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Autore: Gwen Chan    10/07/2009    1 recensioni
Quella notte sembrava che tutte le memorie che aveva nel cuore avessero deciso di riemergere e di togliergli il sonno. Setsuna incrociò le braccia dietro la schiena, si alzò a sedere, si rimise sdraiato. A fianco a lui, Sara dormiva tranquilla. Beata lei. E a giudicare dal russare che veniva dall’altea stanza, anche Kira stava dormendo alla grossa.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Sakuya Kira, Sara Mudo, Setsuna Mudo
Note: What if? | Avvertimenti: Incest
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“Siamo angeli, urgenti di un amore che raggiunge chi lo vuole respirare.”

 

 “ Allora…” balbettò Setsuna strusciando i piedi, imbarazzato.

“Allora non pensi che sia giunto il momento di mettere fine ai tuoi dubbi?” sbuffò, metà divertito e metà scocciato, Kira e lo trasse a sé. Setsuna sentì l’odore dell’amico, un misto di fumo, pelle e sale. Il cuore, impazzito, cominciò a pulsargli nelle tempie, mentre a quel battito se ne sommava un altro, altrettanto irregolare. Setsuna, mentre il suo cuore si gonfiava fino a scoppiare, capì di essere arrivato a un punto di non ritorno, come un uomo che si prepara a saltare nel vuoto, dopo avere affidato la sua vita a una misera corda. Kira gli cinse la schiena con un braccio, mentre le dita dell’altra mano s’intrecciavano tra i suoi capelli castani. Il suo viso si faceva sempre più vicino.

“Perdonami, Sara.” Fu l’ultimo pensiero di Setsuna prima che l’amico poggiasse quelle labbra tanto agognate sulle sue, mozzandogli il respiro. Prima che il mondo andasse in pezzi. Setsuna s’irrigidì, sbarrò gli occhi, quindi abbandonò le braccia lungo i fianchi e si lasciò scivolare nel buio. Sarebbe anche potuto morire così. E il mondo sarebbe potuto esplodere senza che i due se ne accorgessero, persi com’erano nella loro bolla. Alla fine, tuttavia, il guscio si ruppe, le loro labbra si staccarono, a Setsuna parve che gli venisse tolta l’aria, e Kira lo allontanò dolcemente. Setsuna lo guardò ferito. Non voleva staccarsi da lui!

“Questo è solo un assaggio.” lo tranquillizzò Kira e rise.

La notte, come al solito, Setsuna si alzò, ma quella volta sarebbe stato diverso. Era felice e agitato. Trovò Kira svegliò, seduto a gambe incrociate sul letto, la testa buttata all’indietro e appoggiata al muro. Fuori la luna brillava.

“Non penserai di dormire” gli disse, appena lo vide comparire sulla soglia.

Setsuna scosse la testa e, prima che potesse rendersene contò, si ritrovò tra le braccia di Kira. Lo abbracciò, lo strinse, come se da ciò dipendesse la sua salvezza. Kira lo lasciò fare, baciandogli il collo, le orecchie, fino ad arrivare alle labbra. Ogni bacio per Setsuna era un soffio di vita. Rispose anche lui ai baci e allacciò le braccia dietro il collo dell’amico, ma Kira si divincolò con un agile movimento. Si sollevò sulle braccia, il corpo teso, le mani vicine alle orecchie di Setsuna, impedendogli ogni movimento.

“vuoi davvero andare fino in fondo?” gli chiese, chinandosi e solleticandogli il petto con i capelli neri. Il corpo di Setsuna ebbe un fremito. Si sentiva agitato come se fosse la sua prima volta.

È un po’ un rito sacro, terrificante e bellissimo al tempo stesso.

Setsuna, usando quel poco di cervello che non era ancora andato in tilt, si chiese se quella fosse una domanda retorica e se Kira avesse voglia di sprecare il fiato.

“Sì!” rispose, piegando la testa in avanti.

Circa due settimane dopo l’accaduto, mentre Setsuna era impegnato a sparecchiare i tavoli dl ristorante, approfittando del momento di quiete prima della cena, un suo collega, Philp, si avvicinò, gli diede una gomitata e chiese con fare malizioso: “Allora come va?”. Setsuna rimase imbambolato con il vassoio pieno di bicchieri usati pericolosamente inclinato perché la sua testa era completamente altrove… il giorno prima aveva passato una nottata fantastica con Kitra,.  E due sere prima aveva organizzato una romantica serata con Sara.

“Bene” balbettò. Bene non rappresentava nemmeno minimamente tutta la sua felicità, la sensazione di calore e di leggerezza che sentiva nel cuore, da quando aveva scoperto che aveva due persone che amava e che lo amavano. Philp però non sembrò soddisfatto della risposta e cercò di indagare più a fondo: “E con la tua fidanzata? Mai pensato al matrimonio?”

Setsuna s’imporporò tutto. “A meraviglia… Matrimonio? È troppo presto.” In realtà, se avesse potuto, avrebbe portato Sara all’altare seduta stante, ma c’erano alcune complicazioni. Prima di tutto sui documenti sarebbe stato scritto nero su bianco che lui e Sara erano fratello e sorella e allora addio pace e tranquillità. Benvenuti sguardi e commenti disgustati. Sarebbero dovuti scappare di nuovo. E in fondo, avrebbe forse amato Sara di più se l’avesse sposata?

“ E col tuo amico, aspetta come lo chiami?”. Le riflessioni sentimentali di Setsuna furono interrotte da una nuova domanda. Philip era davvero ficcanaso!

“Il senpai Kira! Oh, be’… fantastico. Sì è proprio fantastico. “. Setsuna arrossì fin sopra la radice dei capelli ed assunse un’espressione sognante. Ma l’interrogatorio non era finito.

“E con chi ti trovi meglio?”. Philip aveva toccato un tasto dolente, pericolosamente in equilibrio. E Setsuna s’infervorò.

“Ma che razza di domanda è? Somiglia a “vuoi più bene alla mamma o al papà? ” Non merita una risposta.” E se ne andò, lasciando il vassoio sul tavolo.

 

A chi voleva più bene?  A nessuno, perché li amava entrambi con la stessa intensità. Quando si parla di sentimenti non esiste nessuna divisione, semplicemente bisogna riversare tutto il proprio cuore sulle persone amate, siano una, due, tre, un milione! All’inizio non aveva creduto di potercela fare e di riuscire a tenere un equilibrio tra lui, Sara e Kira. All’inizio, durante le prime notti passate con Kira, dopo la sua dichiarazione, si era sentito terribilmente in colpa nei confronti di Sara. E quando baciava e abbracciava Sara, si sentiva in colpa nei confronti di Kira. Si era tormentato per tante notti perché alla fine avrebbe dovuto compiere una scelta. Alla fine aveva capito: non doveva scegliere. Se non voleva impazzire, non doveva scegliere. Poteva amarli entrambi, senza sentirsi in colpa. Era stata Sara a spedirlo tra le braccia di Kira e l’amico avrebbe fatto di tutto perché Setsuna e Sara fossero felici insieme. Così in quella casa si era creato uno strano equilibrio, basato su amore, fiducia e generosità, quella generosità che porta a rinunciare a parte della propria felicità per la persona amata. Setsuna riceveva amore da entrambi e distribuiva dolce affetto, diffondendo per la casa una calda luce.  Sara era dolce, gentile e generosa; da lei Setsuna riceveva teneri baci, carezze e protezione. Kira, poi, era in grado di curare tutte le sue ferite, anche le più profonde e dolorose.  In fondo, come aveva detto una volta, tanto tempo prima, Kira: “Anche se questo amore fosse un errore, non cambia niente.” A quel tempo Setsuna non aveva capito completamente il senso di quelle parole, solo ora ne coglieva appieno il significato. Qualunque cosa dicano gli altri, se rendi felice colui che ami, allora non devi mai pentirti. In fondo, che cosa significa amare, se non far di tutto, fino a dare la tua vita per la persona che hai scelto? Amarla con tutto te stesso, con le parole, col corpo e col cuore, anche quando il fuoco della passione si è spento; gioire del solo vederla, fosse anche la milionesima volta. 

           

“Non avrò paura se finirò all’inferno, basta che sarò con te.”

 

Qualche settimana più tardi, Setsuna ebbe un’ulteriore prova di quanto fossero importanti per lui Kira e Sara. Quel pomeriggio, avendo la giornata libera, si trovava solo in casa e si annoiava da morire. Dopo aver battuto per ben cinque volte il proprio record su tutti i videogiochi disponibili, pochi, visto il budget limitato. Dopo aver cercato di leggere l’ultimo regalo di Kira, una rivisitazione dell’Inferno di Dante. Tradotto, il senpai ne aveva comprato una versione economica e aveva aggiunto a penna centinaia di note sui bordi, il che lo rendeva impossibile da leggere. Dopo essere andato e tornato dalla spiaggia almeno quattro volte, Setsuna aveva esaurito le opzioni. Pertanto era sdraiato sul nuovo letto a una piazza e mezza dell’ ‘Ikea  che Kira aveva acquistato una settimana prima. Setsuna lo aveva trovato impegnato a montarlo o meglio a litigare col cacciavite.

 

“Senpai che cosa stai facendo? Serve una mano?”

“Sì, grazie. Maledetto cacciavite”

“Lascia, perché il nuovo letto?” aveva chiesto, mentre si metteva ad avvitare bulloni e a sistemare le assi.

“Perché se tu continui a venire a disturbarmi di notte, il letto vecchio era davvero troppo piccolo. Anche perché, dati gli ultimi sviluppi, non credo che ti limiterai a venire a dormire.” aveva aggiunto, lanciandogli un’occhiata maliziosa. Setsuna era diventato rosso pomodoro.

“Senpai, che cosa stai dicendo?!”

“Non fare il finto tonto, Secchan e passami quel bullone. E meno male che le istruzioni dicono “facile da montare”!”

“Le istruzioni mentono sempre, comunque il letto di prima non era piccolo. Non sono mai caduto.” aveva ribattuto Setsuna, lanciandogli una manciata di bulloni.

“Questo perché c’ero io a tenerti stretto. Non che non mi sia piaciuto, ma ho i crampi alle braccia.” E le aveva agitate con fare drammatico. Setsuna era scoppiato a ridere, per tornare pensieroso subito dopo.

“Avremmo potuto chiedere a Sara di fare cambio di letto ed usare l’altra camera” aveva proposto, mentre montava le doghe. Kira aveva storto la faccia in una smorfia e aveva guardato Setsuna con fare eloquente.

“Senti, Secchan, Sara è già stata abbastanza generosa ed è riuscita a sopportare anche fino a un punto in cui chiunque altro sarebbe impazzito, ma….” e aveva fatto una pausa ad effetto, anche per sputare le viti dalla bocca “non credi che esista un limite a tutto?”

“Già, scusa”  Ma Kira, troppo impegnato ad avvitare la testata del letto, non lo aveva sentito.

“ Nei letti degli altri già caldi d’amore non ho provato dolore. No, Sara non mi sembra proprio il tipo. E inoltre mi sono affezionato alla mia stanza col letto sotto la finestra.”

Così, dopo due ore passate a litigare con le istruzioni, erano riusciti a montare il letto nuovo che Kira aveva insisto a provare subito, inseguendo Setsuna per tutta la casa, quando il ragazzo si era rifiutato.

 

“E siamo andati a sbattere contro Sara che stava trasportando una pila di piatti. Non c’è bisogno di aggiungere altro.” pensò Setsuna divertito, sedendosi sul letto.  La parte sinistra, quella di Kira, era più incavata, con le lenzuola tutte stropicciate. Quella di Setsuna, invece, era più ordinata. Il giovane intrecciò le dita dietro la nuca e si appisolò. Fu svegliato dal rombo familiare della moto di Kira e dal rumore più discreto dello scooter di Sara. Erano tornati!  Setsuna saltò su come una molla e corse in corridoio, giusto in tempo per vedere la porta a aprirsi. Sara fu la prima ad entrare.

“Ciao, ti andrebbe di uscire stasera?” le chiese Setsuna speranzoso. Si aspettava un sì, dato che aveva già preparato l’abito elegante, ma rimase deluso.

“Oggi, no, sono esausta.” rispose lei e si diresse verso la cucina.

“Sembra che ti abbia dato buca” commentò Kira, divertito.

“Ci vogliono tre gocce di limone, non quattro! Il ghiaccio è sciolto! Ma io li strozzo!”. Si sentì dalla cucina. Un attimo dopo Sara riapparve con una bottiglietta di succo ghiacciato.

“Problemi al lavoro” fece Setsuna dandole un bacio. La ragazza annuì. “Vado a farmi una doccia?”. Ma mentre apriva la porta, una mano le afferrò una spalla e la tirò indietro. “Eh, no. La doccia è mia.” disse Kira. “Sembra che certe oche facciano apposta ad affogare. Ho sale dappertutto.” continuò, togliendosi la maglietta sudata, che doveva essersi infilato senza neanche asciugarsi “anche in posti che di solito non mostro in pubblico.” Setsuna diventò rosso.

“Perché non usi le docce della spiaggia?” protestò Sara.

“Perché non mi piacciono.”  E, prima che lei potesse fare qualsiasi cosa, entrò in bagno e chiuse la porta. Pochi secondi dopo si sentì lo scroscio dell’acqua.

“Non consumare tutta l’acqua” urlò la ragazza alla porta chiusa. In tutta risposta lo scroscio si fece ancora più intenso.

“Uffa, io vado in camera” sbuffò e scomparve anche lei.

 

Setsuna rimase imbambolato in mezzo al corridoio, scosse la testa ridendo e si passò una mano tra i capelli scompigliati. Quindi fece per chiudere la porta che, nel frattempo, si era riaperta a causa del vento. Avrebbe dovuto ripararla un giorno, magari quando avrebbe avuto più soldi. Eppure non era solo un problema di soldi, forse il motivo per cui non si era ancora deciso a riparare quella maledetta porta era un altro. Il fatto che quella porta non si chiudeva bene significava che qualcuno la apriva. E se qualcuno la apriva, voleva dire che qualcuno usciva ed entrava. E uscire ed entrare è un buon segno, significa che si ha la forza di vivere. Chi non ha più voglia di vivere, si chiude in casa, ad pregare che arrivi la morte. Le persone lasciano sempre un segno del loro passaggio e tanti più segni lasciano, tanto più la loro mancanza sarà viva e dolorosa. Setsuna pensò a tutto questo mentre tirava la maniglia senza di sé e il pensiero della morte, rimasto sepolto per tanto tempo in un angolo della sua mente, represso con ogni mezzo, tornò a farsi sentire. Il ragazzo immaginò la sua casa vuota, senza più i lamenti di Sara, il tubetto del dentifricio strizzato malamente nel centro, il profumo del caffè a colazione. Vide nella sua mente scomparire i pacchetti di sigarette usati che Kira seminava in giro; Niente più moto parcheggiata in garage o magliette gettate sopra la lavatrice. S’immaginò queste e altre cose; Si immaginò di dover sopravvivere alle persone che amava. Lo colse una nausea tremenda, si sentì stringere lo stomaco. Un dolore cos’ forte da farlo cadere a terra.

“Ehi, Secchan, sai per quell’uscita al ristorante io sarei disponibile.”. Kira fece capolino in accappatoio e vide Setsuna chino a terra, piegato sulle ginocchia. In un attimo fu di fianco a lui.

“Setsuna, non stai bene?”

Il ragazzo scosse la testa. Era lì, vivo, di fianco a lui. Kira era proprio di fianco a lui. E c’era anche Sara, che, richiamata dall’istinto, si era accorta che qualcosa non andava. Erano vivi entrambi. Solo concentrandosi su questa certezza, Setsuna riuscì a recuperare un pizzico di controllo, abbastanza da riuscire a parlare.

“Sì, sto bene. Un capogiro.”

“Sicuro? Stai tremando.” chiese Sara, preoccupata.

Setsuna annuì e cercò di alzarsi, ma le gambe gli tremarono.

“Ehi, sei caldo. Sicuro di non avere la febbre?” disse Kira, toccandogli la fronte.

“Sì, esco a prendere un po’ d’aria.”

 

Quando fu fuori, Setsuna si sedette sulla spiaggia e respirò l’aria del mare.

“è una bella serata. Non vuoi dirmi cosa è successo?”. Kira si era appena seduto di fianco a lui, un pacchetto di patatine in mano. “Ne vuoi qualcuna?”.

Setsuna rifiutò. Che cosa era successo?

“Solo brutti ricordi.” spiegò.  Kira annuì e pur avendo capito che l’amico gli stava nascondendo qualcosa, non indagò oltre. Setsuna lo ringraziò in silenzio.

“Senti, senpai, stavo pensando... ”

“Sì?”

“Che noi, insomma… accidenti è difficile dirlo a parole.” sbuffò Setsuna. Aveva voglia di iniziare una bella conversazione filosofica, ma non sembrava essere partito nel modo giusto.

“Che cosa state combinando?”. Sara era apparsa alle loro spalle e sgranocchiava biscotti al cioccolato. Guardò Setsuna e scosse la testa, facendo schioccare la lingua. Quindi gli infilò un biscotto in bocca.

“Sei pallido. Allora che si dice?” chiese, dandogli un bacio.

“Sara, adesso è il mio turno.” protestò Kira e abbracciò stretto Setsuna

“è il mio fidanzato!”

“Anche il mio!”

Setsuna rise e, per calmarli, diede un bacio ad entrambi.

 “Niente, non era niente d’importante.” Setsuna fece un gesto vago e andò verso il mare, fermandosi in un punto della spiaggia dove le onde arrivavano a lambirgli le scarpe da ginnastica, pur senza bagnarle. Il labile e mutevole confine tra la terra e il mare, tra il buio e la luce. Tra la vita e la morte.

Si fermò lì e guardò la vita che si era costruito: una piccola casa e due persone che amava con tutto il suo cuore. Si chiese quanto sarebbe durata.

Forse un giorno la gente avrebbe scoperto il loro segreto e la loro eterna fuga sarebbe ricominciata.

Forse un giorno una simpatica demone dai lunghi capelli argentei avrebbe di nuovo bussato alla sua porta…

Forse un giorno… Ma al momento non voleva pensarci.

Vita io ti credo,

dopo aver guardato a lungo

adesso io mi siedo [...]

ora ascolto immobile le tue carezze

 

 

 

 

   
 
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