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Autore: _viola02_    04/09/2017    4 recensioni
Dal testo:
"Leo Valdez guardò con odio il suo nuovo liceo. Era il quarto, ed era solo al secondo anno.
Sperava ardentemente di andarsene il prima possibile, ma pur di sfuggire a LEI preferiva sorbirsene un altro.
*************
L'edificio era in fiamme.
Leo guardava la sua casa bruciarsi, senza poter fare niente.
Perché sapeva di essere stato lui la causa dell'incendio"
Genere: Azione, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calipso, Frank/Hazel, Jason/Piper, Leo Valdez, Nico di Angelo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5 - Passati e pregiudizi

AVVISO:
Hazel, per motivi di trama, è coetanea di Leo, perciò va in seconda superiore ed è più grande di Nico di un anno.
Secondo avviso, la lezione di religione va dalle 15.00 alle 16.00, ci tenevo a sottolinearlo perché ho notato che non si capiva del tutto.
Buona lettura 😘

Nel capitolo precedente:

Nel viaggio di ritorno, Piper si chiese chi fosse veramente Leo.
Era un ragazzo perbene anche se un po' matto, o uno stronzo senza cuore come aveva detto Hazel?


Leo stava appoggiato al muro, indeciso se entrare o no nell'aula di religione.
Non aveva voglia di fare quel corso, e forse non l'avrebbe mai avuta, ma se non entrava lo avrebbero espulso.
Beh, forse espulso no, però avrebbero preso provvedimenti gravi. Tipo contattare la sua tutrice.
E, ovviamente, se succedeva era finito.
Non avrebbe più rivisto né Jason, né Nico, né Piper.
Quindi, era incastrato. Gli toccava entrare.
Ma Leo aveva così tanti pensieri per la testa! Perché non lo lasciavano in pace?!
Era stato sfortunatissimo a ritrovare Hazel, in quella scuola.
E dire che prima andava tutto bene, e la Half-blood era il primo VERO liceo che gli piaceva!
Certo, con un po' di intuito avrebbe potuto capire che "Haz" fosse il soprannome di Hazel, ma quante probabilità c'erano che lei fosse proprio la Hazel Levesque che conosceva?
Praticamente lo 0%. Forse anche di meno.
Insomma, si era trasferito! Era scappato a circa 3.000 kilometri di distanza! Come aveva potuto incontrarla proprio lì?!
Si impose di calmarsi e ripensò alla sua situazione. L'unica soluzione possibile era che Leo doveva ignorare Hazel come se non si fossero mai conosciuti. Come se non fossero mai stati insieme.
Se non altro, aveva la fortuna che la ragazza facesse il liceo classico, così la vedeva solo al pranzo o nei corridoi...
Però Leo non ce la faceva più. Aveva un disperato bisogno di staccare, di dimenticarsi dei suoi problemi e di tutta quella merda che era la sua vita.
"Okay" pensò "adesso entro in questa cazzo di aula, faccio questa cazzo di punizione e poi sono libero di uscire"
Entrando, ripensò a quella mattina. Era stata piuttosto triste, anche secondo i suoi standard.
Prima di tutto, non aveva fatto colazione in mensa (indovinate perché? Già, Hazel) e quindi si era rinchiuso in camera, poi, andando in classe, si era reso conto che forse (anzi, SICURAMENTE) Jason e Piper gli avrebbero fatto qualche domanda (cioè, anche lui le avrebbe fatte se un suo amico fosse stato fuori camera fino a mezzanotte passata...).
Per cui, quando era entrato nella loro solita aula si era seduto in fondo vicino a Chris Rodriguez, che non aveva protestato (tutti gli amici di Clarisse, a parte Ottaviano, lo avevano preso in simpatia e la cosa era reciproca: la settimana prima loro avevano bloccato qualsiasi tentativo di "benvenuto" di Clarisse, e perciò Leo si sentiva in debito).
Ovviamente, quando Jason era entrato gli aveva lanciato un'occhiata a dir poco ferita, però l'aveva ignorata: prima di rispondergli aveva bisogno di pensare. E anche di una scusa.
A distanza di qualche ora, Leo ripensò che era stato proprio fortunato. Jason, infatti, aveva provato a raggiungerlo durante i cambi dell'ora, ma non ci era mai riuscito grazie a Reyna, una ragazza che era cotta di lui da anni.
La ragazza, infatti, gli era stata appiccicata come una cozza, e perciò Jason aveva dovuto, rassegnato, guardar fuggire l'amico senza poter fare niente.
Piper, invece, l'aveva ignorato.
E Leo c'era rimasto proprio secco.
Insomma, non si era proprio aspettato che Piper-Dimmi-Tutto-Quello-Che-Sai-McLean lo lasciasse perdere così!
"Pazienza" si era detto "Meglio silenzi che domande".
Comunque, grazie ad una serie di FORTUNATI eventi, era riuscito a schivare tutti i suoi amici.
Leo, però, era indeciso: aveva senso continuare ad evitarli?
O era meglio dire loro alcune cose (solo quelle riguardanti Hazel, ovviamente) e provare a rimanere amici?
Era la prima volta che aveva dei veri amici da due anni: non voleva perderli.
Non aveva avuto più nessuno da quella maledetta fuga.
Maledetta e benedetta insieme. Perché ci sono sempre pro e contro.
Scappando, era finalmente riuscito ad essere libero, ma i suoi pensieri erano rimasti indietro.
Si erano ANCORATI al passato.
E questo rendeva tutto peggiore. Perché faceva male.
Tuttavia l'aveva preferito all'essere rinchiuso fisicamente. E non rimpiangeva la sua scelta.
Aveva fatto la scelta giusta a mollare tutto. Hazel se lo meritava.
Era decisamente contento che si fosse trovata un ragazzo come Frank. Lui sì che era giusto.
Ovvio, era MOLTO geloso, ma Hazel meritava un ragazzo DECENTE, e soprattutto non un...
«Ehi! Mi stai ascoltando?» esclamò seccata una voce.
Leo tornò al presente.
Guardandosi intorno, notò che tutta la classe (ma davvero, come si può chiamare sei studenti in croce UNA CLASSE?) lo stava fissando. E che lui era fermo al centro dell'aula come un ebete.
«E allora?! Siamo tornati dal fantastico mondo della fantasia?» continuò la stessa voce sarcastica, che Leo si rese conto essere quella del professor Kowalsky.
Aveva capelli biondo platino, degli occhi di un particolare grigio fumo e un naso così grosso da sembrare un cocomero.
Vestiva un completo giallo che faceva a botte con il suo colore dei capelli, orrendamente completato da una cravatta ROSA SGARGIANTE: stava malissimo.
Leo fece un sorriso sghembo. Si poteva divertire.
«Scusi, profe, stavo salutando gli ultimi amici! L'unicorno rosa mi ha appena detto di dirle che la cravatta le dona moltissimo. Sa, lui ADORA il rosa... È il suo colore preferito! Ah, dimenticavo, io sono Leo Valdez, piacere»
Tutta la classe, ormai, stava morendo dal ridere.
Il professore (che ormai era rosa anche in faccia) gli ordinò, balbettando dall'imbarazzo, di andare al posto.
Ma Leo non aveva assolutamente intenzione di lasciarlo perdere così: ignorando l'ordine, si girò verso la classe, esortantandoli a cantare "Il Piave" per onorare il professore-generale migliore del momento: IL GENERALE KOWALSKY.
Senza neanche farselo ripetere (si vede che molti erano in punizione come lui), i suoi compagni attaccarono con la canzone, mentre Leo e due gemelli (che, come Leo scoprì in seguito, si chiamavano Travis e Connor Stoll) cominciarono a marciare per l'aula facendo il suono della tromba a ritmo.
Il professore, per la sorpresa (o forse per lo shock), non mosse un dito fino alla fine del teatrino, dove finalmente si riprese e gridò un «Silenzio!» a voce talmente alta che Leo era sicuro lo avessero sentito pure in Tibet.
Vedendo che la faccia del povero professore era ormai viola, Leo decise che si era divertito abbastanza: andò in fondo all'aula e si sedette in un banco vuoto.
Una decina di minuti dopo (Leo si era messo a curiosare su Internet, con il cellulare sotto al banco), qualcuno bussò alla porta e il professore rispose con un «Avanti» che si trasformò in un sorrisone quando la porta si aprì.
Spinto dalla curiosità (insomma, se il prof sorrideva in quel modo un motivo doveva esserci!), Leo puntò gli occhi su colei che stava entrando.
E gli si bloccò il respiro.
La ragazza appena entrata era di carnagione scura, con capelli ricci color mogano, e con gli occhi (Leo ne era sicuro, dato che li aveva guardati milioni di volte) di un colore dorato più unico che raro.
Era Hazel.
«Buongiorno professor Kowalsky, scusi il ritardo ma stavo organizzando la mia presentazione»
La sua voce era ancora come la ricordava: dolce e vellutata, capace di consolarti con un "io ci sono" detto dal cuore, ma che poteva farti paralizzare se arrabbiata.
«Tranquilla Hazel, sei in perfetto orario. Vuoi presentarti tu hai novellini?»
«Salve a tutti, io sono Hazel Levesque. Vado in 2^E, sezione classica, da grande mi piacerebbe fare la speleologa» spiegò, con aria vivace «Io e il professor Kowalsky ci conosciamo da ormai circa due anni e, notato il mio amore per il terreno e la natura, mi ha portata in giro per l'America in uno stage che mi ha fatto salire la passione alle stelle. È grazie al professore che ho deciso ciò che farò di lavoro.
Questa settimana non sono stata presente a scuola perché, con il mio ragazzo, siamo andati a fare ricerche in Cina sulla fauna e la flora»
Poi, guardando il profe, fece un cenno, come per dire che aveva finito.
«Grazie Hazel. Tu puoi sederti laggiù, nel banco vuoto vicino al vostro nuovo compagno Leo Valdez» le disse, puntando l'indice in direzione di Leo.
Dopodiché, senza accorgersi che la ragazza si era tutta irrigidita, continuò: «Adesso, so che voi vi starete chiedendo come può essere che, un professore di RELIGIONE come me, si interessi AL TERRENO e alle sue proprietà. Beh, la risposta è questa: per me tutta la vita è importante, e la terra è la FONTE DELLA VITA. Vedere, poi, come questa si sviluppi, in forma animale è vegetale, è per me bellissimo. Ecco perché mi sono trovato subito bene con Hazel: condividiamo la stessa idea di vita»
Leo era stupito. Non si era immaginato un discorso così profondo dal professor-pinguino.
D'altra parte, riusciva perfettamente a comprendere l'ammirazione che Hazel provava nei confronti dell'uomo. Era sempre stata una patita di grotte, minerali, gallerie e tutta la roba connessa.
La osservò sedersi accanto a lui, rigida come un pezzo di legno, mentre guardava fisso fisso la lavagna.
Probabilmente aveva avuto la sua stessa idea e lo voleva ignorare.
"Meglio" si disse "mi risparmia dal dire scuse e dallo spiegarmi sul perché sia scappato in quel modo l'ultima volta".
Però faceva male essere ignorato in quel modo proprio da lei.
«La vuoi smettere di fissarmi?» sibilò lei, stizzita. «Non ti stavo fissando» borbottò in risposta, tuttavia eseguì l'ordine e spostò l'attenzione verso il cellulare.
No, non lo stava ignorando. Aveva deciso di adottare la tecnica del "ti odio e basta".
Leo non sapeva se era meglio o peggio.
Decise di essere ottimista e si mise a vagare su Google Maps. Anzi, su Leo Maps.
Sorrise, pensando che era un'applicazione decisamente utile. E l'aveva fatta da solo!
Sua madre sarebbe stata così orgogliosa di lui...
Leo scosse la testa. Quei pensieri non erano permessi.
Per distrarsi focalizzò la sua attenzione sul display.
Il puntino rosa era a sole due miglia dalla scuola.
«Maledizione! Come cavolo a fatto a trovarmi?!»
sbottò, dimenticandosi che aveva compagnia.
«Ma stai usando il cellulare?? Non è permesso!! Profe! Valdez sta usando il cellulare!!» Leo si voltò di scatto.
Hazel aveva attirato l'attenzione dell'insegnante, e lui, con un'espressione più che esasperata sul volto, si stava avvicinando ai loro banchi.
Ma da quando Hazel era così spiona? E così stronza tra l'altro!
Tuttavia, fece un sorrisetto furbo: nessuno poteva fregare Leo Valdez. E, soprattutto, nessuno poteva fregargli il telefono.
«Valdez, dammelo immediatamente» disse perentorio Kowalsky.
Senza neanche fiatare, Leo porse l'oggetto all'insegnante, e questi, squadrandolo male, lo mise nel cassetto della cattedra e riprese a spiegare da dove si era interrotto.
Hazel aveva una faccia particolarmente compiaciuta.
Leo alzò gli occhi al cielo, rimettendo la mano in tasca e tirandone fuori il VERO cellulare.
Poi, con un sorrisetto soddisfatto, lo sventolò in faccia alla compagna, stando bene attento che il professore non lo vedesse.
Leo sapeva benissimo che era una mossa più che azzardata, dato che a Hazel sarebbe bastato alzare la mano di nuovo e farlo scoprire, però contava sull'effetto sorpresa. Ed ebbe successo.
Hazel lo guardò confusa, per poi sussurrargli: «Ma non te lo ha appena confiscato?»
«Beh, ovvio che no, mia cara! Mi ha confiscato solo un involucro vuoto e inutile che tengo sempre in emergenza. Nessuno può prendermi il cellulare» rispose con aria di sfida, per poi aggiungere arrabbiato: «Ma com'è che TU fai la spia? Non ti è mai piaciuto, o sbaglio?»
Leo aveva deciso che lui non era tipo da riflessioni, anzi, seguiva l'intuito. E visto che l'intuito gli diceva di parlare con Hazel, al diavolo l'idea di ignorare la ragazza e il loro passato.
«Ci sono un sacco di cose che non sai di me, quindi evita di dire che ci conosciamo» gli rispose gelida, tornando a guardare la lavagna.
Grande! Anche il suo intuito era andato a farsi fottere!
«Sì, beh, in realtà un po' ci conosc»
«...avete capito, no? Entro la settimana prossima! Adesso passerò tra i banchi per l'estrazione»
No! Che cosa?? Quale estrazione??
Leo era andato in palla. Lui non aveva seguito niente della lezione! Che cosa dovevano fare?
Mentre il ragazzo diventava sempre più pallido cercando disperatamente una scusa, il professor Kowalsky arrivò ai loro banchi.
«Bene, allora chi di voi due pesca?» chiese con un sorriso.
«Ehm... Mi scusi prof, ma non ho capito bene... Potrebbe rispiegarmi?»
Sia ringraziata Hazel e il suo sguardo da damigella in pericolo!
L'insegnante, che adorava la ragazza, annunciò loro tutto contento che dovevano fare, in coppia con il vicino di banco, una ricerca sulle emozioni per poi consegnargliela il lunedì dopo.
Leo si irrigidì.
La ricerca si faceva in coppia. Con il vicino di banco.
Va bene che sembrava che avessero ripreso (più o meno) a parlare, ma un intero pomeriggio con Hazel non sarebbe sicuramente riuscito a sopportarlo.
Assolutamente no.
«Bene, ragazzi, sembra che il vostro argomento sia l'amicizia. Beh, buon per voi, secondo me è l'emozione migliore e la più importante»
Detto questo, il caro professore tornò alla lavagna, spiegando loro le ultime regole di ricerca, fino a quando non suonò la campanella.
Leo e Hazel, che erano rimasti paralizzati da quando l'insegnante aveva dato loro l'argomento di ricerca, rimasero gli ultimi in classe.
Ad un richiamo del professore, tuttavia, tornarono alla realtà e fecero le borse.
All'uscio, però, i due non potevano più rimandare.
Perciò, senza guardarla negli occhi, Leo chiese: «Allora, uhm... Quando ci troviamo? Per il lavoro intendo»
«Oggi, tra due ore, in camera mia. È la numero 387, secondo piano»
Detto questo, Hazel si girò e uscì.

Quando Leo si trovò davanti alla porta della camera di Hazel, era già andato in iperventilazione.
Cercando invano di calmarsi, si passò una mano nei capelli castani e si guardò l'orologio, che segnava le diciotto spaccate.
"Bene, Leo, sei in perfetto orario. Bussa ADESSO". Alzò un braccio e bussò.
Aspettando la ragazza, si mise a tappeggiare sui suoi pantaloni la canzone "Heart Attak" di Demi Lovato.
Era abbastanza sicuro che sarebbe morto di crepacuore, perciò era decisamente perfetta. E comunque era troppo nervoso per cercare di cambiare ritmo.
La porta si aprì in quel momento, e la ragazza che affollava i suoi pensieri si affacciò.
«Entra» lo gelò, con un'occhiata sprezzante.
Senza tanti indugi, si misero al lavoro, facendo a turno dei pareri sulle informazioni prese da Wikipedia.
Mentre Hazel parlava, teneva lo sguardo fisso sui suoi appunti, senza mai alzare la testa, e aveva la stessa voce fredda che gli aveva riservato nel pomeriggio durante la lezione: faceva quasi paura.
Leo si sentiva stanco, però.
Già la sera prima aveva fatto le ore piccole, e quella mattina si era svegliato decisamente presto...
E la voce di Hazel era così lenta... Così bassa...
Così...
«Valdez, mi stai ascoltando?? Io NON SOPPORTO parlare a vuoto. Se non vuoi ascoltare vattene e fai il lavoro da solo»
Leo riaprì gli occhi di scatto, trovando due occhi dorati che lo guardavano arrabbiati.
«No, no, scusa. Ehm... Cosa stavi dicendo?» rispose Leo arrossendo.
«Ho appena letto che l'amicizia si basa sulla fiducia, ovvero niente TRADIMENTI, SILENZI O SEGRETI. L'amicizia è anche la base di una coppia perché senza fiducia e senza confidenza LA COPPIA NON ESISTE»
Leo non poteva crederci. Lo faceva apposta!
Hazel stava facendo di tutto per ricordargli il SUO tradimento!
Ma con che coraggio lo faceva?? LEI NON SAPEVA!!
Lui... Lui l'aveva fatto per lei.
Si era distrutto quando l'aveva lasciata, perché anche lui la amava, ma si era fatto forza e se n'era andato.
E Leo, che non ne poteva più, scoppiò.
«TU NON SAI NIENTE! MA COME OSI?» urlò.
Lei subito fece un passo indietro, sorpresa, ma poi si riprese subito, urlando di rimando: «IO?? TU!! TU COME OSI!!! MI HAI MOLLATA COSÌ!!! DOPO DUE ANNI CHE STAVAMO INSIEME!!! E SENZA NEANCHE UNA SPIEGAZIONE!!! IO TI HO AIUTATO PER ANNI, TI SONO STATA ACCANTO, E QUAL È IL TUO RINGRAZIAMENTO?? UN MESSAGGIO SUL QUALE É SCRITTO "SCUSAMI NON SONO GIUSTO PER TE"??? SEI UNO STRONZO, ECCO COSA SEI!!!»
Leo si sgonfiò.
Hazel aveva ragione. Era uno stronzo. Anzi, no, era un assassino.
Non riuscendo a guardarla negli occhi, sussurrò: «Hai ragione. Scusa. Il progetto lo farò da solo»
E, senza aspettare risposta, uscì.
Lui era un assassino. Solo un assassino.
Non meritava amici, e non meritava nessun tipo di amore. Né materno, né fraterno.
No, lui doveva stare da solo. Era questa la sua punizione. Per sempre.




AVVISO DELL'AUTRICE:
Eccomi ritornata con un nuovo capitolo!
E un capitolo importante!
Già, questo è FONDAMENTALE, perché si scopre come mai Leo sia così insicuro, così deciso a isolarsi.
Per quanto riguarda Hazel, mi è dispiaciuto metterla più grande di Nico (io lo vedo SEMPRE come più grande), però lei è uno dei punti della storia e perciò DOVEVO METTERLA COETANEA CON LEO.
Spero che possa piacere lo stesso.
Prima di tutto, ringrazio i miei fantastici recensori, che non mi mollano mai: fenris e Day_Dreamer05; in più ringrazio di cuore la nuova arrivata Melody086.
Dedico questo capitolo a Redhairandgreeneyes, che mi ha aiutata e sostenuta. Grazie!!
Spero che possiate recensire in molti (più pareri ci sono meglio è) e ringrazio anche i lettori silenziosi.
Baci,
_viola02_
   
 
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