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Autore: BellatrixWolf    11/06/2017    0 recensioni
Ok, premetto che il titolo originale era "fantasticherìe", perché inizialmente questa era una storiella che scrivevo per me, ma è dato che ci sta venendo fuori qualcosa di interessante ho deciso di pubblicarlo come racconto. "Quasi per caso" si riferisce alla creazione della fic.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Shoujo-ai, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È passato un bel po' dall'ultimo update di Quasi Per Caso. Avevo scritto una buona parte del capitolo tempo fa, ma per un motivo o per l'altro non l'ho mai finito fino a qualche giorno fa, quando ho ripreso in mano le mie fic. Cosa non si fa per non studiare in vista dell'esame di stato, eh?
Ad ogni modo, ho deciso di continuare questa storia, dato che mi era mancato scrivere di Robyn, Lucille, Andreina, Claude e danza.
Enjoy~

Entro breve raggiunsi l'appartamento di Andreina, che stava un edificio stretto ed alto con diversi piani da uno o due appartamenti ciascuno dalla parte opposta rispetto a dove stavo io alla sede. Durante il viaggio ebbi tempo di ripensare a tutta la faccenda di Lucy e me, ma soprattutto di Lucy e Claude; più ci pensavo, più cresceva il senso di colpa: finito lo stage non ci saremmo più riviste, lo sapevamo entrambe - avrei finito per spezzarle il cuore, anzi, si sarebbe spezzato ad entrambe. Senza parlare poi del suo fidanzato, che lei era costretta a sposare. Dèi se odiavo quel ragazzo. Ma alla fine la colpa era mia, giusto? Io mi ero innamorata di Lucy, io le avevo complicato la vita... e per scusarmi, decisi che avrei fatto il possibile perché i pochi giorni che ci restavano fossero ricordi felici per lei.
Mi parcheggiai velocemente e non mi tolsi né guanti né casco, decisa a ripartire in fretta; percorsi la breve stradina dal cancello al portone aperto e salii le scale. Bussai alla porta dell'appartamento e pochi secondi dopo Andreina uscì, sorridendomi calorosamente. «Grazie, e scusa per il disturbo.»
Le sorrisi a mia volta e le porsi il suo casco. «Tranquilla, nessun disturbo.» Risposi alzando una spalla con fare rilassato. Certo, avevo altri programmi, ma...
«Pensavo volessi portare Lucille.» Sentii un brivido lungo la schiena alle sue parole, ed allo sguardo divertito che le accompagnò. Andreina era una mia cara amica, era sempre stata una donna empatica e sveglia, certe cose le afferrava. Ero certa che avesse capito cosa stava succedendo, almeno a grandi linee... ma non volevo ammetterlo ugualmente.
«Non è che lo volessi... ci siamo incontrate e le ho offerto un passaggio, tutto qui, ecco.» Mi strinsi nelle spalle. Lei mi lanciò un sorrisetto e scosse appena la testa, prendendo il casco. «Dato che stiamo a tipo due stanze di distanza la mattina ci incontriamo.» Aggiunsi, tirandomi poi una sberla mentale. Zitta, Robyn, non sparare cazzate.
«Capisco.» Si limitò a dire lei, poi cambiò discorso. Grazie. «Oggi, per la tua felicità, proveremo Petitriense.»
«Urrà.» Ridacchiai sarcastica e salii in moto, seguita dalla donna, che si strinse a me. Presi una scorciatoia, impiegando mezz'ora per arrivare alla sede anziché quarantacinque minuti; fummo lì per le otto meno dieci. Lei prese un caffè e chiacchierammo aspettando che arrivassero anche gli altri, discutendo di Petitriense, di passi e dello spettacolo finale. Poco dopo le otto, la gente iniziò a fluire nella stanza, ed eravamo nuovamente in venti. Individuai Lucille e le indirizzai un sorriso, così lei si separò da Claude e mi si avvicinò, incrociando le braccia al petto.
«Riusciremo mai a passare una mattinata in pace?»
«Chissà. Siamo state interrotte tre volte, è qualcosa di assurdo. E frustrante.» sospirai affranta e lei ridacchiò.
«Già. Ma oggi pomeriggio Claude ha da fare e stasera è fuori con dei suoi amici che non vede da anni, quindi sono tua.»
Feci per rispondere, entusiasta, ma Andreina ci richiamò all'ordine per il riscaldamento. Come il primo giorno, mi ritrovai casualmente accanto a Lucille, ed ancora una volta mi ritrovai a lanciarle occhiate poco consone - solo che stavolta lei era totalmente consapevole della cosa, nonostante non lo facessi apposta, e ne sembrava molto divertita. Talvolta mi guardava con un sorrisetto che probabilmente aveva il solo scopo di provocarmi. Scopo che ovviamente raggiunse. Terminati quei dieci/quindici minuti di inferno e paradiso, ci fu una pausa-caffè, come di routine. Claude si mise a parlare con Lucy, così mugugnai il mio dissenso ed andai da Susy, che mi raccontò del corso di danza irlandese che stava seguendo.
Non ci volle molto prima che Andreina chiamasse l'attenzione di tutti per ricominciare le prove.
«Oggi impareremo una danza quattrocentesca, Petitriense. Sistematevi in coppie da tre ed iniziamo.»
«Coppie da tre?» riprese Susy, divertita. Andreina la guardò perplessa per un attimo, poi scosse la testa. «Trii, insomma.»
Ci dividemmo velocemente in gruppetti, Lucy venne da me e Claude la seguì, lanciandomi un'occhiata diffidente. Mi trattenni dal roteare gli occhi e mi sistemai dietro a Lucille, attendendo istruzioni, ma Andreina mi sistemò al primo posto della fila perché guidassi gli altri, dato che conoscevo bene la danza. Così, Lucy si ritrovò tra me e Claude - perfino letteralmente. Storsi le labbra, ma non obbiettai, incrociando le braccia al petto ed osservando Andreina nell'attesa che cominciasse. Prima avessimo iniziato, prima avremmo finito.
«Si tratta di un ballo piuttosto libero, giocoso e divertente, come Rostiboli. Si parte in fila con sedici spezzati - e qui potete prendere tutto lo spazio che volete.» Prese a gesticolare, disegnando tracciati nell'aria. «Proveremo due gruppi alla volta.»
Il trio di Andreina comprendeva George, un ragazzo dall'aria un po' goffa, ed una donna rigida come una scopa; l'altro gruppo era diretto da Susy. Gli altri lasciarono loro spazio ed io mi appoggiai al muro con la spalla, osservando mentre i quattro ballerini meno esperti seguivano le due che già conoscevano la danza. Con i sedici spezzati i due trii percorsero la sala fino a fermarsi ai due estremi di essa per avere più spazio possibile. Con altri quattro spezzati, a turno ognuno si spostò percorrendo uno spazio a piacere fino a ritrovarsi nuovamente in fila; formarono poi un triangolo con due passi doppi ciascuno. Inchino tra primo e secondo, inchino tra secondo e terzo. Venni distratta da Lucy, che richiamò la mia attenzione toccandomi la spalla. «Hm?» Mi voltai, la musica che continuava mentre i due gruppi ballavano. Lei mi fece cenno di seguirla e, incuriosita, andai con lei. La osservai, sembrava rilassata, anche se il fatto che mi avesse chiesto di andare assieme a lei nel bel mezzo della prova mi pareva strano. Quando fummo uscite dalla stanza, percorremmo le scale per scendere al piano sottostante, dove si trovava un pianerottolo con il bagno, una piccola cucina ed una stanzetta adibita a magazzino.
«Tutto ok?» chiesi, cercando i suoi occhi. Lei mi sorrise, annuendo leggermente.
«Sì, non preoccuparti. Pensavo solo ad una cosa, e dato che ci sono altri quattro gruppi prima di noi, volevo parlartene.»
Poggiai la schiena al muro, incrociando le braccia al petto. «Dimmi.» La incalzai curiosa inarcando le sopracciglia. Lei si avvicinò, sistemandosi accanto a me.
«Oggi sono tutta tua, te l'ho detto, quindi... cosa vorresti fare?» "Continuare il discorso di stamattina" pensai tra me, ma mi strinsi nelle spalle.
«Potremmo fare un giro, a meno che tu non preferisca restare all'albergo.» proposi semplicemente; in entrambi i casi, avevo qualche idea. Lucy annuì e mi sfiorò un fianco con le dita, mandandomi un piccolo brivido lungo la schiena.
«Potremmo fare entrambe le cose.» si limitò a rispondere, con un tono malizioso e complice che mi tolse l'aria dai polmoni.
«'Kay.» Riuscii solamente a dire, fissandola. Lei ridacchio, scuotendo leggermente la testa, divertita, poi si staccò dal muro e fece un gesto verso le scale. «Andiamo?»
«Un attimo.» Mi spinsi via dalla parete con un colpo di spalle e le presi i fianchi, attirandola a me e cercando le sue labbra. Restammo abbracciate per qualche secondo, le bocche unite in un dolce bacio, prima di separarci. Imboccammo le scale, e ci ritrovammo davanti Claude. Ci aveva seguite? Sentii un brivido gelido lungo la schiena ed il cuore farsi un macigno: e se avesse visto il bacio? Forse poteva avere qualche sospetto, ma la conferma è qualcosa di totalmente diverso. Lucy sarebbe potuta finire nei guai.
«Ehi, che fine avevate fatto?» rilasciai il respiro che non mi ero accorta di star trattenendo quando notai la tranquillità nel suo tono e l'assenza di accusa sul suo volto. Non lo capivo: ogni tanto mi guardava come un mastino guarda l'intruso, altre volte sembrava così serafico da portarmi a chiedermi dove avesse trovato l'erba. Allora, era il secondo caso.
«Dovevo andare in bagno e Rob mi ha accompagnata.» Mentì spudoratamente Lucy.
«Oh. Ok. Devo andarci anch'io, tra poco hanno finito il terzo ed il quarto gruppo.» Ci informò, poi ci superò tranquillamente, diretto ai servizi.
Lanciai un'occhiata confusa a Lucy, che scrollò le spalle, poi tornammo su; entrammo sulle ultime note della danza, i gruppi fecero la riverenza finale ed uscirono di scena. Entrarono il quinto ed il sesto gruppo; noi avremmo ballato con il primo, quello di Andreina, a cui certamente non avrebbe fatto male ripetere.
Un po' da parte rispetto agli altri, di modo da essere fuori portata d'orecchio, mi accostai a Lucy, sussurrando «Un po' bipolare, il ragazzo?»
«Peggio di una donna incinta. Sempre stato.» Si strinse leggermente nelle spalle, guardandomi. «Ogni tanto sembra diffidente, ogni tanto sembra che non gliene freghi niente, non sono mai riuscita a leggerlo.»
«Ho notato.» Sospirai appena, guardando il gruppo terminare la danza. Claude rientrò appena in tempo, sul terminare della musica, e ci mettemo in posizione.
Il brano partì con un breve cappello introduttivo, poi fu il momento di iniziare con i sedici spezzati. Io, Lucy e Claude ci muovemmo nella parte destra della sala, disegnando una specie di otto, mentre il gruppo di Andreina si avvitò come un serpente in quella sinistra. I miei due compagni si fermarono ed io proseguii con altri quattro spezzati, finendo per fronteggiare Lucy con uno sguardo di sfida; lei mi seguì, senza abbandonare i miei occhi, e si portò dietro di me. Infine Claude ci girò attorno, arrivando dietro alla bionda. Con due passi doppi formammo il triangolo e ci scambiammo dei piccoli cenni, quindi gli inchini. Il mio sguardo trovava sempre quello di Lucille. Ripetemmo la danza, ed infine facemmo tutti e tre una riverenza, all'interno del triangolo, prendendoci le mani. Andreina ci si avvicinò con un sorriso, dopo aver fermato la musica, e ci studiò brevemente - non mi sfuggì quel breve lampo di comprensione nel suo sguardo, e sentii il cuore affondare per un attimo.
«Siete stati bravissimi.»
Intanto, erano passate le undici. Decidemmo di ripassare Corona Gentile, dato che era lunga e non propriamente semplice. Dopo un paio di prove, decidemmo di tentare senza dicitura dei passi - fu un disastro: cavalieri che giravano quando dovevano avanzare, dame che avanzavano quando dovevano girare, e genericamente errori su errori. Con un sospiro, Andreina riprese il foglio dei passi e ricominciò a dettare a tempo.
Quando finalmente terminammo, si era fatto mezzogiorno. Io, da brava italiana, proposi di andare a pranzo. Tutti acconsentirono e nuovamente ci dirigemmo assieme allo stesso ristorante del giorno precedente.
Andreina si sistemò accanto a me, lanciandomi uno sguardo che gridava "dobbiamo parlare", e non potei fare altro che trattenere un sospiro ed annuire lentamente, la testa bassa come un bimbo rimproverato dalla madre. Aveva capito tutto, vero? Dio, era impossibile tenere celato qualcosa a quella donna. Lucille si sedette al mio fianco, dall'altra parte rispetto ad Andreina, e nel farlo mi sfiorò la coscia con le dita; quando mi voltai a guardarla, mi sorrise. Sentivo lo sguardo dell'insegnante sulla nuca e, per quanto sapessi che non c'era giudizio in quello sguardo, mi sentii morire. Le avrei dovuto un bel po' di spiegazioni, lo sapevo. Alla bionda sembrò non sfuggire la morte nei miei occhi, e la sua espressione si fece interrogativa; poi notò Andreina, e la vidi arrossire. Splendido. Ero abbastanza sicura di essere finita in un girone infernale - quale, non ne ero certa.
Presto fummo tutti seduti, e durante il pranzo la tensione si allentò. Chiacchieravo ora con Susy, che si era sistemata di fronte a me, ora con Lucille, ora con Andreina di danza, di vecchie storielle o del più e del meno.
«E Rob, ti ricordi quella volta di... quant'era, cinque anni fa?»
«Quale in particolare?»
«Quando quel ragazzo ha dimenticato il costume per lo spettacolo.»
«Oddio... La volta in cui abbiamo dovuto prestargli un abito da dama? Indimenticabile, poverino, specialmente per lui temo. Saranno passati sette anni...»
Ormai io ed Andreina eravamo sul viale dei ricordi, ed i ballerini attorno a noi ascoltavano divertiti i nostri aneddoti; di quel gruppo, io ero quella che da più anni seguiva i suoi corsi.
«A proposito di costumi...» Susy entrò nel discorso. «Vogliamo parlare della volta in cui Lucia si dimenticò di provarlo prima dello spettacolo?»
«Aspetta, Lucia... Che vestito aveva?»
«Quello bianco e nero di velluto.»
«... Intendi quello con la chiusura a lacci?»
«Quello.»
Ci guardammo e scoppiammo a ridere, quindi, notando gli sguardi perplessi attorno a noi, andammo a spiegarci.
«Una ballerina era arrivata al giorno dello spettacolo senza aver provato il proprio costume dopo più di un anno dall'ultimo utilizzo.»
«E noi abbiamo dovuto aiutarla ad entrarci. Abbiamo lavorato in tre a quei maledettissimi lacci, alla fine sembrava un salame, non so ancora esattamente quali leggi della fisica abbia violato quella sera.»
Durante la risata generale, il mio sguardo scivolò su Lucy; mi chiesi se, finita quella settimana, ci saremmo riviste o se saremmo rimaste una bella storia, un dolce ricordo l'una per l'altra, e nulla più. Sperai con tutta me stessa che si trattasse della prima alternativa. La bionda notò il mio sguardo e mi guardò a sua volta, lanciandomi un sorriso interrogativo, ma io mi limitai a sorriderle a mia volta e tornare a parlare.
«Che poi, qualcuno sa perché Lucia non è venuta quest'anno?»
«Impegni.» spiegò Andreina. «Mi ha scritto un paio di mesi fa, infatti, per chiedermi quando avrei tenuto il corso. Quando le ho detto che sarebbe stato in questi giorni si è scusata ed ha detto che le avrebbe fatto molto piacere, ma che in questo periodo avrebbe avuto una tonnellata di lavoro da fare.»
Io e Susy annuimmo.
Dopo un altro po' di chiacchiere decidemmo di comune accordo che si era fatto tardi, e che era ora di tornare.
  
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