tua madre è in città?" Le chiese.
Cuddy
scosse la testa, guardando il suo stesso vassoio mentre vi appoggiava una mela
e poi alzando gli occhi a guardare ancora lui.
"Ehm...
no" Disse, scuotendo la testa "La madre del padre di Gregory. Le
chiederò se i bambini possono dormire da lei"
Sorrise,
guardandolo negli occhi mentre lui sorrideva a sua volta.
...
"Posso
farlo da solo, grazie" Disse all'infermiera, che lo guardò e sorrise,
uscendo poi dalla stanza. Appoggiò le mani sui braccioli della sedia a rotelle
e si alzò lentamente in piedi, appoggiandosi al letto per sostegno, più per
abitudine che perché ne avesse davvero bisogno.
Niente
dolore.
Due
gambe ancora troppo deboli per via di quei lunghi mesi immobile in un letto
d'ospedale ma... niente dolore. Niente più dolore.
Non
aveva una risposta per quello, né sapeva se sarebbe durato o se avrebbe ricominciato ad avere dolore quando
meno se l'aspettasse... ma non gli interessava. Non gli interessava non avere
una risposta a quella domanda. Forse doveva solo ringraziare quel Big Joe per quello. Cosa diavolo
credeva di fare? Ucciderlo? Come poteva uccidere un uomo già morto? Perché
questo era. Un uomo morto. Non aveva più niente. L'unica donna che avesse mai
davvero amato se n'era andata... a causa sua. Il suo migliore amico era morto. Sua
madre... beh...
Si
passò una mano tra i capelli. Tra quei capelli troppo lunghi.
Il
suo 'Tu sei assolutamente perfetto così
come sei' risuonò nella sua mente.
Non
la meritava. E lei non meritava di avere un figlio come lui. Cosa poteva darle?
Altro dolore? Altre delusioni? In realtà, era meglio per lei che restasse tutto
così... che continuasse a piangere sulla sua tomba e andasse avanti... senza di
lui.
Sospirò
mentre camminava lentamente verso il bagno. Guardò la sua stessa immagine nello
specchio e si passò una mano sul mento. Barba e capelli decisamente troppo
lunghi. E troppi capelli grigi.
...
Scosse
leggermente la testa, continuando a guardare la sua immagine nello specchio. Si
passò una mano sulla pelle liscia del mento e delle guance, facendo poi
scorrere le dita tra quei capelli ancora troppo lunghi. Beh... da qualche parte
doveva pur cominciare, ed era già un inizio! Si passò di nuovo l'asciugamano
sul viso prima di tornare in camera. I muscoli gli facevano male per via di
tutte quelle ore di fisioterapia dopo troppi mesi di immobilità.
Un
rumore catturò la sua attenzione nell'istante in cui si avvicinò al letto, e si
guardò intorno nel silenzio di quella stanza. Un rumore sordo... come di una
scarpa che sbatte contro una superficie di legno.
Come una piccola Nike bianca e blu contro la
porta di legno del suo armadio.
"Riesco
a vederti" disse nell'istante in cui aprì entrambe le porte dell'armadio e
vide quel piccoletto nascosto lì dentro. Una maglietta bianca a maniche corte e
un paio di jeans. Le piccole mani sul viso mentre ovviamente pensava che lui non
potesse vederlo visto che lui non lo vedeva.
"No, non p-oi" Una vocina rispose da
dietro quelle mani.
Sospirò.
"Nessuno
ti ha mai detto che il mondo non scompare solo perché tu non puoi vederlo?"
Gli chiese in tono sarcastico e leggermente infastidito, mentre lui non si
mosse di un millimetro "...ok, va bene... farò finta che tu non sia qui"
"Non sono q-i"
Sorrise. Testardo!
Beh, gli piaceva la testardaggine!
"Bene allora, perché in effetti non
dovresti essere qui. Che ci fai nel mio armadio?"
"La mia mamma dice di non pa-la-e con -i sconos-iuti"
Disse, sempre coprendosi il viso con entrambe le mani ma spiandolo attraverso
le sue piccole dita.
"Giusto. Tua madre ha ragione! Quindi forse
non dovresti nasconderti nell'armadio degli sconosciuti." Disse, non
riuscendo ad evitare di accennare un sorriso.
Di nuovo non replicò, continuando a coprirsi il
viso con entrambe le mani, ovviamente ancora convinto che così non potesse
vederlo. Beh, dopotutto avrà
avuto...cosa? Tre anni? No... due... al massimo due e mezzo.
"Bene! Non sono il tipo da 'piacere di conoscerti'... ma... sono Greg"
disse.
"No, io." Rispose, ancora da dietro le
sue piccole mani.
"Cosa?" Gli chiese, stavolta guardandolo con uno sguardo
interrogativo.
"Io sono Gheg. Non p-oi -uba-e il mio nome"
Rise, più forte stavolta.
"Sono più vecchio di te. L'hai rubato tu."
Disse, scuotendo la testa.
Spostò le mani dal
viso e lo guardò storto. Uno sguardo che gli ricordò... no... Guardò quelli che
gli sembrarono gli stessi occhi che lo guardavano dallo specchio da 52 anni...
e quello sguardo che gli ricordava... NO... era assurdo! Probabilmente era solo
uno scherzo della sua mente appena uscita dal coma. La sua mente era stata annebbiata
per più di un anno e ora si stava chiaramente prendendo gioco di lui. La
proprietaria di quello sguardo era in realtà l'ultima donna al mondo che avrebbe
potuto chiamare suo figlio come lui.
"Ok. Tienitelo. Io sono House"
Gregory rise.
"È un nome buffo." Disse sorridendo.
"Ed è mio! Non puoi averlo, ok?" Disse
con uno sguardo serio, trattenendo un sorriso di fronte al suo sorriso
contagioso.
Gregory annuì.
"Ok... adesso non siamo più sconosciuti,
Greg." disse, allungando la mano verso di lui e stringendogli la mano.
"Ghego-y" precisò
House non riuscì a non ridere.
"Cazzo, tua madre deve odiarti davvero
molto... imparerai a pronunciarlo quando avrai almeno sei anni!" Disse,
scuotendo la testa e guardandolo negli occhi mentre metteva improvvisamente il
broncio.
"Quella è una b-utta pa-ola" Disse,
lanciandogli un'altra occhiataccia "E... tu sei b-utto..." disse
mettendo di più il broncio mentre i suoi occhi azzurri iniziavano a velarsi di
lacrime "La mia mamma mi v-ole bene..."
Cazzo!
"Oh,
andiamo! Non aprire le fontane adesso!" Disse passandosi una mano sulla
faccia "Non sono bravo coi bambini! Dai andiamo! Mi dispiace..."
Gregory lo ignorò e grandi lacrime iniziarono a
scendere sulle sue guance.
Cazzo! Perché non poteva semplicemente smettere
di essere uno stronzo?! Cristo Santo, aveva solo due anni!
"Dai... ok... scusa, piccolo! Certo che la
mamma ti vuole tanto bene!" Disse "Beh... così tanto che ti ha perso" Non riuscì a evitare di
aggiungere a bassa voce.
Gregory alzò gli
occhi a guardarlo, pulendosi il naso con il palmo della mano, ma mordendosi il
labbro a quelle parole.
Ancora... cazzo! Aveva due anni, ma non era stupido... né
tantomeno sordo.
"La mamma non mi ha pe-s-so" Disse,
tirando su con il naso.
"Ok. Andiamo. Smetti di piangere. Va bene. Ti
vuole bene. Ho capito."
"Vo-o
bene alla mia mamma" disse, di nuovo tirando su con il naso.
House
lo guardò. Tutto quell'amore gli stava facendo venire il diabete! E non poteva
farci niente... era allergico a tutta quella dolcezza!
"Se
le vuoi così bene perché le stai facendo venire un attacco di cuore?" Gli
chiese, di nuovo dimenticando che stava parlando con uno di due anni.
Devo davvero essere pazzo! Sto davvero discutendo con un
lattante?
"Vo-io mamma" Gregory disse, mettendo
di nuovo il broncio e strofinandosi gli occhietti con i suoi piccoli pugni.
"Ok,
piccolo" Disse, allungando la mano verso di lui e prendendolo in braccio,
sedendosi sul letto e facendolo sedere sulle sue ginocchia "Ascolta. Chiamo
un'infermiera così ti aiuterà a trovare la tua mamma, ok?" Disse, stavolta
in tono più morbido, accarezzandogli la schiena.
"No!"
Disse, scuotendo vigorosamente la testa "L'infe-mie-a è b-utta"
"Non
è brutta per niente" Rispose con uno sguardo leggermente malizioso alzando
un sopracciglio "Alla tua età dovrebbero ancora piacerti le tette. Beh, in
realtà anche alla mia!" Aggiunse con uno sguardo malizioso mentre Gregory
lo guardava.
"Quelle
sono pe- i piccoli" Disse innocentemente "Mamma dice che non posso
ave-le più pe-ché sono un bambino g-ande adesso"
House
rise.
"Non
preoccuparti! Le avrai ancora quando sarai davvero un bambino grande " disse,
scuotendo la testa e ridendo "Beh, non quelle di tua madre..." aggiunse,
facendo poi un gesto con la mano che era un 'ok,
meglio non prendere questa strada adesso'
Gregory
non rispose, e continuò semplicemente a guardalo con i suoi grandi occhi
azzurri, ovviamente troppo piccolo per capire quella battuta.
"Quindi...
non ti piacciono le infermiere" House disse con uno sguardo pensieroso
mentre Gregory scuoteva ancora la testa facendo ondeggiare leggermente i
riccioli scuri.
House
continuò a guardarlo. Di certo non era un paziente. Forse uno dei suoi genitori
era malato ed era lì in visita... ma, no, sarebbe stato là, non nascosto
nell'armadio di uno sconosciuto. E non era un bambino che si era perso. Era
troppo tranquillo, il che voleva dire che sapeva dov'era e anche come trovare
sua madre se voleva.
"L'infe-mie-a
dice che devo sta-e con i miei amici..." disse con uno sguardo serio
"... ma lo-o sono così noiosi" precisò "Io vo-io mamma. No mi
piace l'asilo"
"L'asilo
dell'ospedale?" Gli chiese, guardandolo mentre annuiva "Quindi... tua
madre lavora qui?" Gli chiese mentre Gregory annuiva ancora e apriva la
bocca per rispondere.
Chiuse
immediatamente la bocca appena la porta si aprì e si coprì di nuovo il viso con
entrambe le mani, mentre l'infermiera alzava gli occhi al cielo.
"Oh,
sono davvero spiacente, signore" disse, avvicinandosi a loro "È un
vero terremoto. Spero che non le abbia dato troppo fastidio" Disse mentre
House la guardava e lei prendeva la mano di Gregory.
"Perché
ti piaccia così tanto questo reparto è davvero una cosa che non riesco a
capire!" Disse, inginocchiandosi per legargli una delle scarpe e poi
guardando in su, incontrando lo sguardo di House che continuava a guardarli "Davvero non so cosa ci trovi di così
interessante nella gente in coma"
"Non
pa-lano e posso gua-da-e i ca-toni" Gregory rispose, guardandola dritto
negli occhi e poi guardando ancora House, che sostenne il suo sguardo.
"Andiamo"
disse ancora l'infermiera, guardando
Gregory mentre la sua manina cercava qualcosa nella tasca dei pantaloni e
sussurrando ad House un'altro 'mi scusi'...
Lo
guardarono entrambi mentre finalmente trovava quello che stava cercando,
porgendolo poi ad House.
"Ciao"
disse solo, facendo ciao con la manina e sorridendo, prendendo poi la mano
dell'infermiera.
House
guardò il lecca-lecca alla ciliegia nel palmo della sua mano, alzando poi
ancora lo sguardo a guardare Gregory.
"Ciao,
piccolo" Disse solo, mentre lui usciva dalla porta.