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Autore: WolfLuna    22/06/2017    3 recensioni
Questa storia parla di Orion, il figlio mai conosciuto del Decimo Dottore (mi riferisco a quello di David Tennant), e del rapporto con suo padre. Nel corso dei capitoli si conosceranno e legheranno molto, anche dovuto alla perdita di una persona ad entrambi molto cara.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 10, Nuovo personaggio
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1

CAPITOLO 1

Sono in quest’ospedale da 24 ore. Le condizioni di mia madre sono peggiorate drasticamente, e i medici mi hanno detto che non supererà un'altra notte.

Non so davvero cosa fare, lei è la mia forza, l’unica famiglia che ho. Poi ripenso alle storie che lei mi raccontava fin dal giorno in cui scoprì di essere incinta di me.

Nei suoi racconti lei mi parlava sempre di mio padre, di quanto era fiera di lui e di quanto lui mi volesse bene nonostante non sapesse della mia esistenza.

Già mio padre non sa di me, mia madre lo amava troppo per dirglielo. Vi chiederete

Mio padre avrebbe sofferto troppo se, a causa del suo stile di vita, avesse perso anche me. Non lo avrebbe sopportato, perciò mia madre non glielo disse.

Ma tornando a noi, ora sto guardando mia mamma riposare, nessuno sapeva del suo problema al cuore ed ora eccola qui.

Che mio padre non sapesse nulla? Non lo so. Molti pensieri tormentano la mia mente, ed oltre a quelli anche le miriadi di emozioni che affollano il mio intero essere.

“Smettila di fissarmi, Orion. Sta diventando una cosa inquietante. Sei proprio come tuo padre.” – disse una debole voce un po’ assonnata.

Io saltai di scatto. Ero così preso dai miei pensieri, che non mi accorsi che mia mamma si era svegliata e mi stava fissando.”

“Mamma, sei sveglia! Stai bene? Ti serve qualcosa? Devo chiamare le infermiere?” – le chiesi agitato e preoccupato.

“Orion John Smith di Sagitter…datti una calmata all’istante! Sto bene, sono solo stanca.” – rispose lei cercando di mettere energia nella sua voce.

“Allora dovresti riposare ancora un po’.” – le dissi.

“Non mi rimane molto tempo su questo mondo, posso dormire più tardi. Ora voglio godermi gli ultimi momenti con il mio adorato figlio.”

“Tu vivrai mamma, non parlare così ti prego.” – la mia voce incrinata.

Il pensiero di perdere mia madre mi fa troppo male.

“Troppo emotivo, proprio come tuo padre.” – disse lei con un sorriso.

“Beh non voglio più essere come quel bastardo!” – ribattei io alterato.

“Non osare usare quel tono e quelle parole riferendoti a tuo padre!” – rispose lei con tono severo.

“Beh lo è..visto che non è qui a salvarti!” – dissi alzando lievemente la voce – “Tu mi hai sempre detto che quando c’era bisogno lui, lui accorreva sempre a salvare le persone! Allora perché non è qui a salvare te?Perché non ti ha curata prima se è così bravo come dicevi sempre!” – continuai esasperato.

“Lui non può salvare tutti, Orion. Non sempre le cose vanno come vogliamo. Ci sono leggi che devono essere rispettate, eventi che non devono essere cambiati. Lo sai anche tu, Orion…te l’ho insegnato. Tutto ha un inizio ed una fine…la vita è un viaggio o un’avventura, a volte dura molto altre volte è breve, ma tutto finisce prima o poi. Le cose devono andare in questo modo o non ci sarebbe nulla da lasciare alle generazioni future. Tu Orion sei la mia impronta nella storia, sarai colui che narrerà la mia storia ai posteri, tu sarai colui che ricorderà all’universo che ho vissuto appieno fino alla fine. Con te non sarò dimenticata, e nemmeno tuo padre, perché lui è parte di te.

Tu sei la fusione di due universi, due storie, che si sono legate formandone uno nuovo. Tu sei tu, ma sei anche noi. Lo so che è complicato da capire, ma quando verrà il tuo tempo lo capirai.”

La guardai confuso e sorpreso. Nonostante le sue condizioni lei aveva ancora la tenacia di trasmettermi uno dei suoi insegnamenti. Non capisco cosa lei intenda dire, ma so che quando verrà il mio momento lo capirò. Anche se…

“Sono come un nuovo libro di storia?” – le chiesi titubante.

“Brillante, hai iniziato a capire.” – disse lei sorridendo – “Esattamente come un libro di storia.”

“Mamma?” – dissi a voce bassa come un bambino triste.

“Sì?”

“Posso chiederti un favore?

“Quale?” – chiese lei confusa ma piena d’amore.

“Non andartene. Non lasciarmi da solo.” – le dissi cercando di non piangere.

“Non sarai mai da solo, Orion. Sarò sempre con te, così come tuo padre. Se c’è una cosa di cui sono sicura è che lui sentirà quando me n’andrò, e correrà qui, t’incontrerà e resterà al tuo fianco fino alla fine delle vostre vite. Veglierò su entrambi, te lo prometto.” – disse con un sorriso carico di commozione e di tristezza.

“Come fai ad essere sicura che lui verrà e che resterà con me?” – le chiesi confuso.

“Perché lo conosco e so come agisce e pensa.” – rispose con un sorriso.

Pochi istanti dopo però quel sorriso si spense e fu sostituita da una smorfia di dolore. Vidi mia madre portarsi una mano al cuore e stringere forte, fino a rendere bianche le nocche.

Corsi da lei, ma mi fermò – “Tranquillo sta passando, è tutto ok.”

“Chiamo subito un medico.” – dissi movendomi verso la porta.

“Fermo dove sei signorino! Sono tua madre e finché sono viva comando io!” – ribatté lei con finto tono autoritario.

Quando il dolore fu passato e i suoi lineamenti si furono rilassati continuò – “Ho solo un rimpianto, beh a dire il vero sono due.”

“Quali mamma?”

“Vederti invecchiato e con una famiglia tutta tua. E poi…”

“E poi cosa, mamma?

“Non essere riuscita a vedere tuo padre un’ultima volta per dirgli tutto e dirgli addio.”

“O mamma.” – E mentre stavo cercando qualcos’altro da dire, un’infermiera aprì la porta ed entrando notò mia madre sveglia.

“Oh Miss Luna, si è svegliata. Come si sente?”

“Un po’ stanca e debole, ma tutto sommato bene. E lei?”

“Sto bene grazie.” – disse controllando i parametri vitali. Poi continuò – “Poiché siete sveglia vorrei informarla che ha una visita, ma se non se la sente dirò di ripassare più tardi.”

“No, faccia pure entrare questa persona. Non ho molto tempo a disposizione, perciò le visite sono molto accette e apprezzate.” – rispose mia madre.

“Gli dirò che può entrare.” – disse l’infermiera dirigendosi alla porta, per poi aprirla.

“Gli?” – chiesi confuso:

Ma nel medesimo istante in cui mi voltai verso l’infermiera, vidi un uomo alto entrare nella stanza e la porta chiudersi dietro di lui.

Indossava un completo blu gessato, delle converse rosse e un cappotto marrone chiaro lungo fino al polpaccio. Le mani nelle tasche anteriori, uno sguardo triste, un’aria d’antichità e rispetto lo avvolgeva, lo sguardo fisso su mia madre, lo vidi deglutire e serrare la mandibola, nei capelli la presenza di gel per tenerli in posizione e un po’ di barba sul volto. Fui sorpreso perché quell’uomo mi assomigliava, solo una versione un po’ più vecchia.

“Sei davvero tu?” – la voce commossa e felice di mia madre mi ridestò dai miei pensieri. La guardai ed era felice anche se le lacrime segnavano il suo volto.

“Luna.” – disse l’uomo con la voce incrinata, forzandosi di apparire forte e di non piangere.

“Sapevo che saresti venuto da me a dirmi addio…Dottore.”

 

…Continua…

 

   
 
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