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Autore: Carme93    15/08/2017    1 recensioni
Phoenix, Arizona, Stati Uniti d'America, futuro prossimo.
Ogni famiglia ha un segreto, che nasconde gelosamente.
La famiglia Freeland non fa eccezione.
Gabriel Freeland, appassionato di videogiochi, comincia a porsi sempre più domande sulla lontananza della sorella maggiore, Alex. Intanto è preso dalla sua vita di adolescente. Farebbe di tutto pur di partecipare alla fiera dei videogiochi, che si svolgerà a breve nella sua città. Qualcosa andrà storto e con il suo migliore amico si ritroverà a scoprire il segreto dei suoi genitori.
Come se la caveranno Gabriel e il suo migliore amico, una volta coinvolti negli intrighi dei nobili francesi?
Troyes, Francia, 1242.
La corte di re Luigi IX si riunisce a Troyes in attesa della nascita di Gael, primo maschio di Marc de Ponthieu e madama Alexandra Freeland.
Hyperversum è tornato. Preparatevi per una nuova partita.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Henri de Grandpré, Ian Maayrkas aka Jean Marc de Ponthieu, Isabeau de Montmayeur, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Daniel/Jodie, Etienne/Donna, Geoffrey/Brianna, Ian/Isabeau
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo IV
 

«Forse è il caso che torniamo al castello».
«Thierry!» sbuffò Marianne.
«Sta facendo buio» ribatté il ragazzino.
«E va bene. Comunque siamo vicini, tranquillo».
Thierry conosceva perfettamente le terre intorno a Troyes, vi si era recato spesso con il padre, non aveva bisogno di lei per orientarsi. Osservò con un certo orgoglio il frutteto in cui si erano trattenuti per diverso tempo. Era rigoglioso. Suo padre era particolarmente bravo ad amministrare i suoi possedimenti quasi quanto lo era a combattere. Non sarebbe stato mai stato un cavaliere alla sua altezza. Non si illudeva minimamente. Sperava, però, di poterlo eguagliare nell’amministrazione del feudo ed essere apprezzato dalla popolazione almeno quanto lui. Un giorno sarebbe diventato un buon conte e suo padre sarebbe stato fiero di lui. Pronunciò quella promessa in silenzio.
«Andiamo…» iniziò a dire notando il cielo tingersi di rosso, ma il resto della frase gli morì in gola.
«Non così in fretta, miei signori» disse un uomo vestito di nero con un sorriso che non si estendeva agli occhi freddi.
Thierry si guardò intorno alla ricerca di una fuga, ma li avevano circondati. Erano così distratti che non li avevano neanche sentiti avvicinare.
«Chi siete?» disse con voce ferma Marianne. Thierry non poté fare a meno di ammirarla in quel momento: si ergeva a testa alta sulla sella e fissava truce quegli uomini. Sembrava quasi una delle amazzoni descritte da Virgilio. «Se siete briganti e meglio che giriate a largo. Non sapete chi vi state mettendo contro».
Thierry si voltò verso quello che sembrava il capo e tentò di affrontarlo a testa alta. In realtà era molto spaventato.
«Oh, lo so benissimo madamoiselle. Il mio signore mi ha chiesto esplicitamente di voi. Siete stata molto scortese con lui e ha deciso di mostravi a modo suo che non potete desiderare uno sposo migliore».
Marianne strinse con foga le redini e i suoi occhi mandavarono lampi. «Dica al suo signore, chiunque egli sia, che visti i suoi modi sono ancora più convinta che egli non sia adatto a me. Ora, fateci passare».
«Non così in fretta, madamoiselle. Il mio signore vuole che la porti da lui e così farò».
«Non oserà» sibilò Marianne.
Gli uomini, circa una decina, strinsero il cerchio intorno a loro. Erano in trappola.
«Allontanatevi! Non osate sfiorarci o mio padre vi manderà al patibolo» disse Thierry, ma la sua voce tremò e non risultò minimamente autoritario come avrebbe voluto. Gli sgherri risero di lui.
«Vi prego di seguirmi con le buone maniere o dovrò usare le cattive» continuò il capo, fintamente preoccupato per la loro sorte.
«Scordatevelo, monsieur. Ve ne pentirete» disse Marianne con rabbia ed estrasse un pugnale da sotto il mantello. Thierry rimase sorpreso e si diede contemporaneamente dello sciocco: non aveva armi. Non aveva mai pensato di doversi difendere nel proprio feudo. Gli sgherri estrassero a loro volta le spade. I due ragazzi avvicinarono i cavalli. Marianne lanciò un altro pugnale all’amico.
«Non ci prenderanno senza combattere» gli disse Marianne e sembrò quasi un ordine.
«Ammirevole, madamoiselle. Ma non faccia la sciocca. Siamo in dieci uomini armati contro due ragazzini con un misero pugnale».
L’uomo allungò la mano come a prendere le redini del cavallo di Marianne, ma ella lo colpì con il pugnale. Quello urlò e furioso si avventò con la spada contro il cavallo ferendolo a morte. Marianne cadde a terra urlando. Thierry saltò giù dal suo palafreno, pochi secondi prima che venisse ucciso, e si avvicinò all’amica, che si era subito rialzata. Sembrava stesse bene, ma nella caduta le era sfuggito il pugnale. Uno degli armati balzò su Marianne e l’afferrò per un braccio. Ella tentò di divincolarsi con forza. «Non faccia capricci, contessina» disse l’uomo con sprezzo. Gli altri risero. Si stavano prendendo gioco di loro, pensò Thierry con rabbia e con uno scatto che non avrebbe creduto possibile piantò il pugnale nel braccio dell’uomo, che urlando mollò Marianne. La ragazza si allontanò subito e si accostò a Thierry.
Il ragazzino ansimava. Non aveva avuto la prontezza di estrarre il pugnale e ora erano completamente disarmati.
«Avete finito di giocare!» sbottò il capo infuriato. «Tu non mi servi, piccolo conte. Me la pagher-».
Non finì la frase, poiché fu costretto a indietreggiare con un urlo di sorpresa. Qualcuno li stava prendendo di mira con dei sassi.
Thierry e Marianne tentarono di proteggersi la testa, ma le pietre raramente li sfioravano: qualcuno li stava aiutando. Il ragazzino vide un movimento vicino agli alberi. Prese la mano della fanciulla e la tirò con sé.
«Scappiamo!» disse concitato.
Non erano abbastanza vicini al castello per allarmare le guardie, ma dovevano almeno provare ad allontanarsi. Tra gli alberi videro due ragazzi, che non dimostravano più di quattordici anni.
«Questo sì che è tempismo!» disse uno dei due. Era biondo e chiaro. Sembrava anglosassone, ma a Thierry non importava molto in quel momento.
«Sì, certo. Ora corriamo» disse, invece, l’altro.
«Da lì usciremo sulla strada» disse Thierry. I loro nemici erano a cavallo non avevano possibilità di seminarli, ma forse sulla strada che portava a Troyes avrebbero potuto incontrare qualcuno. Non che a quell’ora avessero grandi speranze, ma era la migliore possibilità che avevano. Dio aiutaci, pensò con fervore, stringendo tra le mani la croce d’oro che portava al collo. I cavalli era lievemente rallentati dai cavalli e questo li diede qualche minuto in più. Thierry respirava a fatica e sentiva un dolore sordo al fianco per lo sforzo intenso e improvviso.
«Resisti» gli gridò Marianne, che conosceva perfettamente le sue debolezze. Sbucò sulla strada a occhi chiusi e si fermò: non ce l’avrebbe fatta a correre di più. In quello stesso momento il ragazzo biondo urlò. Thierry pensò subito che i nemici li fossero addosso. Sentiva rumore di zoccoli.
«Siamo circondati» disse il moro con un forte accento straniero.
Thierry alzò gli occhi: un gruppo di armati veniva verso di loro lungo la strada. Gli inseguitori uscirono in quello stesso istante dal frutteto. Il corteo sempre più vicino si allarmò.
«Verso di loro!» gridò Marianne. Thierry annuì, ma non ce la faceva e la ragazza lo trascinò per un braccio. Gli inseguitori si erano fermati vedendo gli altri, tentando di capire chi fossero.
«Ma che fai!» si lamentò il ragazzo moro, bloccandosi insieme al suo compagno nella terra di nessuno.
«Sono cavalieri che vengono alla corte del re!» s’impuntò Marianne.
Thierry non aveva la forza di correre ancora, ma sapeva che la fanciulla aveva ragione. Un gruppo di cavalieri si avvicinò a galoppo.
«Che succede?» chiese un giovane dal colorito bruno. Aveva un forte accento, simile a quello del ragazzo biondo. Gli inseguitori batterono in ritirata.
«Se siete alleati dei Ponthieu prendeteli. Mio padre vi ringrazierà» rispose Marianne con foga.
Il giovane cavaliere fece cenno ai suoi compagni e si buttò all’inseguimento.
Thierry tentò di riprendere fiato, ma fu colto da un attacco di tosse. Marianne si chinò su di lui.
«Che cos’ha?».
Marianne sobbalzò quando si accorse del cavaliere accanto a lei, indossava una veste scura ma estremamente pregiata, segno del suo alto lignaggio. Pensava che tutti si fossero messi all’inseguimento. Era un uomo adulto, avanti negli anni. Doveva avere all’incirca l’età di suo padre. «Monsieur, nulla di grave. Credo» rispose mordicchiandosi il labbro. Thierry si riprese lentamente e si raddrizzò. «Grazie, monsieur».
«Chi dobbiamo ringraziare?» chiese la fanciulla con un sorriso sul volto rosso e affaticato per la corsa.
«Geoffrey Martwall, barone di Dunchester» rispose il cavaliere inchinandosi leggermente.
Marianne gonfiò il petto. «Il Leone di Dunchester! Mio padre mi ha molto parlato di voi. Le dobbiamo la vita, monsieur».
«Madamoiselle, siete la figlia di Jean?».
«Sì, monsieur».
«Non si offenda, allora, se le dico che possiede la stessa capacità di suo padre di cacciarsi nei guai».
Marianne, che non accettava rimproveri da nessuno di solito, incassò quello senza proferir parola: era stata lei a trascinare Thierry fuori dal castello senza alcuna scorta e senza avvertire i loro genitori. Una donna ancora abbastanza giovane e bella ridacchiò alle parole dell’uomo.
«Madamoiselle de Ponthieu, le presentò mia moglie Brianna».
Marianne ricambiò il saluto cortese della baronessa.
«Avviamoci» disse il barone, dopo aver parlottato con un altro cavaliere. Ordinò ai suoi uomini di portare delle cavalcature per i ragazzi. Thierry sapeva di doversi comportare in maniera diversa, ma si sentiva stanco e molto infreddolito. Marianne lo costrinse a salire a cavallo con lei e non ebbe la forza di ribellarsi, anche perché si sentiva più tranquillo in quel modo.
«Come vi chiamate voi?» chiese Marianne ai due ragazzi che li avevano soccorsi.
«Io sono Matthew, mia signora. Il mio amico si chiama Gabriel. Non conosce il francese».
«Mio padre vi ricompenserà» promise.
I quattro ragazzi si avviarono verso Troyes sotto la protezione del barone di Dunchester.
 
   
 
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