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Autore: Emmola 02    29/06/2017    4 recensioni
Voglia di una pausa un po' esotica?
Bhe io ho sempre vissuto in un posto grigio sempre uguale, nella ruotine. Una vacanza!!! Ecco quello che mi serve. Voglio scappare dalla mia vita e ritornarci solo quando mi sarò stancata di conoscere il mondo
Una pausa esotica...
Ma dove andare? Voglio un posto caldo, colorato con il mare limpido e cristallino... e la montagna!
Ma... esiste un posto del genere? Forse sono un po' esigente...
Anzi no!
So dove andare!
.
.
.
Tratto dal testo:
La guardo sentendomi atratto da quella ragazza: i suoi gesti impacciati, gli occhi nocciola persi nel vuoto, il sorriso dolce rivolto a chissà cosa, i capelli morbidi che ricadono sulle spalle rilassate e quello sguardo traboccante di sogni le danno un'aria dannatamente affascinante.
Poi lei si gira incrociando il mio sguardo.
Storia partecipante alla Challange : this would be love, indetto dal forum FairyPiece.
Amore estivo, folle, coraggioso
E tu... al destino ci credi?
Genere: Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lucy:



"Salve Lucy. Dormito bene?" Mi dice gentilmente la propietaria dell'appartamento in cui alloggio da una settimana. Io sbadiglio entrando nel salotto che da sul terrazzo, dove la propietaria sta facendo colazione.
"Divinamente, e tu?" Mormoro tra uno sbadiglio e l'altro stiracchiandomi.
"Si anche io Lucy" afferma la padrona sbadigliando a sua volta contagiata dal mio.
"Allora colazione?" Fa la ragazza accennando al tavolo su cui giace una grande quantità di frutta colorata, per me esotica, ma per la gente del posto come lei completamente comune. Ho subito fame alla vista di tutti quei frutti profumati, in più l'odore pungente del caffè mi ha appena rapito stuzzicando l'area del cervello dipendente da questo.
"Volentieri, ma dovresti smetterla di viziarmi in questo modo!" Affermo alludendo divertita alla colazione. Mi avvio verso il basso tavolino di legno scuro sul terrazzo sedendomi su un cuscino a righe bianche e arancioni. Difatti il tavolo è come da tradizione del luogo bassissimo e ci sono solo degli immensi cuscini per sedersi.
"Allora cosa mi racconti? Che vuoi visitare oggi?" Chiede la padrona di casa chiudendo il libricino che è intenta a leggere per parlare con me. Rifletto: la voglia di vedere quel posto così vivo è forte, ma non so da dove partire, prima di andarmene da Londra non ho fatto altro che gioire per la mia partenza senza pensare ad informarmi sul luogo: un lato del mio caratte che io odio è propio questo impulsivo: non riesco a tenerlo sotto controllo.
"Bhè in realtà non ho ancora deciso... hai dei consigli?" So di potermi fidare dei suoi consigli: in questa settimana ho scoperto di avere con lei molte cose in comune, quindi ciò che piace a lei dovrebbe piacere pure a me.
"In realtà devo pensarci su un attimo... intanto ti andrebbe di rifare un bricco di caffè?"  Domanda mentre, riflettendo su una destinazione, addenta un grosso pezzo di succoso mango.
"Va bene ora vado" dico afferrando la caffettiera e dirigendomi verso la cucina con una grande voglia di un pezzetto di mango.

Metto sulla placca la caffettiera per poi appoggiarmi al bancone della cucina. Mi piace molto quella casa: si trova a quindici minuti in bus dal mare. Ha uno stile fresco e accogliente ed è impregnata dall'odore salino marittimo.
La cucina non è molto grande ma ben fornita di tutti gli utensili possibili e immaginabili, i ripiani sono di calce bianca e sembrano quasi parte del muro, gli spigoli della cucina sono quasi semicircolari, creando così un ambiente intimo e caloroso. Qua e là per tutta la casa sono disposti alcuni cactus che la padrona della casa mi ha confessato di amare.
La mia stanza è piuttosto piccola e spartana, completa solo di un letto ad una piazza, un armadio incassato nel muro, un tappeto con i tipici disegni tribali sudafricani e un piccolo comodino su cui sta appoggiato un cactus dai fiori rossi.
C'è però una finestra da cui si riescono a vedere le montagne di Città del Capo. Non mi lamento in realtà della piccolezza di quella stanza: bisogna pur sempre calcolare che starò qui gratuitamente per tre mesi!! L'unica cosa che la padrona di casa mi chiede in cambio del vitto e dell'alloggio è che l'aiuti nelle faccende di casa quando lei deve studiare per gli esami universitari. Posso capirla, in fondo io dovrò presto finire il master universitario e sono già passata dal beckelor, quindi conosco l'inferno che si vive cercando di studiare...
La caffettiera intanto è pronta ed io la porto sul tavolino del terrazzo, ovvero, in estate, anche da sala da pranzo.
"Sai penso di sapere che posto dovresti visitare oggi..." fa lei come per incuriusirmi, accennando ad un occhiolino.
"Dimmi tutto" dico con una faccia da stupida e con una voce da flirt.
"Dovresti andare all'Aquarium" sibila sensuale giocando al mio gioco idiota.

Una volta rimasta sola e finito di riordinare decido di prendere un po' di tempo per me: così prendo un libro dalla valigia e mi sposto nel salotto:
Tra tutte le stanze della casa questa è a mio parere la più bella:
Si tratta di un locale ampio e circolare, i muri e i pavimenti sono della stessa calce bianca delle altre stanze, ma su di questo pavimento si trova un grande tappeto dai colori caldi della terra: l'arancione, il marrone, il rosso e il nero.
Sul fondo della stanza sta un'ampia portafinestra leggermente arcuata che porta al terrazzo.
Mentre di fianco ad essa ci sono due tende di un leggerissimo bianco, quasi cullate dalla brezza marittima che entra rinfrescando la casa.
Dietro al tappeto sta invece un divano marroncino decorato con numerosi cuscini. Ma la cosa più bella è che appoggiata alla parete destra c'è una gigantesca libreria semicircolare stracolma di libri colorati con qua e là alcuni cactus. Adoro l'odore della brezza marina mischiata a quello dei libri...
Mi sento a casa in quella stanza, tra quei cactus, quei colori caldi e quell'odore di mare.
Invece sul lato sinistro della stanza ci sono degli scaffali nello stesso stile della libreria sui quali giacciono alcuni piccoli oggetti personali della ragazza che mi ospita: come delle maschere africane, conchiglie, piccoli coralli, perline di legno, ma soprattutto delle foto di lei con gli amici e i parenti, che rendono tutto più appartenente alla padrona di casa.
Mi siedo sul divano cercando di leggere. Ma ancora prima di aprire il libro il mio sguardo si perde nel vuoto e i miei pensieri tornano all'aeroporto.
Nella mente ritorna impressa l'immagine del ragazzo dai capelli rosa tramonto. Mi aveva guardato con uno sguardo che nessuno mi aveva mai rivolto, un misto di curiosità e di ammirazione però... è strano da spiegare ma era come se i suoi occhi neri come la pece non fossero attratti dal mio corpo... quei suoi occhi profondi in cui mi ero persa erano attratti... dalla mia anima...
Sospiro sognante con un sorriso sulla bocca che va da un orecchio all'altro. Mi era inoltre sembrato che il mondo attorno a noi fosse come scomparso, allora il mio corpo aveva sussultato facendo battere il mio cuore all'impazzata.
"Chissa se anche lui ha provato le mie stesse emozioni..." penso allargando ulteriormente il sorriso inspiegabile.
Cerco di leggere, ma cervello e cuore sono incatenati all'aeroporto e negli occhi stupiti del ragazzo.
 Poi lui mi aveva aiutato con la valigia... e il mondo è scomparso per la seconda volta, ma quest'ultima lasciandomi un prurito fastidioso sulle labbra e uno strano calore alle guancie.
"Basta pensare a lui!!" Mi sgrido severa tornando al presente. Come posso pensare ancora ad una persona vista di striscio in un aeroporto? In più a giudicare dalla sua reazione al mio grazie non parla nemmeno inglese...
Scuoto energicamente testa: Maledetto lato impulsivo del mio carattere. Per distrarmi da questi pensieri troppo sognanti andrò all'Aquarium, subito.

È silenzioso, calmo il Two Oceans Aquarium. Come suggerisce il nome la sua caratteristica è quella di racchiudere gli organismi marini di due oceani: Atlantico e Indiano.
In questo posto regna un'aurea di pace assoluta: il silenzio terapeutico, l'odore di pesce e acqua, la temperatura fresca contribuiscono a sentirsi davvero sotto il mare.
Una luce azzurrognola entra dai vetri delle vasche dei pesci colpendo i pavimenti delle sale, ricreando così i movimenti dell'acqua. La sensazione è quella che i pesci stiano nuotando nell'aria mentre, si passa accanto alle grandi vetrate che mostrano pesci di tutte le forme e colori. Non so descrivere le sensazioni di questo momento, mi sento così rilassata, ma al contempo così piena di voglia di scoprire cos' altro contiene questo posto... è strano, tutto qui.
Mi addentro in un altro "tubo di vetro sommerso" che attraversa una vasca. Una gigantesca tartaruga passa placidamente accanto a me incurante di tutto ciò che le accade attorno. Assorbo l'odore fresco che impegna gli spazi. Perfetto, ora riesco a controllare le mie emozioni.
Guardandomi attorno noto come i fondali dell'acquario ricordino quelli marini: ci sono lunghe alghe verdognole, coralli di colori accesi, rocce incrostate da piccoli molluschi, sabbia candida, stelle marine e tante altre specie acquatiche...
Probabilmente devo trovarmi nella vasca dei pesci della barriera corallina visto che tutto attorno al tubo riesco a vedere dei banchi dei vivaci pesci pagliaccio...
D'un tratto sento una voce, una persona che canta, è lontana da dove mi trovo io, ma le pareti del tunnel hanno fatto rimbalzare l'eco del canto fino a qui.
https://youtu.be/dvFw0SXCaUw


È una musica allegra che mi entra da subito in testa.

"Goes to the gym at least six times a week
Wears both shoes with no socks on his feet"
He’s got his eyebrows plucked and his asshole bleached


"È divertente e mette di buon umore, ma chi diavolo si mette a cantare di un buco del culo sbiancato in un acquario così silenzioso?"

"Tribal tattoos and he don’t know what it means
But I heard he makes you happy, so that’s fine by me
" Vado nella direzione della voce sempre più curiosa di scoprire chi canta, chiunque sia ha una voce fantastica e intonata. Pensare che io non ci capisco niente di musica.

"Tribal tattoos and he don’t know what it means

But I heard he makes you happy, so that’s fine by me" un contrasto di emozioni si sta svolgendo nel mio corpo tra il cervello ed il cuore.

"And when we sipped champagne out of cider cans
I guess if you were Louis Lane, I wasn’t Superman
" La galleria fa una curva mentre io ridacchio tra me e me pensando all'uomo di cui parla la canzone: "deve essere un vero tirone"

"I don’t wanna know about your new man
‘Cause if it was meant to me"
You wouldn’t be callin’ me up tryin’ to
‘Cause I’m positive that he don’t wanna know about me
" Il ritornello si impossessa subito del mio cuore, mentre la voce si fa sempre più forte e vicina a me facendomi crescere una specie calore al petto: cazzo, ha vinto il cuore.
 
"I don’t wanna know about your new man" non ci posso credere..

"We’ll get there eventually
I know you’re missin’ all this kind of love
" Lo stupore è l'unica sensazione che riesco a provare in questo momento.

"But I’m positive that he don’t wanna know about me" I pesci, l'acqua, tutto il mondo svanisce per la terza volta.

"Your new man rents a house in the ‘burb
And wears a man bag on his shoulder, but I call it a purse
" Il destino, anzi no!! Io non credo ad una cosa stupida come il destino! Una coincidenza ha voluto che ci rincontrassimo.

"He wears sunglasses indoors, in winter, at nighttime
And every time a rap song comes on, he makes a gang sing
" Sono inspiegabilmente così felice di rivederlo...

"Says, “Cheya!”, boy never light up the room
But enough about him, girl, let’s talk about you
" Porta delle cuffie nere, probabilmente ha la musica alta nelle cuffie, ma deve aver pensato di sentire la radio dell'acquario.

"You were the type of girl who sat beside the water readin" Rido divertita dal fatto che deve seriamente pensare di sentire la musica di un acquario...

"Now you’re eatin’ kale, hittin’ the gym"
"Davvero come si fa a non accorgersi di una cosa del genere"
"Okay, you need to be alone
And if you wanna talk about it, you can call my phone
"
"Che cretino..."
"I just thought I would tell you, ’cause oughta know
You’re still a young girl tryin’ to be loved
So let me give it to ya
" Ma malgrado questa parola
"C'è della dolcezza nel mio "cretino" ".

"I don’t wanna know about your new man
‘Cause if it was meant to me
You wouldn’t be callin’ me up tryin’ to
"
Un sorrisetto stupido e sincero si è impossessato delle mie labbra mentre io cammino verso di lui.


"Cause I’m positive that he don’t wanna know about me"
"Non ci sono parole per esprimere la mia euforia per averlo rivisto, ma è inspegabile non dovrei essere felice, è solo uno sconosciuto."


"I don’t wanna know about your new man" ormai ad un passo da lui: il ragazzo dell'aeroporto... 


"We’ll get there eventually
I know you’re missin’ all this kind of love
"
"Quel cretino che sta cantando convinto che nessuno lo senta..."


"But I’m positive that he don’t wanna know about me"
"Però c'é da dire che è un cretino che canta bene!"
Lui smette di cantare. Ed è con mio orrore che si gira rivelando una faccia da pesce lesso e dicendo, mentre si indica perplesso.
"Una bella voce?... Io?... Cretino?"
Divento rossa come un pomodoro balbettando:
"Ehm... Si... Già... io... haha" Ha sentito tutti i miei commenti!! Stavo pensando a voce alta!! Il ragazzo si mette una mano in testa scompigliandosi quelle meravigliose ciocche disordinate di capelli rosati come il tramonto in cui io mi...
Basta Lucy! Ripigliati! mi autoordino mentalmente, più confusa che decisa
"In realtà... ecco non so se... Bhè... è... un complimento?" Si sfiora le cuffie mentre io nascondo la faccia tra le mani: dio mio che vergogna. Mi sto facendo i film mentali su un ragazzo (figo) che ho appena insultato.
"Cazzo erano le cuffie, non la radio..." lo sento dire e a malapena trattengo un risolino.
"Ha realizzato ora quel cretino..."
"Cretino?... chi io? Ahh quindi... sarei... io?" Fa lui indicandosi con fare incerto, non ci credo ho pensato di nuovo ad alta voce!!! Ok ora sto ufficialmente andando a fuoco per la vergogna... ho appena dato del cretino ad uno sconosciuto!
"Ed anche figo!!" Esclamo accorgendomi con la nausea di aver parlato ancora ad alta voce.
Indietreggio mentre lui sorride grattandosi la nuca imbarazzato borbottando:
"Io figo? Addirittura? Bhè grazie... ma anche... cretino?..."
Non faccio in tempo a sentire altro: l'imbarazzo mi ha già fatta scappare.
Sono già fuori dalla galleria di vetro lasciando "il cretino" a un palmo di naso.
Ma anche se mi allontano da quel ragazzo quello che ho dentro non mi abbandona, quella cosa che brucia dentro di me spingendomi a ritornare in quella galleria non mi lascia. Mi restano ancora addosso come ad impregnarmi l'animo la gioia di averlo rincontrato, il disgusto per ciò che ho detto e fatto, la rabbia verso me stessa per essere scappata, il rimpianto di non conoscere nemmeno il suo nome ma soprattutto e senza un'apparente ragione la paura di non rivederlo mai più.
È solo un puro caso se ho incontrato di nuovo quel ragazzo, non avrò altre possibilità. Ma ora sto fuggendo, ho paura, ho paura del suo giudizio per quello che ho detto, la vergogna ha paralizzato i miei sentimenti, l'imbarazzo di aver perso la reputazione mi ha fatto perdere anche l'utilizzo del cuore. Infondo è così che sono cresciuta penso amara: la facciata prima di tutto...
Mi fermo trovandomi davanti ad una scelta: tornare nella galleria o scappare per la mia strada? Ragionando razionalmente, con il cervello e capisco cosa è più logico. Così mi avvio verso l'uscita, anche se ho ancora il dubbio di aver fatto la cosa giusta:
"Davvero scappando da quel ragazzo mi libererò da queste strane sensazioni che mi perseguitano dall'incontro nell'aeroporto?"



Natsu



Fa caldo: un odioso caldo umido e tropicale, anche se non è il caldo in sé a darmi fastidio, bensì l'umidità che questo causa: fa sudare l'inverossibile, è appiccicaticcio, da un forte mal di testa e lascia addosso una grande sete, un immensa sete. Devo ammettere che l'idea di andare in una foresta con questo tempo non è stata delle migliori, qui l'umidità è ancora più forte.
Il posto in cui mi trovo non è propio una foresta, bensì il National Botanical Garden, è colorato e profuma di fiori che, soprattutto in questo periodo dell'anno sbocciano rivelando il loro splendore. Ma è troppo umido per godersi questo spettacolo a pieno!!
È quasi sera ma il caldo non accenna a sparire. Mi appoggio assetato alla balaustra della passerella sospesa sopra la foresta per permettere migliore visione del giardino botanico.
Ed è allora che a malapena dopo un giorno la rivedo: gli stessi movimenti impacciati per scacciare il caldo, gli stessi occhi ambiziosi, lo stesso sguardo sognante ma rinchiuso nella sua sfera di vergogna come quello di una bambina con dei genitori troppo appiccicosi.

Ho cominciato a correre senza saperne il motivo:
La vedo.
E questa volta non la lascerò fuggire.
Schizzo a perdifiato su quella passerella cercando disperatamente di raggiungerla, la sete è svanita, così come il caldo. L'unico mio pensiero è la ragazza appoggiata alla passerella.
"Non mi sfuggirai questa volta." Mi ripeto deciso, urtando alcuni turisti intenti ad andare nella direzione opposta alla mia. Loro imprecano. Io non li sento
Continuo a correre: sono a cinquanta metri, venti, dieci, cinque, due, uno. Le afferrò il braccio:
"Fermati" le dico ansimante stringendo la presa sul braccio mentre le mie ginocchia cedono facendomi inginocchiare.
"Fermati" ripeto trasformando la mia stretta in una specie di carezza a fior di pelle e guardandola dritto negli occhi dorati dal sole.
"Ra... ragazzo dell'aeroporto e dell'Aquarium?" Mormora questa accovacciandosi accanto a me.
"Natsu... mi chiamo Natsu" Dopo il "figurone" all'aeroporto e all'Aquarium non voglio essere chiamato così.
"Ok Natsu prendi questa innanzitutto" dice prendendo dallo zainetto la sua bottiglietta d'acqua. Sante borse femminili. Bevo avidamente sotto i suoi occhi curiosi ma all'apparenza distaccati.
"Cosa ci fai in tutti i posti in cui vado? Mi stalkeri?" Chiede la ragazza sorridendo pacata, ma colgo una punta di avidità di sapere nel suo sguardo.
Finisco di ansimare e mi siedo a gambe incrociate.
"Potrei farti la stessa domanda" Mi passo una mano tra i capelli.
Cade il silenzio, un silenzio teso e imbarazzante. Ma sono io a romperlo:
"Sarà il destino..." ridacchio ricordando le volte in cui ho pensato a lei e ho fantasticato sul suo nome nell'arco di questi giorni.
"Sono coincidenze, probabilità scientifiche, le cose come il destino non esistono." Ricade lo stesso silenzio disagiante. Ho seguito il mio impulso, non ho ragionato e questo è il risultato, ma non me ne pento: sono così irragionevolmente felice di averla davanti che tutto il resto non conta.
Questa volta tocca a lei riprendere il discorso:
"Quella di ieri era una bella canzone, non l'avevo mai sentita... Come si chiama?" Imbarazzante, ripenso al nostro incontro all'Aquarium e "imbarazzante" è l'unica parola che mi viene in mente oltre a: "Natsu sei patetico a pensare che facciano passare una canzone tua in radio"
"Si chiama New Man, l'ho scritta io" affermo con una punta di fierezza tendente al vanto.
"Davvero l'hai scritta tu? Non me lo sarei mai aspettata..." Il suo "non me lo sarei mai aspettata" mi colpisce dritto al cuore sminuendomi un pochino, come se non avessi le capacità di comporre...
"L'hai scritta per la tua ex fidanzata?" Chiede lei vergognosa, torturandosi le unghie con la bocca carnosa. Baciarla è un idea che mi passa in un angolo remoto del cervello.
"No no, è per due miei amici che si amano da quando sono adolescenti, ma sono evidentemente troppo timidi per dichiararsi l'uno all'altra: spero che questa canzone li provochi a sufficienza per spingerli a fare il passo." Affermo alludendo a quei due coglioni che sono cresciuti insieme a me a New York. Decido di parlarle della storia dei miei amici: del fatto che si sono trasferiti qui sette anni fa. Una per gli studi, l'altro per non perderla, fingendo di aver trovato lavoro. È da allora che non la vedo: lei intendo, da lui alloggio momentaneamente.
"Oddio, quindi l'uomo di cui parla la tua canzone non è davvero un tirone..." quando finisco la stoia dei miei amici lei ride. Ride come una matta. È la prima volta che la sento ridere, e già adesso affermo che se potessi ricomporre la sinfonia la sua risata sarebbe la mia solista dal tanto che è pura, limpida e cristallina.
"Già, è così solo all'apparenza, in realtà ha un cuore d'oro" rispondo.
Parliamo ancora così del più e del meno: dei nostri sogni. Di quello che vogliamo fare della nostra vita. Ma non è tanto quello che diciamo ad essere rilevante poichè sono i nostri corpi a comunicare come dei magneti. Ci avviciniamo fisicamente. La mia mano per sbaglio intrappola la sua sotto di se, ma quando la ritiro ricevo uno sguardo che trasmette un insistente voglia di affetto come quella di un gattino. Anche se io non sono mai stato un sentimentale accarezzare quella pelle è una sensazione indescrivibile.
Comincio a tracciare dei cerchiolini sul suo dorso della mano. Dalle mani delle persone si possono capire un sacco di cose: lei ad esempio ha le mani curate senza cicatrici e lisce, ma con le unghie morsicate: un esempio di persona che non si è mai "sporcata le mani", ma le unghie morsicate indicano una chiara voglia di partecipazione repressa. Tutto il contrario delle mie. Ruvide, ricoperte di cicatrici, ma con le unghie ben curate.
Ora lei incrocia le sue dita fini nelle mie indocchiando per sbaglio il mio orologio: la magia si spezza
"Oddio! Oddio Oddio!!!" Lascia do colpo la mia mano.
"Devo preparare la cena" si volta correndo via sulla passerella. Sono pietrificato senza motivo.
"Ci si vede in giro Natsu!" Mi urla da lontano. Non mi ha lasciato nemmeno il suo nome.
È scappata, ancora. Eppure sorrido.


Greenmarket square, un mercato in una grande piazza: è tutto così acceso, vivo e profumato...
In giro si vendono per lo più cianfrusaglie per turisti, come collane, spezie, maschere, oggettini indigeni, tappeti e tanto altro. L'energia di questo posto è pazzesca, quasi indescrivibile. I commercianti gareggiano a chi urla più forte. I profumi del cibo, delle spezie e dell'incenso sono talmente forti da darmi un senso di nausea. L'umidità fa diventare il mio respiro pesante e la mia pelle sudata.
È qui che la vedo per la quarta volta. È qui che mi convinco che i nostri incontri non possono essere solo frutto del caso.
Sta guardando una bancarella con della frutta. Maldestra come poche, imbarazzata come tante, bellissima come solo lei sa esserlo.
Con tutta quella gente raggiungerla è stata un impresa, ma ora è davanti a me e cerca di nascondere il sorrisino. Per la seconda volta afferro il suo braccio liscio, ma questa volta ho quasi paura di perderla nella folla. La trascino lontano dalla bancarella tenendola in una stretta protettiva: non voglio perderla più. Mi sembra strano ma ora l'unica cosa che voglio davvero è poterla conoscere, sapere il suo nome, la sua provenienza: non voglio più che sia solo una perfetta sconosciuta. Probabilmente è pure stupido.
"Come ti chiami?" La gente passa accanto a noi incurante mentre lei si fissa i piedi come imbarazzata dalla sua stessa gioia.
"Giochiamo a nascondino..." dice tirando fuori il suo sguardo ambizioso ma ancora timido.
"Come?!" Devo aver sentito male. Una ragazza adulta che vuole giocare a nascondino?!
"Giochiamo a nascondino! Ti prego Natsu!" Questa volta il suo tono di voce assume un aria insistente quasi capriccioso: normalmente un comportamento del genere mi avrebbe fatto incazzare. Ma non questa volta, sembra quasi... eccitante.
"Okey, ma se ti trovo mi dovrai dire il tuo nome." Il suo sguardo si illumina come quello di una bimba. È così tenera...
"Va bene allora conta Natsu" Chiudo gli occhi e la sento allontanarsi. Il modo con cui pronuncia il mio nome mi fa sciogliere. Fingo di contare fino a cento, non ne ho propio voglia: mi perdo nelle ipotesi del suo profumo, del suo calore, del suo sapore e riapro gli occhi: questo posto è talmente affollato che trovarla sarà un impresa. Comincio a camminare senza meta, ma lei non si vede. La cerco ognidove: dietro le bancarelle, tra la gente nei vicoli attorno ad una fontana. Nulla, lei non si trova.
Un momento... perchè cazzo sto cercando una donna cresciuta in giro per un mercato? Perché non vado semplicemente a casa?
Mi blocco in mezzo a tutta quella gente: mi sento oppresso e confuso: devo sapere il suo nome, voglio sapere il suo nome. Mi sposto cercando un appiglio nell'aria, mi gira la testa e una specie di nebbiolina sta offuscando i miei sensi. Non comprendo bene quello che sta succedendo, sto camminando senza controllare i piedi, tutti quegli odori mischiati mi danno il voltastomaco, fa un caldo mai sentito prima.
Eccola laggiù: si sta mimetizzando con un gruppo di turisti: non mi rendo conto di cosa sta accadendo. L'unico mio pensiero è la ragazza che cammina, il resto non conta. Sento di essere sballottato in tutte le direzioni dalle altre persone ma il mio obbiettivo resta la testa dorata in mezzo alle altre. Sono vicino, me lo sento.
Mi ha visto e si sta dileguando dal gruppo. Corre via, ed io posso solo inseguirla, non ne conosco il motivo anche se la mia mente annebbiata sta cercando disperatamente una soluzione razionale. Tenta di confondersi tra la folla, ma la vedo. Ritenta di trovare un nascondiglio, ma la seguo. Cerca di scappare, ma non lo farà prima di avermi rivelato il suo nome. Improvvisa una corsa tra la gente, sono più veloce di lei e riesco ad intrappolarla in un vicolo ceco. Ora non può più fuggirmi. La catturo definitivamente bloccando la stretta uscita allargando le braccia. La nebbia nella mia testa si dilegua lentamente lasciandomi ammirare la sua bellezza quasi selvaggia: i capelli arruffati per la corsa, le piccole perle di sudore che definiscono le curve del suo corpo, il respiro affannoso, il labbro inferiore torturato dai denti e quel fottuto sguardo che mi ha fregato quattro volte su quattro. Mi avvicino a quella donna proibita.
"Ho vinto io, ora voglio il tuo nome." lei alza lo sguardo fiero: non c'è più ombra di imbarazzo nel suo sguardo, è tornato quello sognante e deciso che mi ha colpito all'aeroporto. Quindi si avvicina pericolosamente al mio viso pietrificato:
"Lucy, il mio nome è Lucy " Le labbra pizzicano e il corpo reclama di più, ma sono paralizzato dall'improvviso cambio di stato di Lucy: da bimba viziata a donna cazzuta.
Non so come, ma Lucy riesce a invertire i ruoli: lei a bloccare il passaggio con le braccia, io  impotentemente intrappolato nel vicolo.
"Ora tocca a me" dice stringendo il mio braccio forte mentre mi guarda ambiziosa negli occhi, poi trasforma la sua stretta in una carezza dalla dolcezza sfiancante.  D'un tratto sono diventato io quello debole, sconfitto dalla mia più grande debolezza: il contrasto di emozioni.
"Addio Natsu" fa lei scomparendo per la quarta volta dalla mia vista.
Inutile dire che sono ancora pietrificato dallo stupore per quel suo cambiamento radicale. Se questa è la vera lei voglio assolutamente rivederla e conoscerla.
"Ok" sorrido. Allora giochiamo a nascondino, ma questa volta farò sul serio.
"Ti troverò Lucy"
Sono tutto un fuoco solo al pensiero.

 

 

 

 

Come è potuto accadere?
Eravamo perfetti sconosciuti
Ma ci siamo innamorati...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo Emma:


Buontonno a te!!! (Si tonno non è un errore)

Ed eccoci al secondo capitolo (che dovrebbe essere il più lungo secondo ai miei calcoli...
Devo essere sincera ho paura che sia pesante... (ansia) l'ultima parte in particolare l'ho riscritta nove volte.


Si capirà più tardi il signifIcaro della canzone... so che sembra incoerente...

La poesia finale si aggiornerà di capitolo in capitolo

Mmmm... chissà chi saranno i misteriosi amici di Natsu....
Spero che il capitolo ti sia piaciuto e grazie anche solo per averlo letto!!!
Ringrazio: Devil Light, fairy_tail_4ever_, marythepotatogirl, Annapis, tanomax e RoSa9100 per esserti fermato a recensire: mi ha fatto piacere ricevere questo sostegno!!!
Ma in particolare Devil Light e Annapis che sopportano i miei scleri giornalieri...

Comunque non potrò pubblicare prima del 15 luglio, sarò segregata senza wi-fi...
Grazie di ♡ anche solo se hai letto!!

Spero ti sia piaciuto!!!

A presto

Emma
 

   
 
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