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Autore: Laura Taibi    27/05/2018    5 recensioni
"Questa è una storia che parla di coraggio, d'amore e di sacrificio. Una storia che nessuno ha mai raccontato.
La storia di come Parigi fu salvata e, con essa, il mondo intero.
La storia di come un gatto uccise una coccinella."
Questa fanfiction è disponibile anche in audiolibro sul canale youtube degli ambrogisti anonimi, che ne detengono i diritti di pubblicazione.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Andiamo Marinette, i tuoi ci staranno aspettando!» la chiamò Adrien, mettendosi la giacca.

 

«Solo un secondo» rispose lei dalla stanza di fianco «devo sistemare la borsa. Puoi preparare Emi, per favore?»

 

Lui scosse la testa, sorridendo. Era fin dai tempi della scuola che si preparava all'ultimo minuto, finendo sempre per fare tardi.

 

Aprì la porta della cameretta e trovò Emilie seduta a terra, circondata da una miriade di pupazzi che la mamma le aveva cucito.

 

«Che combini? Stai ancora giocando?»

 

«Papà!» esclamò la bimba voltandosi verso di lui con un enorme sorriso. Aveva i capelli biondi come i suoi ma gli occhi erano azzurri come quelli di Marinette.

 

Adrien prese la figlia in braccio. «Allora, ripassiamo: quanti anni fai oggi?»

 

La bambina alzò la mano e concentrandosi riuscì a tenere aperte solo le tre dita che le servivano. Suo padre le sorrise, dandole un bacio sulla fronte. «È ora di prepararsi, su.»

 

«Fatina!» si lamentò Emi, allungandosi verso uno dei pupazzetti che giacevano a terra.

 

Adrien si piegò per raccoglierlo e lo consegnò alla figlia. Era il suo peluche preferito: uno strano esserino rosso fragola con delle macchie nere e due enormi occhioni blu.

 

Il ragazzo sorrise, guardandolo. Marinette continuava a disegnare, cucire e ricamare immagini di Tikki ovunque, nonostante non ricordasse ancora nulla. Lei continuava a dire che era la sua fatina, che le appariva spesso in sogno e che sentiva un legame speciale con lei.

 

«Allora, siete pronti?» chiese Marinette, entrando in camera, baciando il marito. Misero il cappottino ad Emilie ed uscirono di casa, diretti dai nonni.

 

«Passiamo dal parco» propose Adrien, attraversando i cancelli che delimitavano la macchia verde in mezzo alla città.

 

Tutti e tre, mano nella mano, passeggiarono attraverso i vialetti parlando e ridendo finché davanti a loro non apparve una statua familiare.

 

«Ladybug e Chat Noir!» esclamò Emilie, correndo intorno alla scultura.

 

Quando arrivò sotto la statua, Marinette provò come al solito quella strana sensazione di nostalgia che non riusciva a spiegarsi. Guardare i volti dei due eroi della città, spariti nel nulla più di dieci anni prima, le faceva emergere sentimenti che spesso aveva tentato di spiegarsi, senza riuscirci.

 

«Marinette» la chiamò Adrien. Lei si voltò, ritornando in sé.

 

«È tutto ok?» chiese lui.

 

La ragazza annuì.

 

Adrien tirò fuori dalla tasca il cellulare e fermò un passante.

 

«Che stai facendo?» chiese Marinette.

 

«Voglio una foto con le donne più importanti della mia vita» esclamò lui, trascinando lei ed Emilie davanti la scultura.

 

Marinette si voltò verso la statua. «Ladybug compresa?»

 

Adrien le fece l'occhiolino. «Certamente, non sai che io ero il potente e affascinante Chat Noir?!»

 

Tutti e tre risero e quell'istante rimase immortalato per sempre, perfetto e immutabile. Il loro lieto fine.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Plagg era appollaiato sul davanzale di una finestra, sbocconcellando del formaggio mentre il maestro Fu, chino sulla scrivania, leggeva alcune carte piene di segni a lui incomprensibili.

 

Una lucina rossa, invisibile a chiunque altro, apparve accanto a lui e Tikki si sistemò al suo fianco.

 

«Sei tornata da lei?» chiese il kwami nero.

 

L'altra annuì.

 

«Dovresti smetterla di infestarle i sogni.»

 

«Sei solo geloso» ribatté Tikki, «perché tu non puoi andare a trovare Adrien.»

 

L'altro lanciò il formaggio. «Che schifo, mi manca il mio camembert» disse, di cattivo umore. «E lui, come sta?»

 

Tikki non aveva bisogno che specificasse di chi parlava. «Bene, sono felici ed Emilie ha appena compiuto tre anni.»

 

Rimasero in silenzio qualche secondo.

 

«Che sta facendo maestro Fu?» chiese infine il piccolo kwami rosso fragola.

 

Plagg alzò le spalle. «Vorrei tanto saperlo anch'io... dice di aver trovato qualcosa, ma riguardo cosa sia non ci è dato saperlo.»

 

Come se si fosse sentito chiamato in causa, proprio in quel momento maestro Fu chiuse il pesante tomo che aveva davanti, sospirando.

 

I due kwami si voltarono a guardarlo.

 

«Ma quello è il libro che aveva Gabriel Agreste» esclamò Tikki, che non poteva essere udita dall'uomo.

 

«Non può essere...» fece quello.

 

«Che succede, maestro?» chiese Plagg.

 

Il vecchio si passò una mano sul pizzetto, lisciandoselo con aria preoccupata. «Dobbiamo andare. C'è qualcosa che devo verificare.»

 

«Ma siamo appena arrivati!» si lamentò il kwami «In quale altro posto sperduto dovremo andare, stavolta?»

 

Il vecchio si voltò. «Si torna in Tibet» disse.

 

 

 

 

 

 

 

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Oddio, siamo davvero giunti alla fine? Mi viene da piangere, davvero!

 

Questo è davvero un momento strano, mi sento sia triste che felice. Non posso credere che questa fanfiction, la mia PRIMA fanfiction, sia piaciuta così tanto, che abbia unito tutti voi fantastici lettori... non potevo sperare in un'accoglienza migliore!

 

Beh, eccoci arrivati. In moltissimi mi avete chiesto per mesi se ci sarebbe stato il lietofine... non so se questo possa definirsi così, lo lascio scegliere a voi.

 

So già che mi mancheranno gli scleri con voi, che cercate di indovinare come continuerà o che mi inondate con le vostre lacrime i vostri (nostri) scleri su quei due prosciuttoni!

 

Non avrei potuto desiderare nulla di meglio per la mia storia, e spero che l'abbiate amata e che vi abbia fatto emozionare quanto mi hanno emozionato i vostri continui apprezzamenti.

 

Ovviamente un ringraziamento speciale va alle mie compagne ambrogio's angels, le prime a leggere questa fanfiction e a crederci. Se non fosse stato per loro, questa storia non sarebbe mai stata pubblicata!

 

Oddio piango!

 

Non posso lasciarvi del tutto... sappiate che questa storia non è del tutto finita... non mi sento ancora pronta a mettere un punto a questa saga. Datemi un po' per riprendermi e presto, molto presto, partiremo con un nuovo, fantastico, sequel, che spero vi appassionerà tanto quanto questo...

 

Vi voglio bene ragazzi e vi abbraccio tutti.

 

 

 

 

La vostra Star <3

   
 
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