Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: BlackInkVelvet    03/07/2018    3 recensioni
Questo non deve accadere, mai più.
Perchè?
Perchè la gloria della nostra razza viene prima di ogni altra cosa. Prima degli affetti, prima dei soldi, prima della nostra stessa esistenza. Prima anche di te e me.
Non puoi chiedermi di fare una cosa simile.
Non te lo sto chiedendo. Te lo sto ordinando.
[...]
La voce di sua moglie, Gine, sembrò arrivare da lontano, come se non fosse sdraiata al suo fianco in quel momento. Come se fosse su un altro pianeta, o forse era lui ad essere troppo distante.
Nemmeno lei era abbastanza forte da liberare il cielo da quei nuvoloni pesanti che, scrosciando, inondavano il pianeta di ferrosa pioggia.
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bardack, Gine, Goku, Nuovo personaggio, Re Vegeta, Vegeta
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il pianto del bambino ancora gli rimbombava nelle orecchie, stordendolo più di quanto già  non fosse. La mano di Gine stringeva la sua, e in un riflesso istintivo, ma senza alcun trasporto, la strinse delicatamente a sua volta. Sentiva gli occhi della moglie, sfinita e sudata, puntati sulla sua guancia, la mente annebbiata dal dolore. I medici si stavano affannando su di un tavolino lì vicino, attrezzandosi con strani attrezzi  metallici, il cui clangore era tuttavia coperto dagli alti vagiti del neonato. Bastò una leggera pressione della mano di Gine sulla sua guancia per farlo abbassare, piegandosi in avanti per incontrare il volto della moglie. Lei sorrideva, con gli occhi ludici, mentre gli accarezzava dolcemente il volto, in attesa di una sua frase, di una parola, di un bacio. Ma Bardack non riusciva a staccare gli occhi dalle schiene dei medici, fremendo per l'attesa. I vagiti si affievolirono leggermente, e la testa canuta del dottore finalmente si girò nella sua direzione, stringendo fra le braccia un gomitolo di coperte.
- è un maschio. - Disse stancamente, ma con un ampio sorriso sul volto. Sorriso che ben presto contagiò il volto serio del sayan, facendolo rilassare. Il neonato fu posto fra le braccia di Gine, che si sistemò meglio sul cuscino, accogliendo delicatamente il nuovo arrivato. Il giovane padre si sporse, cingendo con un braccio le spalle esili della moglie, osservando incuriosito il suo primogenito. Aveva una massa di capelli non indifferente, il volto arrossato e pieno di rughe, il collo talmente debole da non reggere l'enorme peso della testa. Ne osservò le mani, talmente piccole da non riuscire nemmeno a stringere il suo dito indice, chiuse a pugno.
Quello era suo figlio. Suo figlio.
- Sei stata bravissima - sussurrò Bardack sfiorando la fronte della donna con le labbra. Lei chiuse gli occhi, reclinando leggermente la testa verso il collo taurino del marito. Sospirò delicatamente, prima di riportare l'attenzione sul bambino.
- Ha un sacco di capelli.
- Già. Segno che sarà un guastafeste.
- Allora sarà come il padre - rispose prontamente Gine, suscitando ilarità nella sala. Bardack arricciò il naso, abbassando nuovamente lo sguardo sul figlio. Poi, con delicatezza e anche un po' di paura, allungò una mano, arrivando a sfiorare con un dito il volto del neonato. La sua pelle era straordinariamente liscia, le guance morbide e cedevoli alla minima pressione. Un esserino così delicato, nelle mani di un bruto come lui? Non potè fare a meno di pensare che schiacciare la testa del ragazzino sarebbe stato facile come rompere un uovo, e lui non possedeva certo la delicatezza necessaria per evitare di fargli del male anche solo sbadigliando nelle sue vicinanze. Iniziò a sudare freddo al solo pensiero.
- ... ehi, Bardack. Bardack! - la voce profonda del medico, che sembrava provenire da un angolo remoto della sua mente, lo riscosse, causando un'occhiata perplessa da parte di Gine, ignara dei macabri pensieri del compagno.
- Eh? Cosa? - Rispose lui con voce strozzata, togliendo repentinamente la mano dal volto del neonato. Il medico sbuffò, scuotendo la testa.
- Ho detto, come vuoi chiamare tuo figlio? - ripetè spazientito, mentre un'infermiera attendeva accanto a lui con una pila di fogli stretta in mano, pronta a segnare tutto. Gine sobbalzò, picchiettando la spalla di Bardack.
- Chiamiamolo come tuo padre! - disse con la sua voce sottile, squillante. Il Sayan storse la bocca.
- Non voglio dare al mio vecchio questa soddisfazione. - mugolò grattandosi la nuca. Gine aggrottò le sopracciglia.
- Pensavo fossimo d'accordo! - esclamò con voce talmente alta da causare il pianto nel neonato. Rabbrividendo, i neo-genitori tentarono di correre ai ripari, chi cullando maldestramente il bambino, chi impartendo con voce incerta l'ordine di fare silenzio. Bardack sospirò, un sopracciglio inarcato.
- Beh, sembra un rompiballe proprio come il mio vecchio. E sia. Dottore - disse girandosi verso il medico, drizzando la schiena e grattandosi la punta del naso con un pollice, nascondendo un sorrisetto. - lo chiameremo Radish. 

Passeggiava senza una meta precisa, allontanato dalle infermiere subito dopo il breve dialogo con il dottore, per far riposare Gine. Radish era stato portato via, verso la nursery, in modo che potessero fare tutti gli esami necessari; fra questi, il più importante era sicuramente la misurazione del livello combattivo. Bardack si sentiva esausto, stordito, prosciugato di qualunque emozione, ancora incapace di accettare il fatto che ora fosse padre. Sarebbe dovuto tornare a casa, a farsi una doccia e preparare l'abitazione per un neonato. Entrambi i genitori erano terribilmente disordinati, chi eternamente impegnato in missione, chi al lavoro in mensa. Nessuno dei due, nemmeno durante la gravidanza, aveva soggiornato per più di qualche giornata nell'umile appartamento. Grugnì, non particolarmente eccitato all'idea di doversi dare alle pulizie di primavera - mancavano totalmente i soldi per chiamare qualcuno a fare il lavoro al posto suo, ma sapeva bene che al momento sua moglie non poteva fare molto per la casa. Compreso il cucinare. Questo pensiero gli causò un secondo grugnito, ancora più alto del precedente, spingendolo ad incamminarsi verso l'uscita per fumarsi una sigaretta. Il dedalo di corridoi del reparto di ostetricia erano stranamente silenziosi. La nursery era sulla strada; tanto valeva dare un'ultima occhiata al marmocchio prima di andarsene a casa. Era piena notte, e non vi erano altri padri solitari come lui a popolare l'ospedale. Non che morisse dalla voglia di incontrare altre persone, sia chiaro. Tutto ciò che voleva era soltanto andare a casa, scolarsi una birra e prepararsi alla prossima missione, e già quelle cose gli sarebbero state negate per le prossime settimane. Diede un'occhiata al vetro della sala dove erano disposte le culle con i neonati, senza fermarsi. Tentò di aguzzare lo sguardo, cercando di individuare l'eccezionale chioma che contraddistingueva suo figlio, ma di lui nemmeno l'ombra. Il suo piede trovò improvvisamente un ostacolo, e il saiyan si fermò, sorpreso. Abbassò lo sguardo sull'oggetto appena calciato, interrompendo la sua camminata. Non era un oggetto.
Era una persona.
Se ne stava seduta contro il muro del corridoio, sotto il vetro della nursery. Aveva le ginocchia piegate contro il petto, e la testa, ricoperta da una folta e lunga chioma castana, giaceva immobile riversa sul petto. L'unico segno di vita erano le mani, che si contrassero leggermente. Non reagì in alcun modo all'inavvertito calcio che Bardack le aveva tirato, rimanendo perfettamente immobile. Il saiyan sbattè le palpebre, perplesso, le mani infilate nelle tasche della battle suit, alla ricerca del suo pacchetto di sigarette. Si osservò attorno, in cerca di qualcuno, nell'inquietante silenzio dell'ospedale, senza trovare anima viva. Riportò lo sguardo su quella figura, deducendone dall'odore degli ormoni che fosse una donna.
- Hey - disse in attesa di una risposta, incerto sul da farsi. Che diavolo ci faceva lì, seduta per terra? La donna rimase immobile. Senza alcun tentennamento, Bardack allungò nuovamente il piede in avanti, punzecchiando la coscia della sconosciuta. Sentì distintamente tirare su col naso, mentre la figura si appallottolava ulteriormente su se stessa.
- Cosa vuoi? - una voce femminile, rotta dal pianto. Bardack rimase immobile, osservando le mani tremare vistosamente.
- Per colpa tua sono inciampato. Dovresti chiedermi scusa. O rialzarti, quello sarebbe già tanto. - disse senza guardarla, concentrato soltanto sul pacchetto finalmente rinvenuto, estraendo una sigaretta dall'astuccio e portandola fra i denti.
- Va' al diavolo. - rispose prontamente la donna, girando la testa nella direzione opposta a quella dove era in piedi il saiyan, negandogli la vista del volto. Bardack sbuffò, spazientito. Non era nella sua natura essere gentile; ma si era fermato, le aveva parlato, e per tutta risposta veniva mandato affanculo in quel modo?
Un oggetto, spigoloso ma leggero, colpì la testa della donna. Lei alzò lo sguardo, il volto emaciato rigato di lacrime, ma del saiyan non ve n'era l'ombra. A terra, un pacchetto di sigarette, contrassegnate da una striscia blu, che non le appartenevano. Osservò il corridoio, notando la schiena muscolosa di un guerriero allontanarsi verso l'uscita.
- Fumatele. Vedrai che starai meglio. - borbottò a voce abbastanza alta da farsi sentire dalla donna, senza preoccuparsi di accennare un saluto, sparendo in fretta dietro la porta.

Sei mesi dopo

L'odore di sudore e alcol impregnava le pareti asettiche del locale, non aiutato da una cappa di fumo che rendeva l'ambiente ancora più opprimente.
Toma, una sigaretta spezzata fra le labbra, osservava Bardack in cagnesco. Panbukin e Toteppo erano rilassati sugli schienali delle loro sedie, interessati allo scontro che si stava consumando di fronte a loro. Seripa, al contrario, sembrava annoiatissima.
- Doppia coppia! - Esclamò Toma abbassando con veemenza le carte sul tavolino, mostrando due coppie di carte identiche. Bardack rimase perfettamente immobile per qualche secondo, prima di iniziare a ridere con fare malvagio.
- Scala di colore, stronzo! - esclamò spalmando le cinque carte che teneva in mano sul tavolo, accanto ai numerosi boccali di birra vuoti. Toma biascicò qualcosa ad alta voce, protestando visibilmente alterato, ignorato dall'amico che saltò in piedi sulla sedia, accucciandosi solo per poterlo osservare da una posizione elevata, trionfante.  I loro bisticci vennero prontamente zittiti da un'inviperita Seripa.
- Insomma! La volete piantare di fare tutto questo baccano?
- Zitta donna! Mi sto prendendo lo stipendo del tuo uomo - esclamò con voce strozzata Bardack, ancora appollaiato sulla sedia, allungando le mani su un mucchietto di banconote al centro del tavolo. Tuttavia, nel momento in cui le sue dita sfiorarono i soldi, un coltello da carne si piantò a pochi millimetri dalla sua mano. Alzò lo sguardo su Seripa, allibito, prima di notare un dettaglio che non aveva minimamente calcolato. Se con una mano la donna impugnava il coltello con il quale gli aveva quasi aperto una stigmate, con l'altra teneva stretto un ventaglio di carte.
- Gioco anche io, te lo sei dimenticato? 
- No... - sussurrò lui, con Toma che gli era velocemente arrivato alle spalle, appoggiandosi alla schiena dell'amico nel tentativo di dargli supporto morale. Lo sguardo trionfante di Seripa si incattivì notevolmente.
- NO... Seripa... - la Saiyan si ricompose, dando l'impressione di essersi calmata. Impressione che ben presto demolì, esattamente come il tavolino nel momento in cui vi abbattè il pugno.
Scala reale! - Urlò con gli occhi in fiamme, scatenando da una parte le urla trionfanti di Panbukin e Toteppo, dall'altra una crisi isterica a Bardack e Toma, che avevano appena visto le loro buste paga volarsene nelle tasche della compagna. - Fottetevi tutti - continuò lei con un ghigno, arraffando il mucchio di zeni posto al centro del tavolo e trascinandolo verso di lei.
- Non è giusto che tu ti prenda anche i miei soldi! - si lamentò Toma, passandosi una mano sugli occhi e facendo qualche passo indietro, le mani fra i capelli.
- Questo è il gioco, tesoro. Alla prossima mano mi prendo anche casa tua. 
- Tu abiti con me! - gli ricordò lui con uno sbuffo, spazientito e ancora abbastanza lucido da rispondere alle assurdità della fidanzata, decisamente troppo alticcia. Bardack appoggiò  una mano su una spalla di Toma, dopo essere quasi caduto dalla sedia per lo slancio, posizionandosi con le gambe ben piantate a terra accanto all'altissimo saiyan.
- Donna, potrai anche prenderti i nostri soldi, le nostre case, anche i nostri figli quando ne avremo. Ma non avrai mai la nostra-
- Tu non avevi già un figlio? - chiese lei interrompendolo, alzando un sopracciglio e chiedendosi se l'amico fosse così brillo da dimenticarsi un dettaglio simile.
- ... Ah cazzo vero. - mugolò Bardack grattandosi il naso, pensando già alla reazione di Gine nello scoprire di come avesse perso il figlio a poker. Un improvviso parlottio catturò la loro attenzione. Panbukin sembrava star discutendo animatamente con Toteppo, alzando progressivamente la voce.
- Ti ho detto di no! - sbraitò il più basso, abbattendo un pugno sul tavolino. Toteppo ringhiò, un pezzo di formaggio stretto fra i denti.
- E invece è così! Ovvio che stia puntando me! Chi vorrebbe un antipasto come te quando si può avere un pranzo di matrimonio come me! - sbeffeggiò lui di rimando, ingoiando il formaggio.
Oi oi, di che diamine state parlando? - chiese Toma, stranito da quella reazione violenta da parte del silenzioso Toteppo. Panbukin si girò, imbestialito.
- C'è una pollastra che mi sta spogliando con gli occhi da almeno un'ora, e questo bastardo insiste che stia guardando lui! - gridò puntando il collega con la mano tremante per la rabbia.
- Esistono donne così disperate? - chiese Seripa ridendo, bellamente ignorata dai due litiganti.
- Basso come sei non ti ha visto nemmeno sbucare dal tavolino! - ringhiò il gigante afferrandolo per la battle suit.
- COME OSIIII -  urlò con gli occhi fuori dalle orbite, colpendolo con violenza al volto. Toteppo ruggì, scagliandolo sul tavolino, rovesciandolo. Toma e Bardack corsero a dividerli, ma sembravano appiccicati con la colla. Schiaffi, pugni, sputi e calci volarono fra i due, e sempre più persone erano accorse nel tentativo di fermarli. Questo, almeno, fino al momento in cui Toteppo, non troppo lucido, colpì per sbaglio una saiyan in piena faccia, accorsa a vedere cosa stesse succedendo. Un rivolo di sangue scese dal naso, rotto.
- Come osi colpire la mia donna! - sbraitò un guerriero con gli occhi in fiamme, gettandosi addosso a Toteppo, seguito con un urlo di guerra dalla donna stessa. In pochi secondi, una scazzottata fra ubriachi si era trasformata in una rissa violenta, con un tripudio di tavolini rotti, macchie di sangue sul pavimento e cibo che volava. Le urla da aquila del proprietario del bar si perdevano nella matassa di corpi e testosterone che occupava il piccolo locale.
Bardack si era lanciato in difesa di Panbukin, usato come sgabello da un saiyan ancora più pesante di lui. Calciò via l'avversario, afferrando l'amico per la collottola.
- Bardack, grazie... - bonfonchiò lui, la bocca gonfia per un pugno ben assestato.
- Grazie un corno.
- Uh? - chiese lui, inquietato dallo sguardo di fuoco del collega.
- Torna lì e difendi il tuo onore dannato grassone! - sbraitò lui spingendolo con un calcio ben assestato nel didietro, rispendendolo in mezzo alla mischia.
Quindi, Bardack sei tu.

Una voce sconosciuta gli era giunta alle orecchie. Si girò repentino, pronto a colpire, ma si fermò nell'istante in cui mise a fuoco il volto del nuovo interlocutore.
Era una donna che finora non aveva mai visto. Il suo abbigliamento vistoso, composto da un mantello nero drappeggiato su di una spalla e una preziosa stoffa rossa legata attorno alla vita, faceva intuire la sua provenienza lontana, così come i numerosi orecchini che le decoravano le orecchie. Aveva una pelle diafana, e lunghissimi capelli castani stranamente lisci. I suoi occhi, leggermente più chiari rispetto ai capelli, erano truccati con una lunga linea nera a punta che li rendeva enormi, creando un effetto spiacevole per un uomo abituato a bellezze meno stravaganti.
- E tu chi saresti? - chiese lui ergendosi in tutta la sua altezza, con un cumulo di corpi rissosi come sfondo alla scena. La donna non sembrò scomporsi, come se attorno a lei non stesse avvenendo una carneficina.
- Devo parlarti. Potresti seguirmi in un luogo meno affollato? - si limitò a rispondere lei, accennando con la testa all'uscita. Bardack osservò la porta, girandosi poi dietro di lui per vedere come stesse andando la situazione. Seripa stava strangolando un saiyan gracilino con estrema facilità, e questo gli bastò.
- Benissimo. - disse fiducioso verso i suoi compagni, seguendo non troppo convinto la misteriosa sconosciuta. Nel momento in cui varcarono la soglia, tutti i rumori del bar si attutirono. La pioggia, che cadeva copiosa, copriva il suono di urla e oggetti rotti provenienti dal locale.
- Qui va molto meglio. - si limitò a dire lei, sistemando il grosso colletto del mantello. Bardack l'osservò in silenzio, notando soltanto allora una piccola sfera dorata attaccata sotto il labbro inferiore della donna. Incuriosito da quello strano gioiello, l'osservò sbattendo le palpebre. Non aveva mai visto una cosa simile prima di allora. Lei abbassò lo sguardo, voltandosi verso di lui. Si avvicinò di qualche passo, rivelando stivali riccamente decorati ad ogni movimento del mantello, per poi appoggiare una mano sul petto, protetto da una battle suit perfettamente liscia, senza alcuna scanalatura.
- Il mio nome è Endive. E ti stavo cercando da un bel po'. - Disse
- Da un bel po'? Se non è per darmi dei soldi puoi anche incamminarti adesso. - rispose seccamente lui, traballando leggermente a causa della sbornia. Lei cercò qualcosa in una tasca interna del mantello, cavando fuori un piccolo astuccio.
- Rimarresti così shoccato se ti dicessi che invece è proprio così? - si limitò a rispondere lei aprendo l'astuccio e cavandone fuori una sigaretta, per poi offrirne una all'uomo. Bardack allungò una mano, senza pensarci troppo, ma presto un odore familiare stuzzicò il suo naso sensibile. Prese la sigaretta, rigirandosela fra le dita. Eccolo lì, poco sopra il filtro, il marchio stampato in caratteri argentei.
- Pensavo di essere l'unico a fumarsi le sigarette di Na'Varr – disse accettando l'accendino allungato da Endive, bruciando il tabacco dal sapore acre. Lei allargò un sorrisetto, una densa nube di fumo che uscì dalle sue labbra.
- In realtà, no. Sono in debito di un pacchetto. - rispose, suscitando la perplessità di Bardack. La squadrò attentamente, gli occhi più vispi ora che i fumi dell'alcol stavano svanendo. Il suo abbigliamento era decisamente opulento ed eccentrico per un saiyan – così come i suoi tratti somatici. Le donne della sua zona avevano tratti più morbidi, ed erano decisamente più basse. Endive sembrava torreggiare sulle altre, ed era truccata: qualcosa che le normali Saiyan disprezzavano, ritenendolo uno spreco di tempo e fatica. Pertanto, era più che sicuro di non aver mai incontrato quella tizia prima d'ora.
- In debito di che? Non mi sembra di averti mai vista. - Endive si prese il tempo di tirare una seconda boccata di fumo, guardando dritta davanti a sé il paesaggio fatiscente di quella parte di città, alla quale sembrava così estranea e fuori luogo.
- Sei mesi fa, alla nursery della Med Bay. - Bardack sbattè le palpebre, sforzandosi di ricordare. Tranne che per lo staff, l'unica altra persona che aveva visto era…
- … Quella per terra? Eri tu? - chiese stentando a credere che una donna elegante come quella potesse passare il tempo sdraiata sul pavimento di uno sporco ospedale. Lei annuì, lo sguardo perso nella pioggia battente.
- Nessuno a parte te si è premurato di vedere come stavo. E dalle mie parti, i debiti per quanto piccoli vanno sempre ripagati. Per questo – disse cambiando radicalmente tono, diventando più squillante. - ho deciso di renderti il favore. É stata una fatica rintracciare il tuo nome.
- Sei riuscita a rintracciare il mio nome? Ma come diavolo... Non sapevi nemmeno come ero fatto di viso!  – Lei lo interruppe con un gesto secco, appoggiandosi al muro con fare rilassato.
- Mai sentito parlare di Ricognitori?

Le sopracciglia di Bardack si contrassero, così come la sua mandibola.
Ricognitori.
Unità speciali di spionaggio, al servizio diretto del Re. Invischiati in troppi affari sporchi per i suoi gusti.
- Cosa ci fa un Sorcio da Infiltrazione come te in un posto simile? - disse lui, improvvisamente non più tanto a suo agio, utilizzando il termine con il quale i Ricognitori venivano volgarmente chiamati fra le truppe. Non era raro che un Ricognitore venisse assegnato ad una squadra in missioni cruciali o su pianeti di grande importanza, ma era difficile trovarli a spasso per bettole come quelle che la compagnia di Bardack frequentava.
Endive non si scompose minimamente nel sentire quell'appellativo tanto denigrante, decisa nel continuare il suo discorso.
- Te l'ho detto. Stavo cercando te. Ho un affare da proporti. - Bardack, sebbene titubante, drizzò le orecchie. - Ho questa missione fra le mani, ma ho bisogno di una squadra su cui fare affidamento. Una squadra che mi può assicurare alte performance.
- E avresti scelto la mia per…?
- In primis, per restituirti un favore. - disse sbrigativamente, ma senza dar cenno di star perdendo la pazienza. -  Secondo, quando sono andata a chiedere per una squadra mi hanno indirizzata a te. Non mi resta molto da fare ma fidarmi di quello che mi viene detto, non trovi?
- E in cosa consiste questa missione? - chiese lui cercando di tastare il terreno.
- Non puoi saperlo se prima non accetti. è la mia unica condizione. - Bardack bloccò la mano a mezz'aria, la cenere si staccò dalla sigaretta. L'osservò confuso, cercando su quel volto calmo un segno di sarcasmo, o ironia. O anche di estrema stupidità.
- Eh? Come sarebbe a dire, dovrei accettare un incarico a scatola chiusa? Non esiste. - Sbraitò lui gettando a terra il mozzicone, spegnendolo con un gesto deciso del piede. - Se mi hai preso per scemo, ti hanno riferito male. Và a cercare qualche altro coglione da abbindolare. - disse dandole la schiena, pronto a buttarsi nuovamente nel locale per tirare via i suoi colleghi per i capelli.
- E se ti dicessi che la paga e il livello della missione sono entrambi così alti da sistemarti a vita… questo lo prenderesti in considerazione? -  Il Saiyan si immobilizzò, la mano a pochi centimetri dal pulsante d'apertura della porta.
Dal suo atteggiamento, era evidente intuire come Endive fosse abituata a negoziare, sapendo esattamente quali fossero i tasti da premere. Abbassò la mano, lasciandola cadere lungo il fianco, voltandosi lentamente verso di lei, in cerca di un bluff.
- Non ho motivo di mentirti. - disse lei come se gli avesse letto nel pensiero, - è una cifra esorbitante, che per un padre di famiglia come te significa tanto. Tuo figlio potrebbe allenarsi a corte per la fama che avrai dopo questa missione. – Bardack spalancò gli occhi. Come era possibile che sapesse di Radish, che era soltanto un nome su di un registro?  - Tua moglie non dovrebbe più servire a mensa come una schiava. Tutto ciò che devi fare è accettare, e potranno vivere tutti come dei signori.
- Come cazzo sai di Gine? - sbraitò lui mettendosi sulla difensiva, corrucciando ancora di più la sua espressione, abituato a sentire la moglie presa di mira a causa della sua umile mansione. - Dove hai preso queste informazioni? Vuoi per caso ricattarmi? - ringhiò mettendosi sulla difensiva, avvicinandosi alla donna con le mani che prudevano. Lei, d'altro canto, sembrava atarassica.
- Il termine Ricognitore forse ti è sfuggito. Se non sapessi fare il mio lavoro non sarei qui. -  scese un momento di profondo silenzio, nel quale Bardack non smise di squadrare la Ricognitrice per un solo secondo. - Nella mia posizione, non trarrei alcun vantaggio nel ricattare un terza classe come te. Preferisco convincerti con i soldi, è più nel mio stile.
Non aveva assolutamente alcuna certezza che le promesse della donna fossero fondate, e che avesse davvero questa missione stratosferica da assegnarli. Forse aveva soltanto bisogno di carne da cannone, da lanciare addosso agli avversari mentre si trastullava con... con... qualunque cosa facesse una spia.
- Ti aspetti che io accetti così su due piedi?
- Assolutamente no. - Un'ultima, pigra nuvola di fumo fuoriuscì dalle sue labbra, andando ad infrangersi contro il volto dell'uomo, il mozzicone già a terra, prontamente spento dal suo piede. Lei rialzò lo sguardo, incatenandolo con quel suo sguardo magnetico. Allargò un leggero sorriso, consapevole del suo fascino, e riprese a parlare, con voce di miele.
- Ma non ti sei stancato delle solite missioni di distruzione? Non è degradante, per Saiyan del vostro livello, venire usati come martelli da demolizione contro gente che non riesce nemmeno a difendersi? - Senza che Bardack se ne rendesse conto, quelle parole avevano catturato la sua attenzione, penetrandogli nel cervello, instillandosi nei suoi pensieri. La viscida gentilezza che gocciava da quelle frasi gli avevano bloccato gli arti e i neuroni, costringendolo ad ascoltare ed assimilare tutto ciò che Endive diceva. - Pensa, andare su un pianeta Alpha. Scontrarsi con avversari che rappresentano davvero una sfida. Venire sommersi di zeni, avere accesso ad equipaggiamento migliore, missioni migliori. I tuoi uomini accetterebbero ad occhi chiusi, ma so che tu sei un uomo più cauto di loro. - Si tolse un piccolo biglietto dalla tasca, e lo allungò verso l'uomo. - Se vuoi accettare, fammelo sapere entro tre giorni. Contattami a questo numero. - Detto questo, la donna fece un passo indietro, avanzando verso la pioggia. Come il mago che, schioccando le dita, fa riemergere lo spettatore da uno stato di ipnosi, anche il guerriero si svegliò da quella seduzione ben architettata, sbattendo le palpebre e venendo colpito con veemenza dal suono della pioggia, della quale si era totalmente dimenticato. Strinse le mani a pugno.
- Ehi! Tu..:! - urlò tentando di estorcere altre informazioni alla donna.
- Buon proseguimento di serata, Bardack. Conto di risentirti! - detto questo, dopo un leggero inchino, la donna spiccò il volo, sparendo ben presto nella fitta pioggia. Bardack rimase immobile, il biglietto ancora stretto fra le dita. Osservò titubante il numero di connessione dello scouter della donna.
La storia più assurda di quella serata non era più una donna indecisa fra Panbukin e Toteppo alla fine.







Angolo Autrice:

Benvenuti in questo… questo… questo qualcosa di indefinito.
Questa mia storia me la porto dietro da quasi dieci anni, ma non ho mai avuto lo sbattimento di scriverla. Adesso che ho più tempo libero ho deciso di tentare, cercando di riuscire a portare a termine almeno questa.
Allora, innanzitutto alcune precisazioni:

1 – la società Saiyan.
Basandomi su ciò che ho trovato su Dragon Ball Wikia, per il momento la fonte più attendibile ed approfondita allo stesso tempo, ho visto che mancano dei punti cruciali nella struttura stessa della società Saiyan. Come diamine fanno a trovare i pianeti? Ci capitano sbagliando strada? E perché demolire tutto? Non ci sono risorse artificiali di valore su sti dannati pianeti? No? Si fa tabula rasa e via?
Per dare un senso a questo nonsense, ho pensato che vi fossero delle categorie speciali di Saiyan, quelli che ho chiamato Ricognitori, che si occupano proprio di individuare i pianeti che potrebbero fruttare di più, un lavoro essenzialmente da spie. Anche perché ogni pianeta che vediamo On Air è sempre un'ammasso roccioso senza un cazzo. Seriamente. Sono quattro sassi buttati alla cazzo di cane in mezzo alla strada, e la gente pensa “Oh guarda là, sbanchiamo se vendiamo sto pianeta?” COME? COME SI FA?
Penso comunque che farò un breve documento dove renderò note le mie modifiche alla gerarchia saiyan – in realtà non ce ne sono, ma ho cercato di tappare alcuni buchi che secondo me non hanno senso di esistere.
Fra questi, la classificazione dei pianeti.
Un pianeta Aplha è un pianeta di grandissime dimensioni, ricco di risorse sia naturali che artificiali che risulterebbero decisive per l'Impero Saiyan. Ci sono poi i pianeti Beta, più piccoli e meno ricchi, fino ad arrivare ai pianeti Omega, dei sorta di buchi di culo inospitali e inutili oltre ogni previsione. Easy enough girls.

2 – Bardack
Ragazzi, con l'uscita di Dragon Ball Minus cercare di caratterizzare Bardack è diventato piacevole come farsi una Via Crucis in ginocchio sui vetri rotti. Purtroppo, mi sono ritrovata di fronte a due versioni totalmente differenti dello stesso personaggio – e tutte e due canon.
Sì, lo ripeto più forte per le signore in terza fila che sono svenute.
Sia il film “ La Nascita del Mito” che il volume speciale “Dragon Ball Minus" sono canonizzati. Toriyama ha accettato il film e lo ha reso canon, poi però ha voluto riscrivere tutto. Eeeeeee non lo so perché. Ma se ne “La Nascita del Mito” Bardack è un saiyan a tutti gli effetti, che gliene frega stocazzo della famiglia, ho gente da trucidare, in Minus è un maritino amorevole che si sposa con una talmente debole da finire a fare da cuoca in una mensa. Per carità, mi piace il personaggio di Gine, ma non capisco come uno come Bardack, che ripudia un figlio nato da una giornata perché lo considera una mammoletta debole, si ritrovi ad innamorarsi di una saiyan che è incapace di combattere. Davvero troppo in contrasto con la versione alla quale mi ero ormai abituata.
Ho cercato quindi di creare una sorta di compromesso, vacillando fra queste due visioni che abbiamo dello stesso personaggio. Ho voluto mantenere la sua parte cazzuta e anche spietata, ma voglio anche che perlomeno consideri l'esistenza dei suoi figli e della moglie, sebbene lo faccia nel modo meno delicato e burbero che conosca.

3 - Le incubatrici o test tubes
L'idea di prendere un bambino dal ventre materno e schiaffarlo in una palla di vetro per i pesci, tenendolo in soggiorno come un soprammobile mi fa rabbrividire. Quindi, in questa storia le Saiyan partoriranno con dolore, poichè non c'è nulla di meglio per affermare la propria cazzutaggine che scodellare un bimbo stringendo una baionetta fra i denti.

Fatte queste premesse, vi lascio quindi al primo vero capitolo della storia.
Per quale motivo la Ricognitrice ha avvicinato Bardack? Ha davvero una missione da assegnarli, o sotto c'è dell'altro? Bardack accetterà l'offerta, o se ne rimarrà per i fatti suoi, povero scannato e con un figlio a carico?
Questo e altro nel prossimo capitolo!
Ne approfitto per ringraziare chiunque sia arrivato a leggere fin qui, spero che la storia sia stata - e continuerà ad essere - di vostro gradimento!

Black Ink Velvet

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: BlackInkVelvet