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Autore: lady lina 77    22/03/2020    2 recensioni
La storia dei Romelza riscritta in modo del tutto nuovo, partendo da zero...
Lui è un giovane disilluso dall'amore che dopo aver trascorso tre anni a combattere in Virginia, torna in Cornovaglia e scopre che tutto il mondo che aveva lasciato è in distruzione, suo padre è morto lasciandolo pieno di debiti e il suo grande amore, Elizabeth, è in procinto di sposare suo cugino Francis.
Lei è una giovane ragazza povera di Illugan che viene presa per caso alle dipendenze dei Boscawen e finisce per sposare il nipote di Lord Falmouth, Hugh Armitage, un giovane dalla salute malferma che ha perso la testa per lei...
Ross e Demelza, anime sconosciute, lontane, le cui strade si incrocieranno in modo del tutto imprevisto scardinando ogni loro convinzione sull'amore, sulla vita e sul futuro...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Elizabeth Chynoweth, Francis Poldark, Ross Poldark
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Aveva vent'anni quando era partito per la guerra, spinto dal padre che voleva toglierlo dai guai in cui spesso, lui che era una testa calda, si cacciava. Vent'anni, un buon nome di famiglia rispettato ed ammirato, un brillante futuro davanti e l'amore incrollabile per una delle ragazze più desiderate ed ammirate della Cornovaglia, Elizabeth Chynoweth.

C'era poi molto altro, ovviamente. Tante sfide nelle miniere di famiglia da affrontare, un gruppo di parenti più o meno uniti che lo attorniavano come solo una famiglia sa fare, due cugini che avevano più o meno la sua stessa età e con cui era cresciuto, una casa forse non elegante ma dignitosa, due servi che erano dei fannulloni senza speranza ma che erano amici sinceri e lo avevano cresciuto, una madre amatissima che aveva perso da bambino e un padre che con la vedovanza si era invece un pò perso a sua volta e che per sfuggire al dolore della morte della sua amata Grace si era lanciato in mille effimere storie di sesso e nella vita sregolata.

Quando era partito, la sua vita stava in perfetto equilibrio fra gioie e dolori ma nel cuore aveva mille speranze e tanti sogni. Tornare, cercare di far risorgere le miniere di famiglia che suo padre Joshua aveva lasciato abbandonate a loro stesse ed aiutare così le tante povere famiglie di minatori con cui era cresciuto e che considerava amiche, vivere in maniera meno ribelle e soprattutto, finalmente, sposare la sua Elizabeth. Lei, bellissima, eterea, che aveva rubato il suo cuore e che in pegno gli aveva donato un anello da cui non si separava mai, era stata il sogno in cui si era cullato durante i momenti più duri di quei tre anni sui campi di battaglia che gli avevano donato, come ricordo, una lunga cicatrice sulla guancia che ne accentuava i tratti duri del viso e gli dava un'espressione non più da ragazzino ma da uomo vissuto. Ma questo non importava, non era nulla per Ross in confronto al desiderio di tornare, riabbracciarla, baciarla e poi chiederla in moglie. Elizabeth apparteneva ad una antica e nobile famiglia, aveva dei genitori odiosi – soprattutto la madre che mal lo sopportava – era forse inarrivabile per un giovane di nobili origini come lui la cui famiglia però era caduta un pò in miseria, ma questo non gli importava. Elizabeth lo amava, lo aspettava a braccia aperte e ogni ostacolo si fosse frapposto fra loro e il matrimonio, insieme lo avrebbero superato.

C'erano molti sogni in lui, sulla via del ritorno dalla Virginia e uno su tutti, rivedere lei, gli davano speranza in un futuro finalmente roseo.

Ma quei sogni si infransero subito, nel giro di una sola serata...

Tornò e scoprì che durante la sua assenza, sei mesi prima, suo padre era morto. Un padre assente, distratto, ma che gli voleva bene e che forse, in lui, aveva trovato l'unico appiglio che aveva per non impazzire davanti alla perdita dell'unica donna della sua vita che avesse amato davvero. Suo padre Joshua aveva trovato una luce in Grace come lui l'aveva trovata in Elizabeth e forse, benché Ross ne condannasse molti comportamenti, da un altro punto di vista comprendeva come la perdita di un amore potesse portare poi alla perdita dell'anima in un uomo...

Ma quel lutto non fu tutto. Solo, smarrito da quella notizia su suo padre appresa da un pettegolezzo sulla carrozza che lo stava riportando a casa, si era recato a Trenwith da suo zio Charles in cerca di visi amici e famigliari. Trenwith, che confinava con Nampara, le due proprietà di due fratelli uniti ma anche da sempre divisi da una eredità iniqua che vedeva il fratello maggiore, Charles, proprietario della terra più ricca e Joshua, il minore, con ciò che restava del patrimonio di famiglia, erano tutto ciò che restava della gloriosa storia della famiglia Poldark.

Ma a Ross questo non era mai importato. Era cresciuto a Trenwith e lì aveva trovato una parvenza di famiglia con i suoi cugini, la dolce Verity che lui adorava e Francis, l'erede di Charles, un ragazzo invece poco dotato di carattere e autostima. Aveva voglia di rivederli, quasi quanto di rivedere Elizabeth.

Giunto in quella casa però, convinto di venire accolto come un gradito ritorno, dovette ricredersi. Visto come un fantasma il cui ritorno sembrava poco gradito, eccetto per l'abbraccio di Verity, gli ci volle poco per capire che era arrivato al momento sbagliato. Una cena, la tovaglia migliore in tavola, calici pieni di vino, l'anziana zia Agatha e zio Charles tirati a lucido, davano il senso di una occasione importante per loro: il fidanzamento di Elizabeth, la SUA Elizabeth, con suo cugino Francis.

Da lì tutto era precipitato in un abisso di dolore e rabbia. Tutto era perduto, la fede nell'amore e la speranza di un futuro migliore.

Elizabeth si era sposata, giurando di amare Francis e alludendo al fatto che dopo tutto, fra loro, non c'erano promesse formali e che pensava che fosse morto... L'amore per lei, il desiderio di lei si erano trasformati in rabbia, dolore, rancore e desiderio di possesso che mai avrebbe potuto soddisfare. C'era ancora tanto amore e ammirazione per lei ma la cenere che li aveva ricoperti ne nascondeva anche gli aspetti più nobili che da sempre avevano albergato nel cuore di Ross nei confronti dell'amata. Ed era altrettanto inaccettabile che Francis, suo cugino, che pensava di non avere le capacità di combinare granché nella vita, era riuscito dove lui aveva fallito. Era amore, il loro? Ross ne dubitava, Ross era convinto che niente e nessuno avrebbe potuto competere con lui agli occhi di Elizabeth... Eppure lei aveva sposato un altro... Li aveva dovuti vedere dirsi sì, aveva assistito alla nascita del loro primo figlio e non aveva potuto essere che un ospite che guardava da lontano la vita degli altri...

Casa sua, in rovina, era pian piano risorta grazie alla sua testardaggine nel voler salvare almeno qualcosa, al duro lavoro, all'aiuto dei suoi amici e al quasi aiuto dei suoi due servi fannulloni, Prudie e Jud, l'unica eredità, assieme a terre incolte e infruttuose, che gli aveva lasciato suo padre.

Ma Nampara, la sua casa, era vuota e fredda e nulla di quello che aveva sognato in guerra si era avverato. Non c'era accanto a lui la donna del suo cuore a ravvivargli la vita, ad attenderlo al ritorno dal lavoro, a dargli amore e sostegno, a creare insieme una famiglia...

Al ritorno la sera trovava cibo malcucinato in tavola, due servi ubriachi, lettere da parte dei suoi creditori che gli ricordavano i suoi debiti e null'altro... Si chiese se sarebbe sempre stato così e si rispondeva di sì, che sarebbe stato sempre così perché senza Elizabeth tutto sarebbe stato senza senso.

L'unica cosa che lo teneva in vita e gli impediva di sprofondare nel baratro della disperazione e di una vita sregolata e distruttiva come era stata quella di suo padre, erano i suoi amici. I minatori, persone temprate dalla vita dura che però per lui erano una famiglia ancor più vera di quella che aveva a Trenwith. Per loro aveva accettato la sfida di riaprire la vecchia miniera di suo padre, la Wheal Grace, per loro aveva accettato di entrare in affari con Francis perché gli serviva il suo aiuto finanziario, per loro aveva implorato chi poteva di prestargli capitale, per loro si era indebitato, aveva ipotecato Nampara e forse sarebbe finito nella prigione dei debitori un giorno. L'ingiustizia della vita, il fatto che esistessero persone ricche che potevano permettersi tutto e poveri che non avevano nemmeno del pane per sfamare i figli, era qualcosa che lui avrebbe combattuto sempre, anche senza denaro e col cuore spezzato.

Francis, desideroso di riallacciare i rapporti con lui che si erano logorati dopo il matrimonio con Elizabeth, aveva accettato quell'azzardo e aveva impegnato i pochi soldi che gli erano rimasti dopo la morte del padre, avvenuta poco dopo la nascita di suo figlio Geoffrey Charles. Francis, di temperamento debole, aveva perso al gioco infiniti capitali e la miniera di famiglia, la Grambler, e solo grazie a Ross aveva ritrovato uno scopo per vivere dopo che il suo matrimonio con Elizabeth era entrato in crisi quasi subito a causa delle ristrettezze economiche, delle sue scelte sbagliate e delle amanti che ne avevano allietato molte notti e alleggerito il portafoglio. In cuor suo Ross però continuava ad invidiarlo e non sapeva che Francis provava lo stesso sentimento per lui perché convinto che in fondo Elizabeth continuasse ad amarlo. Un muro invisibile li divideva ma l'apertura della Wheal Grace, nonostante i tanti fallimenti e le tante incognite che aveva portato con se, li aveva un pò riavvicinati.

Anche se le cose lasciate in sospeso, sospettava Ross, prima o poi avrebbero richiesto il conto... Nessuna delle loro anome era cheta, nessuna delle loro anime si era rasserenata e il passato di certo non era stato superato.


...


Demelza Carne era nata in una umile baracca ad Illugan, figlia primogenita di un padre minatore e manesco e di una giovanissima donna che, dopo di lei, aveva partorito uno dopo l'altro altri sei figli maschi ed era morta di consunzione.

L'infanzia di Demelza era stata segnata dalle botte, dalla fame e dalle mille responsabilità che gravavano sulle sue piccole spalle che dovevano sorreggere i tanti fratellini più piccoli di lei.

Era cresciuta senza regole, senza educazione, come una piccola bestiolina scalpitante di conoscere il mondo ma senza i mezzi per farlo. Avrebbe voluto imparare a leggere, a scrivere, scoprire cosa c'era oltre Illugan e fuggire da quel padre che verso di lei non nutriva alcun sentimento paterno e la guardava come si osserva una bestia da lavoro.

A quattordici anni però, era cambiato tutto. In un povero cucciolo solo e sporco come lei, che aveva chiamato Garrick, aveva trovato il suo primo sincero amico e pochi giorni dopo quell'incontro, ne aveva fatto un'altro, piuttosto singolare, alla fiera di Redruth dove era scappata per sfuggire alle cinghiate del padre che voleva punirla per non aver spolverato a dovere la baracca che lui chiamava casa.

Camminando sul selciato, vestita di stracci e con Garrick al suo fianco, Demelza aveva scorto un uomo non più giovane ma dall'aspetto distinto che era stato aggredito da un gruppo di monelli che avevano più o meno la sua età e che cercavano di derubarlo del suo denaro.

D'istinto, un istinto ancora selvatico ma già votato a combattere le ingiustizie, Demelza aveva raccolto dei sassi e li aveva lanciati contro a quei ladruncoli mentre Garrick, ringhiando, li aveva messi in fuga.

Fu così che conobbe Lord Falmouth, che scoprì essere uno degli uomini più potenti non solo della Cornovaglia ma dell'intera Inghilterra.

L'uomo, accigliato ma seriamente colpito dall'aiuto della ragazzina, aveva cercato di donarle delle monete per ringraziarla ma lei aveva rifiutato, adducendo che non aveva fatto nulla e che non amava la carità. E quell'uomo, colpito da quell'orgoglio e quel fuoco che sembrava divampare in lei non facendola arretrare davanti a nulla, le aveva proposto di lavorare alla sua tenuta di campagna come domestica, in modo da avere cibo, un tetto sulla testa e abiti decenti.

Stordita, incapace quasi di credere che questo stesse succedendo a LEI, Demelza accettò, con la sola opzione di poter portare Garrick con se. Falmouth, accigliato, acconsentì e la ragazza lasciò Illugan, le cinghiate del padre e una vita miserabile che prima o poi l'avrebbe portata a morire prematuramente come sua madre per iniziare un'esistenza più dignitosa. Era solo una ragazzina ma era consapevole che non avrebbe avuto altre occasioni così nella sua vita.

E da lì tutto era cambiato. Entrare in quel mondo nuovo, avere abiti puliti, regole, visi amici attorno, una grande villa come dimora, un parco dove passeggiare nelle ore libere, erano per lei un sogno. Indossare per la prima volta una semplice divisa da cameriera, l'abito più bello che avesse mai avuto, l'aveva fatta sentire una principessa e anche se doveva rassettare, occuparsi di cucinare e tenere in ordine le tante stanze della casa, quel nuovo lavoro sembrava un sogno rispetto alla vita di prima.

Pian piano il suo aspetto selvaggio scoparve e ne mostrò le fattezze di una giovane ragazza bella, con occhi chiari e capelli rosso fuoco, dallo sguardo attento e curioso e dotata di una mente aperta e brillante.

Sbocciò, facendo un lavoro che le signorine della buona società giudicavano umiliante. Ma a lei non importava, ne era fiera e sognava solo di poter fare quel mestiere, in quella casa, per sempre.

Falmouth si era dimostrato un uomo gentile anche se austero, giusto nel rapporto con i suoi lavoratori, mai sopra le righe e sempre corretto nel rapportarsi agli altri. Demelza non ricordava di avergli mai sentito alzare la voce o essere villano e questo le fece capire che al mondo esistevano uomini diversi da suo padre.

Aveva una stanza tutta sua, piccola ma confortevole, che dava sul giardino interno della proprietà, con un letto comodo, un armadio, una scrivania, un caminetto e una cassapanca dove mettere le sue cose. E una cesta dove far dormire Garrick. Si sentiva la più ricca del mondo...

Poi, dopo due anni dal suo arrivo nella dimora dei Boscawen, di ritorno da Londra Lord Falmouth aveva portato con se un suo nipote, Hugh Armitage, che in seguito a dei problemi di salute di incerta natura, aveva dovuto abbandonare l'accademia militare e rinunciare al suo sogno di entrare in marina.

Giovane, di bell'aspetto, dai lineamenti gentili e dotato di un animo poetico e sognatore, Hugh aveva da subito adocchiato Demelza, attratto dai suoi capelli rosso fuoco, dai suoi occhi trasparenti e dalla vitalità che emanava ad ogni suo passo, ad ogni sua parola.

Erano coetanei, era l'unica giovane che, in quella dimora elegante ma spersa nella Cornovaglia, potesse condividere i suoi interessi e Hugh si trovò a cercarla spesso in giardino, quando sapeva che era nelle sue ore di riposo. Era affascinato dalla sua fame di apprendere, imparare, scoprire il mondo... Le insegnò a leggere, la introdusse nel mondo della letteratura e delle poesie di cui era appassionato, si propose di insegnarle a suonare il pianoforte e la spinetta e anche se Falmouth all'inizio era contrario alla loro amicizia, alla fine li lasciò fare. Demelza sembrava una medicina per Hugh e quando c'era lei, lui pareva riprendere forza, vigore e vincere la malattia subdola e ignota che pian piano gli toglieva la salute.

Demelza guardava a quel giovane come a un principe azzurro. Nessuno era stato gentile con lei quanto lo era stato Hugh e anche se sapeva di essere una ragazzina inesperta in amore, non trovava che spiegazioni romantiche a quella emozione che sentiva ogni volta che si incontravano...

Aveva quasi diciotto anni quando Hugh la chiese in moglie, lasciandola a bocca aperta. Demelza sapeva che nessun ragazzo nobile sposa una domestica e al massimo credeva di poterne diventare l'amante, le sarebbe forse bastato questo per vivere il suo sogno d'amore. Ma Hugh non l'aveva mai sfiorata, Hugh voleva amarla da marito e lei, spaventata, aveva balbettato un sì stentato sapendo già che Falmouth avrebbe fatto fuoco e fiamme, che in fondo non aveva nemmeno torto e che lei non aveva assolutamente idea di cosa volesse davvero, di cosa fosse l'amore e soprattutto, cosa fosse un matrimonio.

Ma disse sì, spinta dall'inesperienza e da quel sentimento vago ma piacevole che provava ogni volta che vedeva Hugh. Lui, tanto istruito ed intelligente, sembrava non avere dubbi e quindi lei, che era cresciuta nel nulla, doveva fidarsi. Era qualcosa di bello ciò che li univa e Demelza non sapeva se ci fosse altro, qualcosa di più bello che potesse legare due persone che si sposavano, ma decise di non volerlo scoprire e che a lei bastava così. Certo, Hugh la viziava e la assecondava sempre e forse le sarebbe anche piaciuto discuterci ogni tanto, litigare e far valere idee diverse dalle sue, ma di fatto questo non era mai accaduto, Hugh non sembrava interessato a contrariarla e la loro vita sarebbe scorsa placida e senza scossoni. E forse era giusto così... Litigare dopo tutto era una brutta cosa, no?

Falmouth fece ovviamente strenua opposizione ma Hugh, dimostrandosi di carattere, insistette. Ricordò allo zio del giorno in cui Demelza lo aveva salvato senza chiedere nulla in cambio, di come fosse sempre stata fedele a lui e al lavoro che gli aveva dato, di come fosse sempre stata onesta e sincera e di come, soprattutto, avesse influito positivamente sulla sua salute. Fece poi leva sul fatto che la sua malattia non lo rendeva adatto a un matrimonio combinato con qualche giovane nobile di Londra e nemmeno voleva nulla del genere e suo zio sapeva bene tutto ciò. Voleva Demelza che come lui amava le poesie e il bello, che come lui amava leggere e che insieme a lui ogni tanto suonava il pianoforte, tutto quì. E che gli rimanesse molto da vivere o più probabilmente poco, era con Demelza che Hugh desiderava trascorrere il suo tempo.

Fu forse la parte che argomentava sulla sua salute malferma e su quanto fosse migliorata con la presenza della ragazza, a convincere Falmouth a dire sì. In fondo non aveva scelte migliori da proporre al ragazzo e di fatto, da sempre, lo aveva esaudito in ogni suo capriccio.

Ordinò che la cerimonia fosse intima, per pochi famigliari e senza pubblicità. Sapeva che i pettegolezzi che ne sarebbero seguito sarebbero stati feroci ma sapeva anche che era nella posizione di zittire qualsiasi malelingua sul casato, col tempo. Era un uomo potente, aveva controllo su molte persone che contavano e nessuno avrebbe potuto parlar male di suo nipote senza scatenare in lui biasimo e pericolose ire...

E così si sposarono nella piccola cappella della tenuta...

E quella notte Demelza scoprì l'amore fisico, qualcosa che la incuriosiva ma anche spaventava... Nessuno le aveva mai detto come affrontare quel passo e nonostante Hugh fosse dolce e paziente, di quella prima notte ricordò a lungo il dolore e solo verso la fine del rapporto un vago piacere che però si mescolava con sensazioni fisiche ancora spiacevoli.

Le ci volle un pò per abituarsi a quel passo e per lunghe settimane guardò con terrore all'ora di andare a letto. Hugh era sempre il suo principe azzurro, la riempiva di dolci parole ed attenzioni ma ad entrambi ci vollero molti giorni per trovarsi anche nell'intimità.

Pian piano Demelza imparò come fare, come far capire a lui come voleva essere toccata e a sua volta a capire come volesse essere toccato lui, iniziò ad abituarsi a quelle sensazioni nuove e alla fine a provare piacere.

Ma qualcosa, le gridava il suo cuore, mancava...

Una volta, quando era ancora domestica, aveva sentito il racconto di un'altra cameriera che si era appena sposata e che parlava del sesso come della fusione di corpo ed anima...

E Demelza lo sapeva, c'era fusione di corpi fra lei e Hugh... Ma la loro anima, anche nei momenti di massima passione, non era mai fusa del tutto. Lei restava Demelza e lui restava Hugh. Non erano una cosa sola e tutto continuava ad esistere attorno a quel letto, non diventava sfumato o lontano durante l'atto d'amore, come dovrebbe succedere a due amanti che non concepiscono che loro stessi in quel momento mentre tutto il resto sparisce.

Ma Hugh sembrava contento così e pian piano imparò ad esserlo anche lei. Forse l'amore era tutto quì, forse era sopravvalutato e lei sognava qualcosa che in realtà non esisteva. Forse il concetto di anime gemelle non era che una fiaba per bambini oppure esserlo significava essere come lei e suo marito, sereni e tranquilli, senza scossoni particolari né di giorno né di notte. Hugh la adorava e lei adorava lui, il resto era solo una strana utopia irrealizzabile. Di questo imparò a convincersene anche perché non aveva nessuno a cui chiedere.

Era la moglie di Hugh, era diventata una lady anche se non aveva mai sognato di esserlo e ogni suo desiderio era un ordine per coloro che fino a poco prima erano state cameriere sue pari.

Ma non iniziò mai a sentirsi superiore e sempre, anche se Falmouth spesso la riprendeva per questo, le considerò le sue migliori amiche.

Ma era anche consapevole di dover imparare a gestire il suo nuovo ruolo e cercò di fare del suo meglio senza però sacrificare se stessa. E così imparò ancora una volta una nuova vita fatta di tè, cene galanti, pomeriggi passati a suonare il pianoforte con Garrick appoggiato ai suoi piedi, abiti meravigliosi, giornate a cavallo e notti fra le braccia di un uomo che la adorava e che forse un giorno avrebbe sentito suo del tutto. E lei si sarebbe sentita a suo modo, completamente sua...


  
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