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Autore: elyxyz    28/03/2017    9 recensioni
Dopo due anni, posto il seguito di “Magic Melody”.
Ho deciso di farne una raccolta, perché i quattro capitoli che la compongono sono pezzi separati. Uno è pre-epilogo, mentre gli altri sono effettivamente un seguito della prima storia, che è necessario aver letto per capire le dinamiche di questa.
Le premesse erano queste: Mescolate un babysitting coatto, uno zio imbranato, un nipote diabolico, un pianista (dalle mani porno) eletto ad angelo custode, segreti e bugie. E forse vi ritroverete con una storia d’amore.
[Modern!au, Merthur, Leogana, baby!Mordred, zio!writer!Arthur, pianist!Merlin - 4 capitoli in totale, storia conclusa.]
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Mordred, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Scusate per l’attesa, non sono riuscita ad aggiornare prima

Scusate per l’attesa, non sono riuscita ad aggiornare prima.

 

La raccolta è composta di quattro capitoli, in tutto. Un missing moment (fra il cap. 4 e l’epilogo) e tre pezzi post-epilogo.

Modern!au, Merthur, Leogana, baby!Mordred, zio!writer!Arthur, pianist!Merlin.

 

 

D’istinto, vorrei dedicare questa storia a Filippo, sperando di essere una zia un filino migliore di Arthur con Mordred.

E poi è dedicata a chi mi segue con costanza e affetto.

A chi si entusiasma per le mie bizzarre ispirazioni e mi sostiene con i suoi pareri.

Ma soprattutto la dedico a Maryluis, perché senza di lei, probabilmente, questo seguito sarebbe rimasto per sempre ad ammuffire.

Un abbraccio.

 

 

 

 

Magic Melody (Mordred’s Lullaby) 2

 

 

- La Raccolta -

 

 

 

 

 

 

Capitolo II: Merlin's Name

 

 

 

Perché restarne sorpresi?

Arthur scosse il capo, grugnendo la propria incredulità. Ormai aveva già collezionato ben più che una discreta esperienza sul livello di bassezze a cui suo nipote sapeva arrivare, ma ogni volta la cosa lo sconcertava sempre un po’ di più. E ora ne aveva la riprova.

 

 

***

 

 

Alla veneranda età di dieci mesi e qualche giorno, la bestiaccia si dimostrava vispa e dispotica com’era stata sua madre, al tempo in cui aveva torturato l’infanzia del fratello con strepiti e pretese, piagnistei e ricatti, la piccola tiranna.

Mordred non era da meno, in quanto a capricci e presuntuosità dittatoriali, anche se – glielo doveva concedere – era stato l’unico a non lamentarsi dei suoi continui sproloqui su Merlin, in quei lunghi mesi della loro separazione.

Arthur lo aveva cresciuto a pappette e discorsi su Merlin, speranze su Merlin, esibizioni in stereofonia di Merlin… almeno nei momenti in cui Morgana era stata costretta a lasciarglielo in consegna, per qualche sessione forzata di babysitting coatto, in barba all’odio vicendevole.

 

Certo. Nessuno lo avrebbe mai eletto Zio dell’Anno. Ma non lo aveva ancora avvelenato o ucciso. E questo doveva pur valere qualcosa, no?

 

Eppure… il mostriciattolo non spiccicava niente. Si ostinava a non volerlo chiamare. A non nominarlo manco per sbaglio. Il suo nome sembrava un tabù. “Aaaaa!” garriva oltraggiato, quando lo vedeva, manco se fosse stato uno scarafaggio schifoso.

 

E così Mordred passava le sue puzzolenti giornate tra pannolini e gorgheggi, con dei “Mo-ma-ma” che avevano fatto inorgoglire Morgana al pari di una regina, quasi che il prezioso unigenito si fosse già laureato, o avesse vinto un Premio Oscar.

Era passato poi ad un: “Pa-pa-pa”, per i quali Leon aveva pianto come un vitellino, benché Arthur fosse certo che il nipotastro volesse solo cibo e non suo padre.

Infine era capitato – in un’unica, sensazionale occasione – che si ritrovassero tutti a pranzo insieme, compreso il patriarca dei Pendragon, con sommo scorno di Arthur, che era stato tenuto all’oscuro del tranello.

Il vecchio Uther, osservando il sangue del suo sangue e futuro erede universale chiuso nel suo pagliaccetto a pois da 500 sterline, aveva allungato le dita grinzose per farselo consegnare da Morgana e prenderlo in braccio, ma Mordred – fiutando il pericolo mortale – s’era attorcigliato come un’anguilla contro la madre, mugolando un concitato “No-no-no!” – segno universale di negazione – al quale il Vecchio Dragone s’era commosso fino ai singhiozzi, perché era certo (e nessuno aveva osato contraddirlo), che il pupillo l’avesse chiamato ‘Nonno’ per la prima volta, con un tenero balbettio che gli avrebbe scaldato il cuore e la tomba negli anni a venire.

 

Anche se probabilmente non erano eventi attendibili, tutta la cerchia ristretta della sua famiglia aveva avuto il suo momento di gloria. Tranne lui. Perché Mordred era un inguaribile stronzetto. Punto.

 

Con l’andar delle settimane, il piccolo diavoletto aveva consolidato la propria lallazione (Arthur era andato a leggersi su internet che cavolo fosse, quando Morgana lo aveva pungolato sulla sua ovvia ignoranza, roteando gli occhi perfettamente truccati), e ‘mamma’ e ‘papà’ avevano acquisito un suono più accettabile e meno casuale. Ma erano le uniche due parole che il divin pargolo si degnava di proferire e non c’era verso di ampliare il suo vocabolario, giacché riusciva benissimo a comandare tutti a bacchetta ugualmente.

 

 

***

 

 

Ma le sorprese, evidentemente, non erano finite.

 

Quando Arthur aveva finalmente fatto pace con Merlin e chiarito ogni cosa in sospeso fra loro, avevano ricominciato a frequentarsi, per colmare il vuoto della loro separazione e, alla fine, il suo pianista (anima dolce, sensibile e un tantino troppo ingenua) aveva espresso il desiderio di rivedere il piccolo diav- angioletto, perché gli era rimasto nel cuore e Arthur, bontà sua, non gli avrebbe più negato niente pur di renderlo felice, persino se avesse dovuto subire l’ingrato nipote per una visita di (finta) cortesia. Ma – accidenti a lui! – Mordred non gli avrebbe certo reso le cose più facili.

 

Quando arrivarono a casa del Pidocchio per il tè delle cinque, quel sabato pomeriggio (che avrebbero potuto trascorrere in modo più piacevole, per esempio rotolandosi arrapati fra le lenzuola), Leon aprì loro la porta con un sorriso di benvenuto, mentre Morgana compariva con in braccio la bomba chimica sbavante. (“È colpa dei dentini, idiota!” l’aveva redarguito, stizzita, l’ultima volta che aveva osato sollevare l’argomento bavoso).

 

Arthur si fece coraggio, varcò l’antro della strega e appoggiò con gentilezza la mano sulla schiena del compagno, per trovare la forza e non fuggire da lì.

Dopo uno scambio di doverose e virili strette di mano col padrone di casa, l’attenzione gravitò sulla star del momento e Mordred si mise a sgambettare tutto eccitato dall’arrivo degli ospiti (Arthur avrebbe scommesso il suo testicolo destro che era tutta una messinscena e che, per lui solamente, il demonietto non si sarebbe mai scomodato). Ma Merlin, anima candida, c’era cascato con tutte le scarpe e, sfoderando il più bello e irresistibile dei suoi sorrisi, s’era chinato per omaggiare il Piccolo Principe col dovuto ossequio.

 

“Ma come sei cresciuto, Cucciolino! Sei diventato un ometto!” tubò, incantato dal sortilegio del subdolo mostriciattolo.

 

Mordred lo ricambiò con un sorriso sdentato e un po’ di bava colante.

 

“Hai visto, Puccino? Chi abbiamo qui? Lo zio Arthur ti ha riportato Merlin! Ti ricordi di Merlin?” domandò Morgana, retorica, col tono zuccheroso delle madri ebeti, prima di afferrargli una manina da sventolare a mezz’aria, incitandolo: “Dai, saluta Merlin!”

 

“Mellin!” esclamò Mordred, tutto festoso, mentre Arthur barcollava come colpito da un proiettile.

 

“Lecchino! Traditore! Ruffiano!” sibilò, oltraggiato da un tale voltafaccia, facendo ridere Morgana e Leon, mentre Merlin gli lanciava uno sguardo ignaro.

 

Mordred si rifiuta di pronunciare il nome di mio fratello”, spiegò la strega, trattenendo a stento il sorriso. “E il nostro suscettibile bambinone si è offeso…

 

“Oh, ma dai, Arthur!” lo sgridò allora, prendendo le parti del marmocchio. “Non puoi avercela con questo angioletto! Sei senza cuore!” lo rimproverò, fingendosi deluso, mentre si allontanava da lui per prendere in braccio il poppante, che gli aveva già afferrato una mano con i suoi piccoli artigli affilati.  

 

 

***

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Arthur barcollò nuovamente, perché questo faceva decisamente più male del tradimento di prima. Che Mordred fosse un disertore, si sapeva. Ma l’opinione che Merlin aveva di lui contava!

 

Ma Merls, amore… non è vero!” tentò di difendersi, mentre la piccola peste gli lanciava occhiatacce di biasimo dalla posizione che gli aveva usurpato.

 

Mordred, cucciolino”, amoreggiò il pianista, spupazzandosi il bimbo che si beava un mondo per quelle attenzioni, i bacetti e le facce buffe che l’altro gli faceva. “Facciamo vedere al tuo ingrato zio che sei un bimbetto adorabile, vuoi? E lui è il tuo zietto preferito, sì?” lo vezzeggiò, e Mordred gorgogliò il suo apprezzamento, sotto lo sguardo felice dei suoi genitori e quello (molto meno felice) dello zio.

 

“Allora, dai. Proviamoci!” lo incitò, strofinandogli il naso contro una guanciotta paffuta. “Ar-thur. Arthur…” scandì con lentezza. “ Non è tanto difficile e tu sei bravissimo, lo so…” lo incoraggiò, bisbigliandogli dolcezze all’orecchio. “Ar-thur…”

 

Ptuh!” sputò Mordred, soddisfatto – perché sì, forse Arthur non conosceva la lallazione, ma come scrittore sapeva a menadito ogni onomatopea del mondo e quello era uno sputo bello e buono!

 

La sua legittima indignazione fu soffocata dal boato di grida di gioia e applausi di festeggiamento dai restanti adulti presenti, come se la peste avesse stabilito un nuovo record del mondo. Dritto dritto nel Guinness dei Primati. Per uno sputo. 

 

Un coro di “Hai sentito? Lo hai sentito?! Ma che bravo! Che intelligente!” piovvero da tutte le parti, mentre il mostriciattolo si godeva il momento di gloria sbavando a profusione sugli elogi e sul maglione del suo pianista.

 

“Dimostrati un po’ riconoscente!” lo sollecitò Merlin, intenerito dal risultato ottenuto.

Arthur strinse i denti. Ingoiò la bile e riconobbe la sconfitta. Con un sorriso falso come una banconota da tre sterline, rese omaggio al traditore che aveva sputato sul suo nome.

 

Perché restarne sorpresi?

Zio preferito, un cazzo.

 

 

- Fine -

 

 

 

Disclaimer: I personaggi di Merlin, citati in questo racconto, non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
Neppure l’immagine mi appartiene.

 

Ringraziamenti: Un abbraccio alla mia kohai, che subisce le mie paranoie. X°D

 

Note: La ‘lallazione’ è una fase pre-linguistica che ogni bambino raggiunge (mediamente dal settimo mese di vita in poi) e consiste nella ripetizione di sillabe e vocali.

 

L’onomatopea è una parola scritta che riproduce un suono o un rumore. Le più comuni solo quelle che ricalcano versi di animali, come ilMuu Muu’ delle mucche.

Nei fumetti,Ptuh’ è l’onomatopea dello sputo.

Dubito che qualcuno se ne sia accorto, ma l’ultima frase è la stessa chiusura del primo capitolo della fic. Mi piaceva l’idea di riprenderla.

 

 

Ah, colgo l’occasione per ringraziarvi del caloroso bentornato a Linette. Siete riusciti a commuovermi. E presto posterò il nuovo capitolo!

 

 

 

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Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche costruttive.


Grazie (_ _)

elyxyz

 

   
 
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