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Autore: Briskal    12/09/2019    1 recensioni
Aveva parcheggiato il suo Bug dietro la Benz di Regina, ed era entrata in casa senza fare il minimo rumore. Il sindaco probabilmente l'avrebbe uccisa con una palla di fuoco ben assestata, ma valeva la pena di rischiare: di lì a poco sarebbe partita, e non avrebbe potuto assolutamente andare via senza salutare colei che da un po' di tempo a quella parte aveva rubato un pezzo del suo cuore.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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New York- New York

Capitolo 3

New York – New York

 

 

Suo figlio aveva installato sul telefonino una strana applicazione piena di mappe.
Segui sempre questa linea rosa, mamma, e non spaventarti per il traffico: è una cosa normalissima. Troverai posto sotto il palazzo. Ne abbiamo due riservati: 41A e 41B. L'appartamento è all'ultimo piano, non puoi sbagliarti. Questa è la copia delle chiavi del portone principale... per il resto, sono sicuro che la troverai a casa, non ama uscire la sera, a meno che non sia strettamente necessario.
Henry era stato stranamente tranquillo quando gli aveva comunicato che avrebbe raggiunto Emma in città; non aveva fatto domande strane, non le aveva nemmeno chiesto se avesse potuto andare con lei. Anche David e Snow l'avevano presa bene... anzi, benissimo: avevano sfoggiato un sorrisetto complice fino a quando non erano spariti dalla sua vista.
Aveva fatto il pieno alla Benz ed era in procinto di lasciare finalmente Storybrooke; per un folle attimo, pensò che qualcosa al di là della linea di confine avesse potuto non funzionare, ma le parole di Granny le diedero il coraggio necessario per premere il piede sull'acceleratore.
Vuoi essere felice o no?”
Sì, si disse. Aveva perso Daniel, aveva perso la sua anima gemella... ma non avrebbe perso anche Emma. Ruby non le avrebbe mai detto che la ragazza ricambiava i suoi sentimenti se non ne fosse stata schifosamente sicura, e anche Elsa ci aveva messo del suo per farglielo capire.
Quando oltrepassò il confine, si rilassò del tutto ricordandosi ogni cosa della sua vita a Storybrooke: aveva funzionato. Ora non restava altro che seguire la mappa che Henry le aveva indicato... e con un po' di fortuna sarebbe arrivata da Emma anche prima di sera.

Nel frattempo, nel loft dei Charming, Henry e i suoi nonni sfoggiavano un'aria soddisfatta.
«É stata un'ottima idea chiedere aiuto a Elsa» ne convenne il Principe cullando Neal tra le braccia, «la presenza di quella ragazza è sempre stata un problema per Regina. Detto sinceramente, ci ho messo un po' per capire il perché, ma ora è tutto molto chiaro»
Henry sorrise. «Mamma ha sempre avuto una strana gelosia per lei; in fin dei conti è stata l'ombra di Emma per un bel po'. La seguiva con un cagnolino. E devo ammettere che Ma' è sempre stata un poco gelosa di mamma, soprattutto quando è arrivato Robin»
«La verità è che le tue madri sono peggio di due troll, tesoro» mormorò Snow, «sinceramente non avrei mai pensato ad una simile eventualità, ma è chiaro che non sappiamo mai dove ci porta l'amore. Magari il destino di Emma era legato a Regina sin dall'inizio. C'è voluta ben più di una spintarella, ma a questo punto direi che ce l'abbiamo fatta»
Il ragazzino alzò il pugno in segno di vittoria. «Puoi dirlo forte, nonna: l'operazione New York è quasi del tutto conclusa! 
 

 ----

 

Arrivare in città non fu poi tanto difficile, ma districarsi per quelle strade sì: c'era il caos più totale, ed essere arrivata là a sera inoltrata non aveva certo facilitato la situazione. Sembrava quasi di stare in un labirinto di luci e colori, e per un attimo Regina si sentì quasi persa. Era vero quello che si leggeva sui libri: New York non dorme mai. Come diavolo avevano fatto Henry e Emma a vivere in quel putiferio di auto e smog, con quei palazzi talmente alti da non riuscire a vedere il cielo senza spaccarsi l'osso del collo? Come si orientavano in tutte quelle strade, con i marciapiedi invasi da così tanta gente da non poter nemmeno camminare? Come potevano, gli esseri umani del “mondo reale”, non impazzire nel caos di quella città?
Presa dal panico, per un momento tornò a guardare il telefonino: a detta dell'infernale aggeggio era quasi arrivata a destinazione. Svoltò verso destra, su un enorme stradone, e lì trovò finalmente il palazzo dove le due persone più importanti della sua vita avevano vissuto per un anno intero. Parcheggiò la Benz, uscì dall'auto e si prese qualche minuto per calmarsi.
Quasi le tremarono le mani quando infilò la chiave nella toppa del portone; pregò tutti gli Dei esistenti che Emma fosse in casa, e che non fosse andata in giro. Sarebbe stato impossibile rintracciarla, e lei era stanca di aspettare. Prese l'ascensore ed il cuore iniziò a batterle nel petto ferocemente quando si ritrovò davanti la porta dell'appartamento: con un lungo sospiro, bussò.

Emma era alle prese con le carte, seduta in cucina con gli occhiali sul naso e i capelli tenuti su con uno spadino; se ne stava lì a guardare con cipiglio serio le bollette che aveva pagato quella mattina. Aveva deciso di tenere l'appartamento, ma aveva anche fatto in modo da staccare le utenze a partire dal giorno dopo, per non ritrovarsi conti in sospeso. Stava sistemando tutto in una cartellina, e aveva già preparato la borsa con le poche cose che si era portata dietro, così il mattino seguente non avrebbe perso più tempo; una volta ritirato il Bug all'officina di Mark sarebbe partita immediatamente.
Rimase perplessa quando sentì bussare a quell'ora: nessuno di sua conoscenza sapeva che fosse tornata per qualche giorno. Aveva anche evitato di farsi vedere troppo in giro per evitare noie, rinunciando agli ottimi hotdog di Luigi all'angolo della 14esima strada. Facendo spallucce, andò ad aprire, e la mascella quasi le cadde per terra non appena vide la donna che amava ferma lì sulla soglia. Doveva aver preso una insolazione quel pomeriggio, mentre correva su e giù per il Central Park. Era l'unica spiegazione per quella meravigliosa visione.
Dal canto suo, Regina restò pietrificata: non erano trascorsi nemmeno due giorni interi da quando Emma l'aveva lasciata sul vialetto di casa sua, eppure sembrava che non vedesse la ragazza da un'eternità. Le era mancato tutto di lei. La voce, le battute sciocche, il modo in cui la imitava... i suoi meravigliosi riccioli biondi che le ricadevano su quella orribile giacca di pelle. Le erano mancati i suoi occhi; quelle lande verdi così sincere che la guardavano sempre con affetto incondizionato.
Sentì le lacrime scenderle lungo le guance, e in uno slancio si fiondò tra le braccia della Salvatrice, facendola addirittura barcollare per un attimo all'indietro.
Emma la strinse a sé con tutto l'amore di cui era capace. Era tutto vero. Lei era lì. Era andata lì per lei! Non avrebbe immaginato una cosa simile nemmeno nei suoi sogni più segreti.
«Gina» mormorò, con la voce rotta dall'emozione, «... cosa...?»
«Zitta. Stai zitta, Emma e baciami. Per l'amor di Dio, baciami!» la pregò l'altra, infrangendo le labbra sulle sue teneramente.
Quel bacio... oh, quel bacio racchiudeva in sé talmente tanto amore che le due donne dovettero stringersi ancora di più per non rischiare di cadere. Regina era del tutto certa che se fosse successo a Storybrooke, avrebbero infranto qualsiasi altra maledizione presente in città.; l'ondata di magia prodotta dal True Love Kiss sarebbe stata così forte da far crollare anche la dannata torre dell'orologio. La ex Evil Queen scoppiò quasi a piangere, rompendo il contatto; troppe erano le emozioni che stava provando in quel preciso istante.
Emma le sorrise teneramente, accarezzandole il viso per asciugarle le lacrime che le scendevano silenziosamente sulle guance. Posò la fronte contro la sua, e le rubò un altro bacio. «Mi hai trovata»
Regina allungò una mano per affondarla nei suoi lunghi capelli biondi. «Idiota»
La Salvatrice la baciò ancora, prima di ricordarsi che la porta di casa era ancora aperta e che loro erano rimaste impalate all'ingresso. «Scusami, accomodati» le disse facendola entrare, chiudendo a chiave subito dopo.
Regina si sentì per un attimo a disagio, guardandosi attorno prima di sedersi sul comodo divano in pelle. Emma le fu subito accanto, prendendole le mani tra le sue; era meraviglioso vedere come le loro dita si intrecciassero perfettamente. «Domattina sarei ripartita per Storybrooke» spiegò, non riuscendo a smettere di sorridere, «avrei voluto farti una sorpresa... ma pare che alla fine sei stata proprio tu a farmi restare a bocca aperta»
«So come stupirti, Miss Swan» le mormorò ghignando soddisfatta.
«Oh sì, Signora Sindaco. Non avrei mai pensato una cosa simile; perché ti sei precipitata qui?»
Il sindaco si allungò quel tanto da poterla baciare di nuovo teneramente. «Perché mi sono resa conto che non avrei proprio dovuto permetterti di partire»
Emma sorrise scioccamente. «Quando mi hai fermata nel tuo vialetto...»
«Già»
«Ma allora perché non l'hai fatto subito? Avresti potuto usare la magia per portarti alla linea di confine e fermarmi lì»
Regina si ritrovò a guardare un punto imprecisato della stanza. «Avevo paura»
Lo sceriffo le passò una mano sul viso, costringendola ad incontrare di nuovo i suoi occhi; le regalò un altro tenero bacio, per poi posare delicatamente la fronte sulla sua. «Siamo un disastro... non è vero?»
La donna ridacchiò, prendendo a giocare con una ciocca di capelli biondi. «Mi sei mancata, Miss Swan, e io sono stata una sciocca ancorata alle sue vecchie paure»
«Gina...»
Il sindaco alzò una mano per zittirla. «No, lasciami finire. Non ho affrontato questo viaggio solo per potermi abbandonare tra le tue braccia»
«Beh, è stata una entrata trionfale» la punzecchiò la ragazza, sfoggiando un sorrisetto da schiaffi.
Regina si morse la lingua per non risponderle a tono e preferì sorvolare la questione. «Sono stata una sciocca» continuò pazientemente, «perché da quando mi hai salvato dalla furia di Elsa non ho fatto altro che seppellire i miei sentimenti. Ero certa che l'incantesimo si fosse spezzato per il vero amore. Non avevo bisogno di conferme, lo sapevo nel profondo della mia anima, ma ho sempre avuto il terrore di ammetterlo. Se l'avessi fatto, mi si sarebbe spezzato ancora una volta il cuore. Come avresti potuto ricambiare in miei sentimenti? Sono una donna che per anni è stata consumata dalla voglia di vendetta. Sono stanca di cercare qualcuno che mi ami per come sono. Sono una persona difficile e incasinata. Ho dato ascolto ad una fata cercando l'amore in un uomo che voleva solo rimpiazzare sua moglie e che non ci ha pensato due volte a tornare con lei. Ho tentato di ucciderti, di uccidere i tuoi genitori. Per colpa mia non hai mai avuto l'amore della tua famiglia... per colpa mia hai patito le pene dell'inferno, e questo fatto mi logora, perché ho ammesso a me stessa che ti amo già da un po', ma ho sempre pensato di non essere degna di stare con te: ti ho fatto solo soffrire» concluse, abbassando lo sguardo.
Emma sorrise teneramente, portando un dito sotto il mento per permetterle di guardarla di nuovo. «Va bene, lo ammetto: non ho passato un bel periodo e non ho mai avuto l'amore di mamma e papà, anche se ho pregato ogni sera di trovare una famiglia che mi accettasse, ma dal tuo errore è nato Henry, e solo per questo meriti tutto il mio amore»
«Ma...»
«Niente “ma”, Gina. Ora ascoltami, e ascoltami bene, perché hai scombussolato tutti i miei piani per un gran discorso e sto improvvisando: io ti amo. Ho visto la donna che dici di essere. Ho vissuto la regina del passato, anche se solo per poco. Eri spietata, ossessionata dalla vendetta verso mia madre, e per questo motivo molte persone hanno sofferto, me inclusa. Hai ucciso ed avresti fatto fuori anche me se Henry non avesse mangiato quel pezzo di torta avvelenata. Lo so, eppure sono sempre stata lì per te. D'accordo, all'inizio il nostro rapporto non è stato rose e fiori, ma poi però le cose sono cambiate, vero? Sei cambiata, per Henry, certo, ma ho avuto il privilegio di vedere che grande cuore hai. Un cuore che è sempre stato spezzato: un cuore che non chiedeva altro che essere amato. Vuoi sapere da quanto tempo? Da quando la tua magia si è riattivata con il cappello. Lì è iniziato tutto. Lì ho capito che forse, in tutta quella follia, avrei potuto costruire qualcosa con te e con mio figlio. Anche io sono cambiata, Regina, e lo sai. Sono una donna che fugge, una donna incasinata quasi quanto te. D'accordo, sono fuggita a New York perchè non sapevo come affrontare la situazione, ma ero pronta a ritornare da te. Perché non posso starti lontano. Non posso stare senza la mia famiglia. Senza nessuno di voi, e ora, finalmente sono pronta a vivere il mio lieto fine. Tu sei il mio lieto fine, e non ti permetterò mai più di pensare di non essere degna»
Regina rimase in silenzio, perdendosi negli occhi verdi della sua Salvatrice. «Sono quello che sono anche grazie a te. Voglio ricominciare con te.» mormorò con un filo di voce, abbracciandola poco dopo.
Restarono così, coccolate l'una tra le braccia dell'altra, godendosi il momento, mentre da un nightclub in strada echeggiava una canzone allegra...

I'll make a brand new start of it, in old New York

If I can make it there, I'll make it anywhere

Come on come through, New York, New York!

 

FINE

 

 

New York New York cantata da Liza Minelli (of course) è stato un lampo che mi è passato nel cervello alle 3 del mattino. Non so se è un lampo di idiozia o di geniale idiozia, però mi sembrava carino concludere con quella frase. Anyway! Grazie per essere arrivati fin qui, grazie a chi a recensito questa storia e soprattutto i lavori più vecchi. Piano piano risponderò a tutti! GRAZIE!
Mi sono divertita tantissimo a concludere questa fanfic, anche se era praticamente quasi del tutto scritta. Non vi faccio promesse, quindi non vi dico che tornerò presto, ma come ho già detto, ci sono delle storielle a cui potrei finalmente dare un degno finale.. quindi tornerò!

*un coro di chissenefrega echeggia nell'aria* XD

 

   
 
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