Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: giamma21    27/08/2017    2 recensioni
"Forse fu per l’occasione, o perché entrambi inconsapevolmente si erano avvicinati “quel poco in più”, che le coccole si trasformarono in baci, sfuggenti ma travolgenti, ingenui ma consapevoli, e in carezze tanto caute quanto pericolose. Logan aveva sempre rinnegato l’attrazione per il migliore amico, come mai si era lasciato andare? Aveva bisogno di amare, tanto quanto ne aveva Toby. Nessuno si aspettava che due anni dopo, due migliori amici sarebbero stati degli estranei."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Trevor era fisicamente molto più grande rispetto a Logan, e questo risultava ancora più evidente ora che i due erano uno di fronte l’altro.
Lo strattone aveva scosso Logan, che si era ritratto leggermente turbato.
-Scusa, non volevo spaventarti così- esordì Trevor, portando avanti una mano. Fece un sorriso rassicurante.
-No, è che non sono abituato a eventi così emozionanti, non è colpa tua. Quando succede qualcosa di inaspettato reagisco sempre d’istinto, sono un po’ psicopatico- spiegò Logan, ridacchiando nervosamente. Trevor gli fece compagnia nella risata per circa mezzo secondo, prima di tornare serio.
-Senti, posso parlarti in privato?- domandò poi, incrociando le braccia e lanciando qualche occhiata nei dintorni.
Logan deglutì, improvvisamente sentendosi fuori posto; stava davvero succedendo? Lui e Trevor non si erano mai scambiati una parola e ora dal nulla parlavano “in privato”?
Se non altro, la festa a casa di Vanessa aveva portato a risvolti curiosi.
-Certo, tanto non è che abbia di meglio da fare- rispose Logan, lasciando per una volta dopo molto tempo i compiti nello zaino.
I due cominciarono a passeggiare, allontanandosi dalla scuola, proseguendo verso il parco. Nel frattempo, le parole scambiate erano davvero poche, probabilmente a causa dell’imprevedibilità di quella situazione. Il clima andava sempre più tranquillizzandosi, con la natura del parco comunale che acquistava terreno e la città in lontananza.
-Hai idea di dove stiamo andando, vero?- chiese inquisitoriamente Logan, rendendosi conto che non si sarebbero fermati neanche al parco.
Trevor sghignazzò, rispondendogli: -Tranquillo, non ho intenzione di portarti in un angolo tetro per ucciderti-.
Logan emise un respiro di sollievo.
Salendo su due collinette inoltrate nella radura, il ragazzo si rese conto del motivo dietro alla segretezza. La vista sul campo di girasoli era grandiosa, e lui non aveva mai saputo che per godersela bastavano quattro passi.
-Com’è possibile? Vengo qui da una vita, e non ho mai visto questo spettacolo!- commentò interdetto Logan.
-E’ così solo in questo periodo dell’anno, si avvicina l’estate e i girasoli fioriscono. Io l’ho sempre trovato fantastico- spiegò Trevor, sedendosi a gambe incrociate sull’erba. Logan lo seguì, sistemandosi al suo fianco, a debita distanza.
-Posso chiederti una cosa?- cominciò poi.
Trevor lo guardò nervosamente, interrompendolo.
-Non c’è bisogno, posso spiegarti io perché ti ho rapito mentre tornavi a casa. Ti sembrerà strano e probabilmente uno scherzo, ma non è così-.
Logan aggrottò le sopracciglia, a metà tra la confusione e la curiosità.
-Il fatto è che… dall’altra sera continuo a pensare alla nostra conversazione. Penso a quanto mi sia sentito sereno nel parlare così apertamente con una persona. E non posso dire che succede spesso che provi queste cose nei confronti di qualcuno-.
-E quel qualcuno sarei io?- Logan era stupito dalle parole del ragazzo, e voleva sapere improvvisamente il seguito di quella dichiarazione.
-Credevo fosse sottinteso- ridacchiò nervosamente Trevor, grattandosi la base del capo con una mano.
-Se ti sei sentito così, perché non mi hai fermato per parlarne subito al posto di andarti a imboscare con Olivia Collins?- ribatté Logan, seccato dal ricordo di quei baci viscidi.
-Andiamo Logan, tu più di tutti dovresti sapere cosa significa nascondersi per paura di essere giudicati dagli altri. Almeno io sto tirando fuori le palle per parlarne con te- sbuffò Trevor.
In effetti aveva ragione nel dire che Logan aveva familiarità con le chiacchiere alle spalle; sin da quando aveva superato le violenze al club sentiva il suo nome sulla bocca di tutti i coetanei e persino dei docenti. Chi si finge disinteressato fa presto a diventare la prima persona a conoscenza dei fatti, quando le cose si fanno movimentate, come era accaduto a Stanton quel natale. Ma Logan era giunto, forse grazie all’aiuto della madre, alla conclusione che ad un certo punto le parole si accumulano e basta, senza occupare altro spazio nel pavimento del cervello. Sai che sono lì, ma riesci a tenerle in equilibrio finché poi non cadono e scatenano di nuovo la paranoia.
Quindi sì, Logan capiva Trevor, ma in quel momento era solo concentrato sulle braccia muscolose del ragazzo e sulle sue perfette labbra carnose.
-Scusa, hai ragione. So come ti senti, ma sono qui per ascoltarti- disse dandogli una pacca sulla spalla.
Una pacca sulla spalla? Potevi accarezzargli la mano, cretino. Beh forse sarebbe stato un po’ troppo gay. Sei comunque fuori luogo.
-Non ho mai pensato di essere così interessato ai ragazzi, e ad essere onesto non è che lo pensi anche ora. Mi interessi solo tu, e il pensiero di stringerti mi sta uccidendo da quella sera. Sembrano capricci ma fidati, non smetto di pensare a te-.
Wow. Quante informazioni da processare in così poco tempo.
Logan stava per andare in sovraccarico, incerto su cosa dire dopo quella rivelazione.
Fece per riprendere fiato, quando Trevor gli si avvicinò con la bocca, baciandolo passionalmente. Tutte le attività in funzione nel corpo del ragazzo sembrarono cessare momentaneamente per fornire energia a quel bacio. Era come addormentarsi dopo aver disperatamente cercato il sonno, una sensazione che almeno tutti dovrebbero vivere nella vita. Loro la stavano vivendo in quel momento, carezzati dalla luce di un’imminente temporale, che gettava il vento nella direzione di Stanton.
-Forse dovremmo andare via da qui- suggerì Trevor, distaccandosi leggermente dal volto di Logan, che annui guardandolo negli occhi. Aveva momentaneamente perso la capacità di parlare, ma chi poteva biasimarlo?
Dopo che lo aveva gettato a terra, la vita gli stava dando una nuova occasione per avventurarsi in quello di positivo che ancora aveva da offrirgli, ma per il momento anche solo dare un’occhiata a ciò che l’attendeva era sufficiente. Nonostante ciò, forse le aspettative stavano aumentando troppo in fretta? Cosa poteva nascondersi dietro questa inaspettata “fuga” romantica? Forse i problemi che l’avrebbero seguita, i fatidici giudizi, un cambiamento da parte di Trevor. Era avvenuto tutto troppo velocemente, e vivere nella speranza di rivivere quell’attimo non sarebbe stato onesto.
Fu così che Logan riacquistò un po’ di razionalità.
-Sì, hai ragione. Dovremmo andare, ma per due strade diverse, almeno per qualche giorno. Ho bisogno di elaborare la cosa Trevor. Ne hai bisogno sicuramente anche tu, perché così è sbagliato, anche da parte mia. Ti prego, capiscimi- disse, desolato e affranto, rialzandosi. Trevor restò seduto a fissarlo.
-Non capisco di cosa stai parlando, io mi sento sicuro di quello che sto facendo ora. Quel bacio è stato reale, e voglio rifarlo. Non mi sono mai sentito così con qualcuno, te l’ho detto. Ma esplorare questa cosa non deve essere doloroso. Non lo è per me, al momento- sbottò, poi, alzandosi.
-Lo è per me, però. Forse lo capirai quando tutti ti deluderanno nella tua vita, quando non potrai mai essere sicuro di fidarti del prossimo. Io mi sento così invece, Trevor. Hai scombussolato il mio mondo, non solo il tuo!- replicò Logan, andandosene, -Ho bisogno di riflettere, scusa-.
Allontanandosi, non poté fare a meno di chiedersi se quello che stava facendo fosse giusto o sbagliato. Tutta quella preoccupazione non sarebbe stata necessaria però se fossero stati cittadini di un mondo giusto, dove non esistono pregiudizi e violenze. Forse, le parole nel cervello di Logan stavano cominciando a perdere l’equilibrio.
Il vento si faceva sempre più intenso, trascinando con sé le foglie che cadevano dagli alberi e spingendo il ragazzo a raffiche.
Non era attesa una tempesta di quell’intensità, almeno non che lui sapesse. Prese il telefono dallo zaino e notò diverse chiamate perse dalla madre. Non fece in tempo a richiamarla che il suo numero apparve nuovamente sul display.
-Mamma, scusa, sono uscito con un amico e mi sono dimenticato di dirtelo- si giustificò Logan, omettendo la parte in cui “l’amico” lo aveva baciato subito dopo avergli confessato un’improbabile infatuazione.
-Logan, torna subito a casa, al notiziario hanno diramato un’allerta meteo. Dove sei? Devo venire a prenderti?- la voce di Laura era nervosa e spaventata.
-Ma no mamma, sto per arrivare, comincio a correre- la rassicurò il figlio. Il vento, nel frattempo, diventava sempre più invasivo.
-Sbrigati, per favore-.
Chiudendo la chiamata, Logan sentì l’urgenza di voltarsi per osservare le colline un’ultima volta. Riflettendoci in seguito, forse sarebbe stato meglio se avesse continuato a camminare. Un’enorme tornado si era formato nelle vicinanze del campo dei girasoli e stava avanzando minacciosamente verso Stanton.
Il ragazzo spalancò gli occhi, sentendosi il cuore in gola e il sangue nelle vene gelido. La potenza del turbine pareva devastante, e quando raggiunse i girasoli lo dimostrò radendoli al suolo, distruggendo il ricordo che aveva di loro Logan.
La Natura che ferisce la Natura. Geniale.
Il corpo cominciò a muoversi autonomamente, non più guidato dalla volontà del ragazzo, ma dall’istinto di sopravvivenza.
Lui voleva voltarsi e correre a fermare il tornado, la tempesta, la violenza del mondo, ma buttarsi alla cieca non gli sarebbe servito a nulla. Logan raggiunse casa sua giusto in tempo per sentire la distruzione fermarsi, per vedere il tornado dissolversi nel cielo.
Era durato così poco, eppure sembrava passata un’eternità dall’inizio della corsa. Così improvviso e inspiegabile, il turbine di vento se n’era andato, lasciando spazio ad un’incessante pioggia.
Tutto d’un tratto, un dolore pervase il corpo del ragazzo, un colpo che partiva dal cuore e che si era insidiato dappertutto. Trevor.
Era ancora sulle colline quando Logan aveva ricevuto la chiamata di Laura, e non lo aveva visto corrergli incontro. Era rimasto lassù? Era caduto?
-Oh no, che cos’ho fatto?- lamentò Logan, cadendo contro la porta d’ingresso, riparato dal portico.
Aveva abbandonato Trevor alla morte? Se non si fosse fatto prendere dal panico non si sarebbero distaccati, ma era successo tutto così inaspettatamente.
La mente del ragazzo era andata in cortocircuito, e non rispondeva più alla sua volontà. Qualcuno lo raccolse da terra, stringendolo tra le proprie braccia. Mentre la testa di Logan penzolava da una parte all’altra, gli parve di riconoscere un volto famigliare.
-Toby…- disse, prima di perdere i sensi. 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: giamma21