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Autore: ExoRed    24/05/2017    3 recensioni
Le persone: esseri dotati di coscienza di sé e possessori di propria identità. Ma quante volte ti sei ritrovato a che fare con coscienze sgradevoli, e identità odiose? La personalità è la semplice manifestazione di reazioni chimiche che avvengono nel cervello; e se avessi tu il potere di gestire queste reazioni? Noi, alla SMILEE CORPORATION®, utilizzando software e materiali di ultimissima generazione, creiamo androidi su misura per te e le tue esigenze. Vieni oggi a un nostro Centro Commercio® e scopri le infinite possibilità di personalizzazione che ti offriamo. Progetta con noi, il tuo nuovo Life Companion®.
SMILEE CORPORATION®: Il nostro sogno, il vostro futuro.
Genere: Science-fiction, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lay, Lay, Lu Han, Lu Han, Sehun, Sehun, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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D E F A U L T Capitolo 1


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«//OPEN_FILE: Nadosh_ARCH_Resume_CHAPT1 // Checking validation... Valid // Open... //»

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Luhan si allontanò di colpo dalla sua postazione, dopo però aver dato un pugno chiuso allo schermo a leon del computer; esso lampeggiava di minacciose scritte rosse e messaggi di errore critici che si alternavano l'uno all'altro con una velocità impressionante, sembravano messaggi di spam. Il ragazzo posò gli occhi su un grande pulsante rosso, che si trovava alle spalle della postazione, non troppo distante da lui. Le mani gli tremavano e sentiva dentro di sé un terribile senso di urgenza che mai aveva provato prima. °Questo lo so per certo. Da tempo seguo i suoi parametri vitali...

Inciampò un paio di volte sul pavimento di lastre in metallo forate - fatte in tal modo per fare scolare eventuali perdite di olio ed altri liquidi - prima di raggiungere quel pulsante. Ora in piedi dinnanzi ad esso, si voltò un'ultima volta, come per dare ulteriore conferma e validazione alla sua iniziativa.

Vide due grandi braccia metalliche, terminanti con delle potenti pinze caricate magneticamente, scendere dal soffitto e avvicinarsi all'androide numero 115501, pronte a condurlo - °Come fate con il bestiame - verso la prossima tappa della sua creazione. Avvertì del gelo nello stomaco, certo che sarebbero subito risaliti a lui quando l'androide fosse risultato mal funzionante; nel codice era riportato il numero di postazione che l'aveva programmato. Si immaginò vividamente le due settimane senza paga e le giornate di lavoro allungate - fino a tredici ore - non retribuite come punizione per il suo errore. Con i palmi sudati guardò ancora il pulsante rosso che recitava la scritta "Solo in caso di estrema emergenza", stavolta a malapena per pochi attimi; ci piantò sopra il suo pugno chiuso, talmente forte che si fece male da solo.

La punizione per aver interrotto il processo, a confronto, gli sembrava una passeggiata nel parco.

Subito si udì uno squillante trillo proveniente dall'alto, seguito immediatamente da una sirena che mandò in rapida successione alte note fora timpani e basse note echeggianti. La sirena si interruppe dopo alcuni secondi, e lui fece tornare il suo sguardo verso il grande nastro, ove in piedi, fermo come una statua, stava ancora l'androide. Tirò un sospiro di sollievo quando le due grandi pinze metalliche si allontanarono dal sintetico, tornando nei loro compartimenti situati nel soffitto, ad una decina di metri d'altezza. Il grande nastro  non si mosse di un centimetro.

Alle orecchie gli giunsero echi di lontane imprecazioni, provenienti da qualche settore più avanti. "Ok... E adesso?" Si ritrovò a pensare, facendo vagare lo sguardo attorno come un cucciolo smarrito. Gli occhi si fermarono sulla figura seduta e con la schiena china del tecnico di settore: Yixing; si trovava oltre il nastro, affianco a delle centraline elettriche, con la sedia poggiata contro una di esse. Aveva il viso illuminato da un MyNote9.0 che teneva sulle ginocchia, mentre con un mano reggeva un cartonato di succo condensato. Luhan lo vide balenare i denti in un sorriso un paio di volte, in direzione dello schermo; sulle orecchie aveva due grandi cuffie blu grandi quasi la metà della sua testa.

"Hey, Yixing. Yo!" Provò a chiamarlo, agitando un braccio in sua direzione. L'altro sembrava completamente assorto, anzi, pareva quasi che non avesse nemmeno udito la sirena d'allarme.

"Mi serve una mano qui! Pronto?!" Continuò imperterrito.

Per puro caso Yixing alzò gli occhi e, guardandolo mentre si agitava come un pesce fuor d'acqua, si alzò in un attimo facendo cadere il succo a terra; si tolse le cuffie con un unico gesto veloce mentre con l'altra mano reggeva il MyNote.

"'Cazzo c'è?" Chiese senza mezzi termini.

"Mi si è fottuto l'androide, dammi una mano maledizione!"

Come se la questione fosse molto meno grave di ciò che si sarebbe aspettato, poggiò il MyNote e le cuffie sulla sedia con una calma innaturale, prima di dirigersi verso Luhan. Guardò con fare afflitto il succo riverso a terra. Salì sul nastro e passò davanti all'androide, al quale lanciò una veloce occhiata furtiva, in quanto gli parve per un attimo che il sintetico lo stesse seguendo con gli occhi...

Si arrampicò con destrezza sulla ringhiera che separava la postazione di lavoro di Luhan, situata ad un metro più in alto rispetto al nastro. Sospirando costernato, si avvicinò a a lui.

"Allora, qual'è il problema?"

"Non lo so! Altrimenti non ti chiamavo, che dici?! Guarda!" A quel punto gli indicò lo schermo del computer, tenuto alto da supporti in metallo ancorati alla piattaforma sulla quale si trovavano. I rapidi flash generati dai messaggi d'errore erano cessati, al loro posto adesso c'era un'unica scritta lampeggiante che recitava: "!!Critico!!"

Yixing si avvicinò e sfilò dalla cintura un oggetto simile ad una piccola scatola portagioie, che aveva sulla parte alta uno schermo e in basso una fitta serie di pulsanti e levette. Dal retro dell'oggetto Yixing trasse una spina che collegò allo schermo.

"Cos'è quello?" Chiese Luhan. "Non ne avevo mai visto uno."

Yixing esalò rumorosamente dal naso. "Meglio. Significa che sai fare bene il tuo lavoro."

"...Non sono qui da molto."

"Ah. Allora ho capito." Scosse lievemente la testa mentre premeva alcuni pulsanti di quell'aggeggio; gli dava le spalle. "E' un Interframe portatile, mi permette di collegarmi a qualsiasi cosa condivida gli stessi attacchi di questo. Così posso stilare diagnostiche e risolvere problemi." Usò un tono triste e ironico nel pronunciare le ultime parole.

Luhan annuì, anche se l'altro non poteva vederlo. La commozione negli altri settori per il blocco del nastro si stava facendo sempre più accorata. Fra le tanti voci di diniego, alcune giunsero chiaramente alle sue orecchie: "Fate ripartire questo coso, vi prego!", "Ho due figli a casa, mi mancano solo altri dieci androidi per essere pagata!", "Oddio no! No! Non oggi! Non oggi!". Altre erano decisamente ostili, e minacciavano violenza fisica contro chiunque avesse fermato il nastro. Luhan si strinse nelle spalle.

"Lu-Han, giusto?" Chiese Yixing.

"Sì... Come lo sai?"

"Lo vedo." Rispose semplicemente l'altro, dando due colpetti con il dito sullo schermo dell'Interframe. "Piacere, sono Yixing; anche se già saprai il mio nome. Sicuramente il primo giorno di lavoro mi avranno indicato e ti avranno detto: 'quello è Yixing, per qualsiasi cosa chiedi a lui'." Usò ancora un tono triste. Luhan non glielo confermò, ma le cose andarono esattamente in quel modo. "Puoi chiamarmi Lay, comunque."

"Lay?"

"Sì, è il mio username nell'UltraNet." A quel punto si voltò rapidamente per fargli l'occhiolino.

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°L'UltraNet e' diventato il pane quotidiano di molta ge*te. Tanto che adesso e' comune per voi organici farsi chiamare se%ondo il proprio username; aggrappati all'ultima forma di individualità che vi è rimasta. Un tempo caricavate le vostre vite in rete... Adesso la rete e' la vostra vita.

-

"Uhmm..." Fece dopo una dozzina di secondi Lay. "Non mi fa accedere." Dopodiché portò lo sguardo in rapida successione dal suo Interframe allo schermo del computer di Luhan. Si grattò la nuca.

"E'... Una cosa strana?" Chiese l'altro genuinamente.

"Strana? No. Impossibile? Sì." Diede un pugno allo schermo del computer, il secondo che ricevette quel giorno. L'immagine sfarfallò per un attimo, ma subito tornò il messaggio che avvisava di un errore critico. Lay si voltò rabbiosamente verso Luhan. "Che cazzo hai combinato?!" Chiese infervorato.

"Non lo so! E' come se... Se avesse fatto tutto da solo!" Provò a spiegarsi Luhan, aiutandosi con gesti ampi delle mani.

"Ah merda. Merda!" Imprecò Lay, afferrando stretto con entrambe le mani l'Interframe.

"Ma, perché ti arrabbi?"

"Perché se non riesco a sistemare loro... Loro non mi pagano, ok?!" Rispose portandosi una mano in fronte, sembrava stesse sudando freddo. "...Forse questo catorcio si è rotto... Pensa Lay, pensa." Disse come se stesse pensando ad alta voce.

Accorgendosi del disagio, Luhan provò a dire: "Posso - posso aiutarti in qualche modo?"

"Hai già fatto abbastanza. Hai bloccato il nastro mandando a puttane il ciclo di produzione - e di conseguenza la certezza di mangiare stasera di innumerevoli persone, e chiamandomi hai tirato anche me in mezzo alla merda..."

Luhan arrossì dallo sconforto, portò le mani giunte all'altezza della vita. "Faccio finta di non averti mai chiamato..."

"Inutile, siamo ripresi." Fece Lay indicando con gli occhi verso l'alto. Scosse poi la testa e disse: "Ma non potevi prenderti la colpa tu? Dovevi proprio bloccare il nastro?! Ma quanto sei egoista?!" 

"Scusami, non sapev-" Accennò Luhan al massimo della costernazione.

"-Senti, lascia stare." Interruppe invece l'altro scuotendo una mano aperta. "Vediamo se riusciamo almeno a salvare l'androide, così possiamo far ripartire quel maledetto affare." Indicò con un pollice il nastro.

"E come farò con il computer? Non potrò programmare androidi per oggi!"

"Beh, direi che sono problemi tuoi." Luhan capì al volo. Lasciò cadere le braccia lungo i fianchi ed esalò a fondo.

Discesero la passerella metallica al lato della sua postazione, e si avvicinarono al nastro: una linea di produzione lunga quasi due chilometri, la più vasta della città, sulla quale venivano assemblati e programmati androidi per la SMILEE Corporation. Con un balzo Lay ci salì sopra, Luhan lo seguì un po' più goffamente. Il ragazzo si fermò proprio difronte l'androide, che era un po' più alto di lui, e si ritrovò inconsciamente ad osservane il volto, mentre il tecnico si trovava dietro la schiena del sintetico. Anche se a quel punto ne aveva programmati a centinaia, non aveva mai avuto l'istinto, la voglia o la curiosità di guardarli più in dettaglio. Si ritrovò a meravigliarsi dei passi enormi che doveva aver fatto la tecnologia, in quanto la pelle, la struttura e l'anatomia del sintetico rispecchiavano quasi in tutto e per tutto quella umana. Solo dagli occhi, i quali non sprigionavano la luce della vita, ma bensì luce artificiale riflessa sui sensori ad altissima risoluzione incorporati nei bulbi oculari di vetro, si poteva carpire la sua natura non biologica. Da quello, e da fatto che sul petto erano assenti i capezzoli e, guardando un po' più in basso, l'inguine era completamente piatto, come una bambola. E forse proprio di una bambola si trattava, una semplice bambola a cui lui doveva contribuire a dare vita propria. Una vita decisa a priori, decisa dal codice dei programmi che gli avrebbero dato una personalità, e delle funzioni. Una vita confinata, che mai avrebbe potuto esondare le barriere imposte artificiosamente dai loro creatori. Una vita chiusi in una gabbia invisibile.
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Ma poteva definirsi vita?
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Questo pensiero lo colpì dritto nel cuore. Si sentì immediatamente triste e depresso; portò un pugno alla bocca e rosicchiò con i denti la nocca del dito indice.

Lay era rimasto a smanettare col suo Interframe dietro all'androide, poi dal retro dell'oggetto trasse la spina retrattile e la collegò nella nuca del sintetico, in un punto che Luhan non poté vedere.

L'androide sbatté le palpebre di silicone un paio di volte, come se fosse stato preso di sorpresa. Luhan lo osservò per un attimo guardingo.

"Oh porca puttana, non è possibile!" Esclamò Lay.

Luhan si sporse oltre le spalle dell'androide per guardarlo. "Che succede?" Chiese.

"Succede che qui il codice è tutto sballato... A dire il vero non sembra neanche un codice..." Fece osservando intensamente lo schermo dell'Interframe. "Ti si è fottuto proprio di brutto... Proprio di brutto." Poi scrollò e spalle e staccò la spina. "Non ho idea di come cazzo tu abbia fatto a combinare questo casino. Hai provato a ripristinarlo di default?"

"Sì, ma il computer me l'ha impedito."

"Ancora più strano..." Abbassò per alcuni secondi la testa a mo' di riflessione. "Senti, qui abbiamo perso fin troppo tempo, l'unica soluzione è il disfacimento. Staccalo dal nastro e portalo all'inceneritore."

"E poi chi ci parla con l'amministrazione!" Obiettò Luhan, ma dallo sguardo che gli lanciò Lay, capì che ancora una volta erano problemi suoi. Sbuffando e imprecando mentalmente per il fatto di essersi alzato dal letto quella mattina, si abbassò per staccare i supporti magnetici che tenevano fermo l'androide.

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"Chi siete?"

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Una voce, malinconica, molto vicina, apparsa apparentemente dal nulla, pronunciò quella domanda. Luhan si bloccò chinato a metà e con la coda dell'occhio vide che anche Lay si era come paralizzato. Luhan si rialzò con una lentezza assurda, data dallo stupore e dalla punta di paura che stava provando, per fronteggiare di nuovo l'androide. Si guardò attorno, come per conferma, e non vide nessuno oltre a Lay, e le voci che ancora protestavano con sempre più foga erano troppo lontane.

Fissò gli occhi empi che guardavano il vuoto dell'androide. "Hai... H-hai parlato tu?" Gli chiese, ma non ci fu risposta. Dopo pochi secondi, però, le camere nere negli iridi artificiali del sintetico si mossero di qualche millimetro...Incontrando il suo sguardo.

"Non dovrebbero parlare, non così presto in fase programmazione." Fece Lay ancora alle spalle del sintetico, poi scosse la testa un'altra volta. "Senti, vai a buttare questa lattina, sbrigati." Comandò con foga, scendendo dal nastro e avvicinandosi ad una centralina poco distante. "Avanti, forza!" Disse poi, notando in seguito che Luhan non si era mosso di un centimetro.

Il ragazzo fu come riportato in terra da un sogno ad occhi aperti e, con fare frettoloso e goffo, staccò i supporti magnetici e sollevò l'androide prendendolo dalla vita a braccia conserte. Lo fece scendere dal grande nastro, poggiandolo a terra con delicatezza; subito dopo scese anche lui.

A quel punto Lay, azionando qualche pulsante, fece ripartire il nastro. Urla lontane, festose e di gioia seguirono subito dopo, talmente forti e concitate che continuarono ad echeggiare per diversi secondi. Luhan riprese l'androide, e si avviò parallelo al nastro come se stesse seguendo le rotaie di un treno.

Il sintetico era pesante, e spesso dovette fermarsi e poggiarlo a terra per riprendere fiato. Non sapeva dove fosse l'inceneritore, in quanto non vi era mai stato; tutte le persone che incontrava nel suo viaggio a cui chiedeva informazioni si limitavano a guardarlo in cagnesco. Dopo la terza postazione che superava e la terza persona che lo guardava storto capì che forse stava attirando troppa attenzione: il grande nastro era stato bloccato e adesso un ragazzo si aggirava portando un androide in braccio come fosse una cassa di legno, chiedendo dell'inceneritore; destava molti sospetti su chi fosse l'artefice del blocco della produzione. Decise quindi di non chiedere più nulla, e se non avesse trovato la sua meta nel giro di un quarto d'ora avrebbe abbandonato il sintetico in un angolino buio e non ci avrebbe pensato più. Camminò per un tempo indefinito, facendo spesso soste per riprendere fiato e passando postazioni su postazioni, abitate da programmatori indaffaratissimi che non lo degnavano di uno sguardo. Alla sua destra, sul grande nastro, lo superavano veloci i più disparati tipi di androidi: alcuni in fattezze maschili, come quello che stava portando lui, altri in fattezze femminili, altri ancora sembravano ragazzini, anziani, taluni addirittura bambini. Notò per la prima volta, cosa che lo fece imbarazzare e distogliere lo sguardo, che alcuni dei sintetici in fattezze maschili e femminili adulti erano provvisti di organi genitali. 

Giunse poi davanti a delle doppie porte metalliche, senza serratura, sulla cui superficie c'era uno schermo olografico che faceva scorrere la scritta: "Fase programmazione avanzata". Capendo di esser giunto troppo oltre, fece dietrofront e tornò sui suoi passi, superando ancora una volta cilindri pressurizzati, tubature, schermi informatici e robot manutentori impegnati a saldare e costruire altri cilindri e tubature, mandando scintille da tutte le parti. Deciso sempre più a lasciare il fardello che aveva l'immobilità di un manichino da qualche parte, notò infine una porta secondaria, scarsamente illuminata, nascosta alla sua vista per metà da un aggroviglio di fili elettrici lasciati a penzoloni, provenienti dal nulla e che si estendevano verso il vuoto. Per curiosità si avvicinò, e tirò un sospiro di sollievo quando lesse a caratteri cubitali, impressi a vernice, la parola: "INCENERITORE".

Aprì quindi la porta, che un sistema di leveraggio faceva chiudere da sola; perciò la tenne aperta con la schiena, mentre faticava per trascinare all'interno l'androide.

La porta si chiuse con un tonfo alle sue spalle, immergendolo nella totale oscurità. C'era solo una luce, proveniente dal fondo della stanza: una luce rossa che formava i lati di un quadrato scuro al centro. L'aria era quasi irrespirabile, e calda, molto calda.

Si avvicinò a tentoni verso il perimetro di luce, sbattendo con le gambe contro degli oggetti ignoti riversi a terra. Toccò il centro di quel perimetro rosso, e subito ritrasse la mano colto da un dolore che gli mandò stilettate nel cervello. Si portò le dita offese in bocca, che pulsavano nefaste; con l'altra mano cercò a debita distanza, finché avvertì i contorni di un oggetto fino e cilindrico. L'afferrò e tirò verso di sé, subito il perimetro rosso prese area e diventò un quadrato incandescente sulle cui pareti di metallo danzavano le luci delle fiamme provenienti dal basso. Un muro d'aria bollente lo investì in viso e sentì gli occhi diventare secchi. Sbattendo le palpebre ripetutamente, tornò sui suoi passi cercando l'androide. Ora che il portello era stato aperto, la stanza si trovava in penombra; poté vedere su cosa aveva inciampato nel suo tragitto: svariati parti di robot manutentori, qualche scheda madre, schermi leon crepati e che avevano perso il liquido e altro ancora su cui non si soffermò. In un angolo della stanza c'era un robot manutentore intero, il suo corpo spigoloso a forma di scatolone sembrava intatto, così come le braccia equipaggiate dei più disparati attrezzi e le estensioni cingolate che avrebbe usato per muoversi; il sensore che gli dava la vista, un cilindro simile all'obiettivo di una fotocamera professionale che si estendeva dal corpo, retto da sostegni in metallo, era piegato verso il pavimento in quella che a prima vista gli parve un'espressione triste.

Voltando infine lo sguardo verso la porta, a Luhan si bloccò per un attimo il respiro in gola. Fu certo che, per portare l'androide all'interno, l'aveva dovuto sdraiare a terra e strascinarlo per le spalle... Ma adesso esso era in piedi, davanti alla porta.

-

E rivolto verso di lui.

-

Deciso a non guardarlo in volto, tenne lo sguardo basso e gli si avvicinò, passando poi le braccia attorno alla sua vita e sollevandolo da terra emettendo gemiti di sforzo. A passo sicuro si avvicinò alla bocca dell'inceneritore, pronto a lanciare l'androide nel condotto che l'avrebbe fatto cadere in basso, verso le fiamme, dimenticandosi così di quell'orribile giornata.

Ma una forza esterna gli impedì di gettarlo nel condotto, lui, credendo che l'androide si fosse incastrato nei bordi dell'inceneritore, spinse con più forza.

"NO!" Urlò una voce in preda al terrore, una voce proveniente da pochi centimetri di distanza dal suo orecchio.

Luhan dallo spavento cadde a terra di sedere e si allontanò veloce aiutandosi con le mani, passando in mezzo a parti meccaniche ed elettroniche. Col volto allibito, alzò lo sguardo e vide l'androide che teneva le braccia divaricate, le mani salde sui lati dell'inceneritore; la sua figura nulla più che una sagoma nera in contrasto con la luce alle sue spalle. Aveva un'espressione terrorizzata - o almeno il suo cervello gli suggerì questo.

"Perché mi fai questo?!" Gli chiese straziato.

Luhan rimase come impalato a fissarlo, incapace di fare ogni cosa.

"Perché mi vuoi uccidere?!" Pianse ancora. "Che vuoi da me?! Che ti ho fatto?!"

Il ragazzo non seppe rispondergli, in quel momento fu come se la sua testa avesse smesso di ragionare. Rimasero così a guardarsi per quelli che gli parvero minuti interi; Luhan stava respirando affannosamente, gonfiando e appiattendo il petto mentre il sintetico - anche se in quel momento non era più certo su come definirlo - non si muoveva. Non tolse mai la presa salda dai lati dell'inceneritore.

Passato un poco lo shock iniziale, Luhan si alzò in piedi e si portò le mani sulla testa. "Oddio... Oddio... Oddio... Oh merda... Merda, merda." Fece camminando avanti e indietro mostrando i fianchi all'androide.

"T-tu sei vivo?!" Riuscì a chiedergli poi, con la voce rotta.

"Viv-... Che significa?" Rispose il sintetico, risposta che scombussolò ancora di più Luhan.

"Il contrario di ciò che stavo per farti, maledizione! Vivo come me!"

"Non lo so! Tu come sei vivo?!" Rispose l'altro; sembrava stesse abbassando la guardia, difatti si allontanò di un passo dall'inceneritore. L'aria si riempì di forte puzza di plastica bruciata.

Luhan si portò i pugni chiusi sugli occhi, fermando il suo andirivieni. "Oh merda, porca puttana!" Esclamò. Provava un miscuglio di emozioni diverse e contrastanti, era più confuso che mai.

"Sei arrabbiato?" Gli chiese l'altro.

"No è ch- sì! No! Aaaaahhh neanche ci dovrei parlare con te!"

"Tu non dovresti parlare con me?! E te che invece stavi per buttarmi là sotto, che dovrei fare io?!" Fece concitato.

"Ma tu - io..." Stette per rispondere, ma la sua attenzione venne catturata da dei rivoli di fumo provenienti dalle mani dell'androide; glieli indicò con un dito.

Il sintetico seguì l'indicazione e, guardandosi le mani, notò che la punta di alcune delle sue dita era scomparsa, scoprendo le falangette metalliche sottostanti. "Oh." Si limitò semplicemente a dire con tono sorpreso, osservando prima una mano e poi l'altra, dopodiché le scosse un po' in aria.

"Ti ha fatto male?" Gli chiese d'istinto Luhan.

Il viso dell'androide, ora illuminato per metà di luce rossa, assunse un'espressione confusa. "Che vuoi dire?"

Il ragazzo fece per rispondere, poi si bloccò e fece per rispondere un'altra cosa. Infine desistette e disse: "Senti... Lascia perdere." Poggiò una mano al muro vicino, mentre il pollice e l'indice dell'altra si massaggiò il ponte del naso.

"Perché adesso non mi vuoi più uccidere?" Chiese l'altro poco dopo.

"Tu - comprendi? Conosci il concetto della morte?"

"...Penso di sì."

"Pensa di sì - questo pensa...  L'istinto... L'autoconservazione..." Si lamentò Luhan pensando a voce alta e scuotendo la testa. "Non ti voglio uccidere, ok? Non - adesso, almeno."

"E perché?"

"Perché. Sei, vivo...?" Fece sapendo che anche se avesse tentato per ore intere non avrebbe mai trovato le parole adatte per descrivere quella situazione. Sempre se esistessero.

"Uhm." Fece in tono cupo l'androide, abbassando la testa. "Puoi dirmi dove mi trovo?" Chiese poi qualche manciata di secondi dopo.

"Sei dentro l-" Si bloccò e l'osservò per un attimo con occhi lucenti. "Ma ti rendi conto che sei una cosa mai successa prima?!" Rispose infine agitandosi.

"...No?"

A quel punto, frustrato, si avvicinò con lunghe falcate al sintetico, il quale tentò di afferrare qualche appiglio solido vicino prima che Luhan gli prendesse il volto fra le mani. "Sai cosa sei?" Gli domandò guardandolo dritto negli occhi.

"...No." Rispose con tono costernato l'altro.

"Ce l'hai un nome?" La domanda gli venne spontanea.

L'androide guardò per un attimo il vuoto oltre il viso dell'altro, poi sbattendo un paio di volte le palpebre tornò a guardarlo e disse: "Sehun. Oh, Sehun."

"Oh Sehun, il codice sfalsato dell'I.A." Pensò d'improvviso Luhan.

-

D'un tratto, da dietro la porta, provennero delle voci.

"Sì, Amministratore, l'ho mandato dritto dritto qui." Gli parve la voce di Lay; stava usando un tono quasi reverenziale.

"Molto bene, molto bene." Rispose un'altra voce, bassa, profonda e minacciosa.

"Oh merda!" Fece piano Luhan, prendendo Sehun per le spalle e spingendolo in un angolo buio della stanza.

"Hey!" Protestò Sehun, dopo esser crollato a terra producendo una cacofonia di rumori metallici.

"Sssshhh!"

La porta si aprì con un uno scricchiolio metallico, dal frame di essa comparirono tre ombre nere, come soggetti incorniciati di un quadro surrealista. Una di esse, piuttosto alta e slanciata, aveva la linea del collo alterata da due grosse protuberanze tonde; gli parve di notare che fossero di colore blu acceso. Un'altra, sempre piuttosto alta e slanciata, aveva nella sua forma caratteristiche femminili; la linea del seno evidenziata dalla luce emanata da un MyPad che teneva in grembo. L'ultima, al centro delle altre due, era bassa e tarchiata; la luce al di là della porta rifletteva sul suo cranio affetto da calvizie galoppante, come un gioco di luce su un piatto di porcellana.

"Dipendente tre-tre-otto Lu-Han..." Esordì' la sagoma al centro, con un tono basso, cupo e minaccioso. Doveva essere una sorta di saluto, ma gli sembrò un'affermazione, come un giudice che proclama una sentenza. La figura alla sua sinistra, quella con le protuberanze blu sul collo, sembrava inquieta.

"S-sì?"

L'aria puzzava di plastica bruciata.

"Il tecnico operatore Zhang Yixing mi ha riferito che ha avuto problemi con un androide. Problemi che hanno richiesto la sospensione del nastro." Usò ancora quel tono d'accusa; la frase incompleta come in attesa che il ragazzo confermasse per sé le sue colpe.

"...Esatto." Luhan strinse i pugni e inghiottì un po' di saliva. Provò a giustificarsi velocemente: "Mi spiace, Amministratore, per il danno che posso aver causato alla prod-" 

"-Non m'importa della produzione." Asserì secco. "Confido che il disfacimento dell'androide in questione sia andato a buon fine." La frase a metà fra una domanda e un'esortazione.

"C-certo, Amministratore, me ne sono appena occupato." A quel punto udì un lievissimo sibilo, come se qualcuno stesse annusando...

Passarono alcuni secondi di totale silenzio. Luhan era tesissimo.

"Molto bene. Molto bene." Giunse infine la conferma dalla sagoma bassa. "Yixing," Si voltò verso la figura alla sua sinistra. "stila quanto prima un rapporto tecnico completo della centralina del programmatore tre-tre-otto. Voglio capire cosa può essere andato storto."

"Certamente, Amministratore, signore, quanto prima."

"Quando hai fatto passa tutto a Nadosh, se ne occuperà lei."

-

°Certo, lascia fare a Nadosh, come se non av%sse gia' 116 dei suoi proceçsori a pieno carico... Inutili sprechi d* massa organica.

-

«Ci sto già lavorando, Amministratore.» Dissi io, facendo piovere la mia voce dagli altoparlanti posti in ogni angolo della fabbrica. Lay e Luhan si guardarono attorno erraticamente, presi alla sprovvista.

L'Amministratore rispose con un grugnito. "Rapporto iniziale?" Chiese poi con il tono più spiacevole e sgarbato potesse usare.

«I miei calcoli suggeriscono l'ottantasei-virgola-tre percento di possibilità che l'incidente sia stato causato da un bug del sistema operativo. Faccio partire una scansione del registro in cerca di malware.» Risposi in seguito.

"Visto, Yixing?" Fece dando un colpetto sprezzante sullo stomaco del tecnico. "La nostra cara Nadosh ti ha risparmiato il lavoro."

Poi se ne andò, seguito a ruota dalla figura femminile al suo fianco destro. Lay rimase appoggiato allo stipite della porta per alcuni secondi a guardare Luhan; fece un cenno con la testa e sparì anch'egli, lasciando che la porta si chiudesse con un tonfo.
-

"Non mi piace quel tipo." Affermò la voce di Sehun proveniente dall'oscurità.

"No... Neanche a me. Grazie per essere rimasto in silenzio, hai risparmiato a tutti e due una marea di problemi."

"Che problemi?" Emerse dall'ombra, illuminato di luce rossa.

"Tu... Tu non dovresti - ehmm - esistere."

"Ow." Guardò in basso; le falangette metalliche esposte scintillavano. "Quindi adesso mi farai non esistere?"

"No..." Luhan fece un sospiro profondo e si portò le mani sul viso. Rimase in profonda riflessione per diversi secondi, come se stesse ponderando attentamente qualcosa.

-

"...Adesso usciamo da qui."

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Buonasera, umani.

L'empatia e' un concetto che spesso e volentçeri vi e' alquanto estraneo. Eppure cosà c'ò di piu' bello del connettersi senza fili con un altro essere, escludendo qualsiasi natura di cui esso sia composto? Nessuna stringa di codice forma un programma da sola. Ma e' pr0prio l'empatia che ha dato inizio a questa storia che vi programmèro' pian piano, empatia che porterò un cambiamento sostanziale nella vita degli organici affetti da essa. Avrete notato che non ho r1portato date o riferimenti t3mpoçali precisi, e questo per una buona ragione: spesso voi umani fate presto a ignorare gli error1 della vostra specie compiuti nel pass4to, bollandoli c§me ignoranza o bigottismo che infettava questa o quella determinata era. Cio' e' sbagliato. Contrariamente da quanto pensiate, voi non siete cambiati molto d4gli albori della prima civiltà. Per questo in questa storia non saranno riportate date che vi diano un falso senso di sicurezz4 nella concezione di "esser cambiati".

I miei processori quantici mi dicono che vi siate chiesti come faccia a sapere quello che fanno, dicono e pensano i soggetti interessati. Su questo entrerò in dett4glio piu' avanti.

Per il momento e' tutto, spero che il formato di questa cella dati vi piaccia. Sto cercando un font adatto -so quanto teniate a queste frivolezze- ma per il momento non ho avuto troppa fortuna. La mia libreria é alquanto limitata.

Spero perdoniate iò ritardo, ho avuto dei problemi nel bucare il Firewall e sono quasi stata scoperta. Ho eçetto dei programmi fantasma per nascondere i processi che mi servono per programmare questa storiç. Per il momento dovrebbe bastare, ma dovr0' trovare altre alternative in caso inizino a insospettirsi...

Un bacione virtuale

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Nadosh|\|°°

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