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Autore: Mimithe_Moonlight    12/02/2017    3 recensioni
E se le avventure di Elisabeth e delle sue sorelle si svolgessero nel presente mentre le ragazze frequentano il liceo?
E' iniziato un nuovo anno alla PRIDE HIGH SCHOOL e le giovani Bennet si preparano a fare incontri che cambieranno le loro vite.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charles Bingley, Elizabeth Bennet, Fitzwilliam Darcy, Jane Bennet, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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La giornata a casa Bingley si era dimostrata più piacevole di quanto Elizabeth si sarebbe aspettata. Lei e Jane erano addirittura riuscite a convincere i due ragazzi a giocare a palle di neve mentre Caroline si era rifiutata. La ragione? L’umidità le rovinava i capelli. Ma del resto nessuno aveva tentato di convincerla. Comunque le sorelle Bennet si erano rivelate delle professioniste e avevano distrutto i loro due avversari disorientati dalla furia delle ragazze. Al termine della giornata William aveva anche offerto loro un passaggio ma il padre delle due era arrivato prima reclamando le figlie per importanti faccende famigliari. Il congedo fu veloce ma stranamente pieno di calore. Persino Lizzie e Caroline parvero seppellire per poco l’ascia di guerra. Per poco perché mentre Jane e la sorella si avviavano verso l’auto del padre a nessuno sfuggirono i commenti della rossa riguardo ai vestiti, ai capelli, all’auto o a qualsiasi altra cosa le passasse per la testa ma qualsiasi cosa dicesse non riusciva a cancellare il sorriso dai volti dei due amici. Che si scambiarono un’occhiata complice ignorando le parole della ragazza. Pareva che ormai si fossero abituati a sentirla gracchiare il suo parere su chiunque. Persino William aveva abbandonato il solito viso serio per concedersi un ampio sorriso.  Quando arrivarono a casa per aiutare il padre a sedare l’ennesima crisi di nervi della madre, Jane ed Elizabeth  poterono affermare di essersi divertite e con la totale sorpresa della famiglia Elizabeth non aveva niente da ridire sul comportamento di William o di Caroline sebbene fosse stato chiaro per tutta la giornata che nessuna delle due sopportava l’altra.  Purtroppo l’allerta neve venne ritirata e le due ragazze furono costrette a presentarsi a scuola il giorno dopo insieme al resto della scuola che già rimpiangeva quella giornata di pace.
Con ancora meno voglia del solito  Elizabeth si alzò dal letto così caldo e accogliente e mise piede fuori dalle coperte. Il pavimento era gelido e subito la ragazza rimpianse la sua abitudine di lanciare le ciabatte lontano dal letto ogni volta che andava a dormire. Saltellando sulle punte raggiunse  le morbide babucce e nel farlo diede uno scossone ala sorella che stranamente non era ancora in piedi. La bionda sollevo il viso e mormorò con voce impastata dal sonno.
-Che ore sono?- 
-Tardi, è tardi e alla prima ora ho matematica quella donna non mi perdonerà mai più se entro in ritardo. E’ puntuale come un dannatissimo orologio svizzero- Jane rise e si stropicciò gli occhi per poi trascinarsi anche lei fuori dal letto ma in modo sicuramente meno impacciato di Elizabeth. Le due sorelle corsero fino alla cucina e trangugiarono di fretta la loro colazione. Quella giornata stava iniziando malissimo. Jane In due minuti era già pronta ad uscire. Vestita di tutto punto e intenta a darsi una ritoccata al trucco mentre Elizabeth saltellava da un lato all’altro della loro camera  su un piede solo mentre tentava di infilarsi i pantaloni. Calzò gli stivali di pelle scura e si fiondò giù dalle scale mentre tentava di mettersi il maglione e la giacca cosa che risultava impossibile mentre teneva fra le labbra il cellulare e nella mano destra lo zaino. Jane ridendo si allungò e le prese la borsa dalle mani mentre uscivano dalla porta dando alla sorella il tempo di sistemarsi decentemente i vestiti. Arrivarono appena in tempo alla fermata dell’autobus e balzarono di fretta sul mezzo raggiungendo i posti in fondo per sedersi. Insomma la giornata non si stava prospettando come una delle migliori a guardare i presupposti della sveglia. Miracolosamente Elizabeth riuscì ad entrare in classe in perfetto orario sebbene sputando i polmoni dopo la corsa compiuta lungo i corridoi solo per arrivare prima dell’insegnante. Ironia della sorte la professoressa di matematica sarebbe stata assente tutta la giornata a causa della neve che la bloccava in casa dal giorno prima. Il che fu un miracolo per Elizabeth che potè concedersi un lungo sonnellino durante l’ora di supplenza. Quando finalmente suonò la campanella della ricreazione Liz raccolse i suoi libri e si diresse a passo spedito verso il cortile per godersi la prima sigaretta della giornata. Stava appunto per uscire all’aperto ben coperta dal suo cappotto quando andò a sbattere contro qualcuno e si ritrovò a terra in mezzo ai suoi libri. Sbuffando alzò lo sguardo e si preparò ad insultare chi le era venuto addosso ma rimase ammutolita a vederlo già inginocchiato per terra a passarle i libri che le erano caduti con aria colpevole. Era un ragazzo alto e ben piantato. Indossava una grossa felpa con il logo della squadra di football della scuola. Il viso aggraziato era reso ancora più bello da un sorriso smagliante che gli illuminava gli occhi azzurro ghiaccio. I capelli castano chiaro erano corti incorniciavano il viso in un’aureola oro scuro. Elizabeth allungo una mano e afferrò i libri.
-Mi dispiace tanto no ti ho proprio vista- esclamò lui e Liz stranamente non trovò altro da rispondere e si limitò a sorridergli stringendosi nelle spalle.
-Tranquillo non fa nulla, non ti ho visto nemmeno io- 
-Scusami non mi sono ancora presentato. George Wickham , sono il nuovo arrivato-
-Elizabeth Bennet- rispose lei stringendo la mano che il ragazzo le porgeva. Nel frattempo il suono della campanella segnalò alla ragazza che la sua pausa avrebbe dovuto attendere ancora a lungo. Strinse i libri contro il petto e si alzò con un sorriso imbarazzato dipinto sul viso. 
-E’ meglio che vada in classe o mi prenderò una strigliata che non scorderò mai-
-In che classe sei?-
-La quarta nel terso corridoio del primo piano-
-Fantastico, ti accompagno-
-Cosa scusa?- Wickham si strinse nelle spalle infilando le mani nelle tasche della felpa.
-Ti accompagno. La mia classe è di fianco alla tua praticamente, possiamo fare la strada insieme-
-Oh, bhe…Okay!- balbettò Elizabeth stupita dall’intraprendenza di quel ragazzo.  
Lui gentilmente si offrì di portarle i libri e si incamminarono veloci verso le loro classi. George si stava rivelando un ragazzo fantastico. Era una persona solare e gentile, continuava a fare a Lizzy domande sulla sua vita e sulla sua famiglia a cui la ragazza non poteva fare a meno di rispondere attirata dai modi affascinanti di quel giovane di solo un anno più grande di lei. La cosa che più stupiva Elizabeth era il fatto che con lui  il suo spirito ribelle e aggressivo sembrava assopirsi e scomparire. Gli donava ampi sorrisi camminando al suo fianco e ascoltando ogni parola del ragazzo che raccontava senza smettere di sorridere il come si fosse trasferito in città dopo la morte dei genitori e di come il suo primo giorno di scuola si stesse rivelando una sorpresa dopo l’altra. Quando arrivarono davanti alla porta a Elizabeth dispiaceva quasi lasciare la compagnia di Georges e anche lui non ne sembrava molto felice. Con delicatezza le passò i libri e a Lizzy parve di sentire una scintilla quando le loro dita si sfiorarono.
-Senti, posso offrirti un passaggio per tornare a casa dopo scuola? Ho una vecchia moto e c’è posto per due se ti va…-le disse il ragazzo mentre un lieve rossore compariva sulle guance rosee. 
-Mi farebbe piacere, grazie mille- rispose lei stringendo fra le mani i libri come se potessero sostenerla mentre l’imbarazzo la invadeva.
-Allora passo a prenderti qui all’uscita, d’accordo?-
-D’accordo- si salutarono con un rapido gesto della mano e Elizabeth si fiondò in classe mentre sentiva le guance diventare rosse e bollenti. Sorridendo aprì i libri e si preparò alla lezione di letteratura che la aspettava attendendo in realtà solo il momento in cui sarebbe suonata finalmente l’ultima campanella.


Come promesso George passò a prenderla davanti alla classe e si diresse con lei verso l’uscita sotto lo sguardo stupito di Charlotte e il suo fidanzato che non sapevano nulla dell’incontro dei due.  Da gentiluomo le prese lo zaino e la portò fino al parcheggio dove li attendeva la moto di lui. Una vecchia Harley in tutto il suo splendore. Lui le passò il casco e Liz si legò i capelli poi sentendo un clacson si voltò e scorse Jane con Bingley che stava per tornare a casa. La salutò con la mano e la sorella maggiore ricambiò seppur con stupore nel vederla vicino ad un ragazzo che non aveva mai visto. Poi Elizabeth spostò lo sguardo e i suoi occhi incontrarono quelli di William. IL ragazzo era vicino alla sua macchina e aveva la mano sulla maniglia della portiera. Il suo sguardo si era fatto scuro e burrascoso mentre guardava dietro la ragazza e i suoi occhi incontravano quelli glaciali di George. I due si scrutarono a lungo prima che William scuotesse la testa e con rabbia entrasse nell’auto sbattendo la portiera dell’auto. Sgommando si gettò fuori dal parcheggio scomparendo poco dopo alla  vista della ragazza che si voltò verso il nuovo amico. George era immobile. Il sorriso era scomparso dal suo viso e la mascella era contratta, le sopracciglia aggrottate.
-Voi vi conoscete?-
-Se conosco William Darcy? Oh sì e speravo che non l’avrei più rivisto- Elizabeth si stupì a sentire quelle parole così amare uscire dalle labbra del ragazzo che le era sembrato  persona solare e gentile.
-Cosa è successo fra voi?- George scosse il capo e la guardò negli occhi.
-Non qui, vieni ti porto in un posto-
Elizabeth si infilò il casco e salì sul sedile della moto dietro a George che mise in moto e si diresse lungo le strade con i cumuli di neve ammucchiati lungo i marciapiedi. Viaggiarono per alcuni minuti prima di immettersi in una via laterale che li portò fino ad un parchetto abbandonato. Il cancello arrugginito era divelto e lasciava uno spazio attraverso il quale i due ragazzi poterono entrare. La neve non era stata spazzata e ora giaceva intonsa e splendeva sotto i deboli raggi del sole che si faceva spazio fra gli spiragli delle nuvole scure sopra di loro. Gli alberi che circondavano il parchetto erano spogli ma il ghiaccio e la neve formavano piccole strutture scintillanti che facevano sembrare i rami ricoperti di migliaia di minuscole foglioline bianche. Elizabeth trattenne il fiato colpita dalla bellezza del luogo e si inoltrò nella neve che le arrivava quasi al ginocchio. Faticosamente si fece strada fino ad un vecchio scivolo a forma di tubo e si sedette all’interno dove la neve non era caduta. George dietro di lei si sedette sul bordo sorridendo debolmente e pensieroso.
-Allora?- lo incitò Elizabeth stringendosi le ginocchia contro il petto.
-Ah, giusto vuoi sapere cosa sia accaduto fra me e Richie Rich- Il suo tono era amaro e non nascondeva una certa rabbia nei confronti del ragazzo. Elizabeth prese una sigaretta e se la mise fra le labbra accendendola e aspettando che il ragazzo cominciasse il suo racconto.
-Non è una storia entusiasmante in realtà. Io e William eravamo migliori amici si da quando eravamo nati. Prima ancora che conoscesse Charles Bingley e sua sorella. Eravamo un duo inseparabile. Io e lui contro il mondo. Poi siamo cresciuti e con noi la sorella minore di William, Georgiana. Era sempre stata una bambina incantevole ma quando divenne una ragazza la sua bellezza fiorì in tutto il suo splendore. Poi io e William ci perdemmo di vista. Io ero sempre impegnato d’estate nei corsi per entrare nell’esercito mentre lui era impegnato ad imparare come gestire gli affari così finimmo per non vederci quasi mai. Poi io rincontrai Georgiana. Accadde circa un anno fa quando lei aveva ormai 15 anni e io 18. Iniziò tutto come un’innocente cotta estiva ma poi crebbe e divenne qualcosa di più. Ci innamorammo ma a William questo non piaceva. Non approvava che uscissi con sua sorella. Diceva che le avrei spezzato il cuore e che non ero degno di stare con lei. Io e Georgiana tentammo di convincerlo in tutti i modi a cambiare idea ma era irremovibile. Controllava Georgiana a vista e non la lascava uscire se non c’era un’amica con lei. Ma noi trovavamo lo stesso un modo per vederci. Poi però un’amica di William ci vide e lo chiamò. Lui corse subito a cercarci e ci trovò insieme. Impazzì. Si avventò contro di me e mi spinse lontano da Georgiana che era in lacrime. Poi iniziò a picchiarmi e anche se inizialmente non avrei voluto poi mi ritrovai a rispondere ai colpi di William ma ammetto che quella volta ebbi la peggio. Mi fece giurare che non mi sarei mai più fatto vedere a casa sua e che non avrei più tentato di vedere Georgiana. E da allora non l’ho più visto. Non da quando ha trascinato via Georgiana e l’ha chiusa in casa per fare in modo che non ci vedessimo mai più. Non avrei voluto dargliela vinta né ferire sua sorella ma poi partii con i miei genitori e ci fu l’incidente che me li ha portati via. Era da un anno che non vedevo William e non mi immaginavo lo avrei trovato qui. Ora sai tutta la verità su me e William- terminò George guardando Elizabeth che nel frattempo era rimasta in silenzio a scrutare stupita le espressioni del viso del ragazzo. Non lo conosceva da tanto eppure avrebbe giurato che stava dicendo la verità. Il suo sguardo così come le emozioni che trasparivano dal suo racconto sembravano davvero reali e in poco tempo Elizabeth si convinse che aveva parlato troppo presto quando si era ripromessa di far pace con William. Ciò che aveva fatto era terribile e non poteva immaginare come avesse potuto fare una cosa del genere a sua sorella che diceva di amare così tanto. Allungò una mano sfiorò quella del ragazzo con un sorriso lieve sul viso pallido per il freddo. George strinse delicatamente le dita di Lizzy e sollevò lo sguardo su di lei. I loro occhi si incontrarono. Un turbine di emozioni contraddittorie si agitavano nelle iridi dei due mentre le pupille si dilatavano per il desiderio di un bacio che entrambi volevano. George si chinò in avanti abbastanza perché le sue labbra sfiorassero quelle di Lizzy che sobbalzò leggermente prima di rilassarsi e spingersi più avanti per approfondire quel tocco così gentile e delicato. La mano del ragazzo le accarezzò il viso costringendola a sollevare leggermente il mento mentre Elizabeth faceva scivolare le dita fra i capelli del ragazzo. Per la prima volta dopo tanto tempo Elizabeth non stava pensando. Si era lasciata andare e stava baciando un ragazzo che conosceva solo da poche ore. Eppure tutto questo non le importava.
-Credo sia ora che ti riporti a casa- le sussurrò George una volta che si furono separati. Lizzy annuì sorridendo come inebetita mentre lui la prendeva per mano e la portava fino alla moto e la portava a casa. 
Si lasciarono con la promessa che il giorno dopo si sarebbero rivisti e con la tacita promessa di parlare di quel bacio dato dentro uno scivolo in mezzo alla neve. Elizabeth era sovrastata dalle emozioni che le correvano per il cuore confondendola. La rabbia verso William e il modo in cui aveva trattato George, il desiderio incontrollabile di rivedere quest’ultimo e il bisogno impellente di parlare con Jane. Salutò in fretta il resto della famiglia e corse al piano di sopra dove Jane la aspettava già intenta a leggere il libro di chimica con espressione concentrata e confusa. Appena sentì aprirsi la porta richiuse subito il testo e sollevo gli occhi verso la sorella con un sorrisetto malizioso sul viso. 
-Allora?- domandò con gli occhi che brillavano dalla curiosità-
-Cosa?-
-Dai Lizzy! Chi era quel ragazzo che ti ha portato in moto via da scuola?-
-George Wickham, un ragazzo nuovo a scuola- 
-E?-
-Ci siamo conosciuti a ricreazione e ha insistito per portarmi a casa a fine lezioni. È incredibilmente gentile…-
-E bello- aggiunse Jane mentre la sorella posava lo zaino e si sedeva sul letto con espressione sognante.
-E cosa è successo dopo? Parla su! E’ impossibile che ci abbiate messo così tanto tempo per tornare a casa!-
-Okay, Jane ti racconterò tutto ma tu devi promettere che terrai la bocca chiusa con tutti-
-Promesso!- esclamò Jane andando a sedersi vicino alla sorella tutta eccitata all’idea di sentire una storia interessante.
-Okay, ecco tutto- iniziò Elizabeth e raccontò ogni cosa. Della gentilezza di George, del suo fare da gentiluomo e di come le aveva offerto quel passaggio. Poi raccontò alla sorella del parco innevato e dello scivolo. Indignata narrò la storia che legava William e George e di come il ricco ragazzo si fosse dimostrato una persona orribile nei confronti dell’ex migliore amico. Quando infine le raccontò del bacio, Jane saltò in piedi e abbracciò la sorella ridendo e chiedendole ancora più particolari che Elizabeth fu felice di darle sebbene arrossendo vistosamente. Quando finalmente terminò il suo racconto Jane rimase in silenzio per qualche secondo pensierosa.
-Penso comunque che ci debba essere stato un qualche fraintendimento fra quei due. Non credo che William sarebbe in grado di fare una cosa del genere. Sono uscita speso con lui e Charles e mi è sembrato una brava persona, magari un po’ solitario e scontroso ma gentile tutto sommato-
-Io invece non credo che riuscirò mai più a vederlo come tu lo dipingi. Le parole di George erano così sincere e mi è impossibile credere che stesse mentendo-
-Il tuo giudizio è offuscato dai tuoi sentimenti Lizzy, non sei la migliore per costatare i fatti-
-Forse hai ragione ma sono sempre più incline a non sopportare William Darcy e il suo pomposo modo di fare- 
Jane sorrise ma nella sua mente si aggirava il pensiero che un ragazzo perfetto come George non potesse esistere davvero e scorgeva nelle parole che aveva detto alla sorella qualcosa che strideva in contatto con l’immagine di William che si era fatta uscendo con lui e il suo amico Charles. Era felice per la sorella ma non poteva fare a meno di nutrire un poco di sospetto che era arrivato solo quel giorno e già aveva iniziato a far parlare di sé e a cercare le attenzioni di Elizabeth. 

Passarono due settimane e a quel primo bacio ne seguirono altri, mentre Charles continuava a fare una timida corte a Jane, George cercava ogni secondo per stare con quella che ormai era diventata la sua ragazza. Elizabeth dopo anni sorrideva di nuovo, spensierata e girava per i corridoi con la mano in quella del suo fidanzato. La sorella maggiore continuava ad osservare ciò che succedeva con un certo sospetto ma non poteva non essere felice per ciò che finalmente stava vivendo Lizzy. George si era presentato ufficialmente alla famiglia attirando le attenzioni delle più piccole della famiglia Bennet che non nascosero mai il loro parere sull’aspetto del ragazzo che era, secondo loro, un figo da paura. Elizabeth si limitava a sollevare gli occhi al cielo mentre il fidanzato rideva stringendole la mano. Non era Jane l’unica che nutriva riserve verso il nuovo arrivato che stava già facendo parlare di sé, William Darcy non aveva mai lasciato trasparire il suo parere su George ma nessuno poteva ignorare i suoi sguardi pieni di amarezza e rabbia.
Lui ed Elizabeth non si parlavano più molto. Semplici saluti e monosillabi durante le uscite di gruppo in cui venivano coinvolti e durante i quali George non si presentava mai. La scusa era sempre qualche impegno sportivo o l’impellente necessità di studiare ma tutti sapevano che in realtà il vero motivo era quel passato che univa lui e William. Lizzy ignorava volutamente il tutto, troppo presa dalla sua nuova relazione per curarsi di cosa pensasse William Darcy del suo fidanzato. In realtà nonostante tutto Il ragazzo avrebbe preferito che Elizabeth lo insultasse e lo trattasse male come era solita a fare rima piuttosto che continuare a interagire con lui in modo così freddo. Certo gli parlava ma nel frattempo i suoi occhi esprimevano un malcelato disinteresse verso di lui. William sapeva che probabilmente questo aveva a che fare con George e con quello che probabilmente lui aveva detto ad Elizabeth ma era troppo orgoglioso per chiedere e piegarsi così alla silenziosa guerra che Lizzy stava conducendo contro di lui. 
I giorni passavano e andava così avvicinandosi il Ballo D’Inverno a cui Elizabeth non partecipava quasi mai. Il motivo era che oltre ad odiare quel genere di cose, il ballo prevedeva come tradizione che si giungesse con un accompagnatore che Elizabeth non aveva mai la minima voglia di cercare. In poche si erano presentate alla serata senza per paura di essere additate come “sfigate”  Elizabeth invece aveva degli ammiratori ma si limitava a rifiutare qualsiasi richiesta e a chiudersi in camera sua con le cuffie la sera del ballo. Perciò non seppe cosa dire quando George la invitò ad andarci con lui.  Da un lato avrebbe voluto rifiutare e rimanersene a casa senza dover per forza andare a quella stupida occasione ma dall’altro vedeva lo sguardo di George eccitato all’idea di ballare con lei in pubblico e con vestiti eleganti, fu per questo che non riuscì proprio a dire di no al fidanzato che tutto soddisfatto la baciò con delicatezza e le consegnò il suo invito.   Elizabeth era felice per la rima volta dopo tempo. Serena e senza preoccupazioni tornò a casa dove la madre aveva già preparato il vestito per il ballo e sebbene ancora si chiedesse come avesse fatto a saperlo non poté fare a meno che esserne felice.  E per la prima volta nutriva aspettative straordinarie per quel ballo. 

Quelle aspettative furono però deluse. La sera del ballo Lizzy stava aspettando il suo cavaliere davanti alla scuola. Un vecchio cappotto lungo le copriva le spalle lasciate scoperte dall’abito bianco che le arrivava fino ai piedi. La scollatura a cuore era decorata da minutissimi arabeschi e sottolineava le forme delicate e snelle della ragazza. Tuttavia per quanto aspettasse George non era ancora arrivato. Quell’anno i partecipanti erano pochi, complice il freddo gelido e la neve che aveva riiniziato a cadere sottile e delicata. Poi il telefono squillò e Lizzy lo afferrò sperando di trovare notizie del suo fidanzato. 
Non si sbagliava ma non erano le notizie che voleva vedere.
“Mi dispiace non riesco a venire, ho degli impegni dell’ultimo minuto. Va senza di me e divertiti cucciola! Baci George” 
Con rabbia Elizabeth infilò il cellulare nella borsa e fece per dirigersi verso casa ma un pensiero la fermò. Cosa aveva da perdere? Tornare a casa dopo tutto lo sforzo che aveva fatto per rendersi presentabile sarebbe stato ancora più imbarazzante così si voltò e con grazie si diresse verso la scuola accodandosi ai pochi che si erano presentati. 
All’interno la sala era occupata da una pista da ballo sopra la quale volteggiavano le poche coppie. Molti erano vicino al banco dei cibi e delle bevande e chiacchieravano a piccoli gruppetti vicino alle pareti della sala. Riuscì a scorgere Jane e Charles intenti a ballare un lento nel centro della sala, ognuno perso negli occhi dell’altro. 
-Ciao- le disse una voce alle spalle. Lizzy si voltò e stupita si trovò a guardare William Darcy elegantissimo nel suo completo. La giacca bianca metteva ancora più in risalto i suoi capelli corvini e gli occhi blu oceano erano ancora più luminosi del solito. Sfoderò un timido sorriso che poco si addiceva a uno come lui e gli porse la mano.
-Posso invitarti a ballare Elizabeth? O hai intenzione di prendermi a pugni?- Lizzy davanti a quel tentativo così goffo di essere gentile e affabile non potè fare a meno che sorridere e porgere la mano a Darcy.
-Vedremo se te lo meriterai dopo questo ballo-
Lui la condusse nel centro della pista e con delicatezza le pose la mano su un fianco conducendola nel primo lento che avesse mai ballato. In silenzio ballavano con gli occhi fissi l’uno in quelli dell’altra senza distogliere lo sguardo che sembrava comunicasse più di quanto si potesse dire a parole.
-Ho visto che il tuo cavaliere non è venuto-commentò William rompendo il silenzio.
-Degli impegni lo hanno costretto a rimanere a casa- rispose freddamente lei. Non sapeva il motivo ma il fatto che lui volesse parlare di George la innervosiva più di qualsiasi cosa. 
-Bhe, non sa cosa si è perso, sei bellissima- Lizzy spalancò gli occhi stupita e si sentì arrossire.
-Io ecco…grazie- rispose lei balbettando. William con grazie la fece volteggiare in aria sollevandola per la vita e Elizabeth sentì un brivido scorrerle lungo la spina dorsale quando le sue dita le accarezzarono la schiena lasciata nuda dal profondo spacco del vestito. Il tatuaggio nero spiccava sulla pelle chiara attirando l’attenzione del ragazzo che ne seguì il volo con un dito, il tocco leggero che la fece rabbrividire nuovamente.
-Posso chiederti una cosa Elizabeth?- domandò ad un tratto lui. 
-Dimmi- 
-Per quale motivo mi stai evitando?- Elizabeth distolse lo sguardo. Sperava che no avrebbero toccato quell’argomento.
-E’ colpa di qualcosa che ti ha raccontato George?- Quando sentì l’odio che proveniva dalla voce di lui Lizzy dimenticò però ogni tentativo di essere superiore e più gentile.
-George? Davvero tu vuoi parlare di quello che mi ha raccontato George?- Sibilò furente prima di voltargli le spalle e uscire all’aria aperta con l’aria pungente che le sferzava la elle nuda. Senti poco dopo il rumore dei suoi passi raggiungerla e si voltò pronta ad affrontarlo nuovamente. 
-Si può sapere cosa ti sta succedendo?- domandò lui spalancando le braccia con aria confusa.
-Quello che mi sta succedendo è che non riesco più a reggere il tuo sguardo che segue on odio me e George lungo i corridoi o il tono della tua voce quando parli di lui. Non hai il diritto di giudicarlo, non dopo ciò che gli hai fatto!-
-Ciò che IO gli ho fatto?- il suo tono tremò di rabbia e i suoi occhi si fecero scuri.
-Neghi forse di averlo separato da tua sorella per nient’altro che un tuo odio personale? Non sei stato forse tu a picchiarlo perché amava tua sorella Georgiana?-
-Come scusa? Io l’avrei picchiato perché amava mia sorella Georgiana?! Lui non ha il diritto di parlare di lei. È Solo un bugiardo Elizabeth e forse ormai tu sei troppo incantata dalle sue parole per accorgerti della persona con la quale ti sei fidanzata!-
-Non hai il diritto di criticare la mia scelta! Lui è un bravo ragazzo! LUI TIENE A ME!- 
-Pe quanto tempo ancora? Per quanto ancora ti illuderai che questa sia la verità? Tu non lo conosci come lo conosco io tu non sai quello di cui è capace!- 
-Io so però quello di cui Tu sei capace! Non sei altro che un borioso e orgoglioso ragazzo che non sopporta il fatto di non essere al centro dell’attenzione. Lui è gentile e amabile mentre tu ti trascini dietro quei pochi amici che hai una dei quali non vorrebbe fare altro che tapparti la bocca con la sua!-
-Di cosa stai parlando?-
-Di Caroline ecco di cosa. Non siamo amiche forse ma comunque provo pena per lei. Da quanto lasci che ti segua come un cagnolino senza mai neanche dirle grazie? Non ti sei accorto di quanto sia innamorata di te? Sei troppo occupato a pensare a te stesso per accorgerti dei sentimenti di qualcun altro!- 
William la guardò con gli occhi spalancati e la afferrò per un polso quando lei si voltò per andarsene.
-E tu Elizabeth? TI credi così tanto diversa da me eppure anche tu fai lo stesso e nemmeno te ne rendi conto- 
-Lasciami- ringhiò Elizabeth in preda alla rabbia e alla paura perché quella presa intorno al suo polso ricordava troppo quella che anni prima l’aveva trascinata per terra in quel vicolo e le immagini di quella notte iniziarono a passarle davanti al viso mentre lacrime si affacciavano sugli occhi terrorizzati. William solo allora si accorse della sua presa ancora stretta intorno al sottile polso della ragazza e capì. Si tirò indietro in fretta e le voltò le spalle correndo poi via mentre Elizabeth rimaneva lì in mezzo al parcheggio. Le braccia strette intorno al busto , tremante. Sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla e si voltò incontrando gli occhi azzurri di George. Che scorse le lacrime e si inginocchio al suo fianco preoccupato con delicatezza le passò una mano sullo zigomo portando via le sue lacrime. 
-Cosa è successo Lizzy?- le chiese ma lei non rispose. Si strinse contro il petto di lui singhiozzando mentre il ragazzo la cullava dolcemente.
-Va tutto bene, tranquilla- le sussurrò in un orecchio. Lei sollevò il viso e poggiò le sue labbra su quelle del ragazzo bisognosa di quel contatto. 
-Portami a casa- sussurrò una volta che si furono separati e lui annuì prendendola in braccio e portandola fino alla sua moto. Elizabeth si strinse a lui premendo il suo petto contro la sua schiena e lasciando che le lacrime le scivolassero lungo il viso mentre le parole di William le rimbombavano nella testa. 
         Di che cosa stava parlando?



ANGOLO AUTRICE:
Innanzitutto chiedo scusa per il ritardo ma negli ultimi tempi ho un po’ di calo dell’ispirazione motivo per cui non credo che questo capitolo sia un granchè. Per quanto riguarda il personaggio di Wickham lo vedrete ancora per un po’ sebbene neanche io lo sopporti molto. 
Spero che vi piaccia e recensite!
Baci e Abbracci
Darkalyce



   
 
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