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Autore: _KyRa_    12/08/2009    4 recensioni
Chi è che se ne stava in camera mia quando sono arrivato?!-.
-Avevo sonno e mi sono addormentata!-.
-Sul mio letto?! Ammettilo che sei cotta di me!-.
Io cominciai a ridere da assatanata.
David ascoltava in silenzio la conversazione, sorseggiando il suo the ad occhi chiusi, non troppo interessato mentre i tre ragazzi si passavano sconsolatamente una mano sul viso.
Genere: Erotico, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '~ Beats Of My Heart ~'
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capitolo 1

Ciao a tutti, io sono Sara, piacere.

Volevo pubblicare questa storia, sperando che vi piaccia.

Mi farebbe piacere che lasciaste qualche recensione, positiva o negativa, non importa ^^.

Buona lettura!


Prologo


Scappavo.

Non avevo una meta.

Scappavo e basta.

Via da quella casa... Via da quella città...

Via da quella vita...

Via..



Capitolo 1


Sentivo la pelle tirarmi per il freddo. I denti battevano tra loro e io tremavo come una foglia. Quando aprii gli occhi ancora non focalizzai bene dove mi trovavo. Sapevo solo che il gelido inverno della Germania non mi avrebbe aiutato in quelle condizioni. Raggomitolata su una panchina, senza un giubbotto. Senza niente. Solamente con la neve che scendeva e si accumulava sui miei capelli, sulle mie braccia, sul mio corpo tremante. Vedevo offuscato. Dov'ero finita? Non ne avevo idea. Certamente ero lontana da casa e quella era la cosa più importante. Starnutii sentendomi la gola bruciare. Mi alzai lentamente da quella panchina. Inizialmente barcollai un po' ma riuscii a rimanere in equilibrio. La gente, intorno a me, mi guardava come se fossi pazza. In effetti, forse, lo ero. Camminai lungo il marciapiede alla ricerca di qualcosa a me sconosciuto. Poi trovai un bar. Ci voleva proprio. Entrai e il tepore mi fece fare un sospiro di sollievo. Non avevo neanche un soldo per comprarmi qualcosa di caldo da bere. Semplicemente mi sedetti ad un tavolino e vi appoggiai la testa chiudendo gli occhi.


-Signorina, cosa le porto?- sentii una voce affianco a me. Io alzai lo sguardo e i miei occhi incrociarono quelli della cameriera, una donna robusta e di mezza età.


-Niente, grazie- risposi io ingenuamente.


-Allora le devo chiedere di alzarsi. Non può rimanere qua a dormire, il tavolo mi serve per altri clienti- ribattè scorbuticamente la donna.


-Chiedo solo qualche minuto, non le farà perdere i suoi clienti- insistetti io.


-No, non ho tempo per queste cose, su, si alzi- concluse lei. Io feci come mi aveva detto continuando a guardarla come a volerla sfidare. Arrivai alla porta per uscire quando mi girai verso di lei.


-Se perde i clienti è per il carattere di merda che si ritrova- le dissi a bruciapelo. Lei spalancò gli occhi ma, prima che potesse ribattere, io ero già fuori dal bar. Scossi la testa e rabbrividii per lo sbalzo improvviso di temperatura. Stavo bene in quel bar. Faceva un bel calduccio. Certo la compagnia non era delle migliori. Vagai ancora a vuoto quando ad un tratto, un armadio a cinque ante, nero, mi diede una spallata.


-Hey! Che modi!- esclamai voltandomi verso di lui che invece stava di schiena e continuava a camminare come se niente fosse. Dietro di lui lo seguivano quattro persone, tutte imbacuccate, come se non si volessero far riconoscere. Li seguii con lo sguardo e vidi che raggiungevano una limousine. Io spalancai gli occhi e li seguii. Certamente quelle erano delle star e avevano una villa da miliardi. Lì dentro avrei trovato qualcosa da mangiare. Li vidi salire nell'enorme auto e io subito mi aggrappai al retro di un pullman che andava nella loro stessa direzione. Il viaggetto durò per un bel po' fino a che non vidi la limousine fermarsi davanti ad una villa. Proprio come immaginavo. Con un salto scesi dal pullman. Mi si piegarono le ginocchia ma mi ritirai subito su. Ero troppo debole. Dovevo mangiare qualcosa. Erano almeno due giorni che non mettevo in bocca nulla. Seguii con passo “felpato” le quattro persone più l'armadio e riuscii ad entrare in giardino senza farmi notare. Li spiai da dietro la finestra e li vidi togliersi i cappucci e gli occhiali da sole. Certo era un pò ambiguo portare gli occhiali da sole d'inverno. In Germania poi. Sussurrai un “bah” mentre li vedevo salire delle scale che forse portavano al piano di sopra. Assicuratami che non ci fosse nessuno, aprii la finestra senza far rumore. Scavalcai il davanzale ed entrai in cucina. Sapevo che quello che stavo facendo era pericoloso ma la fame chiamava. Arrivai davanti al frigorifero e lo aprii. I miei occhi brillarono quando videro al suo interno tante cose buone da mangiare. Lo stomaco cominciò a brontolarmi e subito allungai un braccio, pronta a prendere un pezzo di grana.


-Hey, che stai facendo?!- sentii urlare alle mie spalle. Il cuore mi salì in gola, mi voltai di scatto facendo cadere il formaggio per terra. Avevo gli occhi spalancati quando trovai davanti a me l'armadio a cinque ante. -Sei una ladra eh?- mi chiese avvicinandosi. Io arretrai tremando.


-No, io...- balbettai.


-Come sei entrata? Sei una fan?- chiese sempre arrabbiato e senza fermarsi. Io mi trovai bloccata con la schiena alla credenza. Deglutii rumorosamente.


-Mi, mi dispiace, io... non sono una fan e neanche una ladra. Volevo solo qualcosa da mangiare- spiegai con le lacrime agli occhi. Lui mi guardò un attimo esterrefatto.


-Quanti anni hai?- mi chiese.

-Diciassette- risposi io.


-E non hai una casa dove andare a mangiare?- mi domandò ancora. Io abbassai tristemente lo sguardo. Cosa potevo rispondere? No, non ce l'avevo una casa, vagavo a piedi per la Germania da due giorni senza un soldo e senza nulla da mangiare. -Ho capito- sospirò l'armadio chinandosi per riprendere il formaggio ancora avvolto nella pellicola trasparente. -Tieni- mi disse porgendomelo. Io spalancai leggermente gli occhi osservandolo e, senza farmelo ripetere, lo presi timidamente.


-Grazie- sussurrai senza guardarlo in faccia.


-Saki, stai di nuovo mangiando senza di noi eh, vecchio ingordo- sentii poi una voce maschile che proveniva dalle scale e dei passi che si avvicinavano al “galoppo”. In cucina apparve un ragazzo con dei cornrows neri tenuti in una fascia, dei vestiti da hip hop e un piercing al labbro inferiore a sinistra. Quando mi vide si bloccò all'istante osservandomi dalla testa ai piedi, cosa che mi irritò parecchio.


-E lei chi è?- chiese subito.


-Una ragazza che è entrata di nascosto. Aveva fame. Non so, non mi ha detto altro- rispose l'armadio. Quel ragazzo particolare mi si avvicinò continuando a guardarmi.


-La smetteresti di fissarmi come se fossi una cavia da laboratorio?- sbottai infastidita. Lui dapprima mi guardò sorpreso, poi sorrise malizioso.


-Che caratterino- commentò compiaciuto.


-Senti, ce l'hai una casa?- intervenne il così detto Saki. Io scossi la testa tornando all'espressione triste che mi perseguitava da mesi ormai. -I tuoi genitori?- continuò sorpreso.


-Io non ho dei genitori- ribattei freddamente. Li odiavo con tutta me stessa e non sarei tornata a vivere con loro per nessuna ragione al mondo.


-Capisco, ehm...- Saki cominciò a riflettere. -Quindi non hai nessun posto dove andare- concluse. Io annuii continuando a pensare al formaggio che avevo in mano e al fatto che non avrei resistito ancora per molto.


-Scusa, Saki, non può rimanere qua per qualche giorno?- propose il ragazzo guardando l'omone. Vidi Saki riflettere qualche secondo sospirando.


-Non so se David la prenderà bene ma mi rincresce sbatterla fuori in queste condizioni- rispose osservandomi impietosito con le braccia incrociate al petto. Mi sentivo davvero una cavia da laboratorio in quel momento. -Va bene, puoi restare per qualche giorno- mi disse infine. Io feci un sospiro di sollievo.


-Grazie- sussurrai. Poi guardai il pezzo di formaggio che avevo ancora tra le mani.


-Puoi mangiarlo- sorrise il ragazzo osservandomi divertito. -Mica ti tagliamo le mani- continuò sarcastico. Già mi stava antipatico quel tipo ma decisi di mantenere la calma se volevo sopravvivere. Tutto d'un tratto provai vergogna. Forse per come mi ero presentata lì dentro. Forse perchè veramente sembravo una morta di fame che guardava un pezzo di formaggio come se fosse oro. Ma non era colpa mia. Vidi Saki avvicinarmisi e prendermi il formaggio dalle mani. Lo posò sul tavolo e lo liberò dalla pellicola. Prese un coltello e tagliò tanti cubetti. Poi, infine, me ne porse uno. Io lo accettai e lo misi in bocca. Mi veniva da piangere. Finalmente qualcosa che non fosse solo aria, entrava nella mia bocca. Quando lo mandai giù mi sentii come rinascere. Alzai distrattamente lo sguardo sul ragazzo mentre prendevo un secondo cubetto. Mi osservava sorridendo. Che aveva da continuare a sorridere?


-Vado a chiamare gli altri per spiegargli questa piccola novità- annunciò Saki per poi salire su per le scale. In cucina rimanemmo io e il ragazzo.


-Come ti chiami?- mi chiese.


-Sara- risposi mettendo in bocca un altro pezzo di grana.


-Io sono Tom, piacere- mi sorrise sedendosi sulla sedia. -Siediti pure- mi disse poi indicandomi la sedia a capo tavola, vicina a lui. Io ubbidii continuando a mangiare. -Come mai non hai una casa?- mi chiese poi.


-Non sono affari tuoi- risposi netta.


-Beh, scusami se mi interesso- ribattè lui per niente offeso. -Sei sempre così simpatica con tutti?- mi chiese poi in tono sarcastico.


-Solo con quelli che dico io- risposi guardandolo negli occhi senza neanche sbattere le palpebre. Le sfide le vincevo sempre io.

  
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