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Autore: effy_14    01/06/2017    2 recensioni
Ciao a tutti =)
eccomi con un'altra serie di storielle =) Buona lettura a tutti!!
"Un sorriso le solcò il volto, ma a chi volevano darla a bere?
Lei si era svegliata perché dormiva nello stesso letto della ragazza, quindi non destarsi era praticamente impossibile, ma lui? Lui era nella parte opposta della casetta, come poteva averla sentita?
L’amore , si rispose..."
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Makino, Monkey D. Rufy, Nefertari Bibi, Shanks il rosso | Coppie: Nami/Zoro
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Buon giorno a tutti!!! =)
Finalmente l’ultimo capitolo!!
Che non mi convince molto, ma più lo rifacevo e meno mi convinceva quindi ho deciso di prendere la prima bozza e via. Forse volevo mettere troppe cose in una storia sola, forse troppo poche, non lo so lascio a voi la decisione.
Vi avviso che troverete uno Zoro, forse poco Zoro, e probabilmente è questo che non convince, ma vabbè -.-‘
Errori grammaticali?!Probabilmente a go go, ma l’ho riletta tante di quelle volte che ormai ci vedo doppio, quindi mi butto così.
Grazie mille a tutti!
Buona giornata e buon fine settimana!!
 
Effy
 
 
 
 
Era già la terza volta che la sentiva muoversi nel letto, ma che aveva? O meglio che aveva lui da dover stare per forza sveglio se anche lei non dormiva?
Un altro rumore gli fece aprire leggermente gli occhi. Si era alzata, svegliando Bibi, ed ora stava per uscire.
Fece passare qualche minuto, in modo da far riaddormentare la principessa, e poi, come se sul suo letto ci fossero i carboni ardenti, si alzò anche lui.
 
Il vento freddo gli solleticò la faccia, facendogli chiudere gli occhi per la sabbia che trasportava. Una volta abituato alla luce che la luna, più piena che mai quella notte, regalava, cercò la figura della compagna.
Su un muretto, non molto lontano, la figura della navigatrice risaltava su tutto.
La chioma rossa della ragazza, lasciata libera dalla piccola coda che soleva portare in quei giorni, si muoveva lenta nell’aria. Sembrava una visione: le spalle candide, la schiena dritta, perfetta.
Se qualcuno avesse sentito i suoi pensieri sarebbe sicuramente rimasto a bocca aperta e con gli occhi fuori dalle orbite. Quelli non erano pensieri da Zoro. Eppure, lui, il diretto interessato, non fece altro che sospirare e accettare quelle parole rimbombanti nella sua testa.
Non erano le prime e, temeva, non sarebbero state nemmeno le ultime. Ormai era da dopo Arlong Park, e da quella notte passata a farle compagnia mentre la pioggia batteva incessante, che non faceva che pensare a lei.
Più cercava di distogliere lo sguardo, di cambiare i pensieri, di trovarla insopportabile, più il suo corpo si muoveva per lui: cerando sempre di avvicinarsi e di tenerla sotto controllo. Si era scoperto protettivo e attento, senza che realmente lo volesse. Come in quel momento.
-Come mai sveglio spadaccino?Non dirmi che vuoi allenarti anche qui!-
Senza nemmeno rendersene conto era arrivato esattamente dietro di lei e probabilmente nemmeno troppo silenziosamente.
-Tu che ci fai sveglia?Cos’è non ti sei stancata abbastanza a stare tutto il giorno comoda su quel cammello?- Attaccare. Attaccare sempre e comunque. Era l’unica cosa che sapeva fare. Era l’unico modo per sconfiggere quel nemico fatto ragazzina che lo metteva in continua discussione con se stesso.
Ma come disse qualcuno una volta: non si può lottare contro i mulini a vento.
La rossa infatti non diede il minimo segno di voler cogliere la provocazione.
-Dai, vieni a farmi compagnia. Sveglio tu, sveglia io: perché non stare svegli insieme?-
Un tuffo al cuore lo colse d’improvviso quando il viso della compagna si girò verso di lui con un sorriso dolce. Doveva andarsene, scappare, ma come detto prima , se la sua mente, a volte anche troppo razionale, la pensava in un modo, i suoi muscoli, invece, sembravano muoversi per lui.
Con un sonoro sbuffo, causato probabilmente da quel barlume di orgoglio che, ringraziando il cielo, pensò, non ne voleva sapere di lasciarlo, e con la poca grazia che lo caratterizzava si accomodò sullo stesso muretto della ragazza, ma tenendo sempre una buona distanza.
Si mise, cocciuto, ad osservare il cielo: come se ci fosse qualcosa di davvero interessante da non lasciarsi sfuggire pur di non incrociare di nuovo il suo sguardo, che sentiva insistente su di lui. Cercò di non cedere nemmeno un millimetro, ma un rumore lo fece deconcentrare. Nemmeno il tempo di capire qualcosa che se la ritrovò quasi appiccicata al braccio.
-Ma che fai?- Il viso rosso, la voce più alta del solito e un batticuore che preannunciava un sicuro infarto.
-Shhhh!Cosa vuoi svegliare tutti?- La vide controllare verso la porta della casetta se il suo urlo avesse fatto danni, svegliando qualcuno. Dopo pochi minuti di silenzio riprese a parlare.
-Il punto non è cosa faccio io, ma cosa fai tu?Ti chiedo di farmi compagnia e a momenti ti siedi dall’altra parte del paese?!- Con il viso imbronciato e gli occhi fissi su di lui mise le mani suoi fianchi. Cavolo, ora si faceva sgridare anche a bassa voce!
Cercò di continuare con la tecnica del silenzio vedendola rilassarsi nuovamente e alzare il viso al cielo per godersi il leggero vento che si era alzato.
Pensò si fosse rassegnata dal parlare quando dei lamenti attirarono la sua attenzione facendolo girare.
Un risata, bassa ma gutturale, si levò nell’aria. Aveva abbassato lo sguardo e la scena che gli si era presentata davanti era una delle più spassose che avesse mai visto.
La rossa stava litigando, con tutte le sue forze, contro il vento e contro quei capelli che,seppur corti, di stare in modo decente, non ne volevano proprio sapere. Aveva, infatti, alcuni ciuffi davanti al viso, altri completamente dritti in aria e altri ancora ingarbugliati tra loro.
-Oh per l’amor del cielo!- La vide usare entrambe le mani per cercare di fermare il tutto peggiorando solo la situazione –Si più sapere cosa ridi?!?grrr-  Ok, ora si stava arrabbiando sul serio.
-Beh, sembri un gattino arruffato!- Un’altra risata ancora stava per uscire dalla sua bocca. Stava, perché il pugno della rossa arrivò prima.
-Piantala ominide!Uff io volevo solo non doverli legare sempre, ma a quanto pare è impossibile. –
Si rialzò, sputacchiando un po’ di sabbia, pronto a fargliela pagare, ma vederla così abbattuta lo bloccò nuovamente. Si rimise seduto e attese che lei continuasse a parlare.
-Sai ho sempre voluto i capelli lunghi, ma con la vita che facevo prima non erano proprio il massimo della comodità. Così me li sono sempre tenuta il più corto possibile. – La vide tirarsi su con la schiena – E dovevo tagliarli spessissimo perché sembravano crescevano velocissimi- tornò scoraggiata - Ora però che sono libera di fare come voglio sembra che loro non siano d’accordo. –
Ok. Lui aveva ascoltato tutto, ma ora che gli doveva dirle!?! Cioè: stava parlando di acconciature, con lui. Su serio? Cercò qualcosa, qualsiasi cosa da dire, ma lei lo precedette di nuovo.
-Pazienza! Vorrà dire che me li taglierò ancora. – Si girò verso di lui con un nuovo sorriso sul volto –Magari non starei nemmeno bene con i capelli lunghi. –
-Secondo me devi insistere, ne varrebbe la pena!- si girò convinto verso il suo viso e la vide cambiare espressione, colpita da quelle parole.
Non sapeva nemmeno lui da dove fossero venute, ma non gli pareva giusto che lei, che nella sua precedente vita si era privata di tutto, si dovesse privare anche ora di un desiderio così innocuo. I loro occhi rimasero incatenati così per dei secondi che sembravano infiniti e, man mano che il tempo passava, il respiro che usciva dalla bocca dolce ed invitante di Nami diventava sempre più vicino.
Non si rese conto di quello che stava per succedere fino a che una folata di vento, più forte delle altre, non fece nuovamente appiccicare tutti i capelli della rossa davanti al viso, colpendo con le punte anche lo gote del ragazzo.
Si allontanarono di colpo l’uno dall’altro. Lei per decidersi a legare quei dannati capelli e lui per riprendere un briciolo di autocontrollo.
Cosa stava per succedere, si chiese quasi spaventato. Era meglio andare.
Si alzò di scatto da muretto convinto più che mai di “scappare” il più lontano possibile quando, girandosi verso la compagna per salutarla, si fermò indeciso.
Nami, infatti, non si era mossa di un millimetro, ma anzi si era rannicchiata ancora di più sfregandosi le braccia con le mani incrociate per scaldarsi.
-Rientri già?Si sta meglio qui fuori no?-
La guardò perplesso. Ma che diceva, si vedeva lontano un miglio che stava congelando e nonostante tutto sosteneva si stesse meglio li fuori.
Cercò di resistere ma quegli occhi sembravano pregarlo di non lasciarla sola.
Con un gesto secco e impacciato si tolse la mantella zebrata dalle spalle e la porse alla ragazza risedendosi poi accanto a lei.
Si ritrovò dopo poco con la testa rossa della ragazza appoggiata alla sua spalla e il suo braccio a stringere quell’esile corpo a lui.
Aveva molte domande da farsi, forse troppe. Eppure in quel momento, nel quale avrebbe dovuto essere confuso oltre ogni immaginazione, pensò che non era mai stato più sereno.
Si sentiva nel posto giusto con le persone giuste e per lui, che era sempre stato solo, quell’idea lo coglieva di sorpresa.
Riabbassò lo sguardo sulla chioma rossa che si ormai aveva preso piena proprietà della sua spalla non riuscendo però ad infastidirsi. Con un ghigno lieve sul volto concluse che forse, un giorno, avrebbe capito cosa stava succedendo in lui, cosa lei stava scatenando in lui, ma che per quella sera le domande potevano concludersi li.
 
 
 
 
Lo avrebbe scoperto qualche giorno più tardi, durante un duello all’ultimo sangue, quando le parole del suo maestro gli sarebbero risuonate in testa più chiare che mai..
 
.. Lo spadaccino più forte del mondo è colui che possiede la forza di difendere ciò che vuole difendere..
 
..e Zoro sapeva ormai perfettamente cosa voleva difendere.
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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