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Autore: TheSlavicShadow    25/05/2017    3 recensioni
Caso: Terra-3490.
Il 47esimo modello pacifico ha beneficiato principalmente dalla relazione tra Capitan America, Steve Rogers, e Iron Woman, Natasha Stark.
Agendo da deterrente per i comportamenti più aggressivi degli altri, ha consentito al Reed Richards di questa Terra di portare a termine con successo il programma di registrazione dei supereroi e di avviare l’Iniziativa dei 50 Stati.
{Il ponte - Capitolo due da Dark Reign: Fantastic Four n. 2 del giugno 2009}
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Wherever you will go'
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Novembre 1996

 

Erano passate tre settimane da quando era stata a casa l’ultima volta. Tre settimane in cui Steve Rogers non le aveva scritto neppure una volta. Tre settimane in cui aveva frequentato tutte le lezioni. Tre settimane in cui era stata soltanto a due feste organizzate dalle confraternite. Tre settimane in cui aveva finito Dum-E e consegnato tutta la documentazione per il concorso. Tre settimane in cui aveva fatto solo una maratona di Star Wars con Rhodes e aveva visto Tiberius solo un pomeriggio per un caffè.

Tre settimane in cui era rimasta con il cellulare sempre in mano nella speranza di sentirlo vibrare e vedere un numero sconosciuto che le scriveva. Era stata una cretina a non avergli chiesto il suo numero in cambio, ma forse era meglio così. Almeno non gli aveva dato l’impressione sbagliata. O perlomeno era quello che sperava.

Non era una ragazzina disperata che aspettava solo la telefonata di un uomo in particolare. Per quello il suo cellulare suonava anche abbastanza spesso.

Aveva preso un profondo respiro prima di lasciarsi scivolare completamente nella vasca piena di acqua calda e schiuma.

Era tornata di nuovo a casa per il weekend e solo per partecipare ad una serata di gala organizzata per non sapeva neppure quale opera di beneficenza. Una di quelle feste a cui doveva per forza di cose presentarsi come erede di Howard Stark, ma che odiava con ogni atomo del proprio corpo.

Non appena aveva messo piede in casa la sera prima voleva già fare dietro front, uscire dalla porta che aveva appena varcato e salire in macchina per tornarsene alla propria stanza in dormitorio. Howard era stranamente a casa e l’aveva accolta con le sopracciglia aggrottate e un giornale sbattuto ai suoi piedi. Tutto perché qualcuno l’aveva fotografata ad una festa e aveva venduto le foto. Non era né la prima e non sarebbe stata neppure l’ultima volta in cui qualcuno la fotografava mentre era ubriaca a qualche festa. Nonostante fosse minorenne e tutto il resto.

Avevano litigato, ma anche questo non era nulla di nuovo. Avevano urlato ed era una fortuna che la casa fosse circondata da un giardino così vasto che i primi vicini erano comunque lontanissimi e non potessero sentirli. Qualcuno avrebbe potuto anche chiamare la polizia se li avesse sentiti.

E come sempre era dovuto intervenire Jarvis, mandando lei in camera sua e accompagnando Howard a sedersi in soggiorno. Come facesse il maggiordomo a calmare Howard ogni volta era sempre un mistero per lei, ma era felice della sua presenza sotto quel tetto. In caso contrario sarebbe probabilmente già finita in un carcere minorile.

Quando era riemersa dalla vasca, sua madre era appoggiata alla porta del bagno e la guardava. Le sorrideva lievemente, ma sapeva già cosa significava la sua presenza.

“Il parrucchiere e la truccatrice stanno arrivando. Hai finito con il bagno?”

“Devo proprio venire anch’io? Sai che non mi piacciono queste serate.” Aveva appoggiato le braccia contro il bordo della vasca e osservava la madre. La donna aveva sospirato e si era avvicinata di qualche passo, recuperando un soffice e pulito accappatoio.

“Lo so benissimo. Non fai che ripeterlo da quando avevi 12 anni, Tasha. Ma tuo padre ha bisogno anche della nostra presenza a questi eventi.”

“Papà dice sempre che gli uomini Stark sono fatti di ferro.” Era uscita dalla vasca, lasciandosi avvolgere dalla morbida stoffa.

“Tuo padre dice tante cose, ma dimentica che spesso dietro ogni grande uomo c’è una grande donna.”

Aveva guardato la madre e poi aveva scosso la testa prima di allontanarsi da lei.

“Questa cosa è patetica. Io non starò mai dietro ad un uomo per far sembrare lui quello importante.” Aveva preso un asciugamano, avvolgendo con esso i capelli e poi si era guardata allo specchio. Vedeva il riflesso di sua madre e sapeva benissimo che la donna volesse aggiungere altro, ma non lo avrebbe fatto. Avevano una visione molto diversa su quale dovesse essere il ruolo di una donna dell’alta società. Avrebbe preferito di gran lunga vederla studiare qualcosa di più umanistico che saperla sporca di olio e grasso fino ai gomiti.

“Ora sei ancora giovane, penseremo a queste cose quando sarà il momento giusto.” Le aveva sorriso, avvicinandosi e accarezzandole la guancia. “Ti porto il vestito per stasera e faccio entrare Jacques e Simone.”

“Sissignora.” L’aveva osservata uscire dal bagno e si era seduta sulla sedia che avrebbe occupato per le prossime ore mentre cercavano di renderla presentabile per la serata. E mentalmente doveva prepararsi a tutti i sorrisi che avrebbe dovuto sfoggiare ed evitare di insultare qualcuno con qualche commento fuori luogo.

 

✭✮✭

 

La prima persona ad avvicinarla, una volta che aveva messo piede nell’enorme salone in cui si sarebbe svolta la festa, era stato Obadiah Stane, socio di suo padre e persona che conosceva da quando aveva memoria. Voleva avvertirla che diversi uomini avevano espresso il desiderio di ballare con lei quella sera e le aveva consigliato di accettare ogni ballo, lasciando sottinteso che era per il bene dell’azienda.

Gli aveva sorriso, gli aveva detto che avrebbe tenuto conto del suo consiglio e di non preoccuparsi, e poi si era allontanata.

Non avrebbe ballato con nessuno quella sera. Si sarebbe nascosta in un angolo e se qualcuno le si fosse avvicinato avrebbe finto di essersi fatta male ad una caviglia e di essere impossibilitata a ballare. Era un piano geniale e lo aveva messo in atto ogni volta che qualche vecchio bavoso le si era avvicinato. Erano soprattutto militari. Ranghi e rami diversi, ma tutti con un unico scopo. Le armi delle Stark Industries. Uomini con cui Howard e Obadiah non volevano avere a che fare e che credevano di poter arrivare a loro tramite lei. Poveri illusi che non sapevano quanto lei non contasse nulla per l’azienda di famiglia se non per correggere qualche nuovo progetto appena uscito dal reparto di Ricerca e Sviluppo. Uomini che non sapevano che anche lei voleva mettere le mani sull’azienda del padre per poter avere risorse illimitate per i suoi progetti personali. Non le importava minimamente dei contratti stipulati da Howard con il Governo durante il periodo bellico. Lei voleva solo avere accesso ai laboratori e officine da cui suo padre la teneva lontana il più possibile.

Aveva appena preso un calice di Champagne dal vassoio di un cameriere che le era passato accanto, quando aveva sentito una voce familiare richiamare la sua attenzione.

“Signorina Stark, non credevo saresti stata presente questa sera.”

Il Generale Thadeus Ross era accanto a lei e le sorrideva. Odiava quell’uomo, anche solo perché suo padre ci andava fin troppo d’accordo e Ross era stato loro ospite diverse volte. Sempre per cene che si concludevano nello studio di Howard, tra whisky e sigari. E quando era più piccola a volte Howard le permetteva di restare con loro. Perché ovviamente una bambina non può capire i discorsi degli adulti, e non era considerata in alcun modo una minaccia.

Ma ascoltando i loro discorsi aveva capito che Ross era soltanto un fanatico. Uno di quei militari ossessionati dalla potenza bellica di uno Stato. Uno di quelli che non avrebbe esitato a sganciare una bomba nucleare sopra un ospedale pediatrico, se lo avesse ritenuto necessario.

“Generale Ross, che sorpresa. L’Esercito è presente ad un evento di beneficenza?”

“L’Esercito è presente dove è necessario.”

L’uomo le aveva sorriso e lei aveva avuto un brivido lungo la schiena. Non le capitava spesso. Sapeva sempre cosa fare in ogni situazione. Ma a volte, soprattutto in presenza di qualche conoscente di suo padre, aveva delle sensazioni orrende.

Avrebbe dovuto chiedere a Jarvis di farle da chaperone quella sera. Non avrebbe dovuto rifiutare solo per dar fastidio a suo padre. Avevano litigato anche in macchina. Secondo Howard il suo abito da sera rosso era troppo esagerato. Gli avrebbe fatto fare una pessima figura sembrando solo la figlia di un arricchito, e non la figlia di qualcuno che aveva fatto i soldi da molto tempo.

Avevano litigato per uno stupido vestito rosso.

E lei gli aveva detto che allora si sarebbe anche comportata come una sciacquetta qualsiasi e che se Jarvis avesse osato accompagnarla avrebbe fatto una scenata senza precedenti davanti a tutti. Aveva pur sempre soli sedici anni, si era detta, le ribellioni adolescenziali erano all’ordine del giorno. O almeno così aveva letto su una rivista che aveva trovato abbandonata in biblioteca una notte mentre stava finendo di scrivere un articolo per una rivista di robotica.

Ecco, sarebbe dovuta rimanere al campus. Avrebbe potuto passare la serata con Rhodes. Potevano guardare Indiana Jones quella sera, mangiando troppa pizza e bevendo troppa birra. Oppure avrebbero potuto rivedere i film di Batman cercando di convincersi che Val Kilmer non era tanto male come Bruce Wayne. E lei avrebbe continuato a guardare il terzo film solo per Dick Grayson.

“Se sta cercando mio padre, Generale, poco fa l’ho visto dall’altra parte della sala assieme al sindaco.” Gli aveva sorriso, cercando di sembrare più affabile possibile. Ma in realtà voleva solo rovesciargli addosso il contenuto del proprio flute e andarsene. Nascondersi in qualche stanza vuota o in bagno, e ripresentarsi a serata conclusa.

“Volevo parlare anche con te. Dopotutto un giorno sarai tu ad ereditare l’impero dei Stark.”

Aveva sorriso di nuovo quando l’uomo le si era avvicinato. Era abbastanza vecchio da poter essere tranquillamente suo padre, ma ci era abituata ormai. Era da quando si era iscritta al MIT che gli uomini le si avvicinavano. Era solo una ragazzina dopotutto. Era facile manipolare una persona così giovane.

“Ma non è ancora quel giorno, Generale Ross. Devo ancora laurearmi e pensare a cosa voglio fare in futuro. Se vuole scusarmi, mia madre mi sta cercando.”

Si era allontanata velocemente, continuando a sorridere anche se voleva solo insultarlo. Era brava in questo. E avrebbe potuto farlo se solo poi non se la sarebbe dovuta vedere con suo padre. E non aveva alcuna voglia di altri litigi per quella sera.

Aveva trovato rifugio in un angolo vicino al buffet. Aveva recuperato un altro calice di vino e si era appoggiata al muro osservando i presenti. Conosceva molte di quelle persone. Alcuni di persona, altri solo di fama. C’era il sindaco accompagnato dalla moglie che stava parlando con i suoi genitori. Poco più in là vedeva un’attrice famosa, accompagnata dal fidanzato di turno. C’erano capitani, colonnelli e generali che conosceva perché li aveva visti in compagnia del padre. C’erano banchieri e industriali. Aveva notato ad un certo punto della serata anche i genitori di Tiberius Stone e questo voleva dire che probabilmente anche lui era presente quella sera. E in pista c’erano diverse persone che ballavano.

Queste occasioni erano sempre ottime per cercare di trovare un partner adatto ai propri pargoli. Sapeva che anche i suoi genitori la pensavano allo stesso modo.

E mentre svuotava l’ennesimo bicchiere aveva notato con la coda dell’occhio Nick Fury avvicinarsi a suo padre. Li vedeva stringersi la mano e scambiare qualche parola.

Avrebbe voluto avvicinarsi. L’avrebbe fatto solo per chiedere che fine avesse fatto Steve Rogers. E si sarebbe coperta di ridicolo.

Sbuffando e maledicendosi aveva preso un altro bicchiere dal vassoio di un povero cameriere che le era appena passato accanto. E doveva avere un’espressione pessima visto che questi l’aveva guardata quasi spaventato.

Stava già per svuotarlo con la grazia di un camionista, quando delle dita forti e al contempo delicate si erano strette attorno al suo polso. Era già pronta a inveire contro chiunque avesse osato toccarla, ma si era bloccata quando aveva visto un sorriso dolce.

“Ti ho osservata tutta la sera, ma non sono riuscito a liberarmi prima per venire almeno a salutarti.”

Steve Rogers sembrava imbarazzato. Aveva lasciato andare il suo polso e le sorrideva dolcemente. Indossava la divisa militare che aveva anche la sera in cui lo aveva conosciuto.

“Oh, quindi gli occhi le funzionano ancora bene nonostante l’età. Buon per lei.” Si era scolata anche questo bicchiere e poi lo aveva guardato. Era arrabbiata, anche se non aveva alcun motivo. “Era attorniato da troppe donne, Capitano? Non sapeva quale scegliere?”

“In realtà volevo venire a subito da te, ma non sapevo come scansarle senza sembrare scortese.”

Aveva appoggiato il bicchiere vuoto sul vassoio di un altro cameriere e ne aveva preso uno pieno. Adorava quelle feste solo per la quantità di Champagne che veniva servita. E aveva deciso che avrebbe bevuto così tanto che Howard si sarebbe pentito anche solo di essere nato. Sapeva benissimo come avere un comportamento indecente. Soprattutto in certe situazioni.

“Forse dovresti smettere di bere.” Lo aveva visto fare una smorfia mentre avvicinava il bicchiere alle labbra. “Perché non balli con me invece?”

Il sorso di vino che aveva appena bevuto l’aveva quasi uccisa, ed era sicura di aver spalancato gli occhi, mentre Steve le toglieva il bicchiere di mano e lo appoggiava sul tavolo. “Cosa?”

Non stava succedendo davvero. Steve Rogers non le aveva appena porto una mano, schiarendosi la voce mentre le sue guance si arrossavano leggermente.

“Mi concede l’onore di questo ballo, signorina Stark?”

Lo aveva guardato per quello che sembrava un attimo infinito, cercando di capire se stava succedendo davvero o se era soltanto una qualche allucinazione perché aveva bevuto qualche bicchiere. Ma era ancora troppo poco l’alcool in circolo nel suo corpo perché potesse in qualche modo offuscare la sua mente.

Steve Rogers - Capitan America - la stava davvero invitando a ballare. Era di fronte a lei e le porgeva la mano. Mano che dopo qualche attimo di esitazione aveva stretto.

“Sì, Capitano Rogers.”

Lo aveva visto sorridere, illuminarsi come un bambino la mattina di Natale, e aveva scosso la testa finendo per trascinarlo lei in pista.

“O-oh, sì, giusto, il ballo. Chiedo scusa, ma sei così raggiante che mi sono distratto.” L’aveva attirata a sé iniziando a danzare maldestramente, ma lei non aveva il coraggio di farglielo notare.

“Raggiante? Ma se avrei preferito restarmene a casa con l'olio fino ai gomiti mentre cerco di costruire un nuovo robot o un motore o qualsiasi altra cosa.”

Steve aveva ridacchiato un po’, non smettendo mai di guardarla. “Ho saputo che hai finito Dum-E. Sarai sicuramente in ansia per il risultato.” Aveva sorriso ancora, e le aveva pestato un piede. La storia che non sapesse ballare doveva essere vera allora. “Sono desolato. Confesso di non essere per nulla un gran ballerino.”

Gli aveva sorriso a sua volta, cercando di sembrare rassicurante mentre continuava a ballare come se non fosse successo nulla. “Nessun problema, Capitano. E non deve essere carino con me. So che le mie invenzioni sono spesso oggetto di scherno qui nell’alta società.”

“Possibile, ma io sono un semplice soldato e trovo che una donna in grado di realizzare tutto ciò sia da lodare e ammirare piuttosto che da schernire.”

Non era riuscita a trattenere i propri muscoli facciali e aveva percepito un sopracciglio inarcarsi. “E non dovrei stare a casa a sfornare qualche mezza dozzina di pargoli per un marito che lavora sempre e si sbatte la segretaria?”

Lo aveva visto fare una piccola smorfia, probabilmente dovuta al suo modo di esprimersi, ma non aveva smesso di tenerla stretta a sé. E la sua mano era caldissima contro il suo fianco.

“E privare il mondo di una tale mente brillante? Molti miei colleghi potrebbero pensarla come suggerisci tu, ma se c'è una cosa che ho imparato è che le persone sono più luminose quando fanno qualcosa che amano. E il mio lavoro è salvare le persone, per assicurarsi che tutti possano avere le stesse possibilità e continuino a splendere.”

Per essere un vecchietto sembra pensarla in modo molto moderno. Più moderno di Howard sicuramente.”

“Solo perché si tratta di te, ma Howard mi ha parlato così tanto della figlia particolare da arrivare ad amare questo lato del tuo carattere senza neppure conoscerti.”

Aveva scosso la testa alle sue parole. Nessuno amava Natasha Stark per il suo carattere una volta che la conosceva di persona.

“Beh, Capitano. Howard mi ha costretta a venire a questa ennesima pagliacciata anche per trovarmi un marito, quindi ad un certo punto sarà bye bye invenzioni. Chiunque mi sposerà, vorrà solo mettere le mani sulle Stark Industries.”

“Mi pare di capire che Howard abbia sempre avuto i suoi piani per te, ma sei anche stata capace di stupirlo più volte. Forse non dovresti sposare uno di questi damerini qui presenti, semplicemente.”

“Questo è poco ma sicuro, Capitano.” Lo aveva guardato e gli aveva sorriso. “Non sposerò nessuno dei tizi qui presenti. Anzi, non voglio neppure sposarmi e diventare una casalinga depressa come la maggior parte delle donne qui presenti.”

“Sarà che sono un uomo all'antica, ma una ragazza come te non dovrebbe rimanere sola. Merita un uomo che possa dirle quanto bella sia ogni giorno della sua vita.”

A quelle parole aveva abbassato lo sguardo e aveva sorriso debolmente. “Sei proprio come Peggy ti ha sempre descritto, Capitano. Riesci a trovare le cose giuste da dire alle persone, per spronarle a non arrendersi. Spero davvero che tu riesca a trovare una brava ragazza e a sistemarti e rifarti una vita come si deve.” Non si era neppure accorta di avergli dato del tu, ma lui non aveva detto nulla. “Però potevi telefonarmi almeno una volta. So di essere solo una bambina ai tuoi occhi, ma ci ho rimesso la faccia con il mio migliore amico. E’ la prima volta che un uomo non mi richiama dopo che gli ho lasciato il mio numero, sai?”

L’uomo l’aveva guardata e aveva sospirato. Non aveva smesso di muoversi a ritmo di musica e la teneva ancora stretta a sé.
“Ci ho provato, almeno una dozzina di volte, ma mi domandavo se fosse giusto.”

“Giusto?” Lo aveva guardato ed era confusa dalla sua risposta.

“Insomma, hai sedici anni ed io sono...molto più...insomma, la mia età reale è di molto superiore alla tua. Temevo che un invito ad uscire avrebbe potuto macchiare il tuo nome. Non intendo il nome di tuo padre, "Stark", intendo proprio il tuo...Natasha.”

“Capitano, sono finita sul giornale tre giorni fa perché mi hanno fotografata ubriaca ad una festa. Puoi credere quanto mi interessi ciò che potrebbero dire i giornalisti. Se ti ho lasciato il mio numero era perché ci tenevo davvero. E so per certo che lo S.H.I.E.L.D. non ha ancora reso pubblico il ritorno di Capitan America. So che ti hanno lasciato la stessa identità, ma con documenti del tutto nuovi. E che ti hanno mandato in qualche piccola missione, ma non come Capitan America.”

Steve l’aveva osservata, inarcando un sopracciglio. “Come lo sai?”

“Potrei aver hackerato il database dello S.H.I.E.L.D. mentre aspettavo una tua telefonata.”

Lo aveva guardato e Steve aveva solo sbattuto le palpebre un paio di volte. Ora si era scavata la fossa con le proprie mani.

“Non credo di capire ancora molto bene la tecnologia di quest’epoca, ma non è impossibile hackerare lo S.H.I.E.L.D.?”
“Qualche anno fa l’ho fatto con il sito del Pentagono per scommessa. Quello è stato divertente. E non le ho sentite da Howard solo perché ha ottenuto un contratto per migliorare il loro sistema di sicurezza.”

Steve l’aveva guardata ancora, e poi aveva iniziato a ridere.

“Sei ancora più eccezionale di quello che mi ha raccontato Peggy!”

“Felice di averti stupito allora.” Gli aveva sorriso, mentre la musica cessava e Steve si allontanava un po’, inchinandosi e baciandole la mano. E sperava che i giornali sarebbero stati pieni di queste foto e supposizioni su chi fosse il misterioso partner di valzer di Natasha Stark.

 
   
 
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