Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Moony3    10/08/2009    14 recensioni
Vent'anni dopo la Battaglia di Hogwarts il giovane Teddy, cresciuto nel Mondo Migliore che i suoi genitori avevano sognato e contribuito a conquistare per lui, decide di utilizzare un oggetto leggendario - donato decenni prima ad Andromeda dall'originale zio Alphard - per tentare di rendere quel mondo ancora migliore; per lui, per la nonna e... per i suoi genitori.
Una piccola storia dedicata a chi, come me, non ha proprio digerito una certa scelta di J.K. Rowling, ma è troppo legato al Canon per riuscire a ignorarla allegramente e a buttarsi in fantasiosi AU.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Teddy Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
LA CHIAVE DEL TEMPO


Capitolo Primo

Casa Lupin


Teddy si guardò attorno sollevato: la Materializzazione non aveva avuto testimoni inopportuni. Quella piccola radura si era rivelata un'ottima scelta. I suoi genitori sapevano decisamente il fatto loro.
Inspirando a pieni polmoni l'aria profumata di pino e di salmastro sbirciò nervoso l'orologio: bene, era ancora presto, poteva preparare tutto con calma.
Si strinse nel giubbetto di jeans e si avviò sul viottolo di terra battuta, lasciandosi guidare dal ritmico rumore del mare.
Sì, avevano trovato un posto davvero perfetto i suoi genitori, approvò Teddy, ammirando la piccola casa a due piani apparsagli improvvisamente davanti agli occhi.
Avevano dovuto optare per una zona abitata esclusivamente da Babbani. Nessun mago avrebbe accettato un licantropo come vicino di casa, a quei tempi, pensò il ragazzo scalciando rabbioso un grosso sasso. Oh, ora le cose andavano meglio. Kingsley aveva fatto molto per abbattere simili assurde prevenzioni e i licantropi potevano sperare in una vita normale. In teoria. Perché i pregiudizi erano duri a morire e c'erano ancora moltissimi maghi che non avrebbero gradito un licantropo nell'appartamento accanto: Kyle Addams, Serpeverde da generazioni, nonché indiscusso ispiratore del C.A.L.D.O., ne era la prova vivente.   
Quella casetta isolata, però, circondata dai boschi e protetta dall'alta scogliera, era perfetta per gli stravaganti pleniluni di suo padre.
 
«Bella casetta non trovi, giovanotto? Sarebbe davvero ora che qualcuno ci tornasse ad abitare».
 
Teddy si voltò di scatto, sorpreso.
Un uomo anziano, basso e rotondetto, lo guardava sorridente, mentre un grasso cagnetto di razza indefinita cercava di strangolarsi col guinzaglio, nell'infruttuoso tentativo di approfondire la conoscenza con un riccio alquanto riottoso.
Teddy sorrise allo sconosciuto e benedì il buon senso che lo aveva spinto a indossare abiti Babbani.
«Eh, sono vent'anni che non ci vive nessuno, sai?» proseguì dispiaciuto il vecchio. «Era di una simpatica coppietta. Due ragazzi davvero deliziosi, gentili, disponibili. Avevano anche avuto un bambino. Ma una sera se ne sono andati in tutta fretta... e non sono più tornati».
L'omino si tolse il berretto scozzese, grattandosi pensoso il cranio pelato. «Qualche giorno più tardi venne una donna molto bella e molto triste, accompagnata da un uomo di colore. Portarono via alcune cose... e poi più nulla. Ormai solo io e Bilberry passiamo ogni tanto di qua, vero, vecchio mio?» chiese sorridendo al cagnetto, Bilberry, che scodinzolò entusiasta prima di lanciarsi in un intrepido assalto a un cespuglio rigoglioso.
Il vecchio si rimise il berretto e si sfregò meditabondo il particolarissimo naso a patata. «E' un vero miracolo che si sia conservata così bene, però».
Teddy annuì cauto, non poteva certo svelare all'ometto che quel miracoloso stato di conservazione era dovuto ai potenti incantesimi di Andromeda Black!
«Oh, io sono Adam Peabody, da più di sessant'anni pasticciere del paese» si presentò gioviale il vecchio, indicando una manciata di luci che punteggiava la parte bassa della scogliera. «Specializzato in torte alla cannella. La ragazza che abitava qui le adorava. Veniva a trovarmi spessissimo... o ci spediva il consorte che, generalmente, sedotto dalle torte al cioccolato ignorava quelle alla cannella. E io gli reggevo il gioco, assicurando che no, quel giorno non c'erano torte alla cannella. Non avrei dovuto, lo so, ma quel ragazzo era così magro... non poteva che fargli bene una bella torta al cioccolato».
Allentò un po' il guinzaglio del cagnetto e scrutò Teddy con sguardo esperto.
«Era magro come te, in effetti. Passa a trovarmi, giovanotto, potrebbero piacerti le mie rinomate torte alla cannella».
«Ne sono certo, signor Peabody. Ma sarei... sedotto... anche da quelle al cioccolato, penso» rispose Teddy gentilmente, cercando di auto-convincersi che no, non gli dava affatto fastidio che persino Peabody il pasticciere conoscesse i suoi genitori meglio di lui.

Guardò la stramba coppia allontanarsi lungo la scogliera e si avvicinò al cancelletto di ferro battuto. Estrasse la bacchetta magica e cominciò a rimuovere gli incantesimi protettivi messi dalla nonna, poi attraversò il minuscolo giardino e, con un Alohomora ben assestato, aprì il portone di legno laccato.  
Entrò nel soggiorno, mormorò un Lumos e si guardò attorno incuriosito.
Sì, gli piaceva lo stile di quella stanza. Era così diverso dal ricercato soggiorno di casa Tonks! I mobili erano moderni, essenziali, di semplice legno chiaro. Un divano dall'aria sorprendentemente comoda fronteggiava un invitante camino.
La parete opposta era interamente occupata da una libreria malinconicamente vuota: tutti i libri di suo padre si trovavano infatti nella biblioteca di casa Tonks.
Macchie di colore irrompevano qua e là... e non si scorgeva nessun assurdo – per quanto raffinato - portaombrelli di ceramica decorato con puttini e ghirlande di frutta.
Teddy fu assalito da un curioso miscuglio di sensazioni. Non se lo aspettava. Non pensava che vedere la casa dei suoi genitori potesse essere così dolce e così amaro allo stesso tempo.
Sospirando salì la scala che portava al piano superiore. Avrebbe anche potuto fermarsi in soggiorno, in realtà, ma doveva salire. Doveva vedere quella stanza.
Aprì la porta con mano un po' tremante ed entrò, osservando affascinato la sua vecchia cameretta.
Un lettino di legno dipinto di turchese; una cassettiera bianca sormontata da un grosso specchio; una sedia a dondolo di vimini posta accanto a una finestra schermata da tende ricamate con minuscoli boccini d'oro; era tutto come nei ricordi della nonna solo... molto più spoglio.
Ma eccolo! Il ragazzo sorrise notando il dipinto incantato che fronteggiava il lettino: una ninfa sbarazzina inseguiva un elegante lupo d'argento in una radura illuminata da una placida luna. Teddy si avvicinò, sfiorando con dolcezza i capelli rosa della ninfa che si voltò, sorrise gioiosa e riprese l'inseguimento. Il ragazzo la fissò deliziato, non sapeva neppure più quante volte aveva chiesto alla nonna di raccontargli quella storia. In un caldo pomeriggio di luglio l'aveva persino trascinata nello studio di Harry, costringendola a mostrargli quel ricordo nel Pensatoio. Lo aveva ancora stampato in mente. Sua madre che, sfoggiando fiera un vistoso pancione, dipingeva canticchiando assorta quella scenetta; la nonna che decantava orgogliosa le doti artistiche della figlia, ereditate da una talentuosa prozia di Ted; suo padre che osservava scettico la scena, assottigliando contrariato gli occhi davanti a una luna tonda e piena e, con un furtivo colpo di bacchetta, la trasformava in una appena calante, affermando sdegnato che si rifiutava categoricamente di trovarsi davanti il proprio Molliccio ogni volta che metteva piede nella stanza del figlio. Poi, improvvisa, la risata di sua madre. Quella risata allegra che tutti gli avevano sempre descritto come irresistibile, ma che Teddy non conosceva. E l'abbraccio affettuoso che ne era seguito, e il meraviglioso stupore che aveva riempito gli occhi di suo padre quando lui si era energicamente mosso nel pancione della mamma.

Da qualche parte una pendola suonò le ore.

Teddy si riscosse, accorgendosi con sorpresa di avere gli occhi umidi. Guardò l'orologio e se lo tolse a malincuore. Era molto affezionato a quell'oggetto. Harry glielo aveva donato il giorno del suo diciassettesimo compleanno. Non era granché, se ne rendeva conto. Era un semplice orologio d'acciaio; sul quadrante blu notte spiccavano i numeri argentati e le fasi lunari perfettamente sincronizzate. Ma per Teddy non esisteva al mondo orologio più bello. Non poteva tenerlo al polso, però: era l'orologio di suo padre... quella notte lo avrebbe indossato lui.
Si avvicinò alla cassettiera bianca, fissando allibito lo sconosciuto bruno che lo osservava dallo specchio. Poi si ricordò della vecchia foto di Hermione e sorrise. Era strano, per lui. Non cambiava mai il suo aspetto. Ora. Perché c'era stato un tempo in cui lo aveva cambiato eccome, invece, nel tentativo disperato di conquistare Victoire Weasley. E solo per scoprire che lei trovava irresistibile il suo aspetto originale.
Ah, Victoire... Teddy appoggiò la fronte alla superficie fresca e liscia dello specchio, venendo riafferrato dall'ormai abituale senso di colpa. Era davvero giusto andare a salvare i suoi genitori? Solo i suoi genitori? E tutti gli altri? E Fred? Sarebbe ancora riuscito a guardare Molly negli occhi?
Victoire diceva di sì. Sosteneva che due vite salvate valevano moltissimo e che nonna Molly avrebbe capito. Di più, ne sarebbe stata felice.
Teddy si fidava di Victoire e quella era la sua ultima possibilità. Vent'anni. La Chiave del Tempo non poteva portarlo indietro più di vent'anni.
Raddrizzò la schiena con decisione e si passò una mano tra i capelli, sorpreso dall'inusuale sensazione datagli dalle ciocche cortissime; quel ragazzo forse si trovava a Hogwarts a combattere, non poteva mantenere quell'aspetto.
Socchiuse gli occhi e i suoi capelli virarono a una calda tonalità ramata, mentre il naso assunse la forma particolare di quello del pasticciere Peabody. Riaprì gli occhi e si studiò scettico, rese più paffute le guance e cambiò leggermente il taglio degli occhi. Purtroppo per il colore non poté fare nulla: non era mai riuscito a cambiarlo. Sospirò, scrutando quelle iridi ambrate; fossero state almeno di un colore più comune... Oh, ma chi si sarebbe soffermato a osservargli gli occhi nel bel mezzo di una battaglia, in fondo!

La pendola batté nuovamente le ore.

Teddy respirò profondamente, estrasse la Chiave del Tempo dalla tasca del giubbetto e, colpendola con la bacchetta, pronunciò il complesso incantesimo rivelato dalla pergamena.
Il corpo scuro e sinuoso del serpente si sollevò e la fenice cominciò a pulsare ritmicamente. Veloce, Teddy ruotò il serpente in senso antiorario per venti volte, una per ogni anno che voleva attraversare e sfiorò la fenice. Subito sentì un violento strappo, come se qualcosa lo stesse risucchiando. Lampi policromi cominciarono a danzare psichedelici davanti ai suoi occhi e un inconfondibile odore di ozono gli invase le narici mentre un fastidioso ronzio si amplificava tutto attorno. Poi, improvvisamente, la calma.

Teddy si trovò disteso su un lucido pavimento di legno. Sotto di lui, racchiusa in un cerchio, l'immagine di una grossa fenice color corallo.
Il ragazzo si mise carponi, ancora piuttosto scosso dall'esperienza e alzò lo sguardo: la ninfa dai capelli rosa gli sorrideva radiosa dal muro, stringendo il povero lupo che pareva sul punto di morire soffocato. Sempre ammesso che un lupo dipinto potesse soffocare, ovviamente, pensò confuso Teddy alzandosi in piedi.
Per un istante ebbe la terribile sensazione che la Chiave del Tempo non avesse funzionato: era ancora nella sua cameretta. Ma poi si rese conto che le cose erano diverse. Sopra alla cassettiera bianca troneggiava una grossa fenice di peluche, nel lettino una trapunta gialla ricamata con puffole pigmee era aggrovigliata alle lenzuola, come se qualcuno avesse afferrato il bimbo che vi dormiva per andarsene in tutta fretta. Un carillon con allegri gufi che si rincorrevano era appeso sopra al lettino e suonava una dolce ninnananna. Teddy si avvicinò e lo spense - conosceva quel carillon, lo aveva costruito nonno Ted e la nonna lo conservava ancora - poi si riscosse e, guardando la Chiave, notò che la fenice sul coperchio era scomparsa; Teddy sapeva che era fondamentale tornare lì prima che, scomparendo dal pavimento, la fenice ricomparisse sulla Chiave chiudendo il Portale per sempre.
Aveva solo sette ore a disposizione, ma gli sarebbero bastate: ai suoi genitori ne restavano di meno.
Si mise l'oggetto al collo e si Smaterializzò.
O meglio, tentò di Smaterializzarsi senza successo, prima di realizzare che i  genitori avevano di certo protetto la casa con un incantesimo Anti-Materializzazione.
Si precipitò in corridoio, notando un letto matrimoniale intatto oltre la porta spalancata che fronteggiava quella della sua cameretta ed evitando per un soffio di travolgere una panciuta lampada di ceramica. Scese di corsa le scale e si fiondò in soggiorno. La libreria era stracolma di libri, ora, infilati in tutti gli spazi disponibili. Una coperta di un rosa acceso giaceva abbandonata sul divano, accanto a un grosso tomo aperto, mentre su un basso tavolino di bambù c'erano due tazze di cioccolata semipiene e un lavoro a maglia, qualcosa di indecifrabile, minuscolo e azzurro: evidentemente sua madre non era brava come Molly con la lana e i ferri.
Teddy osservò commosso quelle tracce della vita quotidiana della sua famiglia, ogni senso di colpa dimenticato. Avrebbe riportato lì quei due, a bersi la loro cioccolata. Suo padre avrebbe finito quel libro e sua madre il suo... be' qualunque cosa fosse. E lui lo avrebbe indossato con orgoglio. Forse.

Corse all'esterno e, dopo un breve tentennamento, rimosse l'incantesimo Anti-Materializzazione: ai Mangiamorte non interessava più violare quella casetta - erano tutti diretti a Hogwarts, ormai - ma a lui sarebbe stato molto utile potersi Materializzare direttamente in camera sua.
Scoccò un'ultima occhiata alla casa dei genitori - alla sua casa - e si Smaterializzò.



Ed ecco il primo capitolo.
Scritto a mio uso e consumo, devo ammettere: mi serviva per conoscere un po' meglio il mio protagonista, prima di tutto; e poi desideravo ardentemente dare una sbirciatina alla "vita quotidiana" della famiglia Lupin. La Rowling ci ha detto talmente poco, in proposito...
Parlando di capitoli, la volta scorsa -  travolta dall'emozione della mia prima volta su un sito di ff - ho dimenticato allegramente di avvisare che la mia storia è già completa (devo solo ricontrollarla) ed è composta da: un Prologo, cinque capitoli (i primi due piuttosto brevi, gli altri lunghetti anziché no) e da un Epilogo. Sette capitoli in tutto. Evocativo, vero?
Desidererei poi assicurare a tutti i fortunati possessori di raffinati portaombrelli di ceramica decorati con puttini e ghirlande di frutta che, personalmente, non ho particolari idiosincrasie nei confronti di detti simpatici oggetti. Pare che Teddy sia piuttosto prevenuto nei loro confronti, però...

Ora una cosa un po' strana per me. Non so bene come farlo, in effetti... ma credo che ringraziare coloro che mi hanno recensita sia un piacevolissimo dovere, soprattutto perché mi hanno colta alla sprovvista!  Davvero, non me lo aspettavo essendo nuova e sconosciuta in questi lidi
... quindi:
FunnyPink: Grazie per avermi donato la mia prima recensione in assoluto! Sono lusingata di avere - parole tue - "scatenato la tua curiosità", be', eccoti l'inizio della storia. Una cosa, ho adorato descrivere il fare paterno di Harry con Ted, perché sono convinta che il loro rapporto sia davvero speciale. Harry, in fondo, può rivedere se stesso nel figlioccio, quindi lo comprenderà come nessun altro. Perché lui sa perfettamente cosa può provare Teddy. Lui lo sa.
Piccola Vero: Grazie anche a te! Credi sia l'inizio di un'ottima fan fiction, dici? Speriamo! Mi auguro solo che questo breve capitolo non ti abbia già fatto ricredere, però... ^^
Kamen: Grazie per la fiducia! Mi fa piacere che tu abbia apprezzato il modo in cui ho trattato i personaggi di J.K. Sono stata attenta ad evitare le insidie dell'OOC, ma sai com'è, a volte si scivola ugualmente, ahimé. E sì, il mio intento è proprio quello di cercare di mantenere vivi Remus e Tonks partendo dal Canon. Sono lusingata che l'idea ti piaccia, e sono ancora più lusingata dal fatto che, secondo te, la trovata della Chiave del Tempo regga. Spero tu abbia gradito anche il modo in cui funziona.
Trick: Be', cosa dire... che sono rimasta ammaliata dalla tua recensione? Davvero, mi ha fatto molto piacere sapere che il "mio" Teddy ti è piaciuto; il mio timore era proprio che risultasse troppo diverso da quello normalmente presentato dalle fan fiction... ma, purtroppo, io non riesco a vedermelo con i capelli turchesi (se non in alcune sporadiche e motivate occasioni) donnaiolo (forse perché lo vedo innamorato) e, soprattutto, buffone (secondo me Teddy, per la sua particolare storia, è proprio quello meno credibile come buffone) credo, insomma, di immaginarlo proprio come un "modesto ragazzo con il talento del padre". Oh, e soprattutto, nessuno aveva mai definito i miei dialoghi disinvolti prima di te, davvero... e la cosa mi piace moltissimo!
Kloe2004: Grazie! Addirittura favolosa? Be', sai che ti dico? Non siamo le uniche due a pensarla così: pare che anche Teddy sia rimasto piuttosto deluso dal fatto di non avere potuto conoscere e vivere con i suoi genitori... ;)

E grazie anche a tutti quelli che hanno inserito la storia tra le seguite e, incoscientemente, tra le preferite... e, perché no, grazie anche ai membri del mio personale E.S. (vale a dire Esercito dei Silenti).




  
Leggi le 14 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Moony3