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Autore: fragolottina    18/07/2009    2 recensioni
Robert e Kristen di nuovo alle prese con il sovrannaturale, ma questa volta niente vampiri! L'unione forzata, il furto, la fuga da casa e la promessa di non rivedersi mai più...ma a volte le promesse vengono infrante...
Genere: Romantico, Triste, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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1. ci stanno cercando Kris camminava verso casa. Era sera, stava tornando dal lavoro, faceva la cameriera in un locale; si sentiva stanca, ma era incredibilmente vigile. Sentiva che era vicino, tanto vicino da condizionare il suo essere.
Ripensò a cosa era successo proprio quel pomeriggio, stava ripulendo un tavolo, c’era un bicchiere sul bordo e scivolò. Lei l’aveva guardato pensando che si sarebbero sparsi i vetri ovunque, che si sarebbe sicuramente tagliata nel ripulire, che il pavimento sarebbe rimasto appiccicoso e…aveva voluto che si fermasse. Il bicchiere si era fermato a pochi centimetri da terra; lei lo aveva guardato impaurita, si era alzata cauta, sperando che nessuno avesse visto e l’aveva preso: non aveva dovuto raccogliere i vetri e non si era tagliata, ma avrebbe preferito farlo.
Fu in quel momento che lo vide, un ragazzo appoggiato al muro con le mani in tasca e un berretto da baseball calato a coprirgli gli occhi. Quando fu davanti a lui si fermò per mezzo minuto, gli sembrava addirittura di poter sentire il suo odore…riprese a camminare.
- Hai abbastanza soldi per dormire in albergo?
Lei si fermò di nuovo, deglutì e chiuse gli occhi, lui continuò.
- Siamo ricercati.

Si fermò davanti alla porta di casa sua con le chiavi in mano: e se fossero stati già dentro? E se la stessero aspettando? No, glielo avrebbe detto.
Le tremavano le mani, ci mise un’eternità per infilare la chiave giusta nel buco della porta.
Entrò e prese una sacca da sotto il letto, ci infilò dentro tutto quello che le sarebbe potuto servire, poi staccò un quadro davanti al letto e aprì uno sportellino nascosto; tirò fuori diverse mazzette. Erano i soldi di emergenza, da quando lavorava cercava di risparmiare in modo di avere qualche fondo per scappare; dietro a tutti c’era una busta: erano soldi rubati, erano quelli che le erano rimasti da quando li avevano rubati con Rob, 5 anni fa. Sospirò, cercando di non ricordare niente a parte il fatto che doveva lasciare la casa in fretta e li mise nella sacca insieme agli altri. Poi uscì, lui era ancora vicino, la stava controllando; lo odiava da morire, ma non poteva farci niente.
Abitava in una città piccola, c’erano soltanto tre alberghi perciò la scelta non era molto difficile. Andò in quello meno costoso visto che non sapeva quanto avrebbe dovuto fermarsi.
La stanza era di quelle classiche, color salmone e una coperta di un colore indistinto, tra il verde muffa e il marrone; lasciò la sacca in un angolo e si infilò nel letto vestita, le lenzuola erano a fredde. Non chiuse gli occhi per un solo secondo, non poteva permetterselo: una distrazione, una sola e l’avrebbero ripresa…e avrebbero ripreso anche lui.

Kristen e Rob si erano conosciuti quando avevano 15 anni, frequentavano lo stesso liceo. Lui giocava nella squadra di basket della scuola, era bravo da far paura. Lei andava spesso agli allenamenti anche se non era lui che le interessava, era un po’ troppo sbruffone per i suoi gusti: l’intero istituto lo venerava ed era abbastanza bello da avere la fila di ragazze, ci credeva anche troppo. Andava agli allenamenti per dargli fastidio a dire il vero, aveva qualcosa, una specie di potere, riusciva a muovere la palla con il pensiero.
Poi un giorno scommise con una tipa innamorata di lui che non avrebbe fatto nemmeno un canestro a quella partita, pena un bacio. Fu una sfida assurda e per un po’ lei tenne il gioco, ma ad un certo punto lui iniziò a correre più veloce dei suoi pensieri, a saltare più in alto di qualsiasi altro ragazzo. Non capiva, com’era possibile? Ci mise tutto l’impegno di cui era capace, ma lui iniziava ad anticiparla e sorrideva, sembrava quasi aver capito. La partita era diventata una sfida tra loro due anche se gli altri non lo vedevano; prese la palla. Lei cercò di tirargliela via, ma lui non mollava, corse sotto canestro e fece punto.
Anya sbruffò, Alex riprese la palla al volo e sorrise soddisfatto. Avrebbe dovuto baciarlo…

La mattina dopo si tirò su a sedere, non si sentiva a fatto riposata e decise che visto che lui era ancora vicino tanto valeva approfittarne. Guardò la sacca nell’angolo accanto alla porta e la zip si aprì lentamente, la sua divisa pulita volteggiò in aria fino al suo letto; le cadde tra le mani e lei iniziò ad infilarsela. La vita andava avanti, la vita andava sempre avanti.
Il locale quel giorno non era molto affollato, c’erano un paio di uomini ad un tavolo, una coppia dietro il separé e un ragazzo giovane al bancone, era una settimana che veniva e sedeva in quel posto ed era abbastanza carino da farsi notare.
- Puoi darmi un’altra tazza di caffè?
Lei si avvicinò con il bricco e glielo versò nella tazza che già aveva.
- Vuoi anche un altro toast?
- No, grazie! Come ti chiami?
Pensò al nome sul suo passaporto falso.
- Laura…Laura Watson…
Le porse la mano e lei la strinse.
- Io sono Tom…
Rimase in silenzio, guardandola mentre lei si voltava per mettere a fare dell’altro caffè.
- Sembrerei scortese se ti chiedessi di uscire con me?
Lei sospirò. Scortese…no, che non lo era. E le sarebbe piaciuto, ma la visita della sera prima l’aveva destabilizzata e lui era ancora vicino.
- Lavoro…
- Tutto il giorno?
- Si…
- Passo a prenderti quando finisci stasera?
Sospirò ancora, la sua tenacia era da ammirare. Si voltò e si appoggiò al bancone, fissandolo.
- Perché?
Lui si strinse nelle spalle.
- Sei carina…
Cosa sarebbe potuto succedere in una sera?
- Il mio turno finisce alle 9…
Lui sorrise.
- Sarò qui fuori!
Se ne andò sorridendo, lei continuò a guardare la porta dalla quale era uscito e vide che un altro ragazzo stava entrando, avrebbe voluto scappare, ma a cosa sarebbe servito? Lui era molto più veloce di lei, l’avrebbe ripresa in meno di 10 secondi.
Si sedette al bancone e la guardò da sotto il cappello.
- Non è una buona idea…
Guardò la tazza che aveva lasciato Chris e gli cadde “accidentalmente” addosso, ma lui la prese al volo e lei sbruffò.
- “Mai più” nella mia concezione del tempo è un periodo molto più lungo!
Lui rise amaramente.
- Cosa ti fa credere che mi faccia piacere rivederti?
Lei sospirò rassegnata.
- Ci uscirò stasera, sono cresciuta, sono cambiata e se tu non ti metti in mezzo non mi troveranno!
Uscì come era entrato; lei andò sul retro e si sedette in un angolo, convincendosi a smettere di tremare.

Il suo turno finiva alle otto e mezza, ma voleva avere abbastanza tempo per cambiarsi e tornare al locale; si fece carina, anche se molte delle sue cose erano rimaste a casa e lei non poteva tornarci, non ancora. Sospirò cercando quella calma che aveva ritrovato dopo un paio di anni, quella che lui aveva distrutto in così poco tempo: le sembrava di sbriciolarsi, ma non succedeva e se era ancora tutta intera voleva dire che poteva continuare a vivere.
Tornò all’entrata del locale, avrebbe voluto aver messo una gonna nella sacca, ma non aveva previsto appuntamenti nel suo piano di fuga, quindi jeans.
Tom era già lì ad aspettarla in macchina; lei gli si avvicinò e si fermò davanti al suo finestrino aperto.
- Ciao…
Lui la guardò con sospetto.
- Hai cercato di scappare?
Lei sorrise.
- No, sono solo andata a cambiarmi…
Fu una serata talmente piacevole che a Kris non parve vera, Tom era normale e la vita con lui sarebbe stata normale: niente fughe, niente cambi d’identità, niente furti.
Ma sapeva che non poteva durare, sapeva che la sua vita era legata a quella di Rob e non a livello affettivo, ma per qualcosa di molto più profondo. E se lui era lì c’era soltanto un motivo.
La stava accompagnando a casa, non voleva che sapesse dove dormiva, ci sarebbero state troppe cose da spiegare; quando si fermò vide un uomo davanti al suo appartamento. Il suo cuore iniziò a batterle all’impazzata, non voleva farsi prendere, non poteva farsi torturare di nuovo in quel modo; stava pensando ancora quelle cose quando sentì distinto un altro battito che aveva accelerato insieme al suo. Non aveva scelta se voleva conservare la sua libertà.
Scese dall’auto e guardò Tom negli occhi.
- Devi andartene!
Lui la guardò preoccupato.
- Ho sbagliato qualcosa?
Lei si guardò intorno impaurita, l’uomo si stava avvicinando.
- Ti spiego tutto un’altra volta! Ora vai!
Non era molto convinto.
- Sicura?
- Di corsa!
Gridò talmente forte che la sua voce rimbombò nell’auto e lui partì.
Lei si guardò intorno, era sola e non c’era soltanto un uomo ad aspettarla. Iniziò a sudare freddo e si sentiva pietrificata, di nuovo, tutto daccapo. No, non lo avrebbe permesso, mai!
Iniziò a correre verso la parte opposta da dove si era allontanato Tom; di certo non era veloce come Rob, ma poteva prendere tempo. Iniziarono ad inseguirla e lei cercò di correre ancora più forte, cercò di concentrarsi per quanto fosse possibile e si rese conto che dietro il suo respiro affannato ce n’era un altro il suo. Stava venendo ad aiutarla, pregò che avesse imparato a volare.
- Kristen, si fermi! Vogliamo soltanto parlarle…
Non li ascoltò, da quando le davano del lei? Di certo non lo facevano quando era legata su quel lettino. Svoltò per il bosco: tanto buio, tanti alberi e tante cose da muovere. Lui era vicino e questo giocava a suo favore. Iniziò a toccare tutto quello che poteva e tutto prendeva vita e rallentava i suoi inseguitori, non di molto però.
Era finita, non aveva più fiato. Sentiva i passi dietro di lei sempre più vicini, le gambe protestavano, ma non poteva fermarsi, non voleva essere di nuovo una cavia. Gli occhi le si riempirono di lacrime, mentre pensava che non ce la faceva più, che Robert non avrebbe fatto in tempo; rallentò sconsolata, non si era resa conto che stava singhiozzando.
Lui la prese al volo senza fermarsi e saltò. Si fermò appollaiato su un albero come un felino tenendola per la vita.
- Ti avevo detto che non era una buona idea!
Lei si tolse le lacrime dal viso con le mani.
- Ti odio, Rob!
- Nemmeno tu sei proprio simpatica, ma ora calmati o non ne usciamo! Quanti sono?
Cercò di calmare il respiro e chiuse gli occhi concentrandosi.
- 30, sono tutti intorno…
Lui sospirò e la guardò negli occhi.
- Dobbiamo farlo!
Lei non riusciva a credere che ci stesse davvero pensando.
- Ma sei impazzito?

Salve, devo ammettere di non aver mai scritto nulla su questa coppia, ma in Twilight mi sono sembrati molto affiatati così mi sono presa la briga di riscrvere le loro esistenze in chiave un po' sovrannaturale! Spero che apprezziate il mio lavoro...baci&abbracci...
   
 
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