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Autore: Aryuna    23/07/2009    7 recensioni
Neko è una cantante di successo, ma essere famosi stanca! Fuggendo dal mondo dello spettacolo incontra Inuyasha, un tuttofare che forse, grazie a lei e alla sua musica, riuscirà a sistemare la sua vita...
“I’m strong, and now it’s my turn, I’ll show you the way”
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo

 

 

 

Kagome!”. Sango bussò nuovamente alla porta senza ottenere risposta. Fissò Miroku confusa, il quale fece spallucce altrettanto spiazzato. Origliavano alla porta da quando era entrato Inuyasha, ma poi le voci erano cessate di colpo.

“Basta, io entro!”, esordì alla fine la ragazza, facendosi coraggio.

Sango!”. Miroku la trattenne per il polso, facendola girare immediatamente sulla difensiva. “Che c’è?”, domandò lei scocciata. Lui la fissò per diversi secondi.

“Credevi che stessi per palparti vero?”, domandò con un’innocenza vergognosa. Sango arrossì inevitabilmente, ritraendosi. “C-che c’entra questo ora? E anche se fosse ne avrei decisamente motivo!”, si difese subito la ragazza facendo l’indifferente. Miroku sorrise sghembo.

“Facciamo così: prima risolviamo il problema di Kagome e poi mi avrai di nuovo maniaco e tutto per te!”.

“Guarda che mica ci tengo!”, strillò Sango arrossendo, mentre l’altro ridacchiava divertito. “Basta adesso! Io entro davvero!”.

“Fossi in te non lo farei”, suggerì il ragazzo. Sango lo fissò perplessa. “E perché?”, domandò con la mano sulla maniglia.

“Potresti trovarli mentre consumano”, rispose lui con semplicità.

“MIROKU!”, urlò Sango arrossendo nuovamente.

“Il nostro amico si è dato da fare allora!”. I due si voltarono verso l’origine della voce, incontrando gli occhi verdi di una ragazza circondata dalla sicurezza. Assieme a lei c’era una banda di ragazzi che continuavano a discutere tra loro in manette.

“Prego?”, domandò Sango confusa, fissando una delle guardie.

“Sono i teppisti dell’ingresso”, spiegò l’uomo, “il signor Miroku ha detto di portarli qui una volta catturati”. Sango fece per parlare di nuovo, ma proprio in quel momento vide il manager fiondarsi sulla ragazza con mani affamate.

“MI-RO-KU!!!!”, strillò, mentre l’uomo si presentava alla ragazza con una delicata palpata. Ayame si immobilizzò.

“TU SEI MORTO!”, strillò di colpo, liberandosi dalle guardie con una forza sovraumana.

“TU!!! COSA HAI FATTO ALLA MIA FIDANZATA?!”, urlò un ragazzo con la coda nel mezzo del gruppo, facendosi largo a spallate.

“Posso spiegare, sono scivolato”, si giustificò Miroku agitando le mani davanti al volto.

“Adesso nessuno vorrà più sposarmi!”, pianse Ayame rabbiosa, “Voglio vendetta!”

“Guarda! L’hai fatta piangere!”, sibilò accusatorio il demone lupo.

Ma… no… io…”, balbettò Miroku in difficoltà. Si rivolse a Sango in ricerca di aiuto. “Sango, una mano?”.

La ragazza lo squadrò, prima di alzare il mento altezzosa.

Magari la prossima volta si sarebbe ricordato di non scivolare.

 

“Secondo te saranno arrabbiati?”, domandai, tenendomi con le braccia allacciate al collo di Inuyasha. Lui correva veloce come il vento, tenendomi in braccio. I suoi capelli argentati si confondevano con i riflessi della luna, e ne rimasi ipnotizzata finché la sua voce non mi riscosse.

“Non saprei. Mi ha fatto entrare la ragazza mora, quindi immagino si aspettassero che la nostra discussione andasse per le lunghe”, disse con sincerità, mentre atterrava agilmente sul retro del palco. Mi lasciò toccare terra con delicatezza, mentre lo baciavo a fior di labbra.

“Vado e torno, promesso”, dissi sorridendogli. Lui annuì, un po’ imbarazzato. La sua timidezza mi faceva impazzire. Era troppo dolce quando distoglieva gli occhi con quel rossore quasi impercettibile.

Neko? EHI, NEKO!”. Mi voltai perplessa verso la voce che mi chiamava, e vidi un microfonista che correva nella mia direzione. “Vieni immediatamente! Il tuo manager è stato aggredito!”.

Spalancai gli occhi incredula.

“CHE COSA?”.

Corsi nei camerini, guidata dal microfonista e seguita da Inuyasha, come un’ombra senza la quale non riuscivo a muovermi. Vidi Sango da lontano mentre usciva dal mio camerino, e la chiamai. Lei si voltò nella mia direzione confusa, ma poi mutò subito espressione.

Nonostante fossi decisamente lontana, mi bastò un suo sguardo per terrorizzarmi.

Era arrabbiata.

Molto arrabbiata.

“KAGOME!”, urlò venendomi incontro. Mi paralizzai in preda al terrore. “Come ti viene in mente di sparire? Senza un biglietto! Un’indicazione! Nulla!”. Aprii la bocca per scusarmi, ma lei non mi diede il tempo di farlo. “Non pensi a come mi sia preoccupata? Io mica mi fido di questo qua!”, esordì additando ‘questo qua’ – alias Inuyasha – il quale la fulminò immediatamente.

“E, tanto perché le disgrazie non arrivano mai da sole, Miroku le ha prese dall’amica teppista di questo qui! Lui con le mani ferme mai!”, continuò a lamentarsi Sango.

“Oh mamma!”, esclamai preoccupata, “e come sta?”.

“Ovviamente è rimasta scioccata, ma è una ragazza forte”, mi tranquillizzò Sango, “supererà il trauma, anzi ha già reagito fin da subito”.

“Sono contenta”, sorrisi, “poverina, deve essere stata un’esperienza terribile”.

Ehm… scusate?”. Ci voltammo assieme verso Inuyasha, che ci fissava con sguardo confuso. “Ma il tuo manager?”.

“Ah, non ti preoccupare! Figurati se quello desiste per un po’ di botte”, sbuffai io rassegnata.

“Infatti, fossi in te mi preoccuperei della sanità psicologica della tua amica”, gli consigliò Sango, “anzi spero che non si sia fatta male alle gambe per picchiare quel maniaco”.

Annuii, anche se Inuyasha mi fissava decisamente perplesso.

“Comunque, Kagome…”, continuò Sango con una voce poco rassicurante.

“Sì?”, domandai, cominciando da subito a terrorizzarmi.

“FILA SU QUEL BENEDETTO PALCOSCENICO!!!”, strillò additando le quinte.

Ci corsi come un fulmine.

Faceva troppa paura per non obbedirle.

 

Fissai Kagome mentre fuggiva letteralmente da quella donna spaventosa – Sango avevo capito – la quale sospirava rassegnata.

“Che ragazza… non avrà mai la testa sul collo!”, esclamò sconsolata, prima di concentrarsi su di me svogliatamente. “Ti consiglio di andare dalla tua amica, gli altri tuoi compagni teppisti sono in commissariato”, mi disse sbuffando, “immagino che ci toccherà pure pagargli la cauzione. La ragazza è rimasta per farsi visitare da un medico nel caso si sia fatta male”.

“Quindi è dal medico”, constatai, ma Sango scosse la testa con espressione contrariata.

“No, il medico è ancora da Miroku. Ha insistito per visitare prima lui anche se dicevo che non faceva niente”.

Ma che razza di gente conosceva Kagome?!

Seguii le indicazioni di Sango, e raggiunsi la stanza in cui avevano chiuso Ayame. Fissava il vuoto. Oh Kami, magari era davvero rimasta shockata da quel maniaco!

Aya…”, cominciai, ma mi interruppi appena si voltò a guardarmi, con uno scatto che non mi aspettavo. Aveva lo sguardo di chi è persa in un altro mondo.

“Oh. Inuyasha”, disse completamente atona, tornando a guardare davanti a sé. Era terribilmente inquietante.

Ehm… stai bene?”, domandai avvicinandomi con lentezza calcolata. Domanda sbagliata. Mi fulminò, scattando in piedi.

“BENE?! Come ti viene in mente! Adesso non mi vorrà più nessuno, non sono più una fanciulla pura e casta!”, strillò coprendosi il volto con le mani. Nonostante la tragicità della scena – controllai di non essere finito in uno shojo – la scenata non mi toccò affatto.

Ayame, tu non sei mai stata pura e casta”, gli feci notare senza mezzi termini. Lei alzò il volto altezzosa, facendo l’offesa.

“Non puoi certo dirmi tu queste cose, stupido padre di famiglia!”, disse stizzita. Raggelai, prima di arrossire mortalmente.

“Non sono un padre di famiglia, lupaccia!”, urlai imbarazzato. “Ma lo sarai presto! A me non mi vorranno mai, mai, mai più!”, terminò lei ignorandomi.

Perché mi doveva rinfacciare il fatto che ero… ero spos… Ero, punto!

Inuyasha?”.

“Che vuoi?”, domandai sulla difensiva, anche se il suo tono aveva qualcosa di diverso. Mi guardò con i suoi grandi occhi verdi, con lo stesso sguardo illeggibile di prima.

“Da quanto conosci me e Koga?”. La guardai perplesso; non capivo dove volesse arrivare. “Molti, troppi anni”, risposi acido. Lei sorrise debolmente, rendendomi ancora più confuso.

“E lui non è mai stato d’accordo su di noi, giusto?”, domandò in tono malinconico. Non risposi, ma non riuscii a capire se era una domanda retorica o meno. “Lo sai com’è lui”, cercai infine di tranquillizzarla – anche se non era affatto il mio forte –, “non sopporta che gli sia stato imposto un matrimonio, Ayame. È solo per quello che si comporta così nei tuoi confron…”.

“No”, mi interruppe di colpo, “non è questo”. Inarcai un sopracciglio confuso. Se voleva sfogarsi non ero la persona giusta per farlo.

“Ha urlato che sono la sua fidanzata”.

La fissai sconvolta. Koga? Proprio il Koga che conoscevo io? Quello che non si sarebbe piegato ai voleri della famiglia Yoro mai e poi mai? Il tipico ragazzo ribelle? Certo, era sempre stata Ayame a rimetterci, e tutti capivamo che c’era del tenero, ma lui era troppo orgoglioso.

Mi riscossi dai miei pensieri solo quando vidi gli occhi di Ayame farsi lucidi.

Inuyasha!”, strillò scoppiando a piangere e abbracciandomi, “Sono così felice!”.

Rimasi paralizzato dalla sorpresa. Non avevo mai visto Ayame piangere. Mai. Tantomeno era mai stata tanto affettuosa. Nonostante il mio carattere freddo non potei evitare di sorridere, ricambiando il suo abbraccio.

“Stupida palla di pelo rosso che non sei altro”, mormorai divertito, “piangi per quello scemo?”.

“Zitto, stupido marito da quattro soldi!”, strillò lei isterica, continuando a piangere sulla mia spalla.

“Non dovresti dirlo a me dato che il tuo non sarà certo meglio”, borbottai offeso e imbarazzato. La sentii ridacchiare debolmente.

“Già”, singhiozzò asciugandosi le lacrime, “sembra che sarà così”.

Sospirai sollevato, mentre lei si calmava e si sedeva nuovamente con gli occhi leggermente arrossati.

“Devo andare immagino”, le dissi, avvicinandomi alla porta. Troppo affetto tutto insieme, non ero abituato a dire frasi tanto consolanti alle persone.

“Non dire a Koga che ho pianto”, mi pregò subito, ed io mi limitai ad annuire. Tanto non l’avrei fatto comunque.

“Verrò a pagare la cauzione, prometto”, dissi aprendo la porta. Lei annuì tranquilla.

“Ah, Inuyasha!”. Mi fermai, fissandola. “Hai un buon nuovo odore”. Sorrise malignamente: ecco l’Ayame che conoscevo.

“Sì”, borbottai arrossendo, e sbattendo la porta dietro di me. Doveva sempre avere l’ultima parola quella maledetta!

Adesso cosa dovevo fare? Kagome era sul palco, Sango si era dileguata, e io ero dietro alle quinte del concerto più seguito del Giappone.

Cosa mi avrebbero fatto se avessi accidentalmente staccato qualche contatto degli altoparlanti? O dei microfoni? Forse mi avrebbero crocefisso. O, in alternativa, mi avrebbero costretto a lavorare a vita per la nonnetta della lavatrice. Ma poi, alla fine, l’aveva ricomprata oppure no? Non ero sicuro di volerlo sapere, saperlo equivaleva a ricevere una sua chiamata, sicuramente per un guasto.

“Ehi tu?”.

Mi voltai verso il proprietario della voce, per assicurarmi di essere il ‘tu’ in questione e, nel caso, per fargli una bella ramanzina per la sua educazione di trascurabile qualità.

Ma mi ritrovai davanti ad una persona di non trascurabile importanza.

Ok, non conoscevo Neko.

E va bene, non frequentavo da un po’ l’ambiente musicale.

Ma nessuno, nessuno in tutto il Giappone non conosceva Naraku Shouki, della omonima e onnipotente azienda. Credo che solo le nobili famiglie dei demoni potessero essere più ricche di lui. Come la mia. Ma io non ne facevo parte in fondo, o non avrei scroccato soldi dalla prima ragazza che incontravo per strada. E questa mia perenne mancanza di denaro non l’avevo mai adorata come in quel momento.

“Dov’è Neko?”, domandò brusco, squadrandomi dall’alto in basso.

“È sul palco”, mi limitai a rispondere freddo.

, portami da lei… cosa sei, un microfonista? Addetto alle luci?”, domandò con disprezzo. Aprii la bocca per rispondere, quando Sango sbucò davanti a me.

“Cosa fai ancora qui?”, mi chiese confusa, “La saletta è da quella parte!”.

“Ci si rivede Sango”, ridacchiò Naraku, dietro di lei. La vidi paralizzarsi, prima di voltarsi lentamente.

Ah… io…”, balbettò la ragazza, lasciandomi di stucco. Non pensavo che quella furia della natura fosse capace di balbettare.

“Portami da Neko, dato che i tuoi sottoposti sembrano incapaci”, comandò lui, fissandomi in maniera fastidiosa, “E hanno un odore strano. Quasi familiare… chi sei?”.

Feci per rispondere, ma Sango mi fermò.

“Nessuno! Non è nessuno!”, ripeté, lanciandomi un’occhiata intimidatoria, “Venga, Kagome ha quasi finito”.

Sarà…”, si limitò a mormorare lui, per poi seguire Sango. Non prima di avermi raggelato con lo sguardo, ovvio. Non ci feci grande caso, ero ancora confuso dalla reazione di Sango. Odore familiare… era perché adesso odoravo anche di Kagome. Ma perché non poteva saperlo? Precisiamo, non ci tenevo che la notizia facesse il giro del mondo, non così almeno. Mi bastava sapere che Kagome fosse mia, e che tutti potessero sentirlo. Non per questo dovevo correre in giro lanciando volantini riguardo il mio ma… il mio matr…

Oddei, non riuscivo neppure a pensarci.

Seguii la scia di Sango, e la raggiunsi proprio mentre Kagome scendeva dal palco.

“Bene Neko, spiegami un po’ cosa è successo”, comandò Naraku, con tono minaccioso, “Ti sembra il caso di interrompere un concerto così? Sai da dove sono venuto a causa tua? La mia esistenza non è così inutile come la tua, sono corso qui da un meeting importante”.

Strinsi i pugni, mentre Kagome si mordeva il labbro inferiore, abbassando lo sguardo. Avevo una forte tentazione di picchiarlo, ma sapevo bene che non potevo farlo. Ogni mio gesto sarebbe ricaduto su Kagome.

Naraku annusò l’aria, perplesso. Spalancò gli occhi, prima di voltarsi a fissare me.

“Non è possibile”, sibilò, assottigliando gli occhi, “tu sei pazza!”.

“Non ho potuto fare nulla, mi dispiace”, si difese lei rapidamente, “non potevo aspettare!”.

“Ti rendi conto di cosa hai fatto?”, sbraitò Naraku, “tu sei una idol! Non puoi fare come ti pare! Sei di mia proprietà!”.

Mi stavo trattenendo, lo giuro.

Ma di fronte a quell’affermazione, non potei evitare di ringhiare.

“Lei. È. Mia”, scandii minacciosamente, mentre l’uomo mi fissava sconvolto.

Naraku boccheggiò, mentre Kagome si torturava le mani per l’ansia.

“Le idol non possono causare simili scandali”, sibilò infine, “ogni loro gesto deve essere calcolato in base al tempo, e preparato per ottenere dall’evento più soldi possibili”.

Kagome non è una macchina per sfornare soldi”, ringhiai, ormai incapace di trattenermi.

“Questo lo decido io, ragazzino”, concluse lui, prima di darmi le spalle.

“Non se Kagome cambia sponsor!”.

Quella voce.

Mi voltai sconvolto verso la ragazza che aveva pronunciato quelle cinque parole, e vidi una sorridente Rin venirmi incontro. Ovviamente mio fratello – o l’alieno che lo sostituiva, dovevo accertarmene – la seguiva come un’ombra.

“Come dici?”, domandò Naraku sconvolto. Sempre educato a quanto pare, dato che dava del tu ad una sconosciuta. Sesshomaru lo gelò con lo sguardo.

“Quello che ho detto”, spiegò Rin con semplicità, “sono della famiglia Taisho. Sì, non faccia quella faccia, sono la moglie del primogenito di Inu no Taisho. E sono qui per diventare il nuovo sponsor di Kagome”.

Rin era sempre stata molto diretta quando si arrabbiava.

“Non può! Lei ha un contratto con me!”, urlò Naraku adirato.

“Bene”, liquidò Rin semplicemente, “la denunci. Pagheremo la causa”.

L’uomo boccheggiò, per poi andarsene in preda all’ira.

Sango ancora non credeva ai suoi occhi.

Kagome mi fissava incredula.

Io ero convinto che Rin fosse un mito.

Miroku arrivò zoppicante esordendo con un semplice ‘Che mi sono perso?’.

Sesshomaru… , lui fissava Rin contrariato. E ci credo, la ragazza gli aveva spillato fior di quattrini con due frasi messe in croce.

“Non ci credo”, sussurrò Kagome avvicinandosi, “sono libera da Naraku”.

“Suvvia Kagome, siamo amiche!”, ridacchiò Rin spensierata, “Avrei fatto questo e altro per te”.

Kagome la guardò, con le lacrime agli occhi.

“Oh Rin”, singhiozzò, “grazie!”. La abbracciò scoppiando a piangere.

Sospirai, fissando mio fratello. Anche lui mi guardava, probabilmente per il mio odore. Feci spallucce, sorridendo debolmente.

Lui si voltò a guardare Rin.

Quel giorno giurai di aver visto, seppur debolmente, un piccolo sorriso increspare le labbra di mio fratello.

 

“Voglio che tu sia il mio chitarrista”, annunciò Kagome, sorseggiando il suo cocktail. Quasi mi cadde di mano il mio bicchiere.

“Che cosa?”, domandai incredulo, mentre Koga si faceva una risata, probabilmente per la mia espressione. Lei mi fissò con lo sguardo di una che non stava affatto scherzando. Boccheggiai spiazzato, anche Bankotsu e Hiten ridacchiarono.

“Insomma, ma è impossibile!”. Ci voltammo tutti verso la provenienza dell’urlo. O meglio, tutti tranne me, io fissavo ancora Kagome sconvolto.

“Io sono un mago delle freccette, non mi batterai mai!”.

“Concordo, non avevo mai perso contro nessuno prima d’ora!”, confermò Jakotsu tutto eccitato, “e poi con un uomo così bello!”.

Kikyo e Sango fissarono perplesse Jakotsu, mentre Miroku ancora si gongolava nella sua vittoria.

“Suvvia signorina Kikyo, potrei concederle la rivincita ma…”.

“Ma?”, domandò Kikyo, l’autrice dell’urlo di prima. Era esasperata, ma il suo volto manteneva quell’espressione impassibile.

“Prima potrei avere l’onore di avere un…”.

“Ehi Sango! Posa quel tavolo!”, strillò Kagome mettendosi in mezzo. Saltò giù dallo sgabello, correndo verso la ragazza.

Non riuscivo a credere che potesse sollevare un tavolo, che razza di forza aveva?

“I tuoi amici sono davvero divertenti, Inuyasha!”, disse Ayame, il gomito sul bancone come un maschiaccio.

“Dici?”, biascicai io perplesso.

In effetti rallegravano il locale, e Kagome sembrava felice. Si stava alleando con Kikyo per battere Miroku a freccette, mentre Sango lo fulminava circondata dalle fiamme infernali.

“Facciamo maschi contro femmine!”, propose Yura, trascinata dall’entusiasmo generale.

“Sì! Kagome, Ayame, voi in squadra con me!”, disse Jakotsu con entusiasmo.

Jakotsu, tu sei un uomo”, disse Kikyo con innocenza.

Il povero ragazzo si ritirò in un angolino a fare cerchietti depresso.

“Io passo”, dissi subito, non avevo voglia di mettermi in mezzo.

“Anche io passo!”. Mi voltai perplesso verso Rin. Era lì da molto tempo, ma non aveva ancora ordinato nulla. Aveva solo fatto amicizia con Ayame, e aveva chiacchierato un po’ con Hiten.

Rin, non dovresti essere a casa?”, domandai con tutta la delicatezza di cui ero dotato.

“Casa è una noia quando Sesshomaru non c’è”, borbottò lei, accasciandosi sul bancone, “e i tuoi amici mi sembravano molto simpatici!”.

“Davvero?”, domandai perplesso. Strano pensiero quando al concerto aveva assistito a una rissa.

“Sì! Anche se Sesshomaru è convinto che siano una banda di teppisti”.

Questo mi rassicurava, forse gli alieni avevano finito di fare esperimenti su mio fratello.

“Senti Rin, c’è una cosa che voglio chiederti”, ricordai, guardandola serio. Lei mi sorrise come suo solito, invitandomi a continuare.

“Cosa ci facevate tu e Sesshomaru dietro alle quinte del concerto?”.

Kagome ci aveva dato un Pass”, rispose semplicemente, “per sdebitarsi della nostra accoglienza. Grazie a lei abbiamo visto in concerto in prima fila!”.

“Capisco”, mi limitai a mormorare, prima di concentrarmi su Kagome e Kikyo. Stavano elaborando strategie contro Miroku, e Kagome spiegava con precisione la tecnica del lancio a Kikyo.Ero convinto che entrambe si stessero sforzando per diventare amiche, e non sapevo se esserne felice o meno.

La porta si aprì, accecandomi con la luce dall’esterno.

“Buongiorno”, salutò il barista, mentre un ragazzo alto, snello, con capelli biondi e lunghi fino a metà collo si posava come un modello sul pianobar.

“Buongiorno, cercavo il Neko Café. Sa dirmi dove trovarlo?”, disse con voce suadente e dolce. Tutti noi, concentrati sullo sconosciuto, inarcammo le sopracciglia.

Il suo modo di fare ricordava qualcuno.

“Non c’è nessun locale simile in questo quartiere”, spiegò con semplicità il barista. Il ragazzo lo guardò male.

“È impossibile! Sono sicuro che ci sia!”, strillò subito, inalberandosi.

“Mi spiace signore, ma le assicuro che non c’è”, si difese l’uomo, decisamente colpito dalla reazione del ragazzo.

“Sta dicendo che me lo sono inventato?”, domandò l’altro, permaloso come non mai.

“No ma…”.

Jakotsu, dal suo angolino, sollevò lo sguardo verso il ragazzo.

“Oh. Mio. Dio!”, scandì, accorrendo al bancone, “Sei il ragazzo più bello che io abbia mai visto!”.

L’altro si voltò verso di lui arrossendo terribilmente.

“G-Grazie”, balbettò arretrando un poco, “sei molto gentile”.

“Dico sul serio!”, esclamò Jakotsu con gli occhi che brillavano, “Ti prego, esci con me!”.

Io… ecco…”, balbettò l’altro, “magari posso fermarmi un po’… sì, per fare conoscenza…”.

Tutti quanti fissavamo la scena sconvolti.

“Piacere, mi chiamo Maguri”.

Era come Jakotsu.

“Vieni, ti offro da bere”.

Le ragazze lo fissavano, tutte con lo stesso pensiero in mente – lo avrei giurato.

Che spreco di materiale.

Poi un urlo ci riportò alla normalità.

Miroku palpò Yura, Hiten lo minacciò di morte, e nel locale tornò il caos. Kagome tratteneva Sango, che aveva presto un paio di bottiglie – rigorosamente piene – e stava tentando di lanciarle con la tecnica delle freccette dell’amica addosso a Miroku.

Mi allontanai dal bancone per tenermi lontano dall’aura di Shojo manga che emanavano Maguri e Jakotsu, e per cercare di salvare quel maniaco con cui, in fondo, ero in debito.

Sorrisi, fissando Kagome che rideva divertita, mentre Sango le chiedeva confusa che cosa ci fosse da ridere.

Forse era proprio così che dovevano andare le cose, da quel fatidico giorno in cui la incontrai, completamente coperta da risultare irriconoscibile.

E forse sì, potevo decisamente diventare il suo chitarrista.

In fondo non c’era nulla di male.

Ero già suo marito, no?


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NdA:

Allora, avevo promesso di non partecipare a contest prima di finire questa storia, vero? Ecco… come dire… i bandi erano così attraenti e pucciosi…

*Aryuna schiva pugnale ò.ò* O-ok, ma adesso la storia è finita, giusto? ^__^’ suvvia, siate clementi con me ù__ù Ho scritto 4 shot e 6 drabble in due giorni per scrivere questo capitolo! *anche questo in due giorni e finito ieri, ma prima di pubblicarlo sono stata sfrattata dal mio adorabilissimo (?) fratello =__=*

Allora, vorrei parlare un poco della storia appena finita.

Fin dall’inizio avevo deciso che si sarebbe conclusa nel bar, e l’avrebbe raccontata Inuyasha. Date che il prologo era cominciato con Kagome, volevo che l’epilogo terminasse con lui. Ma devo ammettere che doveva essere molto più corto l’intro, il litigio con Naraku molto più lungo e il pezzo di Ayame totalmente assente O.o Mi è venuto così scrivendo. L’unica cosa decisa era l’incontro tra Jakotsu e Maguri *personaggio di Shishi Doumei Cross* perché per una volta volevo che anche la nostra adorabile fatina (?) avesse un happy ending ù__ù

La frase pensata dalle ragazze è la stessa che pensai io vedendo Maguri sulla copertina del volume la prima volta, quando seppi che era omosessuale XD

 

Ok, avevo scritto dei lunghi e bellissimi ringraziamenti a Roro, Emiko e Onigiri, ma il mio adorato Word, che funziona sempre perfettamente si è bloccato e se li è mangiati. Ora, dato che avevo appena finito di scrivere TUTTI i ringraziamenti, non me ne volete se farò un elenco povero e misero, ma è dalle 11 che scrivevo ringraziamenti e proprio non ce la faccio, scusate T___T

 

Ringraziamenti per i commenti:

 

-Onigiri

-lola2

-Vale728

-Bchan

-Eriko chan

-achaori

-coco_

-Emiko92

-roro

 

Ringraziamenti per i preferiti:

 

-achaori

-akuby_ge

-baby_dark

-Bchan

-BebyChan

-bribry85

-ceres88

-Danda93

-dany chan

-Desy95

-Emiko92

-Eriko Chan

-Fin Fish

-FlyingSquirrel

-fmi89

-hachi22

-hina

-Hope35

-inufan4ever

-J84

-ka chan

-Kaggi_Inu91

-kaggy95

-Kagome19

-laretta

-Lella92

-marychan89

-Mary_loveloveManga

-Meg___X3

-nitibotu

-Onigiri

-Pikkola amika

-roro

-sackiko_chan

-Selvaggia_Chan

-solandia

-sunsunset

-TheBestLady

-_Dana_

 

Ringrazio per le seguite:

 

-inufan4ever

-meris

-pillina28

-vanessa_91_

 

 

Ci risentiamo per B&B *rabbrividisce*

 

 

 

  
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