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Autore: lynsy    22/01/2017    0 recensioni
" Blaise era pacato e silenzioso, ma la sua lingua velenosa che sapeva controllare il dono della dialettica lo rendeva pericoloso, Pansy aveva l’aspetto delicato del fiore di cui portava il nome, nonostante i lineamenti duri del viso e il fisico da bambina, ma il suo carattere forte avrebbe intimorito in poco tempo perfino i ragazzi del quarto anno, e infine Malfoy aveva quello sguardo di superiorità che nascondeva ogni sorta di simpatia per chiunque non riuscisse a leggergli dentro. La loro fusione, tra pregi e difetti, avrebbe dato vita allo studente a cui Salazar pensava quando aveva creato la casata di Serpeverde, e loro questo non lo avrebbero capito per molto tempo."
Questa è una storia d'amore e una storia di vera amicizia. E' uno strano modo di affacciarsi sull'universo Slytherin per rimanerne travolti, ponendo l'attenzione su personaggi poco conosciuti ma comunque incisivi. Se siete pronti a scavare nei pensieri di quella che (secondo me) è Pansy Parkinson, non dovete far altro che leggere le mie parole e dirmi che ne pensate.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Blaise Zabini, Cedric Diggory, Draco Malfoy, Pansy Parkinson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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~~Forse la mossa di Draco non era stata così geniale, cioè è davvero possibile perdere contro quel grifondoro davanti a tutta la scuola? Glie lo avrebbe rinfacciato a vita. Ma doveva ammettere che da quando San Potter si era messo a parlare con un serpente sotto gli sguardi stupiti di decine di studenti e qualche professore la situazione nel castello risultava più vivibile e pacifica.
Non che i guai fossero spariti del tutto, c’era ancora qualcuno che continuava a rivolgerle sguardi truci e insistenti, ma le voci che lei e Blaise stavano mettendo in giro su Potter stavano sorbendo un bell’effetto. Non che credessero davvero che lui centrasse qualcosa, cioè dai, il grifondoro che ha causato la morte del signore oscuro sarebbe l’erede serpeverde? San Potter in giro per la scuola a cercare di uccidere centinaia di persone? Lo stesso Harry Potter che ha come migliore amica quella sanguesporco della Granger? Tutto ciò risultava alquanto improbabile, ma di tutto per smettere di attirare l’attenzione.
La ragazza se ne stava infatti seduta in tutta tranquillità su una panchina posta all’ingresso del castello, come non faceva da settimane, per il semplice fatto che non le era permesso. La pace e la tranquillità che provava in quei momenti le ricordavano le estati di quando era ancora una bambina, nella villa delle vacanze nella calda spagna, mentre sua madre le leggeva la storia della buffa strega della Birmania. Il libro che aveva tra le mani era effettivamente più complicato, e, nonostante ci fosse il sole, non faceva così caldo, ma finalmente poteva godersi l’aria fresca e il brusio fastidioso della vita nel castello.
“Non lo pensavo davvero Pans.”
La voce di Cedric la raggiunse all’improvviso, ma non inaspettatamente, era da giorni che la guardava da lontano, chiedendosi se avvicinarsi e rivolgerle la parola, o fare finta di niente; a quanto pare aveva deciso.
“niente romanzine oggi Diggory?” si limitò a guardarlo scocciata, rimpiangendo quei pochi minuti di solitudine che era riuscita a ritagliare nel corso della giornata.
Il ragazzo si sedette accanto a lei, guardando gli alberi ondeggiare nel parco al suono del vento, senza saper davvero cosa dire o fare.
“ero solo arrabbiato, cosa dovevo fare? Meglio il mio intervento che quello del caposcuola”
“nessuno ti ha mai chiesto aiuto Cedric, piantala di trattarmi come se avessi bisogno di protezione”
Il biondo si ritrovò a sbruffare, prima di tirarle un leggero spintone.
“che serpe permalosa, dovrei davvero toglierti punti.” Sorrise mentre posò un braccio attorno alle sue spalle, per fare in modo che gli si avvicinasse “e poi, tu hai bisogno di protezione Parkinson.”
“E da chi?” rispose impaziente liberandosi dalla sua presa leggera “da Potter o dal mostro?”
“da chi non fa altro che avere pretese su di te Pans, come puoi non capirlo?”
“Allora inizia ad allontanarti tu.” Ritirò le sue cose nella borsa con un colpo di bacchetta e si allontanò precipitosamente, lasciando il ragazzo solo sulla panchina.


Quella notte non riusciva proprio a dormire. Nonostante tutte le rassicurazioni che aveva ricevuto le voci che giravano sul fatto che se la situazione non migliorava la scuola avrebbe chiuso le frullavano ancora nella mente, togliendole il sonno e la tranquillità. Il letto era ormai in condizioni pietose, era infatti da ore che continuava a girarsi e rigirarsi cercando una posizione comoda che l’avrebbe fatta addormentare anche solo per poco, ma quella notte dubitava l’avrebbe trovata.
Si alzò, afferrando il mantello che la sera prima aveva buttato senza troppa attenzione sul baule ai piedi del letto ed uscì dalla sua stanza, facendo attenzione a non svegliare le altre due ragazze che condividevano la stanza con lei e si diresse verso la sala comune della casata.
Per fortuna le scale erano sempre illuminate, quindi non ebbe nessun problema anche se era notte fonda, ma prestò comunque molta attenzione ai ripidi gradini che scendevano verso la grande stanza. La sala comune era vuota ed era la prima volta che la vedeva così: i riflessi del lago erano sparsi per tutta la stanza e il silenzio quasi le rimbombava nelle orecchie. Si diresse verso il caldo focolare, accovacciandosi davanti ad esso, come a cercare di trattenere il calore che acquisiva dalle fiamme, e infine si sdraiò sul pavimento gelato, rabbrividendo.
Il silenzio fu interrotto da un rumore di passi, che si fermò alla fine delle scale e che costrinse la ragazza a girarsi, per scovare una testa bionda che la guardava sorpreso.
“Draco…” I ragazzi non si parlavano da un po’, per cui si salutarono con una certa dose di imbarazzo che la stanchezza non riuscì a simulare.
Draco si sedette su una delle poltrone, facendole un cenno col capo. “Che ci fai qui Pans?”
“non ho molto sonno, niente di che. Tu perché non sei a letto?”
“Za russa.” La ragazza si girò verso di lui, scoppiando in una risata spontanea, seguita da un sorriso del ragazzo.
“Non ce l’avevo davvero con te Pansy, è un po’ l’insieme”
La ragazza scrollò le spalle, per scacciare l’argomento che in quel momento non aveva voglia di affrontare, sapendo che dal ragazzo non avrebbe ottenuto scuse migliori di questa, quindi si limitò a sedersi su uno dei divani poco distanti da lui. “è stato un mese difficile per tutti.” A quanto pare quella era la giornata delle scuse.
Draco annuì, porgendo lo sguardo alla grande vetrata, senza dire un’altra parola. Il silenzio era però meno impacciato di prima e il clima più rilassato di quanto credesse possibile.
“Sai… tra pochi giorni si torna a casa, vorrei evitare di starci più del necessario.” La ragazza si rannicchiò più comodamente sul divano, facendo levitare una pesante coperta di lana verso di lei.
“dopo tutto quello che ti hanno fatto in questi mesi ci tieni ancora a questo posto?” il ragazzo la guardò con sguardo stupito, non capendo appieno il suo punto di vista. “io inizio a pensare che forse sarebbe meglio studiare privatamente, tenendosi alla larga da tutti questi problemi.”
“Hogwarts non è così male Dra. Vuoi precluderti la possibilità di prendere in giro Potter?” gli rivolse un sorriso scherzoso, seguito da un sbadiglio dovuto alle poche ore di sonno degli ultimi giorni. Il ragazzo sospirò, ricambiando poi il sorriso.
“No, questo non succederà! Però adesso vai a dormire, sei più pallida di me.”
Pansy si alzò e rivolse all’amico un cenno d’approvazione, poi si incamminò lentamente verso la scalinata e tornò nella sua camera, sperando di addormentarsi all’istante.


“Parkinson, svegliati.” La ragazza sentì una voce fredda in lontananza e un leggero scossone al braccio. Strizzò leggermente gli occhi, prima di ritornare alla realtà. Era da giorni che non dormiva così bene, ed era anche molto restia ad alzarsi dal materasso morbido per affrontare la dura settimana scolastica che mancava alle vacanze di natale.
“tra poco più di mezz’ora abbiamo erbologia, ti conviene sbrigarti o sarai in ritardo, sai quanto può essere insopportabile la Sprite con le sue mandragole.” Daphne sbuffò, facendola alzare a forza, per poi lanciarle la divisa sul letto. “Flitt mi ha chiesto di svegliarti, ha detto che semplicemente non vuole perdere punti ma ci credo ben poco. Zabini ti aspetta in sala comune e Malfoy è già andato alle serre con i due energumeni. Ti serve altro?”
“che tu chiuda la bocca Greengrass, mi sono appena alzata!” infilò la camicia nella gonna della divisa, e si sedette per indossare il maglione della divisa invernale “come fai a sapere tutto di tutti? È inquietante il fatto che tu abbia sotto controllo tutta la scuola.”
La bionda ridacchiò, aiutandola a sistemare i suoi capelli a caschetto, limitandosi poi a scrollare le spalle con sguardo furbo. “mi limito a vederlo come un talento naturale Parkinson”
La mora scosse la testa, si alzò e, dopo aver afferrato lo zaino e il mantello, prese la ragazza per un braccio e la trascinò in sala comune. “hey Daph, prima che smetta di rivolgerti la parola, non è che sapresti dirmi che fa Blaise quando sparisce? Ultimamente lo fa molto spesso”
“Certo che lo so Pans, ma non ho la minima intenzione di dirtelo!” la bionda le fece l’occhiolino, rivolgendole poi un gesto di saluto prima di abbandonare frettolosamente la sala comune. “Ci si vede sta sera Parkinson!” La sua voce talmente entusiasma la innervosiva, ma a volte, anche se raramente, era contenta di averla intorno.
“Pansy Parkinson, buon’ora per svegliarsi non è vero?”
“Non c’è male Flitt, se dormissi di più forse saresti più sopportabile, dovresti provare”
Il ragazzo sorrise divertito, aprendole scherzosamente la porta della sala comune. “Prima le signore” sussurrò eseguendo un leggero inchino.
“messere, a cosa devo questo onore?” affermò in tono ironico prima di scoppiare a ridere. “devo aspettare Blaise, mi hanno detto che lo avrei trovato qui.”
Marcus la spinse fuori con delicatezza, pressando con la mano sulla sua schiena “Zabini è già andato, ti accompagno io alle serre. Sbrigati o farai tardi”
“questa me la paga” sbuffa allacciandosi per bene il mantello “ti assicuro che non mi perdo, te ne puoi andare”
Flitt annuì, sistemando sulla spalla la borsa con i libri. “questo pomeriggio ci alleniamo, vieni al campo alle 17”
“non vedo alcun motivo per farlo Mark” sospira alzando gli occhi.
“io si” ghigna il ragazzo, avvicinando la bocca al suo orecchio “posso rispondere alla domanda che hai fatto prima alla Greengrass”
La ragazza rabbrividì, forse a causa della vicinanza, poi si diresse in tutta fretta verso l’uscita dei sotterranei “non montarti la testa Flitt, verrò solo perché la mia curiosità supera il mio disgusto verso il tuo ego smisurato”.

  
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