Four Seasons
-Raccolta-
Inverno
Sesshomaru – Rin
Bianco.
Non c’è null’altro che mi colpisce in codesto
fenomeno se non questa misera qualità visiva. Il freddo non intacca la mia
pelle, non certo così sensibile a simili sottigliezze, e non trovo affatto né
grazia né candore in questa inutile e fastidiosa distesa ghiacciata.
Osservo la valle seduto, immobile come sempre, con
quel fastidioso kappa ronzante attorno a me, senza curarmi dello scorrere del
tempo.
Il tempo non può sfiorarmi. Un demone superiore come
me non è interessato al passare dei secondi e degli attimi. Se voglio qualcosa
posso andare a prenderlo quando voglio. Non sono certo così debole da cadere
sotto ai morsi della fame, come quegli youkai di
bassa lega.
“Signor Sesshomaru?”.
Non mi scompongo, non ho certo interesse a voltarmi.
Quello stupido kappa che continua a seguirmi è già fin troppo fastidioso senza bisogno
che io gli dia corda. Neppure comprendo il motivo per il quale permetto a una
creatura così infima di calpestare il mio stesso suolo.
“Signor Sesshomaru
andiamo via, la prego! Fa freddo qui, solo Rin si
diverte con la neve!”.
Rin.
Sbatto le parpebre, e mi
volto. Mi volto per guardare quella piccola umana. Sorride, mentre si bagna i
capelli con i fiocchi che cadono dal cielo. Fragile.
Non capisco.
Perché sorride per quel bianco? Cosa la rende… felice? Una cosa così semplice e sciocca può davvero
donarle felicità?
Si volta. Sorride anche a me, e mi corre incontro. Distratta, alza gli occhi verso il cielo
e coglie un piccolo puntino ghiacciato.
Sorpresa.
Non capisco nuovamente. Non c’è nulla di speciale
in tutto ciò. Eppure lei accelera il passo e mi raggiunge, pur senza sfiorarmi.
“Signor Sesshomaru, un
fiocco di neve!”, esclama. Me lo porge come un qualcosa di prezioso. Io osservo
lei, confuso seppur impassibile.
Quel cucciolo umano si comporta in maniera
spiazzante. Eccolo che adesso osserva nuovamente le sue mani, e corruga la
fronte.
“Si è sciolto!”. Rattristata.
Perché? Per la neve? Continuo a non capire, e ciò mi
è inaccettabile. Non è concepibile che io non comprenda creature così semplici
e sciocche, fragili e inclini a dar fiducia ad ogni emozione.
“Sciocca, è ovvio che si sciolga a contatto con la
tua pelle!”. Di nuovo la voce fastidiosa di quel kappa.
Sorride.
“Va bene così, vero signor Sesshomaru?”.
Non so Rin, non capisco.
Andrà bene così? A te va bene così? È così importante quel fiocco di neve?
Cucciola umana, non ti capisco. Ti fisso ma non serve a nulla, i tuoi occhi mi
confondono.
“Non fare domande impertinenti al signor Sesshomaru, Rin!”.
Che kappa odioso.
“Uffa Jaken, ti lamenti
sempre! Ho fame!”.
Affamata.
Mi alzo, e mi avvio verso un ruscello nell’interno del bosco. Lì l’acqua non è
solita ghiacciarsi, il kappa troverà dei pesci per loro. La sento, sento i suoi
passi rumorosi mentre mi segue. E ride. Felicità.
“Sei tu che ti lamenti sempre e…
s-signor Sesshomaru, mi aspetti!”.
“Jaken, non ti lamentare!
Prendi Ah-Un!”, ride lei.
“Potresti aiutarmi visto che a te da retta!”. Rin ha ragione, il kappa si lamenta troppo.
“Ma io sono piccola
e affamata!”. Scherza.
Piccola. Sì, un cucciolo. La guardo. È cresciuta. In
altezza, nel volto, ogni giorno la vedo crescere nel suo mondo mortale.
“Jaken, dopo giochiamo a
palle di neve? Se aspettiamo troppo tempo si scioglierà!”.
Tempo.
“Sciogliersi? Con questo freddo?”.
Troppo tempo.
Osservo nuovamente la strada davanti a me. Per me, il
grande principe dei demoni, essere immortale, il tempo non ha importanza.
Eppure, senza rendermene conto, mi ritrovo ad accelerare il mio passo lungo il
cammino.
Perché non voglio perdere il tempo rimasto.