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Autore: AleRedZoro    16/07/2017    0 recensioni
I nostri personaggi preferiti catapultati nel nostro mondo alle prese con problemi, casini e... discoteche. Cosa succederà questa volta al povero Zoro?
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Roronoa Zoro, Sanji, Trafalgar Law, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                 -It’s time-

 
“Non puoi baciarmi.”
No, no, no. Cosa!? Nessuno aveva mai osato dirmi queste parole, soprattutto in momenti del genere. Non può essere vero, devo essere morto.
“E perché?”-dico, avvicinandomi a lei. Voglio che mi guardi negli occhi, voglio che me lo dica guardandomi che non vuole baciarmi.
Il suo respiro è irregolare, si vede che c’è qualcosa che non va. Il suo petto si alza e si abbassa velocemente.
Sospira e cerca di guardare altrove.
Eh, no! Questo è affar mio, adesso. Devo risolvere questo problema. Le prendo il mento quasi con forza e la costringo a guardarmi.
“Perché no?”-glielo ripeto, quasi bruciandola con i miei occhi.
“Tu hai una ragazza ed io non sono niente in confronto a lei.”-mi dice, quasi con gli occhi lucidi. Forse le sto facendo male al mento, forse la sto stringendo troppo. La lascio andare e mi sposto piano.
“Hai gli occhi lucidi e stai arrossendo.”-sentenzio. Beh, potevo dire qualcosa di più carino.
“Lo so che ho gli occhi lucidi”-si gira di scatto dall’altra parte-“e che sto arrossendo.”
Che palle, non posso rovinare tutto così. Devo dire qualcosa di sensato!
La macchina sta diventando un po’ stretta per tutti e due, anche se adesso lei sta accovacciata in un angolo del sedile ed è intenta a guardare fuori dal finestrino.
Mi riavvicino, non voglio darle fastidio o ferirla con le mie parole.
“Asselia.”-nessuna risposta.-“Asselia!”-le tocco leggermente il braccio e la faccio voltare nuovamente verso di me.-“Non serve avere gli occhi lucidi, non ce n’è bisogno. Se il problema è la mia ragazza... Beh, sappi che ho intenzione di lasciarla. Lo farò subito, non appena tornerò a casa.”
Continua a non rispondermi.
“Asselia, ascoltami. Io non voglio farti del male, non avevo intenzione di ferirti con quelle parole, ok? Voglio solo che tu stia bene.”-le alzo di nuovo il mento, desidero che mi guardi. Mi da ai nervi quando qualcuno non mi guarda mentre gli sto parlando.
Adesso che siamo alla pari, che ci guardiamo come se non ci fossimo mai guardati prima d’ora, riesce a parlarmi.
“Tu mi piaci e non poco. Forse è presto dirlo dopo solo una sera ma è così. Tu mi piaci davvero, sembri vivere in un mondo tutto tuo, sembri diverso da tutti quelli che ci sono in giro. E mi piaci da matti. Perciò se hai intenzione di fare qualcosa giusto per ‘divertirti’, caschi male perc...”-la blocco con le mie labbra. Ci incontriamo, mi faccio spazio sul suo sedile, mi sistemo meglio e resto con una mano fermo a bloccarle il mento, mentre sento l’irrefrenabile desiderio di mordergliele quelle labbra, di fargliele sanguinare, di fargliele diventare dello stesso colore dei suoi capelli oppure più scure, come i capelli del fratello. È uno di quei baci lenti ma belli, andiamo all’unisono.
Mi stacca.
“E questo che vuol dire!?”-mi dice, cercando la risposta nei miei occhi.-“Che quello che ti ho detto poco fa non è servito a niente?”
Chiudo gli occhi e comincio a parlare.-“Asselia cara, sentimi. Come hai detto tu ti sembro uno che vive sulle sue, in un mondo a parte, strano. Ecco cosa sono. Strano. E stai sicura che se sto facendo questo è perché mi piaci davvero, è perché mi interessi. È perché sei riuscita a farmi impazzire in pochi secondi. E non c’entra la mia futura ex.”-ritorno a guardarla e la ritrovo con gli occhi fissi nei miei e sta respirando di nuovo affannosamente.
“Dici sul serio?”-mi dice, toccandomi la mano sinistra. Accarezza i tatuaggi, le scritte, è come se stesse toccando la mia seconda pelle, è come se stesse toccando la mia anima.
“Sì che dico sul serio.”-allora comincia a risalire con le dita il mio braccio, piano. Mi sta facendo innervosire, ma voglio lasciarla fare. Stavolta è lei ad avvicinarsi, non riesco a togliere gli occhi di dosso dai suoi capelli e non riesco a non pensare ad altro che al solletico che mi sta facendo sul braccio. L’unica cosa che vorrei fare adesso è baciarla e basta.
Al diavolo Nami, al diavolo tutto. Io voglio lei.


Ed è proprio allora che, mentre stavo facendo questi pensieri,  lei si impossessa delle mie labbra e comincia a venire verso di me. Immediatamente ricambio il bacio, quel signor bacio che mi sta dando e le metto una mano dietro la nuca per farla avvicinare ancora di più. La voglio, la voglio solo per me. Quando una cosa la voglio, la prendo e basta.
Chiude gli occhi e si lascia andare completamente. La macchina adesso è un po’ scomoda per questo ma ok, sono uno che si adegua: riesco a spostare Asselia con una facilità assurda e la incastro fra le mie gambe sul mio sedile.
In tutto questo lei continua ad arrossire. Non riesco a capirlo! Le lentiggini che ha sul viso, quando fa così, quasi scompaiono. Abbandono a malincuore le sue labbra per spostarle quel dannatissimo ciuffo ribelle che le finisce sempre davanti agli occhi.
“Così sei a posto”-le dico, tornando a guardarla negli occhi-“sei perfetta così.”
Non riesce più a parlarmi, non so perché. Di tutta risposta continua a respirare velocemente e a guardarmi con un sorriso che, forse, vale più di mille parole.
“Vieni qui.”-la prendo e l’appoggio sul mio petto. Stiamo scomodissimi ma lei è felice così perciò va bene. Comincia ad abbracciarmi piano, senza dare fastidio: con le braccia inizia a stringermi e a circondarmi e risale fino al mio collo. Ricambio l’abbraccio, si vede che è piccola e che vuole essere protetta in qualche modo.
Ma può fidarsi di me? La stringo forte senza pensarci, non me ne frega niente. Se ha visto del buono in me allora può fidarsi senza alcun dubbio. Mi viene in mente all’improvviso la canzone degli Imagine Dragons, ‘It’s time’. E’ tempo di cominciare, dice.  Non posso rimanere indietro.
Le mie mani scivolano lungo la sua schiena e la spingo sempre più contro di me, voglio che si senta a casa. Sento il suo profumo mescolarsi col mio, decido di spostarla dal mio petto, lì sta scomoda.
Ce l’ho nuovamente di fronte a me. Coi capelli un po’ più arruffati di prima e con un sorriso diverso da quello che mostrava fino a pochi istanti fa.
“Law... Io non voglio obbligarti.”-riesce a dirmi, evitando di toccarmi più del dovuto.
“Non mi stai obbligando. NO!”-allora la prendo e comincio a baciarle i capelli avidamente, scendendo piano verso gli occhi, glieli bacio, mi soffermo. Scendo sul suo naso, con la mano le tengo fermo quel mento, glielo tengo alto. Col pizzetto le sfioro le guance, le sto facendo il solletico ma me ne frego: adesso deve capire che di lei mi importa sul serio.
Le arpiono le labbra, sono mie. Comincio a mordergliele, prima piano, poi sempre più con forza. Sento l’odore del sangue, cazzo, gliele ho spaccate per davvero! Ops.
Mi stacco e ripasso il contorno della sua bocca con un mio dito. Lei mi guarda senza dire nulla, spero che abbia capito che con me non scherza e che non mi sta obbligando a fare un cazzo.
Sposto il mio dito e noto con disappunto che le ho davvero fatto male. “Non volevo farti del male, scusami.”-le dico, avvicinandomi di nuovo a lei. Stavolta mi sposto sul suo collo, le sposto i capelli e comincio a baciarglielo. Piano, poi veloce, poi di nuovo piano, mi soffermo sui punti che mi piacciono di più (tutto!?) ed inizio a tirarle dei piccoli morsi.

Le squilla il telefono e lei, giustamente, risponde. No, tralasciamo questo avvenimento, è scandaloso già di per sé. È una continua sorpresa.
“Kidd? Che c’è?”-woo! Adesso che ho sentito chi è che le sta rompendo le palle posso continuare. I morsi li faccio diventare sempre più piccoli e la tengo ferma in modo tale che non possa spostarsi.
“Kidd, dopo passIIIIAAAMO dal locAAAAAle, devi solo aspettAAARE!”-mi viene da ridere. Non so se sta facendo così perché le sto facendo male o perché è il mio pizzetto che le fa il solletico. Riesco a sentire distintamente Kidd che le dice ‘Ma che cazzo stai facendo? E poi, dove sei?’.
Mi sposto sulle clavicole. Perché dovrebbero essere lasciate sole? Gliele bacio e lei risponde al fratello che ‘No, è che devo starnutire!’. È un piccolo genio, sul serio.
“Kidd, è solo uno starnuto, fidati! Ci passiamo fra poco dal tuo dannatissimo locale, non darmi ordini!”-riesce a beccarmi in pieno col gomito del braccio con cui sta tenendo il telefono e mi sposto per mettermi a ridere guardandola negli occhi.
“Ho capito, ci vediamo fra un po’!”-chiude la chiamata e ritorna a guardarmi.-“Certo che potevi evitare di fare così lo stronzo, eh!”
“Ehm, hai un’enorme macchia viola sul collo.”-sentenzio ancora una volta, però stavolta trattengo a stento le risate.
“GRAZIE, LO SO, TRAFALGAR! Adesso che dirà Kidd!?”
Stavo per risponderle quando, all’improvviso, squilla anche a me il cellulare. Oh, no. Santa miseria, tutti ma non lei. NAMI. Sta diventando un film dell’orrore quella donna.
“Nami, tesoro!”
“Dove sei?”
“Con R...Rufy!”
Asselia alza un sopracciglio e comincia ad avventarsi su di me facendomi il solletico alle braccia, puntando anche lei al mio collo.
“Rufy mi ha appena chiamato e ti cercava.”
“Ah! Ahhhh! AHIA!”-la stronza di Asselia mi ha tirato un morso al pomo d’Adamo.
“Ma che cazzo stai facendo!? E poi, con chi sei?”
“Senti Nami, ora non ho tempo! AHIA! Ne parliamo dopo, devo andare!”
“No, non hai capito niente tu...”
“Nami, devo chiudere sono impegnato! AHIA, mi fai male!”-chiudo la conversazione e spengo il telefono. Mi dedico completamente ad Asselia.

Adesso me la paga.
 
 
Pensandoci bene, Nami ha avuto una grande idea mandandomi da Kidd per cambiare casa.







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Angolo autrice c:
Ehm, ehm, ecco a voi anche questo capitolo! Finalmente i due piccioncini si sono incontrati :3 ...
Avvisatemi se sto facendo qualche cazzata enorme! xD
Come sempre grazie a tutte, siete grandi!
Alla prossima, la vostra Ale c:




 
RAGAZZI ERANO ANNI CHE NON AGGIORNAVO, SCUSATE PER IL DISAGIO
  
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