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Autore: TrueCroix2    07/02/2017    2 recensioni
Sono gli dei che scelgono il nostro fato o siamo noi che lo costruiamo? Dopo aver ottenuto immensi poteri, era tempo per il Sangue di Drago di smuovere le grandi potenze e fare ciò che doveva essere fatto. Tamriel doveva piegarsi al suo Thu'hum. Guai al folle che tenterà di fermarlo, mortale o dio che sia.
Racconti sugli eventi successivi al gioco.
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dovahkiin
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati ormai cinque giorni dal grande disastro di Windhelm e la notizia della morte di Ulfric si era sparsa per tutta Skyrim; in quell’epoca piena di incertezze per gli uomini, tutto sembrava andare sempre peggio. Non sembrava esserci nessun condottiero pronto a condurre l’umanità in una nuova rinascita, non c’era nessuno pronto a dare sicurezza e prosperità ad una razza che stava sempre più regredendo. Nessuno ormai era degno di fiducia.

Delphine lo sapeva bene. Lei era stata testimone della caduta del secolare Ordine delle Blade, nella sua fuga dallo spietato popolo dalle orecchie a punta in molti la vendettero per ricavare quel poco che bastava per riuscire a superare la miseria che la guerra aveva portato con sé. Il 30 della Gelata 4E 171, mai dimenticherà quella data. Era un giorno nuvoloso al Tempio del Signore delle Nuvole, e lei come di consueto si allenava con la katana Akaviri, il suo maestro d’armi l’aveva più volte elogiata ma lei sentiva sempre il bisogno di migliorare per riuscire a diventare la migliore. Le braccia incominciavano a cedere al peso dell’arma ma, decisa a non voler smettere, continuò a fendere l’aria cercando di colpire il fantoccio di legno, il sudore la ricopriva e il calore della fatica la pervase, ma lei non voleva smettere, doveva diventare ancora più forte.
La porta che dava sul cortile si aprì e si presentarono due Blade che Delphine ben conosceva: Chorul e Magda. Loro erano i suoi più cari compagni dell’Ordine, anche se Chorul era più alto di grado e Magda una delle allieve dell’Archivista Esbern, riuscì a legare una forte amicizia fin dal suo ingresso nel Tempio, infatti Delphine proveniva dalla fredda regione di Skyrim, ma venne ben presto spedita a Bruma per migliorare e poter scalare i ranghi dell’Ordine. Appena vide il suo superiore sghignazzare insieme alla compagna buttò sonoramente la katana per terra e con il fiatone li guardò perplessa.

“Cosa c’è? Vi sembro tanto divertente?”
“No, scusa Delphine, è solo che immaginavamo che tu ti stessi ancora allenando dopo gli straordinari di ieri ed infatti…” Chorul scoppiò in un'altra risata e lo seguì anche Magda.
“Starete scherzando. I Thalmor si stanno facendo sempre più audaci e non riceviamo più notizie né da Valenwood né dalle Isole Summerset e voi dite che allenarmi ancora sia inutile?”
“Non vogliamo dire questo” incominciò Magda “ma stai andando troppo oltre, i tuoi allenamenti rasentano la follia, in quanto tuoi amici non possiamo non dirti che tutto questo sia inutile! Se mai dovesse giungere il momento dello scontro tu non avresti nemmeno la forza di stare in piedi”
Delphine si calmò, in fondo avevano ragione. Forse doveva smetterla, forse doveva dedicare il suo tempo a fare altro “Chorul… quindi anche tu la pensi così?” Chorul annuì “Capisco. Va bene allora per oggi lascerò stare”
“Ed anche domani signorina!” esclamò divertito Chorul.
“Sì, sì va bene. Comunque Magda che mi dici? Il vecchio Esbern farnetica ancora storie su questo fantomatico Alduin?”
Magda esordì con una piccola risata “Assolutamente sì! Proprio poco fa mi ha chiesto di spedire questa missiva al comando delle Blade di Skyrim a Solitude. Dice di mettersi in cerca di un posto che sanno loro, ma non accenna ad altro. Tu, per caso, ne sai qualcosa?”
Delphine ci rimuginò un po’ su, intanto rientrò all’interno dell’edificio mentre si asciugava dal sudore, i suoi compagni la seguirono “Ci ho pensato, ma niente, non ho idea di che cosa voglia dire Esbern. Forse il Granmaestro ne è a conoscenza”
“Cavolo… mi aveva davvero incuriosito, ma sicuramente è un’altra delle sue invenzioni” concluse dispiaciuta Magda.

Il trio, dopo aver attraversato le sale per dirigersi verso la mensa e potersi così ristorare, si ritrovò a faccia a faccia con uno spiazzato Esbern che li venne incontro con un drappello di Blade che si diressero immediatamente verso l’uscita. Delphine ricorda ancora quanto quell’uomo fosse agitato, sembrava che avesse anche pianto prima di venire di corsa da loro.
“Esbern cosa sta succedendo?” Domandò seriamente preoccupato Chorul mentre offrì da sedere al povero Archivista.
“Notizie peggiori di questa non potevano capitarci!” iniziò dopo aver preso fiato “Un ambasciatore dei Thalmor si è presentato oggi alla Città imperiale chiedendo la resa dell’impero al Dominio Aldmeri, l'annessione dei territori di Hammerfell, il bando del Culto di Talos e infine… lo scioglimento delle Blade”
“Cosa!?” disse tuonando Delphine “E l’Imperatore cosa ha risposto?”
“Ovviamente ha rifiutato, ma… l’ambasciatore ha dichiarato guerra all’Impero mostrando…” lacrime amare iniziare a bagnare il viso del vecchio “… mostrando le teste di tutti i nostri Agenti che erano nel Dominio Aldmeri”

Magda cadde in ginocchio davanti a quella dura realtà, Delphine invece divenne silenziosa come a voler elaborare tutti i fatti accaduti, ma Chorul rimase freddo chiedendo un ultima cosa “Gli uomini di prima. Dove si stavano dirigendo?”
“Alla Città Imperiale. Vogliono riportare il Granmaestro al Tempio. Abbiamo già inviato dei messaggeri alati in tutta Tamriel per avvertire tutti. Presto non ci sarà più un luogo sicuro per noi…”
E così fu. Dopo anni di guerra, dopo la presa della Città Imperiale, dopo la battaglia dell’Anello Rosso, arrivò il Concordato Oro Bianco. La battaglia che seguì al Tempio del Signore delle Nubi fu logorante e sanguinosa, in molti persero la vita tra cui anche il Granmaestro, I Thalmor espugnarono la fortezza e iniziarono a cacciare come animali le restanti Blade. Delphine fù testimone di indicibili atrocità: la testa di Chorul venne messa su una picca davanti l’entrata del tempio insieme a quella di tutta la sua squadra di agenti, Magda dopo essere stata stuprata dai soldati Thalmor venne scuoiata viva e arsa insieme al gruppo dei prigionieri che gli Altmer si erano portati con loro. Di Esbern si persero le tracce, per quello che poteva saperne la giovane Blade poteva essere morto anche lui. Delphine non riuscì a cacciare nemmeno una lacrima, la sua natura non glielo permetteva, neppure di fronte a quelle scene brutali. No. Lei decise di sopravvivere e ritornare a Skyrim dove avrebbe fatto perdere le sue tracce e poter trovare vendetta. Per giungervi affrontò un lungo ed estenuante viaggio, in molti la segnalarono ai Giudici Thalmor ma riuscì sempre a scappare e a tornare sui suoi passi. Tutto questo periodo di sofferenza e sacrificio durò finchè non incontrò Orgnar. Era un boscaiolo che viveva nel feudo di Whiterun, a Skyrim, e la trovò infreddolita e malata nella foresta, la portò con sé e la curò. Ben presto i due incominciarono a fidarsi l’uno dell’altra e, grazie ad alcune conoscenze e qualche favore, insieme aprirono la locanda del Gigante Addormentato. Un giorno lei le rivelò la sua vera identità di Blade, ma contro ogni previsione la sola cosa che fece Orgnar fu solo quella di mugugnare qualcosa e accettare il tutto. Era un tipo di poche parole e l'aver stretto una salda amicizia con la donna fu la sola cosa che gli bastava. Ben presto Delphine costruì un suo covo all’interno della locanda dove gestire le operazioni con le poche Blade rimaste per cercare di intralciare i Giudici Thalmor tra cui la terribile ambasciatrice Elenwen. Con il tempo si perse tutte le comunicazioni con gli agenti sopravvissuti, ma lei non si diede per vinto e continuò ad essere una Blade pronta ad agire in qualsiasi modo per i suoi scopi di vendetta, anche accettare incarichi della decadente Gilda dei Ladri. Gli anni passarono, ma Delphine non mollò mai. Cercò di rendere giustizia nella fredda regione in qualsiasi modo possibile.

Poi arrivarono loro, i draghi.

Ricordò le lezioni di Esbern sulle origini delle Blade e capì che adesso dovevano rinascere per tornare agli antichi fasti di cacciatori di draghi. La notizia del ritorno del Sangue di Drago spinse Delphine a fare l’impossibile pur di portare da lei colui che sarebbe dovuto diventare il padrone del nuovo ordine delle Blade. Rintracciò ogni messaggio e altro riguardasse il sospettato, tutto portava a lui come il Dovahkiin invocato dai Barbagrigia. Scoprì che le vecchie Lingue lo avevano indirizzato vero il tumolo di Ustengrav, dove aveva il compito di ritrovare il corno di Jurgen Windcaller, fondatore della loro setta. Affrontò varie minacce per la strada verso il tumolo e al suo interno, ma i suoi anni di allenamento l’avevano resa una macchina di morte in grado ancora di portare avanti operazioni sul campo.
Fu la prima volta che osò sperare in qualcuno dopo anni passati a dubitare di chiunque, ma il giovane era pieno di desiderio di rivalsa e si presentò determinato a riavere l’antico oggetto una volta giunto nella locanda a Riverwood. Il Dovahkiin raccontò la sua triste storia, la sua famiglia non gli diede nemmeno un nome, infatti lo chiamavano con un odioso dispreggiativo, Bane, a causa della sua ignoranza da infante e della sua indole pacifica che non lo rendevano adatto nemmeno per essere un soldato al servizio dell’Impero, mentre in quel momento mostrò avere nei suoi occhi coraggio e forza. Questo perché a causa della sua inutilità il padre lo spedì sui monti Jerall, verso le fredde terre di Skyrim, in modo da avere almeno una bocca in meno da sfamare, ma fu lì che quel giovane capì il vero significato di sopravvivenza e dovette andare oltre i suoi limiti pur di rimanere in vita. Chi avrebbe mai pensato che un tipo del genere fosse il prescelto degli Dei? Nemmeno Delphine lo avrebbe mai pensato, eppure quando fu il momento di testare la verità accadde l’inimmaginabile: quel piccolo uomo aveva messo a tacere per sempre un drago! E non solo, come per confermare una volta per tutte che era colui che l’ordine delle Blade attendeva da secoli, le scaglie e la carne del drago svanirono e al loro posto rimanerono solo ossa mentre quel giovane assorbiva l’anima di quella creatura. Proprio come le antiche storie dei libri del Tempio di Bruma narravano.

Un miracolo. Ecco cosa accadde quella volta e solo in quel momento Delphine lo capì per certo. Vide il debole trasformarsi nel forte, grazie a lui potè ritrovare il vecchio Esbern a cui con un accenno di amarezza dovette dargli tutte le scuse possibili per gli anni in cui non credette ad una sola parola sul ritorno di Alduin e che in quel momento invece era la più vivida realtà, fu testimone della crescita morale e della scalata al potere di un uomo su cui nessuno prima avrebbe mai scommesso e che ora sedeva, attraverso lunghe strategie, sul trono del Re dei Re. La morte del prediletto figlio di Skyrim avrebbe portato in molti a non seguire il nuovo sovrano, ma era stato tutto già da tempo anticipato; bisognava dare al popolo un messaggio forte, un messaggio che avrebbe dovuto colpire non solo la popolazione di Skyrim, ma dell’intero continente. Prima di partire per l’assedio di Solitude lei, Esbern e Bane si erano riuniti nel cavernoso salone del Tempio del Rifugio Celeste, vecchio avamposto e fortezza Akaviri, per suddividersi le varie fasi di preparazione per raggiungere il loro agognato fine ultimo: creare un nuovo impero governato, come al tempo di Tiber Septim, da un vero Sangue di Drago. Esbern fu il primo a farsi avanti.

“Abbiamo bisogno di un nostro esercito, e se la memoria non mi inganna so esattamente dove andare per trovare reclute pronte alla nostra causa” La sua vecchia voce vibrava in quel ampio e tetro salone, ripetuta dall’eco che si veniva a creare “intanto tu, Sangue di Drago, una volta caduta Solitude, dovrai immediatamente partire per l’Accademia e ottenere quello che hai scoperto esserci grazie alle conoscenze ottenute ad Apocryphia. Per non destare sospetti dovrai allontanarti a cavallo, ma una volta salito in groppa a quel tuo drago sarai a Winterhold in men che non si dica.” Bane annuì, e con lo sguardo deciso guardò Delphine; non lo dava a vedere ma lei era la più preoccupata per il compito affidatole.
“Sei sicura di volerlo fare?” Domandò Bane vedendo il Granmaestro delle Blade crucciarsi in viso “Se vuoi posso occuparmene io”
“No” la risposta fu secca “tu hai il tuo dovere da compiere ed io ho il mio. Con l’aiuto di Talos sta pur certo che farò anche di più” Quella rinnovata sicurezza fece capire a Bane che lei non lo avrebbe deluso, dopotutto per arrivare lì aveva dovuto sacrificare la vita di un grande amico e mentore.
“Oh Delphine sta tranquilla” cercò di rincuorarla il vecchio Archivista delle Blade “vedrai che troverò uomini capaci, pronti ad ogni tuo ordine” alla Blade le aveva sempre fatto piacere come Esbern sapesse come rincuorarla. Quando infatti lo rivide dopo anni di fughe e sacrifici fu come abbracciare un padre creduto morto che la cingeva in un amorevole e caldo abbraccio. Anche se ai tempi spesso veniva criticato per le sue convinzioni, in quel momento non solo vide che invece quelle che elargiva erano tutte verità, ma rappresentava per lei un passato ormai andato ed amici che ormai non vi erano più.
Il tempo era arrivato, il vecchio e Bane fecero per andare verso l’uscita lasciando Delphine con i suoi mille pensieri. Poi il giovane dai capelli castano chiari si voltò per un ultimo saluto e come per dare ancora più sicurezza alla donna urlò: “Delphine, voglio che il messaggio sia chiaro e forte!”
“Stanne certo e fa attenzione, Sangue di Drago!” urlò lei di rimando. Dopodiché la doppia porta si richiuse con un tonfo che si propagò con un eco per tutto il Tempio. Delphine doveva solo aspettare notizie prima da Esbern ed infine dal Sangue di Drago prima di poter agire.

Il giorno dopo arrivarono un centinaio di uomini e donne di razze differenti all’interno del Tempio. Bastava solo armarli dato che Esbern aveva assicurato che fossero già tutti grandi combattenti; la donna ancora non capiva dove quell’uomo fosse riuscito a trovare tutta quella gente, favori? Ammirazione? Voglia di sangue? Ma decise di non farsi domande, poteva fidarsi ciecamente delle risorse del fedele Archivista. Ci vollero almeno altri due giorni per poter affermare che le truppe fossero pronte. Tutti ora possedevano la loro corazza da Blade e tutti avevano completato il loro giuramento ma, anche se pronti, del Sangue di Drago nessuna notizia. Un messaggero era giunto all’alba del terzo giorno per informare della caduta di Solitude, ma di Windhelm ancora niente. Che non avesse trovato il coraggio di attuare quel tradimento? No era impossibile, l’uomo che conosceva non si sarebbe fatto mettere i piedi in testa come un tempo da simili sentimenti, la sua ambizione era più forte. Poi il quinto giorno arrivò e la notizia si sparse come una macchia d’olio sopra un foglio bianco. La vecchia capitale di pietra era ora sotto il controllo del Dovahkiin e l’amministrazione era stata data ad un certo Brunwulf Libero Inverno che aveva colpito molto il "Nord dall’anima di drago" ed era stato nominato così Jarl del feudo dell’Eastmarch, le truppe dei Manto della tempesta si arresero davanti ai draghi che assediavano la città e nessuno osò protestare davanti a quel devastante potere. L’altra fase del piano poteva cominciare. Delphine, davanti l’entrata del Tempio, sulle colline rocciose del Reach dove prima vivevano un gruppo di Rinnegati, trucidati precedentemente, si ergeva al di sopra di 400 Blade pronte a dare la vita per quel futuro promesso. Con un respiro profondo, la donna prese coraggio e iniziò il suo discorso.

“Soldati del Sacro Ordine delle Blade! Figlie e figli di Talos! Ascoltate il vostro Gran Maestro!” La sua voce tuonante caricò le truppe che si diedero ad un urlo pieno di adrenalina “A lungo abbiamo atteso il tempo della rivalsa, mi ritrovo ora davanti al nucleo di un forte e nuovo Ordine che sarà in grado di mostrare a tutti la sua vera potenza! Ci siamo lasciati indietro molte delle nostre antiche tradizioni per poter risorgere ma questo è il tempo delle rivoluzioni e del cambiamento! I maledetti Thalmor infestano da troppo le terre di questo magnifico continente, quei cani hanno insozzato con le loro idee piene di superbia ed arroganza la straordinaria cultura dell’Impero! Hanno massacrato e torturato amici e famiglie innocenti e reso schiave donne e bambini di qualsiasi razza non fosse la loro. Ed infine hanno ridotto il nostro Ordine a niente sconfiggendoci. Ma solo sconfitto, non distrutti! Ora io accolgo voi come nuovi membri delle Blade e vi annuncio che, come primo compito, vi sarà dato l’onore di fare il primo grande passo verso la gloria. Inizieremo infatti dando un messaggio al Dominio Aldmeri e a tutto il fiero popolo di Skyrim! Marceremo verso l’ambasciata del Dominio e la raderemo al suolo!” Un boato carico di gioia e ferocia si innalzò al sentire quelle parole, Delphine attese che quella accozzaglia di urla calasse per poter continuare “I Thalmor dovranno tremare al pensiero che il loro antico nemico sia ancora in circolazione e pronto ad azzannarli! Perché ora abbiamo finalmente la nostra guida. Il Sangue di Drago è tornato ed il Dominio dovrà solo implorare gli dei affinché il Dovahkiin abbia pietà di loro! Ed ora vi domando, siete con me!?” Un boato si levò al cielo, mentre il sole illuminava le scintillanti armature di fattura Akaviri “Allora andiamo! Verso l’Ambasciata!”
L’esercito si compattò ed Esbern ne prese la guida in sella al suo cavallo guidandoli in marcia verso l’Haafingar. Delphine guardò malinconica l’elmo delle Blade prima di infilarselo, ricordò tutte le reclute che nella Grande Guerra persero la vita in modo atroce e ricordò Chorul e Magda, ma non nel momento della loro morte ma come quando sorridenti affrontavano insieme le avversità, li sentì accanto a lei in quel momento. Salì in groppa al suo cavallo nero e a bassa voce, come se i suoi compagni di una vita potessero udirla disse: “ragazzi, il vostro ricordo vivrà per sempre in me ed ora datemi la forza di abbattere i vostri carnefici!” poi dando qualche colpetto al suo destriero trottò a capo delle nuove Blade come Granmaestro. Tutto procedeva secondo i piani.
 
   
 
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