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Autore: RigelWhite    16/09/2017    1 recensioni
Una misteriosa ragazza irrompe nell’apparente tranquillità di Camp Legacy. Sono passati 20 anni dalla guerra contro Gea: quello delle armi e del sangue è solo un ricordo lontano, o almeno così pensano i giovani legati, separati dal resto dei semidei in un campo tutto loro. Bianca Di Angelo ha una missione da compiere, un padre scomparso da ritrovare, un passato nascosto da conoscere. Gli astri tramano all’orizzonte, le Parche intessono i fili di quelle vite in bilico. La Terza Grande Profezia non è che appena iniziata. Un cerchio sta per essere chiuso.
Dal testo:
- Ti fidi di me?
Le chiesi improvvisamente, vedendola per la prima volta smarrita.
Ormai niente avrebbe potuto impedire alla buca di crollarci addosso.
Bianca mi guardò, uno dei suoi sguardi indecifrabili, di quelli che riescono a vedere l'anima nuda nascosta dentro di te.
Mi vidi riflesso in quegli occhi neri, scuri, profondi come un abisso. Due buchi neri senza via di uscita: ti risucchiavano dentro di loro per portarti verso rotte misteriose e ignote, che dovevano ancora essere scoperte.
Bianca aveva un mondo dentro di sé, un mondo inesplorato, che aspettava solamente qualcuno che ci mettesse piede.
Non mi rispose mai.
Genere: Avventura, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuova generazione di Semidei, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bianca

 

Buio. Solamente il buio più totale, stavo lentamente precipitando.

 

Rabbrividivo per colpa del pungente freddo, era come se il ghiaccio mi avesse completamente avvolta nella sua gelida e letale morsa.

 

L'eco di quelle parole maledette non mi abbandonò nemmeno per un istante, rimbombavano nella mia testa continuamente e senza mai fermarsi.

 

"Gli antichi astri stanno risorgendo. Se ci riusciranno il mondo cadrà. Le Parche ti hanno affidato il compito di fermarli, solo così potrai salvare tuo padre"

 

Avevo ormai perso la cognizione del tempo.

 

Da quanto ero in quella condizione? Minuti? Ore? Giorni?

Oppure ero già morta?

Non ne avevo idea.

 

Gradualmente, iniziai a sentire un brusio di sottofondo, sempre più forte e nitido. 

 

Le tenebre in cui stavo cadendo si squarciarono, una luce accecante mi inondò. 

 

Fui costretta ad aprire gli occhi, neri e profondi come il Tartaro.

 

Iridi verde mare, striate con un leggero velo celeste. Riuscivo a percepire l'oceano, le onde che si infrangevano violente sugli scogli, la schiuma, la dolce e calda sabbia. 

 

L'odore acre, salato del mare e della salsedine mi invase le narici.

 

Improvvisamente ricordai tutto: di me stessa, di quei mostri, di Lei, della mia missione.

 

In pochi secondi, riuscii a riprendere controllo del mio corpo, tutti sensi si risvegliarono di colpi.

 

Balzai in piedi, d'istinto, senza pensare, ignorando la stanchezza che solo in quel momento mi accorsi di avere, l'acuto e improvviso dolore alla nuca.

 

Persone sconosciute mi fissavano, chi con occhi sconvolti, chi seri, tristi o arrossarti dal pianto. 

 

Mi guardai freneticamente attorno, cercando di scappare da quegli sguardi opprimenti.

 

Non sapevo dove mi trovassi.

 

Ero spaventata, dovevo restare calma e respirare, nascondere la paura a quegli occhi indagatori.

 

-Cosa volete da me?

 

Dissi cercando di apparire aggressiva.

 

Un fiume di dubbi e di domante mi sommergeva.

 

-Tranquilla. Non ti vogliamo fare del male. Ti abbiamo trovato svenuta nel bosco

 

Si fece avanti con cautela il ragazzo dagli occhi verdi che avevo inquadrato appena sveglia, porgendomi una mano.

 

-Io sono Logan

 

Rimasi smarrita davanti a quelle parole. 

 

Avrei voluto poterci credere.

 

Nella vita ero stata circondata solo da persone che mi avevano provocato dolore. 

 

Non potevo fidarmi di questi perfetti sconosciuti, erano come tutti gli altri. 

 

Mi stavano solo usando.

 

Respinsi la mano, tagliando il ragazzo con l'asprezza del mio sguardo.

 

Il fiato si spezzò in gola: il fodero della mia cintura era vuoto.

 

La spada era sparita.

 

Era l'unico ricordo che avevo dei miei genitori.

 

Nonostante li odiassi per quanto mi avevano fatto soffrire, non me ne separavo mai. 

 

Quella spada era la mia unica consolazione, l'unica prova che qualcuno mi avesse mai voluto veramente bene.

 

Ora non c'era più.

 

-Dov'è la mia spada? Ridatemela immediatamente!

 

Ringhiai, mi mossi alla ricerca della lama lucente.

 

-Sei una testa calda, mi piace 

 

Rise un uomo dai folti capelli ricci, l'unico di quelle persone ad apparire rilassato.

 

Lo fulminai con un'occhiata torva.

 

-Se ti ridiamo la spada ti calmerai?

 

 Mi chiese serio un altro uomo: aveva ribelli capelli scuri, il mare abitava nel suo sguardo.

 

-E ascolterai ciò che abbiamo da dire?

 

Aggiunse questa volta una donna dalla chioma dorata.

 

Affiancò l'uomo.

 

Scrutai ogni persona davanti a me.

 

Provai a calmare la stizza, sempre più feroce dentro di me, soffocava un profondo senso di confusione, paura.

 

La maggior parte di quegli sconosciuti erano armati, mi intimorivano. C'era anche una specie di capra umana....no satiro.

 

Dovevo ancora abituarmi a quel nuovo mondo, a tutti quegli esseri mitologici.

 

Mi sentivo turbata e al contempo indecisa: dovevo trovare un modo di andarmene via da lì il prima possibile. Avevo una missione importante da compiere.

 

-La spada, me ne starò buona, ma dovete restituirmi la spada

 

Un uomo biondo me la porse, avvolto dal silenzio.

 

Quando ebbi la lama fra le mani mi sentii più leggera, come se mi fossi tolta un enorme peso dal cuore.

 

-Bene...come ti chiami?

 

Avanzò una donna dalla carnagione scura. 

 

Mi rivolgeva un calmo sorriso.

 

Non poteva essere più falso.

 

Presi un respiro profondo.

 

-Bianca, Bianca Di Angelo

 

 Risposi.

 

 

 

 

Ero rigida, inflessibile, seduta su un soffice divano color panna. 

 

Le mani si contorcevano ansiose nelle grandi tasche del mio giubbotto di pelle.

 

Mi sentivo a disagio, e non riuscivo a capire perché. 

 

Infondo quelle persone si erano presentate e si erano perfino rivelate gentili, cercando di mettermi a mio agio. 

 

Continuavo tuttavia uno strano presentimento.

 

Sapevo che, nonostante le loro buone parole e gli sguardi pieni di apprensione, quelle persone nascondevano qualcosa. 

 

Volevano qualcosa da me. 

 

Lo leggevo dallo scintillio di alcuni occhi, dalla tensione che si avvertiva, dai movimenti frenetici o ripetitivi di quegli sconosciuti, nascosti dietro a un velo di silenziosa calma.

 

-Allora Bianca...immagino tu conosca la mitologia greca e romana, non è così?

 

Sospirai, incontrando le iridi mutevoli di Piper.

 

-So tutto, non vi preoccupate, non ho bisogno del vostro discorsetto introduttivo, ne ho già avuto abbastanza. So che esistono gli Dei, e so anche che voi non siete affatto persone normali, siete mezzosangue, satiri, legati... come me

 

Non apparvero per niente sopraffatti o sorpresi dalla mia affermazione.

 

-Come sei venuta a conoscenza del nostro mondo? Lo sai da sempre? Chi te lo ha detto...i tuoi genitori, forse?

 

Si fece avanti Frank, con un tono serio ma leggermente titubante.

 

Nella stanza calò il silenzio, un silenzio fatto di parole che aspettavano di essere dette.

 

Si potevano udire i battiti accelerati dei cuori, lo scalpiccio delle scarpe sul pavimento, i respiri di qualche nota più pesante.

 

Mi morsi il labbro.

 

Ecco dove volevano andare a parare.

 

Potevo realmente fidarmi di quelle persone? Di quei completi sconosciuti? Ne andava della salvezza di mio padre, e forse, del mondo intero.

 

Deglutii.

 

Non volevo parlare del mio passato, di quella donna, della mia missione. 

 

Eppure... se questo fosse stato l'inizio che da tempo stavo aspettando? Se fosse stato quello il luogo che dovevo raggiungere?

 

Decisi di raccontare una mezza verità.

 

Presi coraggio e strinsi la spada riposta nella cintura, per farmi forza.

 

-Non ho mai conosciuto i miei genitori...sono stata abbandonata in un orfanotrofio quando avevo meno di un anno. Circa un mese fa sono scappata da quell' orribile posto, e fu allora che la incontrai. È apparsa all'improvviso davanti a me, in un luogo abbastanza isolato, dove non c'era l'ombra di nessuno. Ha detto di essere una dea e di chiamarsi Era. Mi ha rivelato la verità sul mondo, che gli dei dell'Olimpo esistono e non sono frutto della mente umana. Mi ha raccontato dei mostri, dei semidei, dei Campi, delle guerre. Non riuscivo credere a tutto ciò che stavo sentendo. Mi ha detto che sono una legata, e che mio padre era un semidio figlio di Ade, ma soprattutto che era ancora vivo. Mi ha detto che dovevo cercarlo, che dovevo salvare non solo lui ma anche... qualcosa di più grande, penso, non ne sono sicura. È questo il destino che le Parche hanno scelto per me. Ma non mi ha dato nessun'indicazione, nessun indizio, mi ha lasciata in balia degli eventi a vagare, alla ricerca del niente 

 

Il silenzio diventò ancora più cupo. 

 

Per un attimo temetti di aver fatto un grosso errore a raccontare tutto, forse sarebbe stato meglio prendere e scappare più velocemente possibile. 

 

Improvvisamente un tiepido calore mi raggiunse: una donna, Hazel scattò verso di me, stringendomi in un abbraccio e inondandomi con i suoi capelli dorati.

 

Non ricordavo l'ultima volta che qualcuno mi avesse abbracciato.

 

Potenti cariche elettriche percorsero tutto il corpo, mi allontanai  di scatto.

 

Hazel mi guardò, uno di quegli sguardi che ti spezzano il cuore, la sua bocca si contorse in un sorriso amaro, alcune lacrime le rigavano le guance.

 

-Sei così simile a lui...

 

Sussurrò, facendomi sgranare gli occhi confusa, mi immersi completamente le mie iridi ossidiana in quelle dorate di Hazel. 

 

Nero e Oro, due colori così diversi, opposti.

 

Da una parte il buio, dall'altra la luce, collegati da un filo invisibile e nascosto, due facce di una stessa medaglia.

 

-A lui chi?

 

Dissi confusa, disperata, bisognosa di risposte. 

 

Ero esausta, tutti i miei dubbi mi avrebbero fatto scoppiare la testa.

 

-A tuo padre, Nico Di Angelo. Noi lo conoscevamo molto bene, era un nostro... amico

 

Disse Percy con gli occhi bassi.

 

Indietreggiai sconvolta.

 

Loro conoscevano mio padre? 

 

Non ci potevo credere. 

 

Una voragine si aprì sotto le mie scarpe.

 

-Non solo... Era mio fratello

 

Disse Hazel scoppiando a piangere.

   
 
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