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Autore: effy_14    02/05/2017    2 recensioni
Piccola premessa questa storia può essere vista come il seguito di "Io ci sono...", di cui consiglio la lettura, ma può essere anche letta a parte =)
"Pensieri troppo veloci le riempirono la mente e la rabbia crebbe tanto che quando fece per avvisare i compagni dell’imminente arrivo via mare della Marina non si accorse di aver urlato arrabbiata guardando male tutti."
Genere: Fluff, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Buon giorno a tutti!!Ecco l'ultimo capitolo della storia. Come per il precedente capitolo rinnovo le mie scuse, ma, nonostante per me queste storie siano importantissime, a volte il quotidiano mi sommerge.
Infatti informo che, storielle magari più corte a parte, per il prossimo "pezzo" aspetterò di avere abbastanza materiale pronto per cominciare, così non vi faccio aspettare in corso d'opera.
Grazie mille a tutti
Un abbraccione

Effy 


- Non so se la persona che te lo ha donato lo abbia fatto con questa intenzione, ma ricorda che ciò che tieni tra le mani è uno degli oggetti più preziosi di tutti. –
Guardò il compagno di fronte a lei e qualcosa nel suo petto cambiò. Tutto d’un tratto si sentì leggera e serena, come se tutte le preoccupazioni, i pensieri e gli avvenimenti fossero stati spazzati via. Era una sensazione che aveva già provato prima, ma che al momento non sapeva definire.
Saltò giù dallo sgabello sul quale era seduta e si mise subito al collo il ciondolo riparato. Alzò lo sguardo sul cyborg ancora davanti a lei e, con un sorriso sincero, lo ringraziò per quanto fatto.
Gli occhiali dell’uomo si abbassarono stupiti mentre guardava la figura saltellante della rossa lasciare il suo laboratorio. Non aveva ben capito cose fosse successo, ma lui un sorriso così sul viso di Nami non lo aveva mai visto.
Uscì da sotto-coperta e si avviò immediatamente lungo il parapetto del ponte, per poter ammirare il mare. La brezza salata le scompigliò i capelli e in quel momento capì. Liberà, si sentiva libera. Si sentiva forte, come non si era mai sentita. Avvertiva dentro di se la sensazione di poter fare tutto, di poter avere tutto. E non in modo presuntuoso, ma in modo genuino. La speranza di poter amare ed essere amata un giorno era più che viva in lei. Poteva sembrare assurdo il suo ragionamento agli occhi del mondo esterno, ma in quel momento Nami decise che lei avrebbe lottato, che lei sarebbe andata avanti, che lei avrebbe atteso per entrambi. Si, per entrambi. Perché non serviva che lui sapesse, non serviva che lui ci credesse, lei lo avrebbe fatto per lui.
Se era riuscita, ad appena otto anni, a credere che da sola avrebbe potuto liberare un intero villaggio, nonostante gli stessi abitanti ne erano dubbiosi, avrebbe potuto aspettare fino alla fine di quella stramba avventura, il giorno in cui il suo cuore si sarebbe finalmente riunito in tutte le sue parti.
Un giorno, quando il mare riporterà alle sue rive quell’uomo così burbero e taciturno, lei sarà li: con il ciondolo e tutto il suo amore ad aspettarlo. Lo aspetterà, perché aspettarlo è tutto ciò che ha sempre voluto.
Un mare in tempesta le si agitava nel petto: e se lui non fosse tornato? O almeno non da lei?
Abbassò lo sguardo sul ciondolo e i suoi occhi brillarono nuovamente. No! Niente paure o ripensamenti, non c’era spazio per quelli, aveva già perso troppo tempo a rimuginare e ragionare sui “ma” e sui “se”, ma se c’era una cosa che aveva imparato da quella strana ciurma è che per godersi qualcosa bisogna buttarsi a capofitto in essa. Potrebbe andare male, potrebbe andare bene, ma solo il tempo saprà dirlo. Allora perché non provare?
Avrebbe goduto di ogni singolo momento con lui, le sarebbe stata accanto, come a Triller Bark, ma lasciandolo libero di seguire i suoi sogni, come lei stessa avrebbe fatto. Lui non sapeva del significato del ciondolo? Non importava, lo sapeva lei e lo avrebbe tenuto con se per tutto il tempo necessario.
Non si stava illudendo: conosceva Zoro meglio di chiunque altro ed ora, grazie anche alle rivelazioni appena avute, era sicura che lui non l’avesse mai davvero abbandonata. C’era dell’altro sotto, qualcosa che forse lo aveva fatto desistere da “loro”, ma non avrebbe fatto desistere lei. Forse non sarebbe tornato tutto come prima, ma questo non voleva dire che non sarebbe tornato.
Alzò il viso verso la palestra per la seconda volta in quel giorno, che ormai stava lasciando posto alla sera, e le sue labbra si incurvarono in un sorriso che non solcava il suo viso da tempo.
Lei sarebbe stata la fanciulla pronta ad attenderlo, anche per anni se fosse stato necessario, donandogli tutta la sua fiducia incondizionata.
 
 
Appoggiò stancamente il bilanciere al muro. Si trovava li da tutto il giorno, allenandosi senza la minima tregua. Era la sua punizione. Si era esposto per l’ennesima volta, e per giunta senza motivo. - Quello stupido di un cuoco -  Un ringhio incontrollato uscì dalla bocca – E quello stupido chirurgo. – Un pugno al muro – Con tutte le persone che ci sono proprio lui doveva mettere nel corpo della mia mocciosa? –
Abbassò lo sguardo. Mia. Quella parola, uscita in automatico dalla sua bocca, gli fece abbassare di colpo tutta la spavalderia. Lei non era sua, o almeno non più.
Finì di sistemare le ultime cose, non smettendo però di rimuginare su ciò che aveva fatto. Era riuscito anche ad essere delicato questa volta, dannazione!
Un giramento di testa lo colse all’improvviso mentre si rialzava dal terra con un semplice peso in mano. Si appoggiò alla panca cercando di regolarizzare il respiro più accelerato di prima. Diede colpa al fatto che in tutto il giorno non aveva ne bevuto ne mangiato nulla. Probabilmente si trattava solo di un piccolo calo di pressione.
Si fece forza e si avviò verso la porta che dava sulla scaletta. Arrivato sul ponte si rese conto che forse c’era davvero qualcosa che non andava. Aveva impiegato il triplo del tempo a scendere ed aveva anche rischiato di cadere almeno tre volte.
Pensò di svegliare Chopper, ma poi si ricordò che ormai era notte e sicuramente il piccolo dottore era nel mondo dei sogni già da qualche tempo. Si guardò intorno cercando di capire che ore potessero essere, cercò anche di sforzarsi per ricordare chi fosse di guardia, ma fu solo un peggiorare le cose.
Lo sforzo, anche solo di ragionare, lo fece cadere a terra. Si sentì prima eccessivamente caldo e poi pieno di brividi tutto d’un colpo. Avrebbe voluto chiamare qualcuno, ma la voce venne meno. Stava per perdere i sensi, un ultimo pensiero.…..mandarino!
Ad un tratto i sensi si riattivarono di colpo. Un odore, troppo famigliare lo investì di colpo. Si sforzò di aprire gli occhi e riattivare l’udito. Davanti a lui una Nami preoccupata lo chiamava a gran voce. Voce che a lui sembrava così lontana. Lo prese dalle spalle per alzarlo, donandogli un po’ di sollievo.
-Ma che cose è successo? Sei caduto? – Guardò la schiena per vedere se ci fosse ferito, ma non trovò nulla. Nell’operazione di spostarlo, però, la fronte del verde le si era appoggiata alla spalla. Era bollente!
-Ma hai la febbre!Dobbiamo trovare il modo di rinfrescarti!- La vide muovere la testa a destra e sinistra. Aveva un viso spaventato e questo lo fece strare ancora peggio. La stava facendo preoccupare ancora. Si senti sollevare quasi di peso e appoggiare, in modo un po’ goffo, all’albero maestro con la schiena.
- Ok, ora ci penso io! Però tu rimani sveglio per una buona volta! – Un sorriso tirato le si formò sulla labbra, ma quanto era bella. Si stupì di quel pensiero fatto con tanta leggerezza, doveva per forza essere la febbre.
Dopo un paio di minuti in cui non capì a pieno cosa stava succedendo, iniziò a sentire delle gocce sul viso, Pioveva? No, era una nuvola che la ragazza aveva creato appositamente per lui, per fargli abbassare la temperatura corporea. E ci stava riuscendo. Passarono un decina di minuti e man mano i suoi sensi si riattivarono, seppur in modo lieve.
-Ti senti meglio?- Alzò l’occhio buono sulla figura bagnata della rossa. Solo ora si era accorto che, non stante la pioggia, lei non si era spostata di un millimetro. Era sempre li, a pochi centimetri da lui, a sorreggerlo sulla schiena con le sue esili braccia.
-Si, deve essere un calo di pressione- cercò di minimizzare. La vide fare una smorfia strana e poi guardalo male.
-Certo, come no! E io sono la fata turchina! Questa è febbre e ora vado a chiamare Chopper per farti visitare. –
Non seppe nemmeno lui dove trovò la forza, ma la fermò. –Re..sta..Ancora un attimo…-
Nami fece una faccia contrariata, ma poi lo sguardo si addolcì e un nuovo sorriso, più luminoso, le si formò sull’ovale del viso. Se non fosse stato già a corto di fiato per la febbre lo sarebbe stato sicuramente per quel viso. Aveva già pensato almeno venti volte che fosse bellissima, ma non riusciva a fermarsi dal farlo.
Cercò di abbassare lo sguardo per far cessare quel flusso di pensieri che lo avevano investito, ma ciò che il suo unico occhio incrociò fu l’ennesimo colpo al cuore.
Il ciondolo, il loro ciondolo, era nuovamente al collo della rossa, e sembrava ancora più luminoso di come lo ricordasse. Alzò la mano quasi automaticamente verso il suo collo e lo sfiorò quasi impercettibilmente.
Un insieme di pensieri contrastanti gli fece nuovamente girare la testa. Non capiva. Lui e aveva fatto del male, l’aveva trattata in un modo orribile e lei portava nuovamente quel regalo.
Rialzò gli occhi sulla ragazza con fare interrogativo trovandola già pronta a rispondere alle sue domande non fatte.
-Una mattina, quando ero a Weatheria, mi sono svegliata e la collanina era rotta. – iniziò il suo racconto capendo perfettamente i pensieri dello spadaccino in quel momento – Ci sono rimasta molto male inizialmente, ma poi ho pensato che una volta riuniti sarebbe bastato portarla a Franky per sistemarla e tutto sarebbe tornato uguale – un sorriso amaro si dipinse sul viso di entrambi – Ma sai cosa ti dico spadaccino dei miei stivali? Tu puoi decidere per te, ma non per me!- si sentì trapassare dallo sguardo determinato che la rossa aveva in quel momento – Ho deciso di farlo riparare e di portarlo al collo finché vorrò! Non mi importa di quello che mi hai detto e se devo dirla tutta nemmeno ti credo. Tu hai deciso di arrenderti, perfetto. Io no! Io ho deciso di lottare anche per te. – aprì maggiormente l’unico occhio rimastogli e cerco di restare il più lucido possibile per poter sentire tutto.
-Una volta qualcuno mi ha detto che chi rinuncia credendo di aver perso ha perso già in partenza. Beh forse io non sono l’esempio più adatto di coraggio, ma sicuramente non sono una che rinuncia. Soprattutto a qualcosa di così prezioso. – Un altro bellissimo sorriso gli fece girare la testa – Mentre tu combatterai contro i nemici più pericolosi io combatterò per noi. Aspetterò il tempo che serve per farti capire che ormai è troppo tardi per cancellare tutto. –
Ci furono minuti i interminabile silenzio, spezzati solo dal suono delle onde che sbattevano sul legno della nave. Nami si sentì una sciocca, si era aperta anche troppo e probabilmente aveva rovinato tutto. Ma come le era venuto in mente?! Un senso di fastidio si impossessò di lei. Stava per dire qualcosa, qualsiasi cosa, pur di spezzare quel silenzio, ma non fece in tempo ad aprire bocca che le labbra dello spadaccino arrivarono a lei.
Un bacio. Cercato. Aspettato. Voluto e finalmente arrivato.
La mano di lui ancora stretta sul collo di lei e gli occhi di entrambi chiusi a godere di ogni singolo attimo.
Non c’era lussuria in quelle labbra che si cercavano e bagnavano dei rispettivi respiri, ma c’era gioia, desiderio e tanto amore.
Si staccarono dopo pochi minuti per prendere fiato ed entrambi fecero un sospiro, uno di quelli che ti fanno credere di cominciare a respirare solo in quel momento, che ti fanno sentire il cuore innegabilmente più leggero. Il sorriso di Nami, neanche a dirlo, si era amplificato ancora di più, mentre sul viso dello spadaccino, ancora provato per la febbre in corso, sembravano sparite tutte le ombre che lo avevano accompagnato fino a quel momento.
La rossa si riscosse per ciò che le era passato per la testa: la febbre!
-Meglio che vada a chiamare Chopper.- Non stava scappando, ma quello che doveva essere detto era stato detto ed ora doveva solo pensare a farlo stare meglio, come lui aveva fatto con lei.
Visti dall’esterno poteva sembrare che in realtà non ci fossero stati chiarimenti. Alla fine la ragazza aveva parlato per parecchio mentre il ragazzo con la testa verde non aveva detto nulla. Non ci sarebbe stata interpretazione più sbagliata di quella e Nami lo sapeva. Sapeva quanto valesse quel bacio, quante parole vi erano racchiuse all’interno e  non poteva essere più felice di così.
Prima di sparire dalla sua vista si era girata ancora una volta a guardarlo per dire due semplici parole – Ti aspetterò. –
 
Si lasciò andare completamente all’albero maestro con un sospiro di dolore. Aveva usato tutte le due forze per essere il più presente possibile mentre lei era con lui, ed ora era esausto. Non sapeva se fosse la febbre o ciò che era appena successo, ma si sentiva anche incredibilmente leggero.
Non capiva ancora a pieno cosa lo aveva spinto verso quelle labbra, ma non se ne sarebbe mai pentito. Come non si era pentito nemmeno la prima volta che lo aveva fatto.
Un sorrisetto sghembo fece alzare gli angoli della bocca sottile, cavolo era bello esattamente come ricordava, se non ancora meglio. Certo la possibilità di ricevere un ceffone non era del tutto scartata, ma fortunatamente questa volta non era successo.
Le parole della rossa gli rimbombavano ancora nelle orecchie. Quella ragazzina era una forza della natura e più passava il tempo più capiva perché si fosse innamorato di lei.
Ma soprattutto, era sempre più convinto dell’acquisto fatto su quella strana isola anni prima. Un atro sorriso si affacciò sul suo viso e un ricordo più che limpido lo colse prima di lasciarsi andare alla stanchezza per la febbre…..
 
 
….L’uomo sorrise cordiale e continuò a parlare ignorando il suo tono secco  -Allora non conosci la nostra storia?Bhe sei fortunato ragazzo. Io mi chiamo Taki e sono un fabbro dell’isola, sei mai stato innamorato?…
 
   
 
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