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Autore: katsu    28/06/2009    1 recensioni
Questa sarà una storia un po' particolare,una storia-gioco. n pratica, ho in mente una base per un primo capitolo che si concentrerà sullo sviluppo di un'idea e una conclusione che prevede il ritorno all' idea in questione. Però la trama mi aiuterete a svolgerla voi, attenzione non si tratta di una Roundrobin, ma semplicemente con una certa periodicità, spero una volta per capitolo, inserirò una “biforcazione” della trama e potrete indicarmi che strada prendere. Al mondo esistono tre categorie di persone. Ci sono quelli che si pongono le domande giuste e le risposte sbagliate....Poi ci sono quelli che hanno tutte le risposte esatte ma le applicano a domande incoerenti...In fine esiste una terza categoria,A questa categoria appartengono tutti coloro che non hanno risposte e né si pongono domande e che quindi trascorrono la loro esistenza in maniera vuota... ed io appartenevo a questa terza categoria...
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allora ecco il primo capitolo effettivo, mi spiace di aver postato dopo tanto tempo ma un debito non era una prospettiva troppo allettante e quindi mi sono dovuta mettere sotto con la scuola, in ogni caso un grazie infinite a chi ha letto e in particolare a hikary che ha commentato, lieta di averti interessato ^^, e come da lei suggerito il primo “bivio” ha preso la via del sentimento negativo che però avverto non risulterà così da subito ma avrà tempo di svilupparsi durante la storia,

bhe in ogni caso le regole del gioco sono spiegate già nel prologo e non c'è bisogno di ripeterle credo. Il bivio lo trovate a fine capitolo.

Ora posso solo sperare che commentiate in tanti così che il gioco possa risultare più interessante e augurarvi buona lettura

















Ricordi? Te lo avrò raccontato un milione di volte, di quella vecchia pagina di diario che lessi la mattina del giorno in cui ci incontrammo per la prima volta...


24-novembre-2007


La mia stanza non è mai stata completamente buia...

la luce non mi è mai particolarmente piaciuta ma non ho mai saputo farne a meno, quando ero bambina avevo una lampadina piccola a forma di luna che illuminava fiocamente l'ambiente e proiettava ombre sinistre sulla parete. Era inquietante osservare quei disegni danzare, ma allo stesso tempo estremamente rassicurante.

Ora la mia stanza ha un grande balcone e le persiane non le chiudo mai del tutto.

Il lampione in strada si affaccia su di esso e la mia stanza non è mai buia...

Le ombre non scompaiono ma si sciolgono quasi e sembrano amalgamarsi con i miei pensieri.

Il buio mi ha sempre spaventato benché, segretamente, vi aneli.

Ma devo tenere la mente occupata con le mie ombre per non scivolare troppo in fondo, e girare intorno a paure superficiali come un gatto arrabbiato che soffia e studia una preda, per non perdermi nella comprensione di me stessa. Di questo ho davvero il terrore .

Il buio aiuta a riflettere e a smarrirsi, il buio e il silenzio.

Ma nemmeno la luce é ciò che voglio, o almeno non la luce forte del giorno che mette addirittura a nudo ciò che tanto amo tenere nascosto a me stessa, no. La luce che fa per me é quella elettrica, che a tratti ronza e si spegne per riaccendersi un attimo dopo, una luce abbastanza forte per alimentare le ombre ma tanto debole da non poter vedere al di là di esse..

ma in fondo questi sono solo i futili pensieri e la patetica autocommiserazione di una ragazza in una notte senza luna...


La lettera era stata scritta a novembre e quello era invece un pallido giorno di fine agosto.

Dopo un estate passata all'insegna di niente, di torride giornate trascorse a fissare il cielo, finalmente quel maledetto sole si era affievolito e l'aria, benchè pesante, aveva acquistavo un po' di frescura. Era in serate come quella, appena prima del tramonto, che mi piaceva passeggiare sulla spiaggia ormai vuota.

Se c'era una cosa che amassi davvero del posto in cui sono nata, quella era il mare.

Osservarlo dal bagnasciuga era uno dei miei divertimenti preferiti. Potevo passare delle ore seduta a guardare le onde andare avanti e indietro, avanti e indietro, in un circolo continuo.

E il cielo quella sera si tingeva di un rosa così pallido da farmi quasi tenerezza e pensavo a quante volte l'avevo visto in tempesta, quel mare...

Non mi aveva mai spaventato.

Non ricordo di averti mai raccontato di quando rischiai di annegare. Forse l'ho fatto ma che importa? Comunque le cose andarono più o meno così...


Stavo facendo il bagno in un pomeriggio di settembre, l'ultima bagno della stagione, e avevo all'incirca nove, forse dieci, anni. Ad un tratto il cielo cominciò a farsi e scuro e prese a piovere, corsi a ripararmi sotto l'ombrellone.

Sentivo l'odore salmastro della salsedine mischiato all'umido della pioggia, e quando mi accorsi di quanto questa fosse sottile e impalpabile mi affacciai titubante fuori dal mio riparo.

Cominciai a vagare per la spiaggia con la testa in su e la bocca aperta per raccogliere le goccioline che cadevano, poi guardando il mare scosso da violenti cavalloni un brivido mi percorse la schiena e la malsana idea di tuffarmi balenò nella mia mente.

Fu un attimo e mi ritrovai sballottata tra e onde, riemergendo di tanto in tanto a fatica, per catturare un po' di ossigeno, prima di essere nuovamente trascinata sott'acqua.

Sembrerà strano ma non ebbi paura, quell'affannarsi alla ricerca dell'aria, quel distendere i muscoli stanchi per contrarli poi nel disperato tentativo di tornare a galla, quel cercare con gli occhi irritati dal sale la via per la riva, mi eccitava e mi faceva sentire viva come mai prima di allora...

Annaspando ancora colsi un breve momento di stallo per raggiungere il fondo con le mani e poi con i piedi, mi trascinai fin sulla spiaggia respirando pesantemente, con il cuore che mi batteva a mille, e mi distesi sulla sabbia umida sorridendo, con gli occhi chiusi rivolti al cielo e la bocca aperta dove le goccioline di pioggia entravano prepotenti insieme all'aria, facendomi tossire....


Già, il mare non mi ha mai spaventato.

Così, ancora un giorno mi trovai a fissarlo seduta sulla spiaggia pensando ai fatti miei fino a che non mi accorsi della tua presenza accanto a me.

Dapprima mi soffermai sulla tua ombra proiettata sulla sabbia che si allungava fin sulle mie gambe raccolte, poi alzando gli occhi ti rivolsi uno sguardo indagatore. Non ti avevo mai visto prima ne tu avevi mai visto me.


Ti sedesti e poi, gettando le braccia piegate all'indietro ti stendesti.

Io continuavo a osservarti mentre tracciavi solchi col dito nella sabbia umida, non parlai per prima, non avevo nessun motivo per farlo.


Tu, come se nulla fosse, toccasti la mia mano e dicesti..


“E' fredda”

“tira vento” risposi senza alcun interesse.

“siamo ad agosto”

“sarà”

“il tuo nome?”

“ ha una qualche importanza”

“in realtà no” sorridesti allora, dio quanto ho odiato quel tuo sorriso!

Sembrava compassionevole e superiore, non ho mai potuto soffrire questo lato del tuo carattere, e tu lo avevi capito fin da allora, difatti mi voltai smettendo di fissarti.


Restammo ancora in silenzio, così, io con il volto girato e tu con una mano sulla mia.


“è così fredda” mormorasti di nuovo, ma io non risposi.


Dopo poco fu il mio turno di sussurrare parole senza senso.

“guarda, le nostre ombre danzano...”

In effetti il sole continuava a calare e la luce tremula dei lampioni sulla strada alle nostre spalle, cominciava a farsi notare. Pareva proprio che danzassero...


“ti spaventano? Le ombre, intendo”

Sussultai, avevo trovato strano già allora quel riferimento alle ombre e alla paura e mi era sembrato troppo inerente a ciò che avevo letto per non pensare a un segno del destino, per quanto i sia restia a crederci.

Tu ti accorgesti del mio disagio e sogghignando dicesti qualcosa del tipo “ho indovinato” e io mi affrettai a risponderti.

“ no, più che altro mi distraggono”

“ come il mare?”

“ mhh?” mi sorprendevi di più a ogni parola, inconsciamente, o almeno credo, stavi toccando tutti gli argomenti a cui avevo pensato durante la giornata e la cosa mi inquietava.


Ti guardai con aria interrogativa e tu scoppiasti improvvisamente a ridere, la cosa un po' mi offese ma non vi badai più di tanto, ero abbastanza abituata a ignorare i commenti altrui. Distolsi lo sguardo e tu in risposta ti sporgesti verso il mio viso per potermi guardare negli occhi e lasciasti la mia mano.


Mi alzai di scatto, per evitare il tuo sguardo.


Perchè si, fu esattamente per quel motivo che lo feci e non fingere di non averlo capito, adesso come allora. Mi avevi profondamente scosso col tuo comportamento, e neanche io tutt'oggi so spiegarmi il perchè. Ho delle mie ipotesi ma, tralasciamole per ora.


Dunque mi alzai,

“ vado si sta facendo buio” una frase tanto normale quanto scontata, la cosa insolita fu la tua replica

“ ti fa così paura? Eppure non è così male, le ombre danzano, il mare culla e il buio riscalda, è la solitudine che ti fa sentire freddo..”

dicesti tutto così, con un filo di voce, come se fosse il discorso più naturale del mondo e, soprattutto, qualcosa di estremamente semplice.


Credo che quella fosse la frase più lunga che tu abbia detto durante il nostro ben poco intenso dibattito, e certamente la più insolita, ma allora nemmeno vi badai più di tanto semplicemente mi volsi per andarmene e cominciai a camminare in direzione della strada.


Poi senza capirne bene il motivo mi volsi appena verso di te, come se avessi dimenticato qualcosa, e feci la cosa più strana che avrei potuto fare, almeno per i miei standard


“Serena”

ti dissi il mio nome.


“cosa?”

“il mio nome, Serena”

ti vidi allora sorridere e me ne andai.

Pensavo alla nostra conversazione e più ci pensavo più mi chiedevo il perchè di quel mio comportamento inusuale, poi decisi che era meglio non perderci la testa, perchè tanto non ti avrei più rivisto.


Non avevo capito ancora quanto quell'esperienza mi avesse segnato.

Fatto sta, però, che quella sera nell'andare a dormire mi assicurai che le persiane fossero ben serrate, prima di spegnere la luce.














“bivio numero 2”: il personaggio che la protagonista incontra in questo capitolo è un uomo o un donna? ( se volete potete anche aggiungere qualche tipo di preferenza come non so, un età indicativa e poi come al solito potete suggerire una frase che vedete adatta e che vi piacerebbe inserire come inizio di un capitolo)


detto questo a voi le belle cose e un kiss by katsu XD

  
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