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Autore: Asami_Ryuzaki    30/10/2018    0 recensioni
"Emma corse in camera e passò circa tre o quattro ore ad accarezzare Daphne -che già ronfava comodamente accucciata sul suo stomaco- prima di addormentarsi, e, in ogni caso, non dormì molto.
La mattina dopo si svegliò verso le sette meno un quarto, ma era troppo agitata per rimettersi a dormire.
Si alzò e si fece una doccia calda, cercando di rilassarsi. Ma era evidente che non bastava a calmarla, per cui decise di accendere il suo lettore CD portatile. Così la voce di Micheal Jackson e dell’acqua la distrassero per un secondo da quello che sarebbe successo in poche ore. Emma pensò che la musica fosse l’unica cosa in cui i Babbani battevano i maghi in maniera tanto schiacciante." tratto dal terzo capitolo: "Il binario nove e tre quarti"
In questa fan fiction seguiremo le vicende del giovane Harry Potter dal punto di vista di una nuova arrivata: la giovane Emma Courtney Riley, strega purosangue che aspira, un giorno, a diventare Auror.
Ho pubblicato la stessa storia sul mio profilo Wattpad, ecco il link: https://www.wattpad.com/627683461-emma-riley-avventure-ad-hogwarts-1-due-lettere-da
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Ron/Hermione
Note: Otherverse | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Il duello di mezzanotte
 
«Lezione di volo!» esclamò Emma, «Grandioso!».
Il giovedì successivo sarebbero iniziate le lezioni di volo, a cui tutti i ragazzi del primo anno avrebbero partecipato insieme.
«Ti pareva!» commentò cupo Harry, che si trovava poco distante da Emma. «Mi mancava solo questa: rendermi ridicolo a cavallo di un manico di scopa sotto gli occhi di Malfoy»
«Non sai ancora se ti renderai veramente ridicolo» disse Ron con grande buonsenso.
«Ho sempre sentito Malfoy vantarsi di quanto è bravo a giocare a Quidditch, ma scommetto che sono tutte balle» disse Emma a Harry e Ron
Certamente Malfoy parlava molto del volo. Si lamentava del fatto che agli allievi del primo anno non fosse consentito di entrare a far parte della squadra della propria casa, e raccontava avventure mirabolanti che finivano sempre con lui che sfuggiva per un pelo ai Babbani, volando via a bordo di un elicottero. Ma non era il solo: chiunque provenisse da una famiglia di maghi non faceva che parlare del Quidditch, Emma compresa.
Neville era un po’ un’eccezione generale: non era mai salito in vita sua su un manico di scopa, perché sua nonna non gli aveva mai neanche permesso di toccarne uno. Anche se non l’avrebbe mai detto a voce alta, Emma pensava che la signora avesse le sue ragioni, visto che Neville riusciva a procurarsi una quantità incredibile di incidenti anche quando stava con i piedi per terra.
Hermione era nervosa quanto Neville al pensiero di volare. Il volo non era certo una cosa che si potesse imparare a memoria sui libri. Intendiamoci bene, non che lei non ci avesse mai provato.
Giovedì mattina, durante la consegna della posta, Emma era andata a sedersi al tavolo di Grifondoro accanto a Hermione, mentre un barbagianni calava su Neville.
Lui aprì tutto eccitato il pacchetto da parte di sua nonna e mostrò una palla di vetro, che piena di fumo bianco.
«Una Ricordella!» esclamò Emma. «Mia madre ne ha regalata una a mia nonna per lo scorso Natale»
Neville sorrise guardando la Ricordella, «Nonna sa che dimentico sempre le cose... Questa ti dice se c'è qualcosa che hai dimenticato di fare. Guardate: uno la tiene stretta così, e se diventa rossa... Oh!»
E tutta la sua eccitazione svanì perché Ricordella era diventata d'un tratto scarlatta: «...vuol dire che hai dimenticato qualcosa...».
Neville stava sforzandosi di ricordare che cosa mai avesse dimenticato, quando Malfoy, che proprio in quel momento passava accanto al tavolo dei Grifondoro, gli strappò di mano la palla, guadagnandosi uno sguardo carico d’odio da parte di Emma.
Harry e Ron balzarono in piedi. Entrambi probabilmente speravano di farla pagare a Malfoy, ma la professoressa Mcgranitt, che fiutava i guai prima di ogni altro insegnante, piombò come un fulmine.
 «Che cosa succede qui?» domandò in tono gelido.
«Professoressa, Malfoy mi ha preso la Ricordella»
Tutto corrucciato, Malfoy rimise prontamente la palla sul tavolo. «Stavo solo guardando» disse, e se la svignò seguito da Tiger e Goyle.
Quel pomeriggio, alle tre e mezzo, i ragazzi del primo anno si diressero nel cortile della scuola per la lezione di volo. Era una giornata chiara e ventosa, e l'erba si piegava sotto i loro passi, mentre scendevano di corsa giù per la collina verso un pianoro dalla parte opposta del parco, in direzione della foresta proibita, le cui chiome lontane ondeggiavano.
Per terra c'erano quaranta manici di scopa ordinatamente disposti in tante file. Emma, sinceramente, concordava con gli studenti che si lamentavano delle scope della scuola, dicendo che, se uno volava troppo alto, alcune cominciavano a vibrare, oppure sbandavano leggermente a sinistra: nessuna di quelle lì a terra sembrava particolarmente nuovo.
Giunse l'insegnante, Madama Bumb. Era una donna bassa, coi capelli grigi e gli occhi gialli come un falco.
«Be', che cosa state aspettando?» sbraitò. «Ciascuno prenda posto accanto a un manico di scopa. Di corsa, muoversi!»
Emma posò gli occhi sulla sua scopa, con scarsissima fiducia. Era vecchia, e alcuni rametti sporgevano formando strani angoli.
«Stendete la mano destra sopra la vostra scopa» disse Madama Bumb guardandoli tutti, «e dite: "Su!"»
«SU!» gridarono in coro.
A Emma, la scopa saltò immediatamente in mano, ma fu una delle poche. Quella di Hermione si era limitata a rotolare per terra e quella di Neville non si era neanche mossa. I manici di scopa lo sentivano quando avevi paura; c'era stato un tremito, nella voce di Neville, che aveva tradito il suo desiderio di rimanere con i piedi piantati in terra.
A quel punto, Madama Bumb mostrò a tutti come montare il manico di scopa senza scivolare verso il fondo, e poi passò in rassegna la scolaresca per correggere la presa. Emma scambiò uno sguardo soddisfatto a Harry e Ron quando disse che erano anni che Malfoy usava la presa sbagliata.
«E ora, quando suonerò il fischietto, datevi una spinta premendo forte i piedi per terra» disse Madama Bumb. «Tenete ben salde le scope e sollevatevi di un metro circa; poi tornate giù inclinandovi leggermente in avanti. Al mio fischio... tre... due...»
Ma Neville, nervoso e sovreccitato com'era, nel timore di rimanere a terra, si diede la spinta prima ancora che il fischietto avesse sfiorato le labbra di Madama Bumb.
«Torna indietro, ragazzo!» gridò lei, ma Neville stava continuando a sollevarsi in aria ad una velocità preoccupante… tre metri… sei metri… e…
WHAM! Un tonfo, uno schianto sinistro e Neville era lì sull'erba, faccia a terra, come un fagotto informe.
Il suo manico di scopa salì sempre più in alto e poi si allontanò come andasse alla deriva, verso la foresta proibita, scomparendo alla vista.
Madama Bumb era china sul ragazzo, come lui con il viso sbiancato dalla paura.
«Polso rotto» la udì bofonchiare Emma. «Coraggio, mio caro… non è niente, alzati».
Poi si rivolse al resto della classe.
«Nessuno si muova mentre io lo accompagno in infermeria. Lasciate le scope dove si trovano, o verrete espulsi da Hogwarts prima di avere il tempo di dire "a". Andiamo, caro».
Neville, con il volto rigato dalle lacrime e reggendosi il polso, si avviò zoppicando insieme a Madama Bumb, che lo cingeva con il braccio.
Non erano ancora fuori della portata di voce che Malfoy scoppiò in una sonora risata.
«Hai visto che faccia, quel gran salame che non è altro?» Gli altri Serpeverde si unirono a lui nel prenderlo in giro.
«Chiudi il becco, Malfoy!» gli gridò contro Emma.
«Oh, non prenderai mica le difese di Paciock!» disse Pansy Parkinson, una ragazza Serpeverde con la faccia da carlino e un carattere forse peggiore anche rispetto a quello di Malfoy. «Non avrei mai creduto che proprio a te, Riley, stessero simpatici i piagnucolosi, e per di più ciccioni»
«Chiunque è meglio di te, Parkinson» rispose Emma, lanciandole uno sguardo gelido.
«Guardate!» disse Malfoy facendo un balzo in avanti e raccogliendo qualcosa fra l'erba. «Quello stupido aggeggio che la nonna ha mandato a Paciock»
La Ricordella brillò al sole, mentre lui la teneva sollevata.
«Da' qui, Malfoy» disse tranquillamente Harry. Tutti tacquero all'istante per godersi la scena, Emma compresa.
Malfoy ebbe un sorriso maligno.
«Penso che la metterò in un posticino dove Paciock dovrà andarsela a riprendere... cosa ne dite, per esempio... della cima di un albero?»
«Dammela!» gridò Harry, ma Malfoy era già balzato in sella al suo manico di scopa ed era decollato. Non aveva mentito: volava proprio bene, persino Emma doveva ammetterlo; tenendosi in quota all'altezza dei rami più alti di una quercia, gridava: «Vienitela a prendere, Potter!»
Harry afferrò la sua scopa.
«No!» gli gridò Hermione. «Madama Bumb ci ha detto di non muoverci... Ci caccerai tutti nei guai!»
Emma mise una mano sulla spalla di Hermione, come a rassicurarla, poi sorrise ad Harry e disse: «Buona fortuna e vedi di dargli una lezione».
Harry annuì. Emma lo vide inforcare la scopa, calciare forte il suolo e via. Era davvero un portento! Sembrava molto portato per questo genere di cose. Le urla di ammirazione dei ragazzi si mescolavano con i respiri affannati di alcune ragazze ancora a terra.
Harry virò con decisione in modo da trovarsi di fronte a Malfoy, a mezz'aria. Malfoy aveva l'aria esterrefatta.
«Dammela» gli gridò Harry, «o ti butto giù da quel tuo manico di scopa!»
«Ah, sì?» rispose l'altro. Fin da terra si sentiva la preoccupazione nella sua voce.
Harry si piegò in avanti e partì come una freccia in direzione di Malfoy. Malfoy fece appena in tempo a scansarsi; Harry invertì la rotta bruscamente tenendo ben salda la sua cavalcatura. Da terra Emma batté forte le mani, mentre Hermione le lanciava uno sguardo di rimprovero.
«Niente Tiger e Goyle a salvarti l'osso del collo quassù, eh, Malfoy?» disse Harry a Malfoy.
Sembrò che anche a Malfoy fosse venuto in mente lo stesso pensiero. «Prendila, se ci riesci!» gli gridò, gettando la palla di vetro in aria e poi lanciandosi di nuovo in picchiata verso terra.
Emma guardò con odio Malfoy che atterrava non molto lontano da lei, per poi tornare a puntare gli occhi su Harry. Stava acquistando velocità in una picchiata precipitosa, alla rincorsa della palla, tra le grida preoccupate di chiunque si trovasse a terra (tranne i Sepreverde, ovviamente). Harry allungò la mano, e a pochi metri da terra la afferrò, appena in tempo per raddrizzare la scopa; poi atterrò dolcemente sull'erba stringendo in mano la Ricordella sana e salva.
«HARRY POTTER!»
La professoressa Mcgranitt avanzava a passo di corsa verso di loro. Si mise in piedi, tremante.
«Mai... da quando sono a Hogwarts...».
La Mcgranitt era quasi senza parole per l'indignazione e gli occhiali le lampeggiavano furiosamente. «Come osi... avresti potuto romperti l'osso del collo...»
«Non è stata colpa sua, professoressa...» tentò Emma.
«Taci, signorina Riley...»
«Ma Malfoy...»
«Basta così, Weasley. Potter, seguimi immediatamente».
A Emma non sfuggirono le facce trionfanti di Malfoy, Tiger e Goyle, mentre Harry si allontanava come inebetito dietro alla professoressa Mcgranitt, in direzione del castello.
Malfoy scoppiò a ridere appena la McGranitt non fu più a portata d’orecchio. Emma fece un paio di passi verso di lui, impugnando saldamente la bacchetta: per una volta era decisa a suonargliele.
Hermione le afferrò un braccio e le sussurrò: «Emma, non ci provare neanche! Vuoi farti cacciare fin da subito? Dammi retta, è meglio che stai ferma prima che Madama Bumb…»
Com’è che si dice? Quando parli del diavolo spuntano le corna? Beh, qui è stato più che altro un: “Quando parli del falco spuntano le piume” o qualcosa così.
Madama Bumb si stava avvicinando a grandi passi, aveva un’aria talmente minacciosa che persino Malfoy decise di fare silenzio quando la vide.
«Allora, vi muovete o no?!» gridò, «Mettetevi di nuovo su due file e iniziamo ad esercitarci, non abbiamo tempo da perdere!».
Mostrò di nuovo come si montava su una scopa e specificò con particolare enfasi il fatto che NESSUNO, per NESSUN motivo, sarebbe dovuto partire prima del suo fischio.
Al fischiò Emma vide un’Hermione decisamente pallida alzarsi da terra solo di pochi centimetri, a differenza sua, che aveva deciso di spingersi a un paio i metri in alto, prima di tornare a terra.
Emma fu forse l’unica a tentare, perché Madama Bumb la squadrò e le sorrise, per poi dire: «Vedete ragazzi, è questo che intendevo. Ora riproviamo»
Fece ripetere l’esercizio cinque o sei volte, finché anche il più spaventato non riuscì ad alzarsi di più di un metro.
«Ora proverete ad avanzare» mostrò rapidamente come raggiungeva la fine delle due file che erano tornate a formarsi, poi spiegò che avrebbero dovuto svolgere l’esercizio due a due, per non scontrarsi, e tracciò con la bacchetta una specie di linea del traguardo che gli studenti avrebbero poi oltrepassato.
La prima coppia di studenti partì. Una ragazza di Grifondoro, Lavanda Brown, rischiò di disarcionare la ragazza che le volava accanto, una Tassorosso di nome Sunan Hossas. Una volta arrivate al traguardo Lavanda Brown si scusò più di una volta, facendo sorridere Susan Hossas.
Le coppie successive non andarono molto peggio, ma nemmeno tanto meglio. Un paio di volte qualcuno rischiò di cappottarsi o di far rotolare a terra la persona che aveva accanto.
Emma si posizionò sulla linea di partenza, accanto a…
«Malfoy» ringhiò.
«Vedi di non intralciarmi, Riley» ghignò Malfoy. «Non vorrai fare la fine del tuo amico Potter».
«Ride bene chi ride ultimo, Malfoy» mormorò Emma.
«Tre…due…uno…» al fischio di Madama Bumb, Emma scalciò il terreno e si inclinò in avanti, accelerando fin da subito.
Poteva essere solo un’impressione, ma Emma poteva giurare che prima il traguardo era molto più vicino. Malfoy le era appena davanti ed Emma non poteva accettare una sconfitta, non contro Malfoy. Stava acquistando velocità, con il vento che le fischiava nelle orecchie e le pungeva il viso. Erano sempre più vicini. Ora fianco a fianco.
Emma sussurrò alla scopa: «Non abbandonarmi proprio ora…», neanche quella potesse rispondere. Appena il tempo di pensare che, effettivamente, per parlare a una scopa bisogna proprio aver perso la testa, quella iniziò ad accelerare.
La linea del traguardo venne tagliata da Emma ben più di un paio di secondi prima di Malfoy.
Ecco, ora c’era un problema: la scopa non rallentava. Emma dovette prendere una decisione veramente stupida per riuscire ad atterrare: fare il giro di tre o quattro torri del castello e riprendere il controllo della scopa.
Stava uscendo dalla Sala Grande dopo ora di cena, quando Harry la fermò, affiancato da Ron, per raccontarle quel che era accaduto quando aveva lasciato il campo di allenamento con la professoressa Mcgranitt.
«Cercatore?!» gli chiese Emma, decisamente esterrefatta. «Beh, non so che dire… Pensavo che a noi del primo anno non fosse permesso far parte della squadra di Quidditch»
«Infatti non si può» rispose Harry. «Ma la McGranitt ha deciso che si sarebbe trattato di una lecita eccezione»
«Congratulazioni allora!» sorrise Emma. «Ti consiglio di non parlarne ad Hermione: infondo è stato infrangendo le regole che ti sei trovato a fare da cercatore, no?».
Non ci volle molto perché venissero raggiunti da qualcuno di decisamente poco gradito: Malfoy, con al seguito Tiger e Goyle
«L'ultima sera, Potter? Stai per prendere il treno e tornare dai Babbani?»
«Vedo che sei molto più coraggioso, ora che sei tornato coi piedi per terra e hai i tuoi amichetti al fianco» rispose Harry con freddezza.
«Con te sono pronto a battermi in qualsiasi momento, da solo» disse Malfoy. «Se vuoi, anche stanotte. Un duello tra maghi. Soltanto bacchette... niente contatto fisico. Be', che cosa c'è? Non hai mai sentito parlare di duelli tra maghi?»
Emma stava per intervenire per far presente a Malfoy che si trattava di qualcosa totalmente al di fuori delle regole della scuola e che Harry non avrebbe mai accettato di fare una cosa così stupida, che qualcuno l’anticipò.
«Certo che ne ha sentito parlare» disse Ron voltandosi bruscamente. «Io sono il suo secondo, e il tuo chi è?»
Malfoy squadrò Tiger e Goyle valutandone la stazza.
«Tiger» disse. «Ti va bene a mezzanotte? Ci troviamo nella sala dei trofei, che non è mai chiusa a chiave».
Quando Malfoy se ne fu andato, Emma, Ron e Harry si guardarono.
«Che cos'è un duello tra maghi?» chiese Harry. «E che vuol dire che sei il mio secondo?»
«Be', il secondo è quello che prende il tuo posto se muori» disse Ron disinvolto, cominciando finalmente a mangiare il suo pasticcio di carne ormai freddo. Poi, cogliendo l'espressione sul viso di Harry, si affrettò ad aggiungere: «Ma si muore soltanto nei duelli veri, sai, i duelli tra maghi veri. Il massimo che potrete fare, tu e Malfoy, sarà mandarvi addosso un po' di scintille. Nessuno di voi due conosce abbastanza magia per farvi male sul serio. Comunque, scommetto che si aspettava che tu rifiutassi»
«E se agito la bacchetta e non succede niente?»
«Butta via la bacchetta e dagli un bel pugno sul naso» suggerì Ron.
«Harry lo sai che sono dalla tua parte» disse Emma, con un’aria decisamente più severa, «Ma nonostante ciò devo avvertirti che i duelli sono completamente al di fuori dei limiti delle regole scolastiche e…»
«Chiedo scusa».
Era Hermione.
«Ma è possibile che in questo posto non si riesca a stare un po’ in pace?» disse Ron.
Hermione lo ignorò e si rivolse a Harry.
«Non ho potuto fare a meno di sentire quel che vi stavate dicendo con Malfoy...»
«E ti pareva?» bofonchiò Ron, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Emma.
«... e non dovete assolutamente andare in giro di notte per la scuola. Pensa ai punti che farete perdere ai Grifondoro se vi beccano... e vi beccano di sicuro. È davvero egoista da parte vostra»
«E davvero non sono fatti tuoi» rimbeccò Harry.
«Ciao, eh!» la salutò Ron.
In tutti i casi, non era quel che si dice il modo ideale di concludere la giornata, pensò Emma molto più tardi, mentre giaceva sveglio ad ascoltare le altre ragazze che si addormentavano beatamente. Era più che certa che Harry si sarebbe presentato al duello con Malfoy e che, senza ombra di dubbio, avrebbe fatto di tutto per vincere.
Alle undici e mezzo Emma decise che, se non poteva fermare Harry e Ron, allora li avrebbe accompagnati.
Indossò la vestaglia e si avviò verso la torre di Grifondoro. Percorse di corsa le scale fino alla porta del dormitorio di Grifondoro e non ci volle molto perché tre persone sbucassero dal quadro che chiudeva l’ingresso.
«Emma?» disse Harry. «Che ci fai qui?!» domandò esterrefatto.
«Vengo con voi, ovviamente» rispose Emma, sorridendo. «E mi sembra di non essere stata l’unica ad avere quest’idea»
Lo sguardo sarcastico che Emma lanciò ad Hermione bastò a farle alzare gli occhi al cielo.
«Allora, andiamo o no?» disse Emma.
«Tu puoi venire» disse Ron, per poi guardare Hermione con aria poco gentile, «Ma tu vattene»
   ‘E va bene, però vi ho avvertito; ricordatevi quel che vi ho detto, domani, quando sarete sul treno che vi riporta a casa; siete proprio dei...’
Nessuno seppe mai cos’erano Harry e Ron. Hermione si era voltata verso il ritratto per tornare dentro, ma si era trovata di fronte un quadro vuoto. La signora nel quadro era andata a fare una passeggiata notturna e Hermione si trovò chiusa fuori della torre di Grifondoro.
«E ora che cosa faccio?» strillò.
«Questo è un problema tuo» disse Ron. «Noi dobbiamo andare, altrimenti faremo tardi»
Emma lo guardò con aria di rimprovero. «Lei è la mia migliore amica. E quindi viene con noi»
«Neanche a parlarne!»
«Pensate che io me ne resti lì fuori ad aspettare che Gazza mi scopra? Se ci trova tutti e tre, gli dirò la verità: gli dirò che stavo cercando di fermarvi, e voi mi appoggerete» gridò Hermione.
«Bella faccia tosta, non c'è che dire...» cominciò Ron.
«Chiudete il becco!» disse Harry aspro. «Ho sentito qualcosa»
Era una specie di ronfo.
«Mrs Purr?» chiese in un sussurro Ron scrutando le tenebre. Non era Mrs Purr. Era Neville. Stava lì raggomitolato sul pavimento, profondamente addormentato; ma non appena gli si furono avvicinati, si svegliò di colpo e saltò su.
«Meno male! Mi avete trovato! Sono ore e ore che sono qui. Non riuscivo a ricordarmi la parola d'ordine per andare a letto»
«Parla piano, Neville. La parola d'ordine è "grugno di porco", ma ora non ti servirà a niente: la Signora Grassa è andata a zonzo»
«Come va il braccio?» chiese Harry.
«Bene» rispose Neville mostrandoglielo. «Madama Chips me lo ha aggiustato in meno di un minuto»
«Bene. E ora, Neville... dobbiamo andare in un certo posto. Ci vediamo più tardi...»
«Non mi lasciate!» li scongiurò il ragazzo balzando in piedi. «Non voglio rimanere qui da solo, il Barone Sanguinario è già passato due volte»
Ron guardò l'orologio e poi lanciò un'occhiata furibonda a Hermione e a Neville.
«Se uno di voi due si fa beccare, non avrò pace finché non avrò imparato quella Maledizione dei Fantasmi di cui ci ha parlato Raptor, e giuro che la userò contro di voi»
Hermione fece per aprir bocca, forse proprio per dire a Ron come usare la Maledizione dei Fantasmi, ma Harry le sibilò di tacere e fece cenno a tutti di procedere.
Scivolarono lungo corridoi illuminati dal chiarore lunare proveniente alte finestre. Ogni volta che giravano un angolo, Emma si aspettava di imbattersi in qualcuno, ma ebbero fortuna. Salirono su per una scala fino al terzo piano, e silenziosamente si avviarono verso la sala dei trofei.
Malfoy e Tiger non erano ancora arrivati. Coppe, scudi, piatti e statue luccicavano nei punti illuminati dai raggi della luna. Strisciavano lungo i muri, tenendo d'occhio le porte situate a entrambe le estremità della stanza… I minuti scorrevano lentamente.
«È in ritardo. Forse ha avuto paura» fece Ron in un sussurro.
Emma sentì quella che era la parvenza di dei passi, ma non erano di tre persone, e neanche due… «Non credo proprio» sussurrò,  sentendo il cuore batterle nelle orecchie.
Poi, un rumore nella stanza accanto li fece sobbalzare. Harry aveva appena sollevato la bacchetta quando udì la voce di qualcuno... ma non era Malfoy.
«Annusa qua dentro, ciccina, potrebbero essere nascosti in un angolo»
Era Gazza che parlava con la gatta, Mrs Purr. Harry agitò all'impazzata la bacchetta, facendo segno agli altri tre di seguirlo più in fretta possibile. Svelti, senza far rumore si diressero verso la porta opposta al punto da cui proveniva la voce di Gazza. L'ultimo lembo degli abiti di Neville era appena sparito dietro l'angolo, quando udirono Gazza entrare nella sala dei trofei.
«Sono qui, da qualche parte» lo udirono borbottare, «probabilmente nascosti»
«Da questa parte!» Emma bisbigliò agli altri e, in preda al terrore, cominciarono a sgattaiolare lungo la galleria. Sentivano avvicinarsi Gazza. D'un tratto, Neville lanciò un gridolino terrorizzato e spiccò la corsa... inciampò, afferrò Ron per la vita e franarono entrambi sopra un'armatura.
Il baccano e lo strepito furono tali da svegliare l'intero castello.
«CORRETE!» gridò Harry e tutti e cinque si misero a correre per la galleria, senza guardarsi indietro per vedere se Gazza li stesse seguendo. Girarono dietro lo stipite di una porta, percorsero un corridoio, e poi un altro, Harry in testa, senza la minima idea di dove si trovassero o di dove stessero andando. Lacerarono un arazzo e si ritrovarono in un passaggio nascosto, che venne percorso a precipizio e sbucarono vicino all'aula di Incantesimi, che sapevano essere lontana mille miglia dalla sala dei trofei.
«Credo che lo abbiamo seminato» ansimò Emma appoggiandosi contro la parete fredda e asciugandosi la fronte. Neville era piegato in due, e ansimava senza riuscire a riprender fiato.
«Ve l'avevo detto, io» mormorò Hermione premendosi una mano sul petto, «ve l'avevo detto!»
«Dobbiamo tornare alla torre di Grifondoro il più in fretta possibile» disse Ron.
«Malfoy vi ha ingannato» disse Hermione a Harry. «Te ne rendi conto, non è vero?».
«Non ha mai avuto la minima intenzione di battersi con te... Gazza sapeva che qualcuno si sarebbe trovato nella sala dei trofei; Malfoy deve avergli fatto una soffiata» concluse Emma. Ora tutto quadrava perfettamente.
«Andiamo» rispose solo Harry.
La cosa non sarebbe stata tanto semplice. Non avevano fatto neanche una decina di passi che il pomello di una porta cigolò e qualcosa schizzò come una pallottola fuori da un'aula di fronte a loro.
Era Pix. Li vide ed emise uno squittio tutto contento. «Zitto, Pix... per piacere... o ci farai espellere»
Pix ridacchiò.
«In giro per il castello a mezzanotte, pivellini? Ah, ah, ah! Sciocchi e insulsi, dovrei proprio dirlo a Gazza» disse Pix con voce serafica, ma gli occhi gli brillavano di cattiveria. «E' per il vostro bene, sapete?»
«Ma levati di mezzo!» sbottò Ron colpendolo con forza... ma fu un grosso errore.
«ALLIEVI fuori dalle camerate!» cominciò a gridare Pix, «ALLIEVI fuori dalle camerate, nel CORRIDOIO degli INCANTESIMI!» Si tuffarono sotto di lui e spiccarono una corsa con tutta la forza che avevano nelle gambe, dritti verso l'estremità del corridoio, dove andarono a sbattere contro una porta... chiusa a chiave.
«Siamo arrivati al capolinea» disse Ron sconfortato mentre spingevano inutilmente cercando di aprirla. «Siamo perduti! la fine!»
Udirono dei passi: era Gazza, che correva più in fretta che poteva verso il punto da cui provenivano le grida di Pix.
«Vi decidete a fare qualcosa?» sbottò Hermione. Afferrò la bacchetta di Harry, colpì il lucchetto e sussurrò: «Alohomora!»
Il lucchetto scattò e la porta si spalancò davanti a loro, la oltrepassarono spintonandosi, la richiusero velocemente e vi pigiarono contro l'orecchio, rimanendo in ascolto.
«Da che parte sono andati, Pix?» stava chiedendo Gazza. «Svelto, parla!»
‘Di' "per favore"‘.
«E va bene... per favore!»
«NIENTE! Ah-ha! Te l'avevo detto che non avrei detto niente se non dicevi per favore! Ha ha! Haaaa!» E i ragazzi udirono Pix allontanarsi con un sibilo mentre Gazza, furente, lanciava maledizioni.
«Crede che questa porta sia chiusa a chiave» bisbigliò Harry. Emma però lo sentì solo lontanamente.
Emma era pronta a giurare di essere precipitata in un incubo: era troppo, dopo tutto quel che aveva passato fino a quel momento.
Non si trovavano in una stanza, come aveva creduto. Erano in un corridoio. Il corridoio proibito del terzo piano. E ora, capivano perché fosse proibito.
Stavano fissando dritto negli occhi un cane mostruoso, un bestione che riempiva tutto lo spazio tra il soffitto e il pavimento. Aveva tre teste. Tre paia di occhi roteanti, dallo sguardo folle; tre nasi che si contraevano e vibravano nella loro direzione; tre bocche sbavanti, con la saliva che pendeva come tante funi viscide dalle zanne giallastre.
«Cerbero…»  squittì Emma, con la voce spezzata.
Era lì, perfettamente immobile, tutti e sei gli occhi fissi su di loro, ed Emma capì che l'unica ragione per cui non erano ancora morti era che la loro improvvisa comparsa lo aveva colto di sorpresa, sorpresa che però stava superando rapidamente: il suo  ringhiare sordo non dava adito a equivoci. Si mosse lentamente verso di loro, e nel farlo lasciò visibile, anche se per pochi attimi, una botola in legno sul pavimento.
Emma riuscì a scorgere Harry che cercava il pomello della porta un attimo prima che cadessero tutti e cinque all'indietro... Harry richiuse la porta sbattendola e ripresero a correre, anzi quasi a volare, lungo il corridoio. Gazza doveva essere andato a cercarli in qualche altra direzione perché non lo videro da nessuna parte, ma di quello non si preoccuparono affatto. L'unica cosa che volevano fare era mettere quanta più distanza possibile tra loro e quel mostro. Non smisero di correre fino a che non ebbero raggiunto il ritratto di Grifondoro, al settimo piano.
«Io vado, ci vediamo domani» salutò Emma, avviandosi verso il suo dormitorio.
Una volta arrivata alla testa di aquila, la sua voce musicale disse: «Sono fratello e sorella e quando lui si addormenta, lei subito si sveglia e quando lei si addormenta, lui si sveglia...secondo voi chi sono?»
Emma rimase in silenzio per qualche secondo prima di affermare: «Il sole e la luna»
Arrivò fino al suo letto praticamente strisciando. Sfilò la vestaglia e si abbandonò sul letto.
Aveva troppe domande.
Perché tenere un mostro come quello nella scuola? Cosa ci faceva al terzo piano? Come diamine avevano trovato un esemplare di cane a tre teste? Ma soprattutto cosa nascondeva quella botola?
Una cosa la sapeva di sicuro: aveva scoperto dove si trovava il pacchetto preso da Hagrid il trentuno di luglio, dalla camera di sicurezza numero settecentotredici.
 
Angolo della sottoscritta che ha scritto un capitolo in due giorniiiiiii
Eccomiiiiiii! Sono tornata, come promesso. Ecco il capitolo "Il duello di Mezzanotte", uno dei miei preferiti in tutto "Harry Potter e la Pietra Filosofale"
Ora... Non credo che domani riuscirò a scrivere tutto il capitolo di Halloween, questo vuol dire che uscirà i primi di Novembre (anche perché mi sta venendo un esaurimento nervoso a forza di scrivere sulla tastiera).
Questo capitolo mi piace molto, anche se scommetto che chi ha solo visto i film non avrà capito molto, per questo sono stata il più possibile fedele al libro.
Beh, ci si becca il prima possibile.
Ciao belli!
   
 
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