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Autore: kioccolat    31/07/2017    3 recensioni
Correva per il corridoio dell’ospedale da ormai 10 minuti abbondanti. Aveva il fiatone e sentiva ogni rumore attorno a se ovattato, sentiva il cuore scoppiare, la gola secca, la vista come annebbiata e non riusciva ad elaborare pensieri di senso compiuto per la troppa pressione e preoccupazione che aveva addosso.
Di tanto in tanto, per colpa della veloce corsa, sbatteva su qualcuno, e la persona puntualmente si lamentava. Ma senza fermarsi, Albafica, continuava a correre agitato, spaventato, impaurito.
Era stato chiamato all’improvviso e subito gli si era gelato il sangue a quella notizia, la paura l’aveva assalito e l’ansia si era insidiata in lui.
Naturale.
Raggiunse finalmente il medico, che stava appuntando qualcosa su un blocco, e cercò di parlargli prendendolo, anzi afferrandolo per le braccia. Voleva sapere, chiedere informazioni riguardo l’accaduto. Ma le parole gli morirono in gola… Non sapeva cosa dire, era spaesato, confuso, disorientato. Sperava in una risposta positiva. Ma se fosse sta una negativa? Come avrebbe affrontato la cosa. Lasciò l’altro toccandosi la gola con una mano e iniziò a respirare forte.
Genere: Comico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo Personaggio, Pisces Aphrodite, Scorpion Kardia, Un po' tutti, Virgo Asmita
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Scale
 
Albafica sospirò buttando fuori il fumo della sigaretta accesa da poco. Avrebbe aperto fra circa un quarto d’ora ed in quel momento, stava fumando la solita sigaretta di rito che lo aiutava a rilassarsi prima di ogni apertura pomeridiana.
Essendo sabato, sapeva avrebbe avuto un sacco di clienti. Le signore di mezz’età sceglievano sempre quel giorno per andare da lui… E doveva ammetterlo, il suo salone, il “Crimson Thorn”, era il migliore in circolazione. I parrucchieri gelosi affermavano che attirava clienti soltanto per il bell’aspetto, ma ormai aveva imparato ad ignorare queste irritanti critiche.
Era bravo. E lo sapeva.
Nel mentre che era assorto nei suoi pensieri, aveva incontrato uno dei suoi rari… Conoscenti.
“Capisco. Così adesso vivete in tre. Dev’essere dura…”
 “Non sai quanto. È straziante dirigere una casa di tre maschi… Due dei quali sono anche adolescenti.”
“Povero Sisifo. Ti ci vedo però sai? A lavare, stirare, fare il bucato…”
Sisifo guardò avvilito Albafica, mentre quest’ultimo diede un tocco alla sigaretta per far cadere la cenere in eccesso. Nonostante le parole del parrucchiere vennero dette con ironia, dalla faccia del conoscente, Albafica capì di averci preso in pieno.
“Io…Io scherzavo.”
“Beh hai indovinato. Mio nipote lavora e l’altro studia,  momentaneamente è non ho capito bene dove per un campus… E a chi tocca pagare le bollette, fare le faccende e mandare avanti casa? A me naturalmente! Ma per cosa mi hanno preso? Per il loro schiavo!?”
“Ok. Ora mi stai preoccupando. Parli come una di quelle madri isteriche Sisifo, devi prenderti una vacanza…”
Albafica buttò la sigaretta a terra per poi spegnerla con la scarpa. Era pronto. Ora si iniziava a lavorare. Un’altra dura giornata lo aspettava!
“Hey! L’avresti dovuta spegnere sul muro e buttarla nel cestino.”
“Scusa mamma. La prossima volta farò più attenzione.”
Con un gesto della mano, Sisifo, fu liquidato ed il parrucchiere sparì dentro il proprio salone.
In quel momento al più grande, oltre a molti insulti, salì anche una domanda. Ma davvero era così apprensivo? Nah, era sicuramente un’impressione di Alba. Dopotutto i giovani erano tutti uguali ed il parrucchiere, a ventisette anni, non faceva differenza. Quando sarebbe arrivato ai suoi trenta avrebbe capito tutto. Sicuramente. Non bisognava prendersela troppo. Tornò a casa a cuor leggero, attraversò il vialetto di casa col pensiero che di li a poco avrebbe visto finalmente la tv, entrò e… Sentì un odore terribile.
Eppure si era raccomandato a tutti che in casa avrebbe messo piede soltanto lui in cucina. No… non veniva dalla cucina. Guardò con orrore le scale e, piano, iniziò a salirle. Man mano che avanzava l’odore si faceva sempre più forte. Sembrava menta mischiata a dentifricio scaduto con aggiunta di crema per il viso. Sisifo si mise una mano davanti la bocca (per non vomitare) che coprì anche il naso. Arrivò nel bagno e… Vide Regulus davanti lo specchio.
I capelli pettinati -laccati- completamente all’indietro ed un rasoio appoggiato al lavandino. Corse ad aprire la finestra e respirò l’aria ‘pulitamente inquinata’ di città, dove abitava.
“Zio!”
Regulus sfoderò un raggiante sorriso voltandosi verso lo zio. Con la mano sinistra si indicò il volto soddisfatto e con la destra si appoggiò teatralmente al lavandino. Sisifo, sconvolto, guardava lo stato del bagno.
“Cosa… stai combinando?”
“Mi sono fatto la barba! Da solo!”
“Regulus. Tu non hai la barba.”
“Invece si Zio, guarda!”
Felice, Regulus, indicò il lavandino. All’interno vi erano numerosi peli. Sisifo guardò il nipote e fece un’espressione di…pena? Pietà? Doveva dirglielo che si era rasato leggermente dei capelli? Guardò suo nipote a cui stavano brillando gli occhi.
“Visto? Hai visto zio? Ormai sono un uomo maturo!”
Magari prima avrebbe pensato alla lacca… Non voleva spegnere quel radioso sorriso di quell’ ‘uomo maturo’.
“Spiegami i capelli, dunque.”
“Stasera ho una cena importante! Quindi devo essere elegante.”
“Oh…capisco. Allora fatti una doccia e pettinati decentemente.”
Regulus guardò suo zio con aria spaesata. Possibile che il suo piano di sembrare qualche anno più grande non avesse funzionato? Eppure si era svuotato un’intera confezione di lacca in testa! Che fosse scaduta?
“Zio, sto tanto male così?”
“Beh no, ma- “
“Sii sincero, voglio tutta la crudeltà possibile.”
“Sembra che qualche strano animale ti abbia leccato in testa.”
 
“Certo che… sei vestito elegante, Shura.”
Aphrodite osservava il suo amico, seduto davanti a lui, vestito in modo a parer suo, elegante.
Una camicia semplice bianca e dei pantaloni neri. Il tutto accompagnato da una giacca, che al momento si era tolto, del medesimo colore dei pantaloni. Shura si massaggiò le tempie cercando di capire se stesse parlando davvero con la medesima persona che alle superiori si preoccupava di avere l’astuccio del colore del temperino.
“No Phro, non sono io vestito elegante. Sei tu che sei vestito da schifo. “
“Hey, ho i jeans, ho una felpa verde, oggi l’avevo grigia. Cosa vuoi di più?”
“Che non fossero sudici, ma Albafica non ti dice nulla?”
“Il rapporto con mio fratello si è disintegrato già da molto tempo. Ciò che ci diciamo a vicenda non credo conti più molto per l’altro.”
Shura alzò, leggermente, entrambe le sopracciglia in segno di stupore. Era strano. Da che ricordava erano sempre andati d’accordo, erano sempre stati molto legati. Entrambi narcisisti, uno più uno meno, entrambi orgogliosi, entrambi testardi… ma ci avrebbe pensato dopo.
“Shura, quando si ordina?”
Adesso gli interessava altro. Perché Aphrodite aveva subito quel cambiamento? Sembrava davvero un’altra persona, sentiva provenire da lui una certa insoddisfazione e senso d’insofferenza. Probabilmente sarebbe stato più adatto Angelo ad una cosa del genere, sapeva che l’italiano in fondo era sempre stato più legato a Phro, ma non avrebbe concluso niente in due giorni. Infatti era andato li soltanto per una vacanza e si sarebbe fermato pochissimo.
“Shura? Beh? Non rispondi? Ho capito, parlami di Emma. Come va con lei?”
Al sentire il nome di Emma, le nubi nella mente di Shura di diradarono ed uscì uno splendido sole che lo fece sorridere involontariamente. Prese il telefono ed andò nei messaggi.
“Oh miseria, le hai inviato di nuovo un messaggio?”
“Esattamente. Anche questo me l’ha suggerito il mio coinquilino. Dimmi se ti piace va bene?”
 
  • Per me sei come: un angelo senza ali, un diavolo senza corna, una fata senza bacchetta… Ma se un giorno ne avrai mai bisogno, sarò pronto  a darti la mia. -
 
Aphrodite si girò di lato mentre Shura lo guardava ricolmo di fiducia. Era pieno di speranza per quel messaggio, gli sembrava davvero bello e credeva di essersi superato.
“Da…quale manicomio salta fuori il tuo coinquilino?”
“Anche lui fa l’università. Tuttavia ora non frequenta. Forte eh? Che ne pensi?”
“Lei come ti ha risposto?”
“Mi ha risposto con un’altra metafora, è stata molto romantica: ‘Datti fuoco’…capisci? Il fuoco della passione.”
“Fammi indovinare…Anche questo te lo ha detto il tuo coinquilino?
Prima che Shura potesse dare una risposta, negativa o positiva, con un sorriso stampato in volto, ed un cerotto sulla guancia destra, arrivò Regulus. Pronto per prendere gli ordini dei due.
“Buonasera signori, avete deciso?”
“Io prendo una porzione di paella grazie.”
“…Signore, qui non serviamo paella, il menù è sul tavolo. Deve aver visto le nostre cucine…”
“E allora questo asterisco qui accanto con scritto, *menù a richiesta?”
“Beh vede, sono per le comunioni, battesimi ed eventi del genere…la gente può ordinare in anticipo cosa vuole… Se menù vegetariani, vegani, di sola carne o di solo pesce... Significa quello.”
Shura si batté una mano sulla fronte, un locale che non serviva paella?! Che locale era?! Sicuramente su internet avrebbe avuto la sua recensione negativa. Regulus strinse il blocchetto con la penna che aveva in mano. Possibile che con quel tipo gli capitasse sempre un’enorme sfiga?  Cosa aveva fatto di male? Eppure l’oroscopo diceva che sarebbe filata liscia la serata! E lo aveva letto in tre giornali diversi! Vide davanti a lui i due menù e poi guardò Aphrodite, che glieli stava porgendo.
“Prendiamo due pizze. Entrambe margherita.”
Fece un sorriso a trentadue denti e, dopo aver disegnato due fiorellini sul blocchetto (che rappresentavano le margherite), prese i menù e se ne andò di corsa. Stava adorando sempre di più quel tipo.
“Non devi difendere i bambini che non sanno lavorare, Phro.”
“Magari assume anche me, e Alba se la smette di rompere…”
“Che diavolo hai fatto in questi anni? Non ti riconosco più!”
Aphrodite non rispose. Si limitò a guardare fuori, imbronciato, e dopo aver appoggiato un gomito sul tavolo, sbuffò la sua noia.
Tutti a rompergli le scatole e ricordargli ciò che non faceva, ne aveva le scatole piene. Doveva decidere lui la sua vita.
“Guardami in faccia quando ti parlo.”
“Non mi va di-“
“Sono tuo amico.”
Calò un silenzio improvviso fra i due. Effettivamente Shura aveva ragione. Perché doveva tenersi tutto dentro? Non aveva senso. E poi era anche arrabbiato con Albafica per il fatto che lo pressava ogni giorno quindi… Se gli avrebbe fatto un torto piccolo, piccolo, non lo avrebbe mai saputo.. No? Ed infine… Shura era davvero suo amico.
Si mise composto e, dopo aver provato ad iniziare un discorso per almeno tre volte, riuscì a fare una frase di senso compiuto.
“Conosci Margot, giusto?”
“Certo che la conosco. È la tua gatta. Molto carina anche, bianca, pelo lungo ed ha gli occhi azzurri. Un tesoro di micia.”
“Lo so, ed ha delle zampette adorabili, e quando le schiac- coff coff…. Due anni fa…caddi dalle scale per colpa sua.”
“….ma sei serio?”
“Come sai abito in condominio…Lei…non esce spesso dall’appartamento, pare che quel giorno fosse uscita ed io le sono andato dietro per riprenderla ma…Sono inciampato su di lei cadendo così dalle scale…”
Shura alzò un sopracciglio. Mamma mia che sfiga inciampare sul proprio gatto e farsi ruzzolando un pianerottolo. Doveva essere un miracolo se in quel momento poteva ancora parlare col suo amico.
“Va…avanti.”
“Fui portato in ospedale e mi fu diagnosticato qualcosa. Una specie di trauma cranico. Quando mi svegliai… Non ero in grado di associare i volti che conoscevo ai nomi, per di più non ricordavo nulla di tutto ciò che mi era accaduto nei quattro…cinque anni passati…”
“….Ma…allora come fai a-“
“Ho fatto qualche seduta dallo psicologo dell’ospedale, e dopo molti mesi sono tornato a ricordare i volti ma…i ricordi di prima…puff. Non ci sono più.”
Aphrodite cercò di sorridere e prese un respiro profondo, era la prima volta che raccontava a qualcuno ciò che gli era accaduto. Strinse i pugni sulle ginocchia ripensando a come erano andate le cose.
“Se vuoi può bastare…Io davvero non credevo una cosa del genere…”
“Alba mi ha raccontato tutto però, di quello che ho fatto in quegli anni. Del campus d’inglese, degli sforzi per il pianoforte, i risparmi per comprare le maledette scarpe da ginnastica, di come ho sofferto quando Emily è andata a vivere in Russia e…tante altre cose…”
A quel punto Shura sgranò gli occhi, cosa diavolo stava dicendo? Era forse impazzito? Stava per intervenire dicendo qualcosa quando Aphrodite lo guardò. Aveva iniziato a piangere oltremodo e disperatamente, iniziò anche a cercare di asciugarsi con le maniche della felpa… Ma fu alquanto inutile.
“…Però sai Shu…ra….io,….io non ricordo….nulla.”
Shura allungò una mano verso Aphrodite. Non sapeva cosa diavolo fare, non sapeva cosa diavolo dire e… proprio in quel momento arrivarono le pizze. Regulus guardò la scena. Prima Shura con la mano allungata, poi Aphrodite che piangeva a dirotto.
Il cuore del ragazzo si intenerì a quella visione e, dopo aver posato le pizze, tirò fuori un fazzoletto e lo porse ad Aphrodite accarezzandogli una spalla.
Prima di andarsene guardò Shura con disdegno.
“In fondo…pensavo che lei fosse una brava persona. Ma evidentemente mi sbagliavo.”
Shura guardò Regulus allontanarsi sempre più…prima, nella sua battaglia personale col cameriere, era in vantaggio. Mentre ora in netto svantaggio. Ci sarebbe voluto un bel po’ per ribaltare le sorti della partita. Ma ci avrebbe pensato dopo, prima veniva il suo amico in lacrime.
Ma alcune cose non gli tornavano. Soprattutto una.
“Phro...scusa se te lo chiedo, chi diavolo è Emily?”
“Em…Emil…la mia…ex…”
Ed a quel punto Shura ne fu sicuro. Albafica era stato un grandissimo stronzo. Ad Aphrodite non era mai piaciuto il pianoforte, né tantomeno le scarpe da ginnastica. Lo aveva sempre ricordato indossare odiosi tacchetti, tranne per le ore da ginnastiche, ed al mare, naturalmente, e il campus di inglese? Ma quando mai uno come lui si sarebbe iscritto ad un campus di inglese… e per finire: Emily?... Davvero Albafica era sceso così in basso? Che tristezza. Lui rispettava davvero quel ragazzo ma in quel momento tutto il suo rispetto se n’èra andato.
“Phro, basta piangere.”
Shura toccò il braccio di Aphrodite in segno di consolazione. Non sapeva che altro fare, almeno nel suo piccolo un poco lo stava aiutando, un poco.
Intanto, al tavolo vicino, Regulus guardava la scena storcendo il naso e si domandava se i due stessero facendo pace o no… Incuriosito si avvicinò di qualche passo per sentire.
“Facile per te dirlo…”
“Non c’è stato nessun campus, nessun pianoforte e….Neanche le scarpe da ginnastica. E nemmeno nessuna Emily…”
“Cosa ne sai? Me lo ha detto Alba.”
“Alba ti ha detto un sacco di stronzate.”
Aphrodite fece un lievissimo ed impercettibile sorriso, poi guardò Shura. Non era sicuro di quello che diceva l’amico,  ma gli avrebbe fatto comodo crederci, e per una sola ragione… Era ciò che voleva anche lui. In fondo non si era mai sentito un tipo amante dell’inglese, né del pianoforte... E anche se aveva cercato di ricordare in ogni modo la faccia di questa Emily, proprio non c’èra riuscito.
 “Come…come fai a dirlo? Cosa ne sai tu? Albafica mi ha raccontato di lei.”
“Non avresti mai potuto stare con una lei.”
“Che significa…?”
“ Diciamo che…non hai mai preferito le donne…”
Sbiancò. Sbiancò mantenendo la medesima espressione facciale. Se prima era depresso, ora  non sapeva davvero a chi credere. Non era più tanto sicuro di voler credere a Shura...
Però, appena suo fratello gli aveva raccontato di questa Emily, si ricordò, non gli dispiacque molto della sua “partenza” tanto per il ricordo andato…
“Shura, non è che ci stai provando con me?”
“Eh…?”
“Mi inviti a cena fuori, da soli. Mi tocchi il braccio, mi parli di una ragazza per…non so farmi ingelosire? Poi mi dici che sono gay… Ora vuoi baciarmi?”
Disse, spaventato, Aphrodite allontanandosi leggermente con la sedia.  Shura batté piano le palpebre. Lui aveva la sua Emma! Come poteva pensare, Aphrodite, che avrebbe tradito una così bella creatura!? Bah!
“No Phro, no…Noi…ci siamo persi completamente dopo il quinto superiore. Ci scambiavamo messaggi  soltanto per le feste ed i compleanni e le rare volte che ti invitavo eri sempre occupato.”
“Oh…ero una persona impegnata. Pensa adesso non mi arrivano messaggi nemmeno per le feste.”
“Potresti ridirmi il tuo numero cortesemente?”
Aphrodite annuì dicendo il numero a Shura. Quest’ultimo sospirò, era un numero diverso da quello che aveva memorizzato lui. Cosa cavolo era successo? E perché? Che anche su questo centrasse il fratello?
“Mi sembra tutto così irreale…Perché Alba avrebbe dovuto mentirmi su qualcosa del genere? Insomma lui.. è come se avesse cancellato un pezzo della mia vita e…mi sta venendo un gran mal di testa, credo di volermene tornare a casa. Ti prego andiamocene…”
“Certo. Ti accompagno. Non parlarne con nessuno...”
Entrambi si alzarono, senza aver toccato cibo inoltre, appena Regulus vide Aphrodite uscire e Shura andare alla cassa, spodestò letteralmente la ragazza che in quel momento era di servizio e si mise ad aspettare lui con un gran sorriso soddisfatto. Per l’occasione aveva anche imparato come si usava la macchinetta per la carta di credito.
“Buonasera signore. È stata di suo gradimento la cena?”
“Il vino era ottimo…totale?”
“Quindici in tutto, come sta il suo amico?
Regulus calcò volutamente la parola ‘amico’ e aprì la cassa prendendo le banconote che Shura gli stava porgendo, da una parte restò deluso. Era ansioso di mettere in pratica la macchinetta per i bancomat, ma dall’altra sollevato, se avesse sbagliato qualcosa probabilmente sarebbe andato nel panico… E non ci teneva davanti a quel cliente antipatico.
Shura sospirò guardando fuori. Attraverso le grandi finestre e la porta a vetri riusciva a vedere cosa stava combinando Aphrodite, cioè niente. Ogni tanto qualche soffio di vento gli scompigliava i capelli mandandoglieli in faccia.
“Credo che il mio amico…Debba ritrovare qualcuno. Buona serata.”
Anche Shura uscì dal locale ed accompagnò Aphrodite davanti casa. Il viaggio fu lungo e silenzioso. I due si salutarono non troppo allegramente e Shura disse all’amico che per qualsiasi cosa avrebbe potuto chiamarlo. Dopo un sorriso amaro, Aphrodite salì in casa.
Non gli andava di rivedere la faccia di Albafica. Voleva solo andarsene a dormire e starsene da solo per minimo…un mese? Anzi. Progettava di vivere in camera sua direttamente. Si sarebbe messo a fare lo youtuber. Beh era una bella idea no? Le sue belle intenzioni svanirono nel nulla quando, appena entrato, vide alla finestra il fratello a fumare.
“Oh, sei tornato. Dove sei-“
“Non parlarmi, brutto bastardo.”
Lo sguardo raggelante con cui Aphrodite guardò Albafica, fece morire ogni parola in gola a quest’ultimo. Cos’aveva che non andava quel ragazzo? Eppure aveva tutto! Di che si lamentava?
Alba capiva ogni giorno di meno suo fratello. Questo filò in camera con espressione furiosa che nascondeva un’incredibile tristezza.
 


ANGOLO KIOCCOLAT:  Salve a tutte/i! Spero sarete arrivati a leggere fin qui!
Oh mio Dio! E così abbiamo scoperto il motivo del cambiamento del caro Aphrodite D: !
Nel prossimo capitolo entreranno in scena nuovi personaggi ;D…
Se vi è piaciuto, spero di si, aspetto qualche vostro giudizio e…al prossimo capitolo!
   
 
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