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Autore: Roiben    08/07/2018    1 recensioni
Di nuovo guai in vista per i Guardiani. Questa volta, tuttavia, non sono unicamente i bambini a fare da bersaglio.
Manny ha un’idea, ma non tutti ne sono entusiasti, in particolare l’Uomo Nero, reduce dalla recente e ancora molto sentita disfatta.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Cinque Guardiani, Nightmares, Nuovo personaggio, Pitch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Quarantuno


«Quei tuoi nøkken hanno complicato non di poco un problema già piuttosto gravoso» soppesa Pitch, pacato, osservando da lontano lo scorcio di paesaggio nei pressi del laghetto.


Liùsaidh~dorcha storce le labbra in una smorfia insofferente. «Avrebbero fatto meglio a rimanere nei loro boschi, com’è sempre stato» sibila contrariato.


Pitch annuisce piano. «Probabilmente sì. Tuttavia la presenza del tuo piccolo esercito era una preoccupazione che non poteva essere ignorata così facilmente».


«È comunque colpa mia, dunque» borbotta Liùsaidh~dorcha. Pitch lo soqquadra, limitandosi a riservargli un’espressione di ovvietà. «Beh, mi rincresce» sbotta nervoso, «ma per quanto io possa dispiacermi, non è che ci sia seriamente qualcosa che sia in mio potere fare».


«Lo so» concorda Pitch, «ma questo non risolve il problema. Temo sarebbe per te opportuno evitare di mostrarti, ora; potrebbe facilmente risultarne un pericolo, sia per loro che per te» precisa con garbo.


Liùsaidh~dorcha annuisce, suo malgrado. «Sì, probabilmente hai ragione» soffia, sollevando mestamente lo sguardo al cielo ancora livido. Sospira. «Mi troverò un posticino riparato che non infastidisca altri» promette titubante.


Pitch offre un piccolo sorriso. «Un’ottima idea. Ma ricorda che mi devi ancora una conclusione degna a quel racconto che mi avevi promesso. Non sperare che me ne dimentichi; di rado mi succede di lasciar cadere i ricordi nell’oblio».


Liùsaidh~dorcha solleva nuovamente gli occhi al cielo, stavolta con esasperazione. «Vuoi anche il mio sangue, spirito?» borbotta stremato.


Uno sbuffo di risata e Pitch nega paziente. «No, quello te lo puoi tranquillamente tenere» concede magnanimo.


«Dèi, quale bontà d’animo!» ringhia stizzito, sbuffando un momento dopo affranto e rassegnato. «D’accordo, suppongo quindi che avremo modo di rincontrarci» soppesa pensieroso.


«Ci puoi scommettere» conferma Pitch, scostandosi poi di qualche passo e osservando il demone sollevarsi in aria e infine allontanarsi silenzioso, svanendo presto nel grigiore dell’orizzonte, tallonato d’appresso da Alioth.


*


Mille pensieri affollano la sua mente sovraccarica mentre si avvicina con passi lenti al piccolo rifugio che si sono conquistati i due fratelli. Cosa deve dire agli altri? Tutto quanto è escluso, nel modo più assoluto; le probabilità che comprendano sono tanto esigue da rasentare il nulla. E a lei? A lei cosa rivelare? Dovrà per forza di cose ammettere il proprio voltafaccia, o per lo meno ciò che tale apparirà agli occhi dei più. Sospira e spera, con forza, che almeno Aileliath rimanga ancora una volta al suo fianco. Non che non possa, allo stato attuale dei fatti, permettersi di fronteggiare tutti quanti, foss’anche in un’unica volta, e tuttavia proprio non se la sente di farlo, non lo auspica, non lo desidera affatto.


Solleva lo sguardo, giungendo a destinazione, e si impegna a far frusciare in modo sufficientemente rumoroso la sua veste, così che Ba’al, allertato, possa avvertire per tempo il suo arrivo. Nota con un pizzico di dispiacere i suoi occhi farsi enormi e allarmati, scorgendolo, ma rimane in silenzio fingendo di non aver visto il lampo di paura nel suo sguardo, né sentito il suo panico scorrergli addosso turbolento. La sorpresa passa comunque velocemente, sostituita dal più prevedibile astio e, al suo avanzare apparentemente indisturbato, da sospetto. Sposta l’attenzione su Mot, il cui aspetto ricorda da vicino quello di una bambola di pezza reduce da un’esistenza lunga e tormentata e troppi lavaggi sbagliati; in sostanza si presenta di un grigio dominante e talmente smorto che Pitch si chiede se, durante la sua assenza, non sia passato da custode dell’oltretomba a ospite fisso del regno dei morti. Ma a un esame più accurato individua lievi e faticosi movimenti che confermano il fatto che sia tuttora in vita (per quanto ancora, non saprebbe dirlo). Un paio di passi ancora e ode Ba’al brontolare e far stridere i denti. Sembra indeciso se tentare un’impossibile fuga o un ancor più improbabile attacco. Saggiamente sembra invece optare per una momentanea resa, seppur guardinga, permettendogli di accostarsi infine senza mai perderlo di vista un solo istante.


Pitch si accoscia accanto a Mot e le dita di Ba’al stringono le spalle del fratello fino a sbiancare. L’Uomo Nero solleva gli occhi e posa il suo sguardo in quello del signore delle tempeste, attendendo una qualche reazione che non arriva. Piano, con estrema cautela, infila una mano in tasca e ne estrae uno dei suoi bottini della giornata. Gli occhi di Ba’al si sgranano, trattiene il respiro, un piccolo brivido lo percorre da capo a piedi, deglutisce ansioso ma rimane fermo in silenzio, attendendo la successiva mossa dello spirito oscuro.


Il campo protettivo apposto da Pitch svanisce e le sue dita lasciano scivolare con garbo ciò che trattenevano, consentendo che trovi da sé la strada per ricongiungersi al suo proprietario.


Sia Ba’al che Pitch, con il fiato sospeso per l’anticipazione, restano a guardare le spire argentate che sinuose vengono riassorbite dal corpo di Mot. Questi emette un flebile mugolio e socchiude le labbra in un piccolo sospiro; le sue sopracciglia si aggrottano leggermente e la medesima cosa fanno quelle di Pitch, il quale dopo un veloce sguardo a Ba’al per conferma allunga una mano e posa la punta delle dita sulla fronte di Mot, trovandola piuttosto simile a quella di una statua di marmo. Assottiglia le labbra, contrariato dall’esito di quel piccolo esame, e scuote appena il capo.


«Non una mossa, intesi?» si accerta rivolgendosi a Ba’al che, per quanto seccato, annuisce per conferma.


Velocemente Pitch scandaglia dentro di sé, scegliendo con cura la sorgente adatta, poi lascia che una parte di essa gli scorra dolcemente attraverso fino a raggiungere Mot. Il custode dell’oltretomba, a quell’operazione, mugola tendendosi per un breve istante, poi torna tranquillo mentre il suo respiro diviene finalmente regolare e, nota con compiacimento Pitch, un colorito più vitale riempie la sua figura poco prima smorta e spettrale.


Annuisce soddisfatto, si risolleva e, mentre si dispone ad allontanarsi, Ba’al sembra riprendersi dal suo momento di incredulità, stringe con forza a sé il corpo ancora immoto del fratello e solleva gli occhi sullo spirito oscuro che già ha preso il sentiero in direzione del resto del gruppo.


«Tu non mi piaci» esordisce con voce rauca.


Pitch interrompe i suoi passi e volta un poco il capo verso Ba’al. «Lo stesso vale per me» assicura.


Ba’al cruccia leggermente la fronte, poi trae un lento respiro. «Terrò bene a mente ciò che hai fatto oggi. Sono… Siamo in debito con te» ammette, evidentemente di malavoglia, senza smettere di scrutare lo spirito oscuro con sospetto.


Inaspettatamente le labbra di Pitch si arricciano in un sogghigno divertito. «Mi auguro che lo ricorderai se mai, in futuro, cercassi qualche povera vittima da importunare e avessimo l’infausta occasione di incrociare nuovamente le nostre strade».


Ba’al strabuzza gli occhi, incredulo, poi ridacchia. «Sei un maledetto bastardo».


«Lieto tu l’abbia finalmente compreso» concorda pacatamente Pitch, riprendendo la propria strada senza ulteriori indugi.


*


«Come sarebbe a dire che era qui?» sbraita Nyx, lanciando occhiate truci al povero Aileliath.


«Quello che ho detto» tenta invano, zittendosi all’ennesimo ringhio rabbioso della dea della notte.


«Perché mai io non ne sapevo nulla? E dove mai si trova, quindi? Ha lasciato i suoi tirapiedi di ronda ed è scomparso di nuovo!» sbotta spazientita, guadagnandosi sguardi risentiti da ogni singolo incubo presente, i quali tuttavia non sembrano sufficienti a scalfire per nulla tutta la sua vena polemica ormai liberata. «Insomma, si può sapere dove diamine si è cacciato adesso?!» strilla a pieni polmoni, prendendosela con il leone poiché non ha ancora ottenuto una parvenza di spiegazione.


Aileliath borbotta infastidito «E io che cosa ne posso sapere? Sono forse la sua segretaria?» sollevando il muso con stizza e voltandole le spalle stanco di tante inutili parole.


«Ehi, tu, dove vai? Non ti ho detto che potevi andartene!» protesta vivacemente Nyx.


«Non ho bisogno del tuo permesso per camminare, né per decidere che ne ho abbastanza di stare ad ascoltare le tue lagne».


Dall’alto ramo di un albero non molto distante le labbra dell’Uomo Nero si arricciano in un sorrisetto divertito. Silenzioso scivola fra le ombre e si accosta non visto al leone.


Aileliath, ancora concentrato nel ritrovare una parvenza di calma, sobbalza appena avvertendo un leggero tocco lungo il suo fianco, ma decide comunque di proseguire nel suo cammino e socchiude gli occhi, inspirando a fondo. Quando crede di trovarsi a una distanza sufficiente, senza fermarsi mormora con cautela «Pitch? Sei di nuovo qui?».


«Pare proprio di sì» bisbiglia di rimando lo spirito, seguendo il leone.


«Perché non riesco a vederti?» indaga crucciato. Poi scuote il capo. «Stai bene?» preferisce invece accertarsi innanzitutto.


«Discretamente» tentenna Pitch. «A momenti mi sento molto poco me stesso, per il resto direi non poi così male» commenta perplesso.


«Cos’è capitato? Come mai sei stato lontano per così tanto tempo?» insiste Aileliath, impensierito.


Non ha la possibilità di scorgerlo, al momento, ma Pitch ha appena aggrottato le sopracciglia, interdetto. «Tanto quanto, esattamente?».


«Direi per lo meno dieci ore, forse di più» risponde di buon grado. Non avvertendo più il tocco dello spirito, rallenta il passo e lo chiama a bassa voce.


Pitch si è fermato e sta ripensando agli ultimi eventi, chiedendosi come abbia fatto a non rendersi conto del trascorrere di tutte quelle ore; non ne ha avvertite nemmeno la metà e, durante il loro trascorrere, senza neppure avvedersene né conservarne la consapevolezza, ha perfino tenuto in piedi la sua fitta barriera di nuvole e il legame con i suoi incubi. Scuote la testa e si chiede se anche quello sia un effetto collaterale del rito. Se così fosse, stanno diventando davvero eccessivi e decisamente imprevedibili.


«Pitch» borbotta con attenzione Aileliath, sempre più preoccupato per il lungo silenzio dello spirito.


«Succedono fatti inspiegabili» commenta finalmente Pitch con tono grave.


«Ho bisogno di vederti. Troviamo un posto lontano da sguardi non richiesti, vieni» propone il leone, e Pitch lo segue di buon grado.


*


Aileliath sgrana gli occhi, poi li assottiglia. «Sei proprio certo di sentirti bene? Hai un pessimo aspetto; abbastanza spaventoso, in realtà» è la prima cosa che gli fa notare dopo aver finalmente avuto la possibilità di vederlo.


«Mh… Gentile da parte tua rimarcare la mia scarsa avvenenza» borbotta Pitch, un filo offeso.


Aileliath rotea gli occhi e scuote il capo. «Sai che non intendevo quello. Hai delle occhiaie spaventose». Ghigna, in un fugace balenio di zanne. «Ora sì faresti una gran paura a quei poveri bambini. Anzi, scommetto riusciresti a far venire gli incubi perfino ai loro genitori» commenta divertito.


«Non scherzare!» ringhia Pitch contrariato, masticando risentimento. «Vorrei proprio vedere te, al mio posto, trattare con quel dannato demone».


Il leone torna cupamente serio e inizia a passeggiare nervosamente avanti e indietro. «Lo hai trovato, quindi. Com’è andata? Ti ha creato problemi?» domanda impensierito.


«Qualcuno, in effetti» tentenna l’Uomo Nero. Infine decide di parlargli e spiegargli come stanno le cose, perché ha proprio bisogno di un buon ascoltatore con cui confidarsi e lui è attualmente il solo adatto a quel compito.


Così, mentre riprendono a camminare dato che sembra che nessuno dei due sia in grado di rimanere fermo troppo a lungo, Pitch raccoglie i pensieri e le sensazioni accumulate nelle ultime ore e prova a renderne partecipe Aileliath.


*


Sospira e rimpiange amaramente di non disporre di dita adatte a massaggiarsi le tempie, visto il mal di testa che avverte in aumento. Certo, qualche sprazzo di verità già l’aveva subodorata in precedenza, dopo aver incontrato Phanês e averci parlato, e anche dopo il rito e l’apparentemente inspiegabile comportamento tenuto dallo spirito oscuro. Ma chi avrebbe mai potuto immaginare una conclusione simile? Fraintendimenti di tali proporzioni non erano minimamente stati presi in considerazione. Eppure ora tutto sembra tornare in modo talmente preciso da far spavento.


«Sei… uhm… adirato?» mormora Pitch con prudenza.


Aileliath solleva lo sguardo sullo spirito e nota solo in quel momento il nervosismo impresso sul suo volto. Prova un sorriso un po’ tremolante e un lieve diniego. «No, non lo sono. Ti ho ascoltato, e capisco. Inoltre le tue parole mi hanno chiarito molti dubbi sorti ultimamente» assicura pacato.


Pitch si permette un piccolo sospiro e rilassa le spalle, strofinando i polpastrelli sulle palpebre chiuse.


«Sei stanco?» chiede Aileliath in tono gentile.


«Orribilmente» ammette Pitch.


Annuisce. «Ti accompagno a casa» propone.


Una piccola risata inattesa sfugge dalle labbra dello spirito. «Sarebbe bello. Ma non lo sarebbe altrettanto ritrovarsi sulla soglia una dea della notte che strilla infuriata facendo sbiancare i miei incubi e anche i miei capelli» pondera, parte divertito e parte spaventato.


«Non essere sciocco. Dovrebbe prima scoprirlo» fa notare il leone.


Pitch lo fissa un momento, scuote il capo e si lascia scivolare a terra. «Lo farebbe, e ben prima di quanto sia auspicabile. Così verrei svegliato tanto bruscamente che con tutta probabilità non riuscirei a riprendere sonno per i successivi dieci anni» commenta con fatalismo.


«Ma lei non…» prova inutilmente Aileliath. Infine annuisce gravemente, suo malgrado d’accordo con le fosche previsioni dello spirito. «Bene, ma io sarò lì a garanzia che non cerchi di strangolarti… o peggio» offre coraggiosamente.


Pitch solleva un angolo delle labbra e si limita ad annuire.


*


«Oh! Ehilà, Pitch!» esclama allegro Jack, agitando freneticamente una mano all’indirizzo dell’Uomo Nero e del leone.


Pitch lancia un’occhiata di sbieco ad Aileliath e solleva lievemente le spalle. «E addio effetto sorpresa» mormora, non eccessivamente contrariato, considerando l’attuale situazione.


Nel momento in cui ogni singolo paio d’occhi si posa su di loro Aileliath deglutisce nervoso e borbotta «Sono ancora in tempo per lasciarti alle luci della ribalta e dileguarmi?».


Pitch, pur conscio dei possibili rischi, dà le spalle alla piccola folla in attesa e fissa lo sguardo in quello imbarazzato del leone, distende la fronte e sospira. «Non ho intenzione di trattenerti, se è tua volontà allontanarti da qui».


Il naso di Aileliath freme e i suoi occhi dardeggiano velocemente dallo spirito oscuro ai guardiani e alle altre creature presenti, tornando infine in quelli chiari dell’Uomo Nero, il quale sembra attendere con pazienza una sua parola.


«Niente da fare. Preferisco di gran lunga essere presente e perfettamente cosciente del momento della fine» fa drammaticamente presente.


Pitch inarca un sopracciglio e ghigna piano. «Contento tu» commenta soltanto, riavviandosi lentamente incontro agli altri.


La sua schiena torna a irrigidirsi di propria iniziativa, scorgendo Nyx farsi largo fra la piccola calca con la palese intenzione di raggiungerlo per prima. Assottiglia lo sguardo e fra scricchiolare i denti, ma non rallenta la propria andatura e, quando lei è ormai a pochi passi, solleva rigidamente il mento e la soqquadra duramente, facendo sfumare un poco dello slancio della donna, la quale si arresta poco prima di arrivare fino a lui.


«Dunque è vero: sei qui» soffia Nyx, indecisa.


«Così pare» conferma Pitch, asciutto, evitando di concederle più del necessario.


«Perché sei sparito in quel modo?» insiste Nyx, in parte sollevata di ritrovarlo tutto intero, ma anche insicura su come comportarsi a quel punto. «Avremmo potuto esserti d’aiuto» tenta titubante.


Pitch scuote il capo e sospira. «Perseverare nel raccontarti menzogne non ti servirà a cambiare la realtà dei fatti. Mi stupisce che l’esperienza che ti porti dietro non ti abbia ancora insegnato a evitare questo errore».


«Pitch, sai che non ho mai voluto danneggiarti» prova ancora.


«Lo so? Sul serio? Mi inganno o non eri forse stata tu a esserti offerta di persuadermi ad accettare la ragionevole proposta di tuo padre?» le ricorda in tono vagamente canzonatorio.


«Non è mai stata mia intenzione…».


«No?» la interrompe. «Che cosa ti ho appena consigliato? Non vuoi dunque ascoltare? Non vuoi conoscere la verità? Neppure se è qualcun altro a mostrartela?» sibila.


Nyx lo scruta con evidente diffidenza, le sue labbra strette fremono, forse di indignazione, forse di timore. «Di quale verità stai parlando? E chi dovrebbe detenerla, tu forse?».


«Non io. Io sono solo ombra, ricordi? Come potrei mai fare luce sui tuoi dubbi?» mormora.


La rabbia sotterranea sfuma e nei suoi occhi resta solo dolore e paura mentre ancora lo guarda sentendo la speranza dissiparsi inesorabilmente. «Desidero capire, voglio sapere, e accetterò di farlo anche dalle tue labbra, se sapranno darmene l’opportunità» offre risoluta.


Sospira piano, il cipiglio affievolisce e muta in sguardo pacato. Annuisce e si appoggia contro il fianco di Aileliath che ha caparbiamente assistito in silenzio allo scambio fra i due. «Sia come desideri, dunque. Confido che vorrai comunque concedermi qualche momento per congedare degnamente tutti coloro che tanto a lungo hanno atteso e, infine, anche i miei incubi» mormora, e senza attendere replica si allontana da lei, deciso a offrire a tutti quanti la possibilità di tornare alla loro vita dopo aver saputo che, anche questa volta, la Terra sopravvivrà a sé stessa e alle creature che porta alla vita essa stessa.


*


Toothiana dà l’impressione di volerlo esaminare approfonditamente per accertarsi delle sue effettive condizioni, ma l’occhiata di biasimo di Aster e, soprattutto, quella omicida di Pitch la persuadono a non sfidare troppo la sorte.


«Quindi abbiamo ancora una demone in libertà, da qualche parte nel nostro mondo» ricapitola Nicholas.


«Certamente più d’uno, in effetti» lo corregge Pitch. «Ma sì, Liùsaidh~dorcha è ancora a piede libero e lo sarà fintanto che non costituirà una seria minaccia per questo pianeta».


«E pensi che già non lo sia?» domanda criticamente Aster.


«A ben vedere, immagino non lo sia mai veramente stato» afferma con una sicurezza fin troppo disarmante e ben poche spiegazioni che ne giustifichino l’origine.


Aster infatti arriccia il naso e tamburella una zampa a terra. «Seriamente, dovremmo tenere in considerazione la tua teoria e confidare nella tua parola?» commenta con pesante sarcasmo.


Un sorriso piuttosto sinistro si spalanca sul volto dell’Uomo Nero. «In effetti… No» commenta leggero. Affonda una mano in una delle tasche della sua veste e ne estrae uno specchio, quello specchio, offrendolo loro. «Ecco, se lo desiderate potete tenerlo e provare a farlo uscire. Magari riuscireste perfino a farvi accennare qualche interessante particolare del passato, chissà». Scrolla le spalle, apparentemente disinteressato. «A ben vedere, io ho certamente altro da fare che non sia custodire una reliquia dimenticata e il suo proprietario».


Accenna a porgerla ai cinque guardiani, ma stranamente tutti fanno per lo meno un paio di passi indietro in sincronia pressoché perfetta, e Jack ridacchia nervosamente all’espressione fintamente accigliata di Pitch.


«Sciocchezze!» prorompe Nicholas, facendo sobbalzare i colleghi. «Sono certo tu meriti la nostra piena fiducia» esclama con allegria inquietante, ignorando bellamente le occhiatacce che gli rivolgono Aster e Sanderson. «E noi, poi, non abbiamo proprio tempo per stare dietro a un portale magico. C’è tanto da fare!» sbotta nervoso.


Piano, Pitch ritira la mano tesa e lo specchio con lei, reclinando mollemente il capo di lato. «Certo» strascica, «ovviamente» si limita a commentare, lasciando loro il dubbio sulla veridicità di quella resa apparentemente indolore. «Bene, poiché non sembra esservene ulteriore necessità, credo sia tempo di congedare i miei incubi» prosegue con calma, sogguardando brevemente Epiales, il quale è rimasto lì accanto a studiare lo svolgersi del colloquio e, all’annuncio di Pitch, ha come l’impressione che un enorme peso gli sia infine scivolato via dalla schiena.


Così l’Uomo Nero dà loro le spalle e dopo un rapido gesto della sua mano tutti gli incubi presenti sul campo scompaiono e il cielo lentamente torna sereno. Dopo qualche ulteriore passo che lo allontana dagli altri, volta di poco la testa e inarca un sopracciglio. «Spero, e vogliate perdonarmi la schiettezza, non dovremo rincontrarci fino a che non sarà trascorso molto, molto tempo» e un sorriso divertito increspa le sue labbra nello scorgere le espressioni attonite e oltraggiate dei guardiani.


*


La sua espressione soddisfatta svanisce presto nel momento in cui scorge Nyx che lo fissa con insistenza, in attesa che lui la raggiunga.


«C’è da dire che non è tipo da darsi per vinto facilmente» considera Aileliath in un basso borbottio.


Pitch annuisce concorde, poi si rinchiude in un silenzio cupo fino al momento in cui, dopo essersi accomodato al fianco di lei e aver fissato a lungo il cielo ormai buio, la sente inspirare nervosamente e nota il suo trattenersi a stento dal sollecitargli una spiegazione.


«Conoscevi le sue intenzioni, dico bene?» esordisce con voce fredda.


Nyx trasale. Era convinta di essere preparata a sufficienza a quel confronto, ma deve proprio aver fatto male i suoi calcoli.


«Non del tutto. Avevo compreso, in un secondo momento, quanto ne fosse spaventato. Tuttora non ne conosco le ragioni» spiega.


«Le sue preoccupazioni non sono mai state rivolte a questo mondo. Temeva per sé stesso, dopo aver appurato quale fosse effettivamente il demone sfuggito alla reclusione».


«Ci aveva spiegato che il suo piano avrebbe assicurato la salvezza della Terra» tituba Nyx.


«Solo menzogne» la interrompe bruscamente. «L’unica assicurazione che desiderava era per la sua esistenza. Quel demone… forse è vero che non sarebbe riuscito a sconfiggerlo; sosteneva che tuo padre sarebbe sempre stato un passo davanti a lui, intoccabile. Credo si sbagliasse. Avrebbe potuto eliminarlo, se solo ci avesse creduto fermamente, e lo sai perché?».


Nyx scuote lentamente il capo, attonita e spaventata.


«Perché Phanês, nella sua smania di creare l’arma che gli potesse consentire di eliminare per sempre la minaccia, ha commesso un grossolano errore: ha permesso che il rito prosciugasse una parte del suo potere, e poi si è presentato (con assurda incoscienza, a mio modesto parere) a Liùsaidh~dorcha senza rendersi conto di non essere più all’altezza. Tuttavia non perché, come sembrava pensare, il demone fosse divenuto realmente più potente di lui, quanto piuttosto perché Phanês ha scioccamente sprecato le proprie forze in un progetto destinato al fallimento». Pitch si lascia andare a un’amara risata. «Armare uno spirito oscuro contro una minaccia superiore: quale arrogante eresia».


Nyx solleva gli occhi e lo osserva attentamente. Socchiude le labbra, le avverte tremare. «E tu… lo sapevi?».


Pitch le riserva un’occhiata gelida. «Non sono un veggente. Come si suppone io possa conoscere fatti di cui non sono stato testimone né opportunamente ragguagliato? Certo che non ne sapevo nulla. Ma, contrariamente a quei sempliciotti dei guardiani, uso i miei occhi per osservare con cura, e ho due orecchie perfettamente funzionanti che mi permettono di ascoltare e comprendere ciò che odono. Liùsaidh~dorcha avrebbe potuto mandare il suo piccolo esercito a radere al suolo la fabbrica di St. North già poche ore dopo essere fuggito, o addirittura presentarsi personalmente per reclamare la sua vendetta. Non ha fatto nulla di tutto ciò. Certo, intendeva vendicarsi, ma era anche consapevole di essere in svantaggio dopo tanto tempo lontano dal suo elemento: la luce. Si è dimostrato prudente, in un certo senso; aveva la necessità di riacquistare la propria forza e per far ciò ha preso tempo, contrariamente a quanto messo in atto da tuo padre».


«Ma lui voleva ucciderlo!» protesta Nyx con veemenza.


Pitch storce le labbra, contrariato. «E con questo? Anche Phanês lo voleva morto, se ben rammento. Per nessun altro motivo ha fatto ciò che ha fatto a me. Ma Liùsaidh~dorcha aveva un ottimo incentivo per volerlo morto. Ti sei chiesta, invece, quale fosse lo sprone che spingeva Phanês?».


«Lui…» tenta Nyx, interrompendosi incerta.


«Lui, cosa? Non per la Terra, non per Ouranós, nemmeno per te, e certamente non per noi spiriti. Nessuno di questi motivi lo ha spinto alla sua decisione. Ebbene, non lo indovini?».


Nyx scuote debolmente il capo, confusa. «Non lo so. Ma tu… forse sì. Dimmelo, dunque» prega.


Poggia delicatamente la nuca contro un masso alle sue spalle e sospira. «Oh, ma non è ovvio, a questo punto? Per paura. Lui aveva paura della propria fine; la temeva come mai avrebbe temuto null’altro a questo mondo. Dopo tanto tempo, il pensiero di poter improvvisamente smettere di esistere lo atterriva a tal punto da spingerlo a rischiare tutto nel tentativo di salvare ciò a cui teneva maggiormente: sé stesso».


«Solo ipotesi!» sbotta Nyx, incredula di fronte a quella possibilità.


«Ipotesi, dici? Eppure fondate su fatti concreti. Non si è forse presentato al mondo, dopo millenni di assenza, nel momento in cui ha subodorato problemi riguardanti Liùsaidh~dorcha? Non si è forse premurato di raccogliere su quel demone indiscrezioni da chi gli è stato molto vicino negli ultimi tempi: Aileliath?» ricorda, indicando il leone poco distante da loro. «Non è forse stato lui stesso ad avanzare la proposta di fornire a uno spirito oscuro di dubbia origine e moralità il potere sufficiente a estinguere la vita stessa su questa Terra? E non ha poi trascinato con sé volontari del tutto ignari della reale situazione, senza minimamente esitare nel sacrificarne l’esistenza pur di scongiurare la realizzazione dei piani di Liùsaidh~dorcha?».


«Lo ha fatto» ammette in un lieve alito Nyx. «Ma…».


«No, nessun ma, non questa volta» la interrompe Pitch. «Sai quali sono state le conseguenze delle sue decisioni. Altri ne hanno pagato il prezzo. Ebbene, ora avrà certamente molto tempo per comprendere i propri errori e, forse, pentirsene, per quanto non ci conterei troppo».


Detto ciò si rimette in piedi, venendo presto affiancato da Aileliath, e mostra l’intenzione di voler partire.


«Pitch» soffia Nyx, allungando una mano con il proposito di fermarlo in qualche modo. La ritira però con prudenza, dopo aver notato lo sguardo ancora carico di risentimento dello spirito.


«Non ho più nulla da aggiungere» conferma Pitch. «Ora, se vuoi scusarmi, vorrei tornare alla mia tana e ai miei doveri».


Serra le labbra con forza e rilascia un tremulo respiro. «Non c’è… nulla che io possa dire per… convincerti a restare, ancora per un po’? Darmi… una possibilità?» tenta.


Pitch increspa le labbra in un sorriso desolato. «Nessuna delle tue parole potrà servirti, fintanto che dalle tue labbra usciranno menzogne» sibila. «Ho bisogno di silenzio, ora; silenzio e pace» mormora quasi fra sé.


Le dà le spalle. Si allontana con lenta decisione, seguito dal fruscio delle soffici zampe di Aileliath. Infine svanisce nel buio della notte serena, in cerca di un po’ di riposo, finalmente, e forse della pace tanto agognata, almeno fino alla prossima guerra.



FINE




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L’Angolino Buio e Polveroso dell’Uomo Nero (e dell’autrice a cui piace maltrattarlo)





Non sono esattamente una sostenitrice dei finali allegri e sdolcinati, non so se l’avete notato? E Pitch non è certo un personaggio che si presta. Per questo, probabilmente, andiamo d’accordo. Però non volevo neppure essere troppo cattiva e infierire sulla desolazione generale, quindi gli ho lasciato Aileliath, ho fatto in modo che fosse carino con i guardiani e ho evitato che prendesse a calci Nyx per aver contribuito a cacciarlo nei guai fino al collo.


In quest’ultimo capitolo è stato molto più ciarliero del suo solito. Aveva bisogno di levarsi qualche sassolino dalle scarpe, e non se la sentiva di portare avanti questa necessità coi fatti, perché non riesce a rendersi ben conto di come poter usare la magia di cui si è ritrovato a disporre e non voleva finire con il far crollare tutto sulle loro teste. Quindi ha usato le parole. Poteva andare peggio.


Spero di aver contribuito, con questo racconto, a chiarire il punto di vista di Pitch in quanto spirito oscuro, anche se non ne sono molto sicura. Quello che diceva nel capitolo quindici lo pensava davvero, e in effetti non mi sento di dargli torto, visto quello che riescono a combinare certi soggetti “della luce”.


Mi piacerebbe riuscire a mettere insieme qualche parola in più su quanto accaduto tra quei due piantagrane di Phanês e Liùsaidh~dorcha, giusto per provare a chiarire la situazione scatenante, il perché il demone sia finito a girarsi i pollici in una dimensione esterna. Magari potrei accennare anche qualcosa su lui e lei, ovvero l’Uomo Nero e la dea della notte, prima che i guardiani si mettessero di mezzo come al solito. Vedremo che si può fare.


Detto questo, desidero ringraziare infinitamente i poveri lettori che hanno seguito fin qui, in particolar modo Emma Wayne e _Anthos_ che si sono perfino presi la briga di scrivermi e farmi conoscere un loro parere.


E nulla, a presto, spero.


Roiben

  
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