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Autore: floricienta    22/01/2017    0 recensioni
In una società governata dalla tecnologia più avanzata combinata alla forza del Mana, la divinità dell'oceano, Tangaroa, minaccia la sopravvivenza del genere umano, costringendolo a ritirarsi a vivere sulle aeronavi e obbligandolo a compiere sacrifici per beneficiare la propria benevolenza.
È in questo contesto che si intrecciano i destini e i sentimenti di due persone. Ari, un ragazzo timido e pauroso, che si è visto portar via tutto ciò che di più caro gli era al mondo, e con un potere dentro di lui che non può neanche immaginare; e Nael, un ladruncolo di strada che, per diverse vicissitudini, si è ritrovato a convivere proprio con Ari, aiutandolo giorno per giorno a diventare sempre più forte con la sua presenza.
Un insieme di turbamento, tristezza, felicità, disperazione, amore.
Sarà proprio la catena che li lega indissolubilmente a determinare la salvezza o la distruzione dell'umanità.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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CAPITOLO 20
432

 

Ormai era passato più di un anno da quando Nael e Ari convivevano nella fattoria di proprietà dei genitori di quest'ultimo, portati via dai maghi.
Solo da qualche tempo, Ari aveva scoperto cosa fosse successo realmente quel giorno. L'aveva domandato a Nael, con il quale aveva instaurato un rapporto di fiducia reciproca, e questo non era rimasto sorpreso dal fatto che non lo sapesse.
Aveva capito che Ari era stato tenuto ben lontano da tutto quello che di crudele esisteva, racchiuso nella cascina ed esiliato con i genitori, quindi gliel'aveva spiegato cercando di trovare le parole più adatte per non sconvolgerlo troppo. Era stato un argomento difficile da discutere, non aveva mai dovuto calibrare le proprie frasi per non far star male una persona.
Infatti, Ari era finito a piangere, continuando a sussurrare “Perché? Perché?” e Nael l'aveva abbracciato senza indugi, premendo sulla sua colonna vertebrale per cingerlo il più possibile tra le sue braccia e dargli rifugio. Gli batteva così forte il petto quella volta, che si diede dello sciocco da solo, soprattutto quando pregò tra sé e sé che Ari non se ne accorgesse prima di dover dare spiegazioni anche su quello.
Era qualcosa a cui non sapeva dare una spiegazione.
Semplicemente, aveva imparato a voler bene a quel ragazzino e gliene voleva così tanto da preoccuparsi costantemente per lui e condividere il suo stesso dolore. Però, si mostrava forte ai suoi occhi e non permetteva mai a una lacrima di solcare il suo viso o a un broncio di apparire, in modo tale da rendere sempre raggiante e solare l'atmosfera intorno ad Ari.

E di questo, Ari, se ne era accorto per bene. Lo stare insieme a Nael ogni singolo giorno era diventato un bisogno necessario e non più semplice abitudine o costrizione.
Voleva avere intorno a lui quel ragazzo, voleva continuare a sentire le battute pessime che uscivano dalle sue labbra e voleva che lo prendesse costantemente per i fondelli, facendolo arrossire.
Era sicuro che fossero diventati una famiglia in tutto e per tutto e non avrebbe mai voluto che le cose cambiassero.
Per questo aveva cominciato a provare una paura diversa da quelle con cui era solito confrontarsi. Aveva paura di rimanere solo, non perché lo fosse per davvero, ma perché non avrebbe avuto più intorno Nael e non poteva accettarlo. Tutto il suo corpo si rifiutava di accogliere l'idea che un giorno si sarebbero potuti dividere.
Da tempo aveva capito che la sua sola presenza era indispensabile per lui e sperava ogni singolo giorno che non se ne andasse mai via.
Di certo, lui non si sarebbe mai allontanato da Nael, tuttavia, non poteva essere convinto anche del contrario.
Capitava non troppo raramente che Nael lasciasse la fattoria per tornare in città, dove, probabilmente, si incontrava con i ragazzi della banda di ladruncoli di strada di cui faceva parte quando era ancora uno straccione e veniva coinvolto in altri piccoli furti, oppure era semplicemente un modo per cambiare aria e tornare dove era sempre stato solito vivere. Era anche arrivato a pensare che lo facesse perché non voleva davvero abitare con lui.
Questo Ari non lo sapeva, ci aveva rimuginato a lungo senza arrivare ad una vera risposta sul perché Natanael uscisse così tante volte, nonostante fosse anche essenziale che lo facesse per le varie commissioni necessarie per portare avanti la fattoria.
Forse era solamente tutto frutto della sua immaginazione, ma, ogni volta che Nael usciva per recarsi in città, aveva il timore che non sarebbe più tornato indietro. Per questo lo accoglieva, nascondendo dentro di sé la gioia nel rivederlo, con un enorme bentornato ogni volta che rientrava in casa e Nael ricambiava quel saluto dandogli un bacio sulla guancia.

Man mano che i mesi passavano, Nael aveva preso questa abitudine d'instaurare un contatto fisico.
Se prima era solo qualche carezza sulla testa per calmarlo, poi era arrivato ad abbracciarlo e a tenerlo vicino alla sera quando si rilassavano davanti al televisore, perdendosi in qualche carezza, fino a dargli addirittura un bacio o sulla testa o sulla guancia – anche se più di rado – per salutarlo quando se ne andava e tornava a casa e prima di andare a dormire.
Inoltre, da quella sera dell'anno precedente, dove aveva capito di potersi fidare davvero di Nael, capitava che dormissero insieme nella propria camera. Non succedeva più di una volta a settimana, ma, quando accadeva, il maggiore gli restava vicino tanto da sentire il suo fiato sbattere sul viso e prima di addormentarsi si facevano qualche coccola.
Ari non si tirava indietro neanche a quelle attenzioni, nonostante le trovasse un po' strane. A quanto pare, Nael, aveva preso seriamente la sua promessa di occuparsi di lui, tanto da fargli quasi da genitore.
Ari non lo considerava tale, non era neanche sicuro di chiamarlo amico e nemmeno fratello. Non aveva la minima idea di cosa fossero, ma era un problema inutile fin tanto che le cose andavano bene ed entrambi vivevano tranquillamente.
Così era già passato un anno.
 


Febbraio, anno 432 del XII periodo

Nael stava osservando Ari mungere una mucca, in piedi, con aria assorta e le braccia conserte.
“Perché non lo lasci fare a me?” domandò con tono scocciato.
“Sarai utile nei campi e in casa e in parecchie altre cose, ma non hai ancora capito come si munge.”
Natanael roteò gli occhi al cielo e sbuffò sonoramente.
“Questo lo dici te.”
“Non farai del male alla mia Ayau.” Ari rispose con un tono più serio del dovuto.

Ama davvero i suoi animali.

Si ritrovò a pensare e gli si avvicinò appena di un passo, osservando i movimenti delle sue mani.
“Ho quasi fame.” affermò ad un certo punto e vide l'altro scuotere la testa.
“Stai calmo, dopo andiamo a fare colazione.”
Natanael sentiva che più passava il tempo e più Ari gli rispondeva a tono, gli parlava senza esitazione e si tratteneva molto meno rispetto ai primi mesi e la cosa lo riempiva di orgoglio. Da una parte si riteneva il fautore per quel cambiamento nel ragazzino, però, dall'altra, sapeva che fosse anche dato dal fatto che stava crescendo e, presumibilmente, stava lasciando da parte tutti i timori che lo avevano sempre appesantito.
Nael fece un lamento e schioccò la lingua.
“Non sei stato un buon insegnante, per questo non sono capace.”
“Non è vero.” ribatté secco, continuando a strizzare le mammelle della giovenca. “Sei tu che sei incapace.”
“Essere insultato così da un bambino, quale disonore.” usò un tono melodrammatico, sbattendosi il dorso della mano destra alla fronte.
Ari lo guardò di sbieco, trattenendo un ulteriore commento verso di lui, e continuò il suo lavoro con dedizione.
“Però...” Nael riprese a parlare, portandosi le mani incrociate dietro la testa e, in quel momento, perse per un attimo l'attenzione.
Rimase a fissare Ari.
I capelli biondo cenere erano tenuti raccolti da una mezza coda alta, mentre il resto scendeva lungo le spalle, forse erano troppo lunghi per un ragazzo della sua età, sarebbero potuti essere troppo femminili, invece, pensò che gli stessero proprio bene. Le sue dita esili toccavano con molta cura l'animale e il latte finiva per cadere nel secchio, posto al di sotto, in maniera regolare, senza mai perdere il ritmo.
Poi, i suoi occhi eterocromi si posarono sulle maniche della felpa grigia, arrotolate fin sopra al gomito per non sporcarsi, e che lasciavano vedere la pelle candida delle braccia, abbastanza esili così come il resto del suo corpo.
Avrebbe voluto incontrare le sue iridi cristalline per sapere quale tonalità avessero assunto durante quel compito, ma la posizione in cui si trovavano non gliel'acconsentì.
“Però?” lo incitò Ari, dato che non accennava a continuare il discorso.
Nael si destò per un secondo dai suoi pensieri.

Perché continua a succedere?

Non era la prima volta che si perdeva nell'ammirarlo. Quando lavava i piatti, era da solo a riposare sul divano, spazzava per terra, dormiva al suo fianco. Ogni occasione era buona per abbandonarsi alla visione di Ari.
L'aveva scrutato così tante volte da sapere a memoria i suoi lineamenti.
Era strano e lo sapeva benissimo, eppure non riusciva a farne a meno. Vederlo impegnato in qualcosa o con il volto rilassato provocava una splendida sensazione nel suo petto. Aveva riconosciuto questo sentimento come il voler bene a una persona e magari reagiva in questo modo perché non ne aveva mai voluto a nessuno e questo lo destabilizzava.
Eppure, Ari lo rimetteva in piedi poco prima di cadere ogni volta.
Quando ci rifletteva sopra si sentiva come camminare sugli scogli bagnati e scivolosi, saltellando da uno all'altro per raggiungere la riva e, quando stava per perdere l'equilibrio e finire in mare, ecco che spuntava Ari dal nulla e la sua mano lo teneva forte e lo portava via da quelle riflessioni. Così non arrivava mai a una conclusione e si lasciava di nuovo trasportare da quel ragazzo, fino a quando non si ritrovava da solo con i suoi pensieri.

Non è normale. È un ragazzino di tredici anni, Nael... smettila.

Ormai anche lui era arrivato a chiamare se stesso con quel soprannome che adorava, soprattutto quando pronunciato dal biondo.
“Nael?”

Merda.

“Però...” riprese il discorso facendo finta di niente. “Tu mi hai insegnato a cucinare, stirare, fare il bucato e zappare la terra.”
“E tante altre cose.” lo interruppe Ari.
“Beh, insomma, qualche cosa. Mentre io non ti ho ancora insegnato nulla di concreto e serio!” il suo tono era severo e responsabile.
Il minore lasciò appena la presa sulla mammella e voltò il capo verso di lui per dargli tutta la sua attenzione.
“E cosa vorresti insegnarmi?”

Ah, i suoi occhi hanno la sfumatura della spuma nel mare.

Nael fece finta di pensarci su, poi esclamò.
“Quello che so fare meglio, ovviamente! Ti insegnerò a rubare.”
“Nael...?”
“Mh?”
Il moro rimase confuso da quello che successe dopo. Tutto quello che sapeva era che adesso la sua maglietta aveva un'enorme macchia bianca che colava a terra, facendo una pozza ai suoi piedi e che Ari teneva puntata verso di lui una mammella della mucca, anch'essa gocciolante.
Sbatté le palpebre più e più volte prima di rendersi conto che fosse stato proprio lui a colpirlo. Non se lo sarebbe mai aspettato.
“Ehi! Ma che diavolo fai?” esagerò con la reazione, gridando contro l'altro. “Adesso me la paghi!”
Non fece in tempo a buttarsi su di lui che sentì qualcosa che ancora non aveva mai sentito in quell'anno passato insieme.
Ari stava ridendo.
Stava ridendo di gusto.
Si stava tenendo una mano appena al di sopra della pancia, gli occhi erano socchiusi e la bocca spalancata nel far uscire quel dolce suono così puro che assomigliava alla sinfonia di un'orchestra.
Nael si paralizzò sul posto per qualche istante, contemplando la figura di Ari davanti a sé.

Non si era mai comportato così spontaneamente con me prima d'ora...

Era piacevolmente sorpreso, il suo cuore aveva preso a battere più velocemente del normale.

È la prima volta che lo sento ridere in questo modo.

Lo trovò bellissimo. Se aveva imparato a conoscere quella parte di Ari sempre triste e malinconica, adesso voleva imparare a conoscere questo lato spensierato e allegro.

Si è finalmente lasciato andare.

Rilassò completamente i muscoli e gli comparve un sorriso sul viso.
Eliminò la distanza tra di loro e allungò il braccio per dargli una pacca sulla testa, subito dopo fece scivolare le sue dita all'orecchio sinistro del ragazzo e glielo tirò lievemente.
Ari smise di ridere e lo guardò negli occhi, ricambiando il sorriso.
Nael voleva assolutamente vedere quel volto ogni singolo giorno della sua vita. Si ritrovò ad essere felice solo per quel gesto da parte dell'altro.
Si abbassò su di lui per dargli un bacio sulla fronte, rimanendo qualche istante con le labbra sulla sua pelle leggermente accaldata.
Ari non disse niente, lasciandolo semplicemente fare, con un lieve rossore sugli zigomi, ma con un senso di gioia nel petto.
Gli era venuto spontaneo. Aveva voglia di punirlo per quella stupida idea che gli era venuta in mente ed era accaduto tutto senza pensarci.
Si sentiva così bene dopo quella risata, si sentiva ancora meglio sentendo il calore della mano di Nael sulla sua testa e poi sul lobo. Quando aveva alzato gli occhi aveva visto un piccolo luccichio in quelli bicolore dell'altro, quasi sembrava sul punto di piangere, tuttavia, la sua espressione era esattamente l'opposto.
Le labbra sulla sua fronte lo stavano pizzicando ormai da qualche secondo.
“Vado a cambiarmi.”
Nael sussurrò quella frase sulla frangia bionda e abbandonò la stalla con un'infinità di pensieri che gli vorticavano nella testa.

 

 

Maggio, anno 432 del XII periodo

“Non voglio.”
“Ari, capisco il tuo punto di vista, ma hai intenzione di vivere per sempre rinchiuso qua dentro?” la voce di Nael era severa.
“Esatto.” e Ari non demordeva per niente.
Da qualche giorno, Natanael stava cercando di convincerlo ad uscire dalla fattoria per andare in città. Aveva insistito nel dire che anche lui doveva darsi da fare con qualche commissione e che non poteva rimanere per l'eternità chiuso nella cascina senza nessun contatto con terzi.

“Parlo con te, non è sufficiente?”

Così aveva risposto una delle prime volte e il maggiore si era spazientito all'istante.
“Non ti succederà niente. Rimarrai al mio fianco tutto il tempo, così potrai controllare che io non me ne scappi da qualche parte.”
Ari credeva a quelle parole, eppure la paura di quello che era successo non l'aveva ancora abbandonato. Era un qualcosa di troppo grande per lui da lasciarsi dietro le spalle, quindi continuava a ribadire il suo disappunto.
“Sai che non è per quello...”
“Oh, invece è questo.” Nael lo afferrò saldamente per un polso, non facendolo svincolare nonostante ci provasse. “Guarda che ormai ti so capire alla perfezione.”
Ari sussultò e voltò il capo, incapace di sostenere quegli occhi così profondi.

Sì, Nael, è per questo. Ho paura che, se tornassi in città, finirei di nuovo da solo e non voglio.

“Io...” provò a rispondere, senza riuscire a emettere suono.

...non voglio perderti.

Quella frase non gli uscì, ma fu l'altro a spezzare il silenzio.
“Guarda che così potrei pensare che tu non mi voglia tra i piedi, quindi te ne approfitti di queste giornate dove vado in città.”
Era un colpo basso e lo sapeva benissimo.
Lo stava prendendo in giro, giocando con la sua psiche, e ci stava riuscendo perfettamente.
Poteva essere subdolo delle volte.
“Non è vero!” urlò Ari, agitato.
L'attimo dopo si sentì trascinare contro il petto di Nael, che lo strinse dandogli tanti baci a schiocco sul capo.
“C-Cosa fai..?” avvertì il volto paonazzo.
L'abitudine del maggiore di avere questo rapporto fisico era aumentata negli ultimi mesi e delle volte provava una vergogna esagerata per quell'atteggiamento, anche se doveva ammettere che non gli dispiaceva per niente.
“Vieni con me in paese.” disse con tono lascivo. “Oppure me ne vado di casa.”
“Questo è un ricatto.” Ari avrebbe voluto usare un tono più duro, tuttavia era troppo rilassato contro il corpo di Nael perché gli uscisse tale.
“Gioco le mie carte.” rise.
Ari percepì la sua mano andare a sfiorargli la guancia e a quel gesto si scansò da lui, con il volto basso nascosto dai capelli.
“Andiamo?” chiese ancora.
Davvero non sapeva quale strano incantesimo avesse fatto quel ragazzo su di lui. Non era mai stato uno che si imponeva su qualcosa e faceva sempre quello che gli dicevano i genitori, però, Nael era capace anche di farlo ballare sul tavolo insieme a una gallina se solo gliel'avesse chiesto.
Si sentiva imbarazzato per quello che provava. Tra l'altro, non lo sapeva neanche lui.
Non aveva ancora deciso se Natanael fosse il perfetto fratello maggiore o il miglior padre del mondo o, semplicemente, un ragazzo straordinario con un carattere interamente opposto al suo che lo trascinava in qualsiasi cosa e che gli dava un conforto immenso.

Qualunque cosa sia, non voglio che svanisca.

“D'accordo.”



Stavano camminando lungo un ponticello che sovrastava un fiume e Ari teneva in mano una borsa con all'interno la spesa, lo stesso stava facendo Nael.

Non è successo niente, sta andando tutto bene...

Ari continuava a rassicurarsi mentalmente, così come aveva fatto l'altro a voce per minuti e minuti durante la passeggiata fino alla città.

Abbiamo fatto la spesa e adesso torniamo a casa.

Aveva ancora paura, però non lo dava a vedere dall'esterno. Il suo viso era concentrato su dove metteva i piedi e pareva addirittura quasi arrabbiato.
In quel momento, i suoi occhi cristallini si posarono sulle vetrine di una libreria e si spalancarono.
“Nael?” lo chiamò, tirandolo per la maglia. “Posso andare a dare un'occhiata?”
Il maggiore si voltò verso di lui e lo vide indicare la libreria. Pareva un bambino di fronte al suo giocattolo preferito, non gli avrebbe mai risposto di no.
“Certo, io ti aspetto qua fuori.”
Non fece neanche in tempo a finire la frase, che Ari era già sparito alla sua vista, entrando all'interno del negozio.
“Natanael?”
Strizzò gli occhi, sbuffando e girandosi verso quella voce. Vide davanti a sé due dei ragazzi della banda in cui era solito stare tempo prima.
“Ciao, ragazzi. Non ci si becca da un bel po', eh?” fece il finto tonto, parlando normalmente.
“Infatti! Che fine hai fatto? Hai lasciato così di punto in bianco tutti noi.”
“Sei sparito da quanto?” intervenne l'altro. “Un anno forse e non ti sei mai fatto sentire. Ti sei trovato un'altra gang?”
“Sono solamente cambiate alcune cosucce nella mia vita.” rispose con un tono ingenuo, cercando una scusa per allontanarsi, ma non poteva andarsene senza Ari.
“Sei un ingrato.” scherzò il primo. “Rorik ti ha accolto e tu l'hai tradito così.”
“Ehi, ehi.” Nael agitò le mani davanti tra lui e i due straccioni. “Non fatene una questione personale.”
Ari uscì dalla libreria proprio in quel momento e vide il maggiore parlare con due ragazzi che, ovviamente, non poteva conoscere, benché fosse ben chiaro chi potessero essere a causa dei loro vestiti.

Sono loro...

La sua mente andò subito ad un pensiero negativo, soprattutto quando sentì pronunciare ad uno dei due: “Dai, torna con noi.”
Ari si sentì mancare un battito e fece qualche passo verso di loro con le lacrime che gli pungevano gli occhi.

Non portatemelo via...

Malgrado non fosse la stessa scena dei suoi genitori, sentiva che, se non fosse andato subito da Natanael e non l'avesse preso e trascinato con sé, sarebbe successo di nuovo. Qualcuno si sarebbe portato via l'unica persona a cui voleva bene e non poteva permetterlo.

Nael è...

“Mi dispiace, ragazzi. Ora devo andare, ci si vede in giro!”
Non aveva neanche fatto in tempo ad arrivare, che Nael l'aveva preso per un braccio quasi a volerlo stritolare e se ne stavano andando a passo svelto.
L'ansia di quei pochi secondi svanì all'istante, ma ancora non aveva ripreso a respirare.
“Nael..?”
Era rimasto un po' confuso dalla situazione, aveva solo notato lo sguardo scocciato dell'altro che dava qualche occhiata dietro di sé, per accertarsi che non li stessero seguendo.
“Che seccatura...” Nael sussurrò tra i denti.
“Sono amici tuoi?” trovò il coraggio di chiedere.
“No, non lo sono.”
“A me sembrava di sì.” il suo tono era triste.
Nael si bloccò in mezzo alla strada e scoppiò a ridere, ottenendo due guance ingrossate da parte dell'altro. Il maggiore si era accorto dell'agitazione in lui.
“No, davvero non lo sono.” gli sfiorò appena la punta delle dita. “Ogni volta che incontro qualcuno in città della mia vecchia compagnia, cerca sempre di mettermi in mezzo e di convincermi a tornare nel gruppo, ma a me non è mai interessato.”

Quindi quando va in città non è per loro...

Ari era rimasto a bocca aperta, mentre l'altro continuava a parlare.
“Ci parlo senza problemi solo perché non voglio grane.” gli fece un occhiolino, lasciandogli la mano.

Vuole davvero rimanere con me, così come io voglio rimanere con lui. Non si fa trascinare dagli altri, non mi vuole abbandonare.

Un sorriso lo colse all'improvviso, poi un altro pensiero gli balzò alla mente.
“Significa che non hai nessun amico?”
Il moro si grattò la testa non sapendo come rispondere a quella domanda.
“No, non credo che mi servano...”
“Anche io non ne ho mai avuto nessuno.” abbassò il capo con un sorriso amaro.

Siamo davvero più simili di quanto creda...

“Ehi!” Ari venne riscosso da quell'esclamazione. “E io cosa sono?”
Una piccola felicità si espanse nel suo petto.
“Ah!” gli puntò un dito contro. “Allora ti serve qualche amico!”
“Ma che..?” Nael era rimasto sconcertato da quel comportamento che stava diventando sempre più brioso e piacevole. “Dannazione, mi hai tirato un colpo basso. Non ti facevo così astuto.”
Ari si mise a ridere, contento di riuscire a prenderlo per i fondelli qualche volta.
Tutte le sue preoccupazioni erano scomparse non appena aveva avuto la certezza che Nael voleva rimanere al suo fianco e aveva ripreso a comportarsi di conseguenza, facendosi tornare l'allegria che aleggiava intorno a quel ragazzo.
“Quindi siamo amici?” chiese poi Natanael.

Amici... lo siamo? Posso dire di avere finalmente un amico?

Ari annuì soddisfatto e sentì la mano di Nael sulla propria testa che gli scompigliava dolcemente i capelli per poi scoppiare a ridere.
Non sapeva se ci fosse un motivo per ridere a quella notizia, ma non poté che seguirlo, contagiato da quella melodia che gli dava la forza giorno per giorno per sopravvivere.
Successivamente, la mano di Nael tornò ad afferrare la propria e tornarono insieme nella fattoria con un nuovo sentimento che si faceva strada dentro di loro.

 


 

Ottobre, anno 432 del XII periodo

Quel giorno, Ari non si sentiva affatto bene e Nael se n'era accorto già dalla mattina appena sveglio, quando aveva aperto gli occhi e aveva trovato il ragazzino che, mentre si stava vestendo, aveva tirato un sospiro sommesso.
Gli aveva augurato il buongiorno come al solito e gli aveva stampato un bacio sulla guancia prima di andare a preparare la colazione.
Il resto della giornata era passata normalmente, anche se sentiva che qualcosa non andava, tuttavia Ari non voleva rispondere alle sue domande. Non volle far pesare qualche ulteriore tormento sulle spalle del ragazzino, quindi lo lasciò stare, sperando che gli passasse quel musino triste che gli era comparso dalle prime ore del giorno.
Purtroppo, ora si trovavano di nuovo distesi sul materasso a notte fonda e nessuno dei due sembrava riuscire ad addormentarsi: Nael troppo preoccupato e Ari ancora sovrappensiero e mogio mogio.
“Ari?” lo chiamò sussurrando e l'altro si voltò a pancia in giù, ignorandolo e affondando la faccia nel cuscino.
Nael prese a massaggiargli la schiena con movimenti circolari.

Se solo potessi far sparire questa tristezza.

All'improvviso spalancò gli occhi, facendosi venire un'idea.
“So io cosa ci vuole per far sparire quel broncio!” esclamò con tono allegro.
“Mh?” Ari sollevò appena la testa per sbirciare con la coda dell'occhio.
“Seguimi.”
Si alzò velocemente dal letto, mettendosi in piedi, e si portò le mani ai fianchi aspettando l'altro.
“Ma è notte fonda...” rispose Ari con poca enfasi.
“Che importa?”

Potresti almeno aiutarmi e farla facile.

Natanael lo prese per il polso a forza e lo trascinò fuori casa senza troppe obiezioni.
Camminarono per qualche minuto, sentendo l'aria fredda colpirgli le guance e infilarsi al di sotto della maglietta che faceva da pigiama. Nessuno dei due si era neanche messo il giubbotto addosso e non era il massimo stare fuori casa di notte a Ottobre senza essere coperti per bene.
Poco importava per Nael, convinto nel seguire il suo piano.
“Dove stiamo andando?”
“Stai zitto e fidati di me.”
Si bloccò per un istante, lasciando quasi andare la presa delle dita, che erano scese pochi minuti prima a tenere ben salda la mano di Ari.

Fidarsi di me...

Si voltò verso di lui, quasi con le guance arrossate e una punta di angoscia negli occhi.
“Perché tu... ti fidi di me, giusto?”
Rimasero immobili e in silenzio a specchiarsi nelle iridi altrui.
“Certo.” rispose Ari.
Il cuore di Nael sussultò e quasi gli mancò il fiato.

Qualcuno si fida di me. Qualcuno a cui tengo si fida di me.

“Davvero?”
“Davvero, Nael.”
Si accorse che gli tremava la voce e si sentì scoppiare di gioia a quella frase. Era tutto troppo strano per lui, ancora non aveva fatto l'abitudine con i suoi nuovi sentimenti.
Girò il viso da un'altra parte, provando a nascondere il rossore.
“Beh... allora andiamo!”

Cos'è questo imbarazzo?

Scosse la testa e cominciò a correre trascinandosi dietro di sé l'altro, fino a quando non arrivarono sulla riva del fiume che tanto piaceva ad Ari e che pensava l'avrebbe fatto tranquillizzare almeno un po'.
“Cosa ci facciamo qua?” domandò il minore con il fiatone.
Nael lo guardò sornione senza dargli una risposta e cominciò a levarsi i pantaloni e la maglia.
“C-Che stai facendo?” le pupille di Ari s'ingrandirono all'istante e balbettò appena.
“Una bella nuotata è quello che ci vuole.”
“Ma è notte fonda e l'acqua sarà congelata.”
“Bla, bla, bla...” accompagnò quelle parole con la mano e roteò gli occhi al cielo. “Muoviti e togliti i vestiti. Non fare la mammoletta.”
“Ma...”
Nael, ormai, era rimasto solo in boxer e tremava dal freddo. Nonostante ciò, non dava segni di cedimento.
“Così ci prenderemo un malanno.” insistette Ari, non volendo lasciarsi andare a quella pazzia.
Eppure, Natanael era così. Sempre pronto a fare qualsiasi cosa, per quanto sciocca o insensata fosse, pur di prendersi cura di lui e farlo sentire bene.
“Se non lo fai tu...” il moro sospirò esageratamente e gli si avvicinò per tentare di spogliarlo.
“Ehi!” Ari indietreggiò non appena fu bloccato per la vita e sentì la schiena venire a contatto con l'aria gelida.
“Stai fermo!”
Combatterono un po' perché nessuno dei due voleva arrendersi all'altro e, tutto d'un tratto, si ritrovarono a terra con Nael sopra al corpicino di Ari.
Natanael capì di essere in una posizione scomoda e non perché fossero uno sopra l'altro, ma perché era rimasto imbambolato per l'ennesima volta ad ammirare il volto di Ari, facendosi così esplodere il cuore da quanto stava battendo veloce.

È bellissimo.

Non poté che pensarlo mentre si rispecchiava nei suoi occhi, che in quel momento si erano fatti più scuri a causa della notte, con qualche striatura sul blu che circondava la pupilla.
Non solo voleva proteggerlo da qualsiasi cosa, ma era arrivato al punto da volerlo reclamare solo per sé.Voleva Ari e questo gli faceva tamburellare la testa in una maniera terribile.

Dovrei vergognarmi.

Cercò di darsi un contegno, prendendo un respiro profondo, e fece scivolare le mani lungo il suo busto, alzandogli appena la maglietta.
“Si lascia togliere i vestiti, piccolo guastafeste?”
“Sono capace anche da solo...” Ari voltò il viso, distaccando lo sguardo da Nael e facendo ricadere un ciuffo di capelli su di esso quasi a volerlo nascondere.

È adorabile...

Davvero non riusciva a smetterla di fare quel genere di pensieri e non sapeva se starci male o lasciare che questi lo penetrassero a fondo.
Però, intravedere ancora quel rossore sul volto dell'altro e sentire il suo respiro un po' affannato, distinguibile dal petto che si alzava e abbassava contro il proprio, soffermarsi su quelle labbra dischiuse e paffute che si erano appena seccate e avvertire il leggero tremolio di disagio che l'aveva colto alle dita sulle sue braccia nude lo stava facendo andare fuori di testa, facendogli addirittura dimenticare che stesse congelando dal freddo.
Per quanto si fosse reso conto che a tutti gli effetti era ancora poco più che un ragazzino, non gli importava niente. Di certo la loro differenza di età non poteva fermarlo nel provare quei sentimenti a cui non aveva ancora dato un nome, benché si fossero imposti sempre con più insistenza.
Si ritrovò a ridere senza un motivo ben preciso, forse colto dall'imbarazzo che non sapeva gestire, e si accasciò sul corpo dell'altro.
Sentì Ari dargli quasi un abbraccio, ma si fermò poco prima di stringerlo completamente.
“Alzati, dai...” gli sussurrò tra i capelli neri, soffiando a pochi centimetri dal suo orecchio.
Nael si poggiò sui gomiti, facendo come gli era stato richiesto.
“Ti fidi davvero di me?”
“Perché non dovrei?”
“La domanda è perché dovresti.” gli sfiorò una ciocca di capelli, portandola dietro l'orecchio.
Ari fece spallucce e si guardò intorno per poi ripiombare con gli occhi su di lui senza aver trovato una risposta.
“Ti ho rubato in casa così tante volte.”

Come fai a fidarti di qualcuno come me di cui hai avuto paura?

Non capiva perché fosse un tarlo per lui, probabilmente era stato segnato dagli avvenimenti del suo passato più di quanto pensasse. Non si era mai fidato di nessuno, né dei suoi pseudo-genitori, né di Kaleo; neanche Rorik era mai stato un vero amico su cui contare. Non aveva permesso a nessuno di avvicinarsi a quel modo a lui e adesso pregava con tutto se stesso che fosse il ragazzino sotto di sé a farlo.
“Ormai non ha più importanza.”
“E mi conosci anche da poco tempo.”
“E tu perché mi accudisci? Vale la stessa cosa.”
Nael sussultò.
All'inizio era per il proprio tornaconto e per non vivere più come un accattone, ma adesso...

Adesso posso anche vivere sulla riva di questo fiume, basta che al mio fianco...

Natanael si sollevò di scatto, convinto che, se fosse rimasto in quella posizione ancora per qualche secondo, non sarebbe stato più capace di gestire il suo corpo e non era affatto il caso.
“Allora?” cercò di fermare il tremolio della sua voce, fortunatamente pensò che Ari potesse riconoscerlo semplicemente come causa dell'aria notturna autunnale. “Lo facciamo questo bagno?”
Allungò la mano verso di lui e il biondo l'afferrò tirandosi su anch'egli.
“Non so perché, ma ho l'impressione che non posso vincere questa battaglia.”
“Infatti è così.” gli sorrise subdolamente.
Ari sbuffò e cominciò a spargere il prato con i suoi vestiti.
L'attimo dopo erano già in acqua, nonostante Ari ci avesse messo parecchio tempo per convincere il proprio corpo ad entrare completamente da quanto era gelida.
Passarono un paio di ore a giocare nel fiume e a farsi scherzi a vicenda.
Nael fu pienamente felice di vedere il volto sorridente dell'altro, che nemmeno si accorse che gli fosse svanito il broncio, se non quando erano tornati a casa e si erano messi addosso tre coperte per riscaldarsi e si erano seduti ai piedi del divano, abbracciati l'uno contro l'altro e l'aveva ringraziato lasciandogli un bacio sulla guancia.




NOTA DELL'AUTRICE:

Buona domenica ragazzi :)
Come vedete ho potuto pubblicare u.u
E siamo ancora alla scoperta del passato, del loro innamoramento graduale e si vede come Nael sia già partito abbastanza di testa ahaha pedofilo, non si fa u.u
Ari si è aperto molto, ha riso (no, cioè, HA RISO) davanti a Nael, gli ha detto che si fida, non vuole assolutamente che gli venga portato via. Cosa altro si vuole di più dalla vita? È un bambino bellissimo <3 Qualcuno ha idea di come si potrebbe concludere il pensiero di Ari: Nael è...
Uhuhuh non lo scoprirete mai u.u
*fu così che non venne pubblicato alcun capitolo 21 perché i due baldi giovani si sono beccati una polmonite* eeeeh... i ragazzi di oggi cosa mi combinano (?). A parte gli scherzi, spero che anche questo capitolo vi abbia fatto palpitare. Fatemelo sapere con un commento o un voto o qualcosa, ringrazio tutti quelli che mi stanno seguendo e continuano a farlo! Ci sono ancora tante altre emozioni e alla prossima settimana!
Flor ^w^

  
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