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Autore: ___Page    27/01/2017    4 recensioni
1: C’erano tante cose che Nick Wilde non avrebbe dovuto fare e sapeva che non avrebbe dovuto fare ma che finiva per fare lo stesso.
Genere: Angst, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Judy Hopps, Nick Wilde, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FEVER
 




Nick sorrideva spesso.
Era un dato di fatto, una caratteristica innegabile che saltava subito agli occhi di tutti coloro che si prendevano la briga di dargli retta per più di un paio di secondi. E tutti si accorgevano, in un altro paio di secondi, che definirlo sorriso era quanto di più sbagliato al mondo. Il novanta per cento delle volte quello di Nick era un saputo ghigno che avrebbe fatto saltare i nervi anche a un bradipo. In poche parole, Nick era in grado di mandarti ai pazzi in sei secondi netti.
Per quanto vederlo sorridere fosse qualcosa di prevedibile, indovinare i motivi nascosti dietro al suo ghigno era tutta un’altra faccenda. Solo qualcuno capace di leggerlo come un libro aperto e particolarmente portato alla risoluzione di enigmi e rompicapi sarebbe stato capace, con tempo e con allenamento, di indovinare quando si trattava di un ghigno soddisfatto, un sorriso sincero o una facciata per difendersi.
Ma, in quel momento, l’agente Judy Hopps non era in grado di indagare sul sorriso di Nick perché, in quel momento, l’agente Judy Hopps era impegnata a lottare contro l’influenza fulminante che l’aveva colpita.
Non che ci fosse qualcosa di divertente in quella situazione – a parte i grugniti di Bogo quando Nick gli aveva comunicato al telefono che la sua coppia preferita di agenti sarebbe rimasta a casa proprio nel giorno in cui gli toccava il turno come ausiliari del traffico – ma, appurato che Judy non era in pericolo di vita, non poteva fare a meno di trovarla assolutamente adorabile tutta arruffata e raggomitolata sotto due coperte di pile.
E innocua. Soprattutto innocua.
Assolutamente innocua e adorabile.
Non capitava spesso e Nick, oltre a voler fare il bravo migliore amico e il bravo coinquilino, non si sarebbe perso quello spettacolo per niente al mondo. Se non che forse la stava fissando da un po’ troppo e un po’ troppo insistentemente. Abbastanza insistentemente da rischiare di superare la sottile linea tra protettivo e stalker, il tutto senza smettere di sorridere.
Ecco quella era la parte più preoccupante. Il sorriso. Le sue stupide labbra si rifiutavano di seguire i suoi ordini e continuavano a stirarsi verso l’altro ogni volta che i suoi occhi si posavano anche solo per un attimo, anche solo per sbaglio, sulla piccola palla di pelo grigio e bianco, ogni volta che Judy mugugnava nel sonno o arricciava il naso o scuoteva un orecchio.
Nick stava sorridendo anche in quel momento e quando se ne accorse scosse energicamente il muso.
Doveva smetterla. Smettere di sorridere e smettere di fissarla perché, francamente, era inquietante e cominciava a darsi i brividi da solo.
Che poi non c’era nulla da guardare! Non era come se ci fosse qualcosa di interessante!
Insomma c’era solo Judy, ferma immobile sotto le coperte che ogni tanto tirava un calcio a caso e si rigirava e poi ogni tanto arricciava il naso, proprio come in quel momento, e…
Ma quanto era tenera?!
Sgranò gli occhi sconvolto quando, nella sua testa, la sua voce risuonò spaventosamente acuta, producendosi in un suono che mai e poi mai Nick sarebbe stato in grado di articolare.
-Clawhauser, esci dalla mia testa.- sibilò la volpe, tirandosi un pugno sulla fronte. Sospirò lasciando scivolare la zampa sul muso allungato. -Okay, Nicholas Wilde, è arrivato il momento di tornare in te. Hopps! Io vado a farmi una doccia!- annunciò a voce più alta, consapevole che tanto la coniglietta era così profondamente addormentata che non si sarebbe svegliata neppure se fosse esplosa una bomba. -Tu stai ferma e buona e non andare da nessuna parte, mi raccomando!- 
Le lanciò un’ultima rapida, incontrollabile occhiata da sopra la spalla prima di decidersi a voltarle la schiena e avviarsi per uscire dal loro piccolo salotto con angolo cottura.
-Fermo!-
Nick si bloccò, colpito dal tono autoritario che Judy aveva usato, nonostante la stanchezza vibrasse udibile nella sua voce. Ma non stava dormendo?
-Che succede, Car…- cominciò voltandosi con il suo caratteristico ghigno, già pronto a fare una battuta su quanto fosse incapace di stare senza di lui anche solo per dieci minuti ma le parole gli morirono in gola, sovrastate da un rumore rapido e insistente e per un attimo l’istinto di Nick gli suggerì di gettarsi a terra, visto che sembrava che qualcuno stesse scaricando la propria pistola nel loro salotto.
Ma ben lungi dal ritrovarsi di fronte a una pioggia di proiettili, Nick sgranò gli occhi verdi nel constatare che il baccano era provocato da niente meno che le zampe di Judy, intente a scalciare contro la testata del divano con tutta la forza residua che la sua migliore amica aveva in corpo. Ed era tanta, spaventosamente tanta per una che si era svegliata con una temperatura interna pari a quella che si registrava di solito a Savannah Central verso le due del pomeriggio.
-Fermati in nome della legge!- ordinò Judy nel sonno, continuando a sbattere le zampe sul mobile.
Il muso di Nick si rilassò, le palpebre si abbassarono nella sua solita espressione sorniona e la volpe tornò a ghignare, incrociando le zampe al petto, divertita. -Non riesci proprio a pensare a nient’altro eh?- la schernì e per un attimo temette di averla svegliata.
Si irrigidì quando Judy si girò bruscamente a pancia in giù, facendo scivolare a terra una delle due coperte, con la zampa protesa nella sua direzione, a cercare di afferrare l’aria.
Con un gesto fluido, Nick estrasse il cellulare dalla tasca dei pantaloni della tuta e fece partire la registrazione. Ringraziò mentalmente Finnick per avergli regalato quel gioiellino ad altissima definizione per il suo compleanno, anche se aveva volutamente evitato di indagare dove e come il fennec si fosse procurato quel gingillo. In fondo se non sapeva nessuno poteva accusarlo di venire meno ai suoi doveri di poliziotto.
-Clawhauser…- stava mormorando ora Judy con voce lamentosa, allungando la zampa il più possibile. -…dammi una ciambella! Dai!-
-Oh porca…- imprecò Nick in uno sbuffo, ficcandosi quasi la zampa libera in bocca per trattenere le risa.
Okay, okay, sapeva che la cosa giusta da fare era piantare immediatamente di filmarla e controllare che la febbre non fosse aumentata di nuovo visto che stava delirando ma…
-Sgancia un donut, ghepardo sovrappeso!-
Nick collassò quasi a terra, tenendosi lo stomaco, attento a mantenere l’inquadratura nella giusta angolazione. Non poteva farsi sfuggire una simile occasione di ricattarla. Si sarebbe infuriata ma Nick sapeva che la faccia che Judy avrebbe fatto non avrebbe avuto prezzo e che ne sarebbe valsa la pena.
Judy cambiò di nuovo bruscamente posizione e Nick si avvicinò con passo felpato al divano, i sensi allerta.
-Ehi capo!- esclamò la coniglietta, agitandosi sotto la coperta ormai tutta appallottolata. -Lo sai qual è il colmo per un bue? Fare il muschio!- mugugnò per poi scoppiare a ridere, grugnendo con il naso intasato.
Il muso di Nick si contrasse in una smorfia di sofferenza. -Questa era davvero terribile, Carotina.- commentò, continuando a riprendere imperterrito, gli occhi socchiusi e il ghigno ancora sulla faccia, in attesa.
Moriva dalla voglia di scoprire chi sarebbe stato il prossimo. Fangmeyer? Wolford? Il sindaco Leonhart?
Oh, il sindaco sarebbe stato un colpo davvero grosso, considerò Nick, gongolando sul posto, mentre Judy cambiava di nuovo posizione. Stavolta, però, la coniglietta non si mosse a scatti per girarsi sul fianco ed emise un profondo e rilassato sospiro prima di parlare di nuovo.
-Nick…-
Per la seconda volta, Nick si irrigidì e trattenne il fiato. Le orecchie basse e i denti stretti, sbirciò oltre il telefonino, preoccupato. Aveva tutte le intenzioni di mostrare il video a Judy una volta che fosse guarita ma un conto era scherzaci sopra a posteriori, un conto era venire colto in flagrante in un momento in cui, tra l’altro, il suo primo pensiero sarebbe dovuto essere controllare che Judy non stesse collassando per la febbre.
Non esattamente il migliore amico di sempre.
Ma Judy dormiva, serena come non la vedeva da ore, gli arti abbandonati sui cuscini e un lieve sorriso quasi trasognato sul muso. Era chiaro che il momento delirante fosse terminato e, qualunque cosa stesse sognando, doveva essere molto piacevole. -Nick…- chiamò di nuovo. La volpe deglutì a vuoto, la gola improvvisamente arida e le guance accaldate. -…lo sai, vero, che ti adoro?-
Nick sgranò gli occhi, perfettamente immobile, freddato da quella domanda per alcuni secondi, quelli necessari a metabolizzare le parole di Judy. Abbassò le zampe lungo i fianchi, il cellulare ancora tra gli artigli, e si perse di nuovo a fissarla come poco prima.
Non seppe quanto tempo era passato quando si riscosse, sapeva solo che aveva ricominciato a sorridere con quel sorriso che, ne era certo, lo faceva sembrare un deficiente. Non che gli importasse.
Con un sospiro, riportò il telefonino ad altezza viso e cancellò il video che stava ancora registrando, ripose il cellulare in tasca, si avvicinò a Judy e sistemò la coperta in modo che la coprisse di nuovo dal collo in giù. -Se lo so? Sì, sì lo so.- mormorò, sollevando esitante una zampa.
E non sai quanto mi sento fortunato per questo.
Non che lo avrebbe mai ammesso ad alta voce.
Delicato come una piuma, posò la zampa sulla testa di Judy e a la accarezzò tra le orecchie, strappandole un sospiro soddisfatto. -Piccola, adorabile Judy Hopps.-
E chiunque avesse visto Nick in quel momento, anche senza conoscerlo, anche solo con una rapida occhiata, sarebbe stato in grado di affermare senza dubbio alcuno che il suo sorriso era, semplicemente, felice.  
  
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