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Autore: 50shadesofLOTS_Always    27/07/2017    4 recensioni
Dal testo: “« Sei felice? ». Tony si ricordò che Babbo Natale era già arrivato nelle case. E quel regalo lo ripagava dei precedenti mai arrivati."
La vita del genio, filantropo, plurimiliardario ed ex-playboy Tony Stark continua e, stavolta non è solo. Al suo fianco Pepper, l'unica donna di cui gli sia mai importato davvero, in mezzo agli ostacoli della quotidianità. Non senza un po' di azione...
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Al contrario della precedente ff/prequel "Take me Back To the Start", questa raccolta sempre senza una precisa trama è nata adesso, frutto della mia nostalgia per questi due adorabili zuzzerelloni. Quindi la parola la chiave è ancora una volta PEPPERONY!
[ancora probabile OOC di Tony/ perchè l'attesa di nuovi film porta speranza eheh/ dannatamente song-fic]
Genere: Angst, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Rhodey' Rhodes, Nuovo personaggio, Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Iron Family'
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Unespected

 

‘Cause you’ll be in my heart.
Yes, you’ll be in my heart.
From this day on,
Now and forever more.
You’ll be in my heart,
No matter what they say.
You’ll be here in my heart,
Always.

 
Tony sbuffò, continuando a cambiare canale alla ricerca di un programma che quantomeno lo distraesse dal suo noioso addio al celibato. Non aveva voluto nulla di speciale perché riteneva di aver festeggiato abbastanza in tutti quegli anni. Avrebbe festeggiato l’indomani e per una motivazione valida.
Si era quindi accontentato di qualche birra in compagnia di Rhodey. Inoltre, a parte il Colonnello, nessuno era disponibile. Clint era impegnato in qualche missione, Banner era ancora disperso, Visione era impegnato a scoprire le emozioni che può generare l’amore per una strega rossa e Thor era a zonzo per lo spazio.
Si fermò quando una procace signorina era impegnata a pubblicizzare un set per tagliare e servire qualsiasi genere di formaggio. Si accigliò poi si volse verso l’amico, stravaccato accanto a lui. La testa reclinata e la bocca semiaperta erano chiari segni che avesse già raggiunto il beato e multicolore mondo dei sogni. Tornò a guardare la tv ma senza il benché minimo interesse.
Si chiese cosa stesse facendo Pepper in quel momento.
Si alzò, deciso ad ottenere una risposta, poi tornò indietro e afferrò una coperta per sistemarla sull’amico. Scese in laboratorio, saltellando giù lungo la rampa di scale, con un sorrisetto a fior di labbra.
« F.R.I.D.A.Y, prepara la nuova Mark VIII »
« Non ho ricevuto messaggi dal Direttore Fury »
« Pensi sempre a lavorare… - alzò gli occhi al cielo – Obbedisci e basta ».
 
Scorse lo sguardo sul corpetto a cuore fino alla morbida gonna e lasciò scivolare la stoffa morbida tra il pollice e l’indice quando la sua attenzione venne catturata da qualcosa di rosso e oro. Si spostò e vide Iron Man, appena atterrato in giardino, che la salutava con la mano.
« Tony? – chiese sbalordita, affacciandosi – Ma che ci fai qui? »
« Se vuoi me ne vado » rispose con voce metallica.
« Aspetta solo un secondo… »
Prese un séparé pieghevole e lo collocò attorno al manichino. Mentre Tony si arrampicava sull’albero vicino all’abitazione, spalancò gli infissi di modo che potesse entrarci. Lui si appoggiò agli stipiti laterali e con un’agile mossa, balzò dentro la stanza. Girò su sé stesso per ispezionare intorno i muri decorati con della carta da parati color pistacchio, a righe verticali di una tonalità più chiara e i mobili erano bianchi. Poi il suo sguardo si posò sul divisorio, che era conscio celasse l’abito da sposa. Si avvicinò ad esso quando Pepper bloccò in anticipo i suoi piani. Lo indicò, come per chiederle di poterlo vedere. Era l’unica cosa che non aveva potuto ordinare anticipatamente.
« E’ un altro completino? – lei incrociò le braccia sotto il seno - Okay ».
A destra vide una libreria con gli scaffali stracolmi di libri e avanzando, raccolse un carillon dalla cassettiera. Lo aprì e subito una ballerina, vestita con un tutù lilla, prese a piroettare a ritmo di una melodia argentina. Attese qualche secondo, poi richiuse il cofanetto per rimetterlo dov’era e riprese a passeggiare per la stanza. Pepper lo analizzò con una certa curiosità. Lo credeva intento a spassarsela, in preda ai furori di qualche festa alla Stark. Invece era volato da lei, la notte prima delle nozze e si era perfino caracollato come un ragazzino nella sua stanza, passando dalla finestra.
« Non festeggi la tua ultima notte da scapolo? » chiese, spostandosi una ciocca di capelli dal viso.
« Tu dovresti festeggiare il fatto che da domani questo – mosse una mano in cerchio per indicare tutto sé stesso - …sarà ufficialmente tutto tuo » terminò, ammiccandole.
« Credevo che fosse già tutto mio » osservò Pepper, allacciandogli le braccia dietro la nuca quando fu abbastanza vicina. Il pancione sfiorava l’addome del miliardario, che le posò le mani sui fianchi.
« Hai ragione »
« Come sempre » aggiunse prima di zittirlo con un bacio.
All’inizio fu qualcosa di casto, ma quando lei lo obbligò a schiudere le labbra, dalla gola di Tony scaturì un mugolio di puro piacere. Stava cercando di tenere a freno i propri impulsi, ma…
« Non fraintendermi, ma non ve… do l’ora che nasca » rantolò, incorniciandole il viso con le mani.
« Ah sì? » ansimò lei, spingendosi piano contro di lui.
…era passato fin troppo tempo dall’ultima volta. Quel sequestro biologico gli stava dando alla testa. Anche se lei non aveva mai fatto niente per respingerlo, gli premeva di più la scurezza della bambina. La frenesia era raddoppiata se si contava il fatto che non avrebbe dovuto trovarsi lì, in quel momento.
La trasse di nuovo a sè per un bacio più lento e adorante, poi la spinse amabilmente verso il letto di ferro battuto su cui la aiutò a distendersi. Si sistemò tra le sue gambe, sostenendosi con un braccio mentre la mano libera viaggiava sul suo corpo. La segretezza di quell’incontro stava aumentando la loro passione.
Pepper aveva già cominciato ad accarezzarlo sotto la T-shirt quando della musica da discoteca interruppe la quiete della loro intimità, al piano inferiore. Alla canzone, che Tony avrebbe facilmente associato alla febbre del sabato sera, si unirono delle grida stridule femminili. Concretamente sovraeccitate.
Corrugò la fronte, gettando una sbirciata critica alla porta chiusa a chiave e poi alla donna,distesa sotto di lui, a metà tra il dispiacere e l’irritazione.
« In quante siete? » domandò e Pepper per la prima volta si trovò indecisa se sostenere la verità o meno.
« Io, mia madre, Tiffany e diverse cugine che non vedo dal 1998 – si morse il labbro inferiore - Okay, e un paio di spogliarellisti ».
« COSA?! » strillò Tony, gli occhi quasi fuori dalle orbite, a dir poco sconvolto.
Lui che aveva in sostanza rinunciato al suo estremo veglione di autogoverno per poi scoprire che la sua dolce metà stava mantenendo fede alla tradizione, dandosi alla pazza gioia con altre donne, la maggior parte single. Tutto si sarebbe aspettato fuorché un night club in casa dei suoceri.
« Non fare il prezioso! Sappiamo entrambi che hai fatto di peggio » gli ricordò lei con un cipiglio di rimprovero.
« Ma io sono un uomo, è diverso! – sbottò pur ammettendo l’autenticità di quelle parole - E poi non dimentichiamo gli operai sudaticci alla Stark Tower ».
Pepper sorrise bonaria, percorrendo con la punta delle dita il filo ispido della sua mascella.
« Sei carino quando fai il geloso »
« Non sono geloso! – le mani si intrufolarono tra i suoi capelli dietro la nuca prima di costringerlo a chinarsi per altri baci - Va bene, ma niente… biglietti da cento nelle mutande »
« Tranquillo, se voglio uno strip tease o una lap dance… Ti chiamo – sussurrò prima di spingerlo via per alzarsi - Devo andare »
« Mi stai mollando qui insoddisfatto per dei tipi col tanga? » disse, sedendosi sul bordo del materasso mentre lei si spazzolava i capelli per poi raccoglierli in una coda bassa.
« No. Ti sto mollando per evitare che questa casa si trasformi in un postribolo » dichiarò mentre lui tornava in piedi. Si accostò a lui e gli stampò un bacio frettoloso sulle labbra.
« Non mi fai sentire meglio » rispose, le braccia lungo i fianchi e l’aria afflitta.
« Ti penserò »
« Anch’io – borbottò avviandosi alla finestra - Soprattutto perché sarò costretto a fare cose che ho smesso di fare a diciassette anni »
« Ma che…? Ti prego! » si lamentò lei un po’ schifata, facendo per uscire e recarsi alla propria festa da nubilato.
« Ehy! Pep… » bisbigliò, seduto sul davanzale.
Pepper si volse, tornandogli vicino. Non voleva davvero che se ne andasse, anzi. L’idea di dormire da sola non le piaceva per niente e subodorava che anche Tony fosse della sua stessa convinzione.
« Se non te ne vai, ti spingo giù » lo avvisò, senza però apparire credibile neanche a sé stessa.
« E poi chi sposeresti domani? » la provocò lui, sollevando il mento per poterla guardare in faccia.
« Potrei trovare un valido rimpiazzo » disse per poi abbassarsi un po’ per andare incontro alle sue labbra. Gli pettinò i capelli all’indietro per poi sfiorargli una guancia.
« Buonanotte » mormorò lui, donandole un altro bacio.
« Buonanotte » rispose di pari tono, prima di mandarlo via con un giocoso schiaffo sulla spalla.

 

*

24 Dicembre 2008
La prorompente voce di Liza, una madre notevolmente su di giri, riecheggiò in casa Potts mentre il sole timido del mattino entrava dalla finestra di una camera, attraverso delle tende rosee.
« Virginia! »
La suddetta, una trentatreenne generalmente puntuale, mugolò infastidita per poi girarsi su un fianco. Tirò le lenzuola, dimentica di ciò che la attendeva. Erano secoli che non dormiva così bene, se si valutava la sua intera vita fino a quel momento.
« Virginia? – nessuna risposta - Non è possibile… » si lamentò la donna più matura, salendo le scale.
Non comprendeva il motivo di tanta pigrizia proprio quel mattino. Aprì la porta della stanza e in poche falcate, raggiunse la finestra, spalancando anche quella.
« Mmmh, no… »
« Alzati, immediatamente. Non è questo il giorno per dormire » la rimproverò, portandosi i pugni sui fianchi.
« Per quale ragione di grazia? » parlottò Pepper, tornando con la schiena sul materasso.
Lo stesso su cui si era coricata con Tony solo sette ore prima.
« Ti devi sposare, Virginia ».
Analizzò attentamente quelle parole, come se fossero un indovinello.
« Mi devo spo-sare… - sbarrò le palpebre - Ma che ore sono? » chiese, alzando la testa di scatto per guardare la sua disturbatrice. Aveva ambito che fosse lo stravagante miliardario a darle il buongiorno, magari aggiunto ad una buona manciata di smancerie, e non sua madre che, con un casco di bigodini fosforescenti, pareva un’insegna stradale.
« Le sei e trenta »
« Stai scherzando? » sospirò, immergendosi nei cuscini.
« Tiffany è già pronta e tu devi ancora fare colazione – le strappò via le coperte quando la vide massaggiarsi le tempie - Su su, questo non è l’atteggiamento di una sposa ».
 
Contemporaneamente a Malibu Point un’altra voce, più cibernetica, svegliava un trentottenne totalmente incapace di presentarsi in orario dalla più tenera età.
« Buongiorno Signor Stark. Oggi è il giorno ideale per sposarsi. La temperatura esterna è di circa venti gradi, ma nel pomeriggio… »
Tony ritirò con un movimento brusco la faccia dal guanciale solo dopo aver assorbito le prime due frasi.
« Che ore sono? » bofonchiò, ancora svigorito dalla stanchezza.
Tornato a casa dalla visita a Pepper, si era allenato in palestra per scaricarsi. Dopo una doccia, aveva impiegato diverse ore prima di sopirsi. Tuttavia preferì credere che non fosse l’agitazione.
Era Iron Man e Iron Man non aveva paura di niente.
« Le sei e trenta » rispose prontamente l’AI.
« Perché non mi hai svegliato due giorni fa? » chiese sarcastico.
« La prossima volta provvederò, Signore »
« La prossima…? » sussurrò con un cipiglio sconvolto per poi tornare a dormire.
Si portò il cuscino sulla testa, ma non passò molto che Rhodey irruppe nella stanza e fu colto alla sprovvista.
L’ultima volta che aveva messo piede nella camera da letto dell’amico, cioè dopo averlo recuperato da un bar ubriaco, questa non si era presentata così ospitale. Invece da quando era tornata Pepper, Villa Stark aveva smesso di avere un aspetto freddo e troppo scostato ai gusti eccelsi del suo proprietario. Era diventato un ambiente accogliente e degno di una nuova vita domestica.
« Tony! »
« Rhodey? »
« Tony, ma che fai ancora a letto? » domandò, indicandolo con un braccio mentre lo guardava con un occhio solo. Dovette far appello ai ricordi della sera precedente per dare un senso alla sua presenza lì.
« Dormo, secondo te? »
« Sì, questo lo vedo – diede un’occhiata all’orologio proiettato su una delle finestre - Dovresti essere già in piedi »
« La cerimonia è tra dieci ore » si lagnò.
« Quattro ore e trenta, Signore » specificò l’AI e se non fosse stato lui stesso, Tony avrebbe dato un bel cazzotto al programmatore.
« E’ la sposa che si deve fare attendere, non lo sposo » gli rammentò l’ex milite con lo stesso tono che usava sua madre per ricordargli di lavarsi bene i denti prima di recarsi a scuola.
« Tutto questo femminismo io proprio non lo capisco ».
Rhodey alzò gli occhi al cielo, chiedendo aiuto a qualsiasi divinità di dargli la pazienza necessaria.
« Povera Pepper » si disse, abbastanza forte perché Tony lo sentisse.
« Povera Pepper? Se c’è qualcuno che ci guadagna, è proprio lei »
« Sempre modesto » osservò ironico.
« Io? Quando mai? E ora sciò! – lo scacciò via con una mano - Hai interrotto il mio pisolino di bellezza »
« Non credo che un pisolino possa cancellare quelle rughe » rispose l’altro con un cipiglio divertito, ben sapendo quanto fosse suscettibile su quell’argomento.
« Non ho le rughe! - Rhodey gli tolse le lenzuola di dosso, lasciandolo in boxer - Ehy, ma che modi?! Questa è casa mia! » strillò il miliardario, cercando a tentoni di riappropriarsi delle coperte.
« Muoviti prima che dica a Pepper di trovarsi qualcosa di meglio »
« Come se fosse possibile… » sibilò, trascinandosi fuori dal letto.
Si diresse in bagno, fece una bella doccia rilassante poi, con un asciugamano alla vita, si avvicinò al lavandino e con la precisione dovuta da anni ed anni di allenamento, rifinì il pizzetto che ormai lo contraddistingueva. Si interrogò sul perché non avesse mai cambiato il suo look, poi si rispose che era in quel modo che aveva conquistato Pepper. Terminata l’operazione, si fissò riflesso sullo specchio.
« E chi l’avrebbe mai detto… » sussurrò a sé stesso per poi dare un’occhiata al completo da cerimonia disteso sul letto.
 
Il sole era quasi allo zenit e i suoi raggi attraversavano le finestre di alabastro, che costeggiavano le pareti laterali della piccola chiesa. Non sembrava affatto la Vigilia se non fosse stato per i mazzi di Stelle di Natale e Anthurium bianchi, opportunamente posti all’ingresso di ogni fila di panche, ma d’altronde erano a Los Angeles.
Tony attendeva alla fine della navata centrale, proprio davanti all’altare, con le mani incrociate dietro la schiena. Passeggiava su e giù da almeno un’ora e anche se manteneva una facciata inespressiva, era irrequieto come un leone in gabbia. Rhodey, nel suo completo nero, lo fissava.
« Smettila di guardarmi. Non farmi innervosire » scattò il miliardario, sistemandosi il papillon bianco.
Il colletto della camicia rosso sangue gli sembrava ogni minuto sempre più stretto.
« Stai già facendo tutto da solo » commentò senza riuscire a contenere il buon umore.
Era strano per lui vedere Tony così esagitato. Poteva contare sulle dita le volte in cui lo aveva visto così ed ogni volta, c’era stata di mezzo Pepper.
Tony riprese a camminare, cercando di non pensare all’eventualità che lei potesse ripensarci. In fondo avrebbe potuto anche farlo…
‘Stark, non è il momento per il catastrofismo’, lo riprese la vocina interiore.
Poi i due pesanti pannelli della chiesa si spalancarono, facendo entrare la luce del dì e attirando l’attenzione di tutti gli invitati, che si alzarono in piedi.
Tony finalmente si arrestò per innamorarsi di nuovo del proprio angelo custode e per un attimo, credette di essere morto sul serio e di essere finito in paradiso. O nel Valhalla.
Pepper gli si presentò in tutta la sua grazia, fasciata in della candida organza che stretta sotto seno, scendeva morbida sulla curva del pancione da settimo mese e quattro giorni. I capelli erano stati raccolti in un basso chignon dietro la nuca, che lasciava libere alcune ciocche ondulate.  Al collo portava fieramente il rubino a forma di cuore, accoppiato al bracciale viennese. Tra le mani tremanti, reggeva un bouquet di rose bianche, Anthurium rossi e bacche di viburno.
Raymond la stava scortando, per un braccio mentre venivano accompagnati dalla marcia nuziale.
« Sei ancora in tempo, Virginia » sussurrò, rivolto alla figlia che gli scoccò un’occhiataccia.
« Papà, per favore… » rispose, non potendo fare a meno di guardarsi intorno.
Gli invitati erano principalmente zii e cugini, alcuni provenienti dall’Europa, per lei; amicizie d’infanzia e vecchi compagni di college per lui. In tutto non superavano la cinquantina. Tra di loro c’erano anche Natasha, Peter accompagnato da sua zia May e Clint con la famiglia al completo.
Ma Pepper non tergiversò più del dovuto e il suo sguardo si concentrò su un’unica persona.
Tony indossava uno smoking bianco, che lo rendeva molto simile ai modelli sulle copertine patinate che aveva sfogliato in quel periodo, quando non cercava in incognito di occuparsi delle Industries. Al polso un elegante orologio con il laccio di pelle col quadrante dorato, che notò solo quando abbassò gli occhi sulle sue mani intrecciate. Registrò quel dettaglio e sorrise, sollevata di non essere la sola a stare sulle spine. Quando gli fu davanti, guardò suo padre che prima di lasciarla le diede un bacio sulla fronte, poi si allontanò verso il proprio posto. Pepper affidò il bouquet a Rhodey, poi si girò faccia a faccia verso Tony che la stava esaminando senza troppo pudore.
« Vede qualcosa che le piace, Signor Stark? »
« Sei… - si rivolse agli invitati, a voce alta - Qualcuno conosce un sinonimo migliore di “bellissima”? »
« Anche tu non sei male » mormorò lei, scacciando dalla sua spalla un pelucchio invisibile mentre un breve ridacchiare riecheggiò nella chiesa.
« Solo? »
« So accontentarmi » lo provocò, mordendosi il labbro inferiore.
Il celebrante, il Reverendo Darril, diede inizio alla liturgia, ma i due erano in una dimensione troppo distante e intangibile perché potessero prestargli attenzione. Fu obbligato a tossire di proposito per conquistare la loro considerazione.
« E’ il momento delle vostre promesse… » disse e i due si volsero l’uno verso l’altro.
Pepper stava per dire qualcosa, ma Tony le indicò con un cenno della testa il corridoio da cui era arrivata, e un ronzio familiare si fece a poco a poco sempre più prossimo. Rise quando scorse Ferro Vecchio procedere verso di loro. Con le piccole tenaglie, reggeva il cuscino rosso su cui giacevano le fedi di platino, fatte incidere con le loro iniziali. Tony afferrò quella per Pepper, che dovette trattenere un gemito per non piangere di gioia mentre gli porgeva la mano sinistra. Aveva serie difficoltà a concretarle proprie azioni: non avrebbe mai pensato di giungere al proprio lieto fine.
Si fissarono negli occhi, percependo l’uno il tremore dell’altra.
« Io… No, tu… Tu sei molto più di quanto io meriti. E… E probabil-sicuramente ti farò ancora arrabbiare, ti farò piangere e venir voglia di piantarmi per non tornare… - prese un respiro profondo per rabbonire il cuore, senza profitto - Però ti prometto che mi impegnerò ad essere abbastanza per te, per voi… Giuro di proteggervi e di amarvi per sempre, incondizionatamente » concluse, riferendosi a Maria.
Poi le mise l’anello al dito, grato che nessuno gli avesse fatto notare quanto fosse scosso e balbettante.
Pepper afferrò l’altra fedina e prese la mano dell’uomo, cominciando a temere a propria volta la tachicardia.
« Prometto di non essere troppo pretenziosa perché sei già tutto quello di cui ho bisogno. Giuro di proteggervi a mia volta e di amarvi per sempre, incondizionatamente » confermò mentre lo imitava. Non c’erano parole ulteriori o migliori. Il Reverendo li guardò alternativamente mentre diversi invitati, commossi, dovettero far ricorso ai fazzoletti.
« Vuoi tu Anthony Edward Stark prendere quindi come legittima sposa, la qui presente Virginia Potts, per amarla e onorarla, in ricchezza e in povertà, in salute e in malattia, finché morte non vi separi? »
« Lo voglio »
« Vuoi tu Virginia Potts prendere come legittimo sposo, il qui presente Anthony Edward Stark, per amarlo e onorarlo, in ricchezza e in povertà, in salute e in malattia, finché morte non vi separi? »
« Lo voglio »
« Il testimone ha sentito? »
« Sì » dichiarò Rhodey con un sorriso che ormai gli andava da un orecchio all’altro.
« Se qualcuno è contrario a quest’unione, parli ora o taccia per sempre ».
I due sposi si lanciarono una guardata eloquente, poi si volsero contemporaneamente verso la prima fila.
« Ray? » chiese Tony e Liza si coprì la bocca per velare una risata.
« Si muova Reverendo Darril prima che cambi idea » rispose l’uomo, le braccia conserte e un’espressione falsamente torvo. Pepper scosse il capo rassegnata.
« E allora col potere conferitomi dallo Stato della California, di fronte a Dio e ai presenti, io vi dichiaro Marito e Moglie ».
Tony non se lo fece neanche dire e compì il passo che lo separava da Pepper. La abbracciò e le rubò un bacio, che causò un’esaltata standing ovation.
 

*

I lampadari di cristallo spenti riflettevano le luci delle lampadine rosse e bianche, che circondavano l’intera sala del ricevimento. A intervalli regolari, erano stati disposti dei piccoli abeti spruzzati di neve sintetica e al centro dei tavoli, vibravano le fiammelle delle piccole candele, profumate al gelsomino, circondati da piccoli elleboro bianchi e rose rosse. Le tovaglie rosse avevano il bordo decorato con ricami bianchi e le sedie erano state avvolte nella stessa stoffa vermiglia, fermata con un nastro bianco. Agli stipiti delle porte e al centro della pista da ballo, erano stati agganciati dei piccoli rametti di pungitopo. L’atmosfera che si respirava ricordava quella di uno chalet svizzero di montagna e Pepper si sentiva come quando suo padre la portava ad Aspen. Tutto era tema natalizio e invernale, compresa la torta che svettava in un angolo circondata da un piccolo rinfresco di dolci. In cima c’era una piccola riproduzione di loro due decisamente poco ortodossa: Tony indossava l’armatura.
Su un intero lato della sala, era stato allestito un buffet, dagli antipasti ai contorni. Ce n’era davvero per tutti i gusti e ognuno poteva prendere ciò che più gradiva.
I due sposi si erano accomodati da tempo al loro tavolo privato, insieme ai Potts e a Rhodey.
Il dottor Kleiner era poco lontano insieme a Tiffany e gli Avengers partecipanti.
Tony non aveva mangiato un granché, ma poco gli interessava. Pepper sedeva al suo fianco, sfiorandosi di tanto in tanto il pancione, con la testa abbandonata sulla sua spalla e cosa fondamentale, sorrideva. Nulla contava più di quello. Nonostante la fretta e i dubbi aveva avverato il matrimonio del secolo e ora che poteva stringere la sua mano, sapendo che avrebbe potuto farlo ogni giorno per il resto della vita, poté tornare a compiacersi di essa.  Anche perché tutto era rimasto un segreto, nessun invitato di straforo.
Solo loro due e i cari più stretti e affezionati.
Ruotò il capo, studiandola per poi posarle un bacio sulla testa quando Raymond fece tintinnare la forchetta sul collo della flûte. Il forte chiacchiericcio divenne brusio, per poi spegnersi del tutto quando si alzò in piedi. Guardò sua figlia e Tony non poté non vedere gli occhi umidi di entrambi i suoceri.
 « Ricordo… con precisione il momento in cui sei venuta al mondo, quando ti ho tenuta in braccio per la prima volta. Da allora dentro di me, ho sempre saputo che saresti diventata una bellissima donna… Come tutti i padri però, ignoravo il fatto che prima o poi , un altro uomo di avrebbe vista così… Perciò Tony, non è colpa tua: chiunque avrebbe chiesto la sua mano, sarebbe finito in ospedale – lui sogghignò insieme agli invitati e a Liza, che prese per mano il marito - Oggi quindi è un giorno particolare per me e mia moglie. Siamo tristi perché la nostra bambina è diventata grande e non ce ne siamo accorti fino adesso, ma siamo felici perché quando lasceremo questa vita, qualcuno si prenderà cura di lei – sollevò il calice e tutti seguirono il suo esempio - Auguri agli sposi ».
Pepper si asciugò una lacrima, sfuggitale a tradimento e col labiale articolò, un riservato ‘ti voglio bene’, indirizzato anche alla madre.
Poi si alzò anche Rhodey mentre l’applauso appena esploso, scemava nuovamente.
« Vorrei dire due parole anch’io, tanto paghi tu no? – disse, denotando Tony che attestò facendo spallucce, come se fosse vincolato da qualche contratto - Conosco questo delinquente dal 19novthcotgdto e oggi devo proprio ringraziarlo. Mi ha insegnato due cose per cui anni di esercito non mi avevano addestrato: uno, fare ciò che si ritiene giusto a costo di avere il mondo opposto e due, avere il coraggio di ammettere i propri limiti. Quindi grazie, amico mio » disse e scoppiò un secondo applauso.
« Non ho finito, aspettate – aggiunse, sollevando una mano - Un giorno di quasi tredici anni fa vado a casa sua e, lo trovo a riparare una macchina. Perdonami, ho considerato sul serio l’idea di accendere il motore e investirti – Tony scoppiò a ridere insieme a Pepper, entrambi non fecero fatica a ricordare la scena - Ad un tratto spunta fuori questa ragazza dai capelli rossi e la prima cosa che penso è ‘Perché ha ancora i vestiti addosso?’. Poi si presenta, mi dice che è la sua assistente e con premura le dico ‘Scappi finché è in tempo’ – anche il resto delle persone rise mentre il Colonnello e i neoconiugi tornarono un po’ più seri, intendendo del tutto il messaggio tra le righe - Ma sono contento che tu non l’abbia fatto, Pepper. Perché senza di te… Beh, senza di te Tony non sarebbe mai tornato dall’Afghanistan e non saremmo qui. Quindi grazie, a tutti e due per avermi permesso oggi di testimoniare la vostra unione ».
Tony fece passare un braccio attorno alle spalle di Pepper, schioccandole un altro bacio sulla tempia. Non proferì perché era fin troppo concorde con le parole dell’amico. Per un attimo, un suo pensiero andò a Yinsen. Lui avrebbe senz’altro approvato.
Pepper gli lasciò una carezza sul viso, stringendosi più al compagno.
« Vi dico grazie perché oggi avete dimostrato a tutti cos’è l’amore: è litigare tutti i giorni per documenti non firmati o riunioni mancate, per la musica a tutto volume o per il caffè bruciato, è farsi perdonare con un’omelette immangiabile. Ma soprattutto è prendersi cura di nascosto con piccoli gesti e aspettare, anche per anni, senza niente in cambio, riponendo nell’altro la propria felicità – innalzò lo champagne – Un altro brindisi agli sposi ».
Dopo la fine del secondo applauso, fu il turno di Tony che si alzò, sistemandosi la giacca mentre con una mano, afferrava il microfono usato da Rhodey.
« Vorrei dire anch’io  un paio di cosette a questa pupa vestita di bianco, e tanto per restare coerente, non seguirò il gobbo – Pepper rise, sentendo suo malgrado le guance avvampare - Aahr… Ho sprecato circa un quarto della mia vita e solo adesso ho capito che sono un emerito imbecille – scosse il capo mentre tutti ridevano - Perché nessuno me lo ha detto? »
« Io ci ho provato » mormorò il Colonnello, fingendosi affranto.
« Non ho chiesto la tua opinione – replicò Tony, brioso – Oddio… Ehm… Tesoro, ma come hai fatto a dire di sì stamattina? ».
Gli invitati continuarono a ridere, ma Pepper sapeva che quello era il suo modo per non far capire quanto fosse imbarazzato. Il che accadeva sempre più spesso ultimamente. Ciò che la incuriosiva era perché volesse fare un discorso.
« Okay, okay adesso la smetto… - si girò verso di lei, infilando una mano nella tasca dei pantaloni - Vorrei chiederti scusa per due milioni di cose, ma la verità è che non me le ricordo perciò spero che tu abbia tenuto il conto e che me la faccia pagare ogni giorno. Mi limiterò a dirti che… M-mi dispiace aver impiegato tanto a capire che… - silenzio - Ti amo, ti amo molto più di quanto io riesca a dimostrarti ».
Pepper non poté controllarsi e si coprì il viso con entrambe le mani, arrossendo fino a mimetizzarsi con la tovaglia, mentre una fragorosa ovazione si elevava tra i presenti. Stavolta non erano solo gli ormoni, in ogni modo giunti a livelli stellari, a causarle i singhiozzi: sentirgli confessare i propri sentimenti in pubblico, davanti ad amici e parenti, andava ben oltre il pathos che si aspettava. Tony, che aveva intuito i suoi pensieri, si chinò per scoprirla e allontanarle le mani dal volto.
« Spero che siano lacrime di felicità perché ormai il danno è fatto » le disse, spiritoso.
« Scemo » sussurrò lei, prima di trarlo a sé e baciarlo.
 
Dopo che i due sposi ebbero tagliato e mangiato, o per meglio dire, spiattellato la torta sulle reciproche facce, e dopo che Raymond e la sposa ebbero aperto le danze per volere diretto dello sposo, la pista fu completamente invasa. Peter si stava letteralmente dimenando, ma non era il solo e Tony pensò che forse non avrebbe mai dovuto lasciare che si avvicinasse al bar. Sorseggiava il suo primo drink da marito con le spalle appoggiate al muro mentre venerava la sua consorte fra le braccia paterne. Non c’era spettacolo migliore di quello.
Il dottor Kleiner gli si avvicinò con fare confidenziale. Indossava un completo opaco come sempre con una cravatta di un acceso color arancio.
« Vede che alla fine noi psicologi non siamo così male? » esordì, facendo tintinnare il ghiaccio nel bicchiere.
« Oh, sì… Finchè noi pazienti vi paghiamo » comprovò, ricordando la prima seduta e risero per poi brindare.
« Come si sente? » chiese Kleiner, mandando giù il sorso.
« Questa seduta la devo pagare? »
« Non sarebbe male » rispose, alzando il bicchiere nel vuoto.
Tony meditò per un secondo prima di rispondere perché per una volta non trovava le parole adeguate.
« Mi sento… come se fosse tutto al proprio posto – si volse a guardarlo con un cipiglio sconcertato - E’ venuto da solo? »
« Sì. Non sono stato fortunato come lei – mormorò, guardando anche lui verso Pepper che stava ridendo insieme a Tiffany - E’ davvero una donna meravigliosa »
« Non starà cercando di rubarmela? »
« No, non potrei – sorrise, fingendosi intimidito - Credo che ci siano due opzioni: o è pazza quanto lei o vede in lei qualcosa che nessuno vede ».
Tony scosse il capo poi tornò a guardare Pepper, che lo salutò con un gesto frivolo delle dita.
« Entrambe » disse, svuotando il bicchiere e mollandoglielo in una mano.
Poi si avvicinò a lei, la afferrò per un braccio e la separò dalla sua conversazione. Le accarezzò il pancione, un gesto che ora non era più molto bizzarro, e sorrise quando la bambina reagì con un calcio. Poi prese una mano di Pepper e la sollevò per condurla in un lento. Nell'aria vibravano le note di Every Breath You Take in una versione dal sapore jazz.
« Morbida – posò l’altra mano su un suo fianco - Sbaglio o abbiamo già vissuto questo momento? ».
Lei annuì, guardando verso l’alto per rievocare.
« Somiglia a quella sera »
« In cui hai capito di essere »
« …in cui mi hai abbandonata » continuò, stringendogli piano il bicipite mentre Tony studiava l’ambiente circostante.
« …inequivocabilmente stracotta »
« …sul terrazzo per prendermi un Martini »
« …del tuo meraviglioso boss – girò il capo per guardarla dritta negli occhi - Avrei dovuto baciarti ».
Se lo avesse fatto probabilmente sarebbero giunti prima a quel punto.
« Puoi rimediare adesso » gli prospettò Pepper, socchiudendo gli occhi quando le loro labbra si unirono in un bacio educato, casto malgrado l’ardore dei sentimenti.
Si distanziarono con riluttanza per poi poggiare la fronte l’uno contro quella dell’altra. Da quel momento non si parlarono per un po’. Volevano gioire del momento, senza paparazzi o dirigenti amministrativi a perseguitarli, senza missioni eroiche o minacce aliene.
Solamente loro due, chiusi nella loro sfera platonica. E fu magnifico. I loro respiri divennero un solo anelito, a tempo col cuore che li legava da mesi e che li aveva ricongiunti: quello di Maria.
Pepper schiacciò una guancia nell’incavo della sua spalla e si accorse che doveva essere arrivato il momento per le coppie. Il dottor Kleiner aveva trovato compagnia in una delle sue cugine, Bethany del Massachusetts; i suoi genitori erano più affiatati di quanto ricordasse tanto da lasciarsi andare alle effusioni pubbliche e Tiffany le ammiccò, stavolta tra le braccia di Rhodey.
Tony la riscosse dopo un po’, avvicinando le labbra al suo orecchio.
« Ti piace? » chiese, in relazione alla festa.
« Considerando che non hai mai organizzato niente in tutta la tua vita e che sei costantemente ritardatario, direi che hai fatto un buon lavoro » rispose lei, osservandolo da sotto le ciglia.
« Perché quando ti chiedo un’opinione sui regali che ti faccio, attacchi con una filippica? – Pepper sorrise - Ride di me, Signora Stark? »
« Può darsi – disse, carezzandogli le braccia poi le spalle - Comunque sei stato molto romantico »
« Merito un baciotto allora… » concordò Tony col suo tipico sorriso obliquo.
Pepper gli passò una mano dietro il collo e gli diede un bacio più ardente, ma comunque controllato.
« Se volevi darmi il dolce, potevi dirmelo prima del taglio della… - mormorò lui, le labbra ancora incollate alle sua - Perché ti fermi? » aggiunse confuso quando lei indietreggiò, con un braccio attorno al pancione.
Capì subito che qualcosa non andava dalla sua espressione, a metà tra lo sbigottimento e l’orrore.
« La bambina » balbettò lei, artigliandogli un polso un po’ per paura un po’ per l’aumento smisurato del dolore al basso ventre.
« Cosa? » tartagliò lui di pari tono.
« Non lo so… - sollevò lo sguardo su di lui, la mano ancora sul ventre - Forse vuole nascere »
« Adesso? – chiese Tony, come se avesse ingoiato un fischietto - Sei sicura? Mancano ancora diverse settimane »
« Tony, sono sicura! » sbottò già al limite dell’isteria.
« Okay, manteniamo la calma – qualcuno si volse a guardarli - Happy, accendi il motore. E subito! »

 
*

« Muovetevi! » sbraitò Happy al volante, suonando il clacson come un forsennato ma senza ottenere alcun successo. Fortunatamente per tutti la bambina sembrava in fase di riflessione, se nascere o meno. Le contrazioni, o qualunque cosa fossero le dolenti fitte che stava avendo Pepper, erano distanti di almeno venti minuti, ma erano comunque così potenti da farla piegare in due.
Tony le teneva una mano, passando un pollice sul dorso, ma lei sapeva che quella era solo apparenza come quando aveva fatto il discorso. Dentro di sé infatti il miliardario stava ponderando l’idea di prendere l’armatura nel bagagliaio e sgombrare l’intera strada. La fissò preoccupato nel vederla stringere i denti, nel tentativo di non urlare. Si sentiva tremendamente inabile e per un attimo, rimpianse la laurea al MIT. Avrebbe pagato per essere medico in quel momento.
Pepper gli stava stritolando la mano, ma non se ne curò. Lui voleva solo che smettesse di soffrire, anche perché quella scena gli stava rievocando brutti ricordi. Happy vedendo che la coda non accennava a sfoltirsi, avvistò una secondaria.
« Signor Stark? – guardò il suo superiore sullo specchietto - Signor Stark?! ».
Non parve però sentirlo. La sua mente era annebbiata dalle immagini di poco tempo prima.
Pepper, o meglio il suo ologramma, era legata ad un’asse leggermente reclinata, il virus di Extremis che le infuocava la pelle lattea mentre lo chiamava…
« T-ony… » sussurrò la stessa donna, rannicchiata contro la sua spalla.
« Sto per fare una manovra un po’ brusca perciò preparatevi » disse Happy per poi tornare alla guida mentre Tony non poté fare altro che annuire. Intanto riuscì a rispedire indietro, nei recessi più reconditi della propria psiche, quei momenti spiacevoli per concentrarsi sul presente. Sfortunatamente più drammatico per certi aspetti.
« Scusa… » esalò Pepper e allentando un poco la presa.
Lui la rassicurò nonostante il palmo esangue, autorizzandola ad appoggiarsi con tutto il peso contro di lui.
« Posso fare qualcosa? » domandò a bassa voce mentre lei sommergeva la faccia nel suo petto, smorzando un lamento che non era stata capace di trattenere insieme al fiato e alle lacrime.
« E se perdessimo… » sussurrò, dando voce al principale pensiero.
« Non succederà, okay? Andrà tutto bene » rispose lui, ma suonava più come una sorta di auto convincimento. Non voleva pensare che Maria potesse non vedere mai la luce del sole.
« Come fai a saperlo? »
« Sei Virginia Stark da circa… - scosse il polso per far scendere l’orologio - Otto ore. Direi che te la stai cavando bene… » aggiunse, accennando una carezza sulla sua guancia accaldata mentre Happy svoltava come in uno spin-off di Fast & Furious.

Angolo Autrice: Eeee diamo inizio al lancio dei pomodori!
Sì, lo so. Adesso state pensando ad un modo per trovarmi e uccidermi, ma ehy... Dovreste aver capito che sono sadica xD
Rassicurerò i vostri teneri cuori, dicendovi che, anche se non sembra...

No, non posso. Vi rovinerei la sorpresa ;)
Comunque... Ne approffitto per rispondere alle recensioni, qui e tutte insieme perchè, ahimè, sono pigra *sob*:
- a leila91: #houscitoilfluff come avevo promesso e spero che questo capitolo ti abbia risollevato il morale :) Sono contenta che tu abbia notato la citazione disneyana perchè, lo dico ufficialmente, tutta questa ff è strettamente legata alla scena in cui Kala culla il piccolissimo Tarzan... Poi capirete *-* PS: come si può non perdonare Tony con quella faccina cucciolosa? ^^
- ad _Atlas_: purtroppo oltre ad amare l'umanità del nostro sexy miliardario, amo immaginarmelo con le guance da scoiattolo e alto meno di un metro ahahahah <3 mi auguro di averti reso felice con questo capitolo perchè so che eri ansiosa di vederli sposati e soprattutto in attesa della nascita di Maria.... e sì, Tony e Pepper sono l'ammmmore /^o^\
- a DjalyKiss94: tranquilla, capisco gli impegni :) anche se, devo ammmettere, mi sono preoccupata nel non vedere un tuo aggiornamento o.o lieta di aver soddisfatto le tue aspettative e sì, Spiderman Homecoming è awsghfkldgs :D

Ringrazio tutte e tre per i complimenti, la costanza nel sopportarmi e per l'entusiasmo :* :* :*, ma ringrazio chiunque segua o semplicemente legga questa ff!
Che altro dire, se non, a presto!!
50shadesOfLOTS_Always

   
 
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