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Autore: Kastania    12/05/2005    4 recensioni
*COMPLETO* Questa storia è un seguito ideale de "Il fantasma dell'Opera". I diritti appartengono a Gaston Leroux,Susan Kay ed Andrew Lloyd Webber. E'anche la prima FF che scrivo...abbiate pietà! :P
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1: TRE VITE ALLO SPECCHIO

CAPITOLO 1: TRE VITE ALLO SPECCHIO

“Una volta credevo che essere amato

senza amare fosse un piacere straordinario.

Ora ho imparato quanto sia penoso

un amore che viene offerto

senza che lo si possa ricambiare.”

Herman Hesse,Aforisma 5

Christine fissava distrattamente fuori dal finestrino della carrozza che la stava riportando al piccolo appartamento che divideva con Meg e Madame Giry.

Dopo quei terribili accadimenti all’Opera, tre anni prima,Madame Giry aveva ritenuto più prudente stabilirsi al di fuori dell’edificio,anche dopo la sua completa ristrutturazione. Sapeva bene quanto quel luogo fosse intriso di tristi ricordi per tutti loro,e in special modo per Christine.

Per mesi era stata in ansia per la salute cagionevole della ragazza,che si era accompagnata ad una forte depressione. Con le sue cure,l’affetto fraterno di Meg e la sollecita presenza del Visconte de Chagny,lentamente la ragazza era tornata alla vita.

Ma continuava a conservare sul viso un’ombra di tristezza e preoccupazione che non aveva mai mostrato in precedenza.

Christine sospirò.

I primi mesi dopo il rogo dell’Opera faceva molta fatica ad arrivare alla fine della giornata senza sentirsi sul punto di svenire. Non trovava alcun conforto dentro di sé,né vedeva alcuna via d’uscita da quel tunnel di tristezza. Non riusciva a mettere a fuoco i ricordi piacevoli,né i momenti di allegria e spensieratezza. Tutto le sembrava così lontano e inafferrabile..

Qualsiasi contatto le dava i brividi,e ovunque volgesse lo sguardo,vedeva il suo Erik.

Quel giorno aveva dovuto trovare il coraggio di affrontare il fidanzato,e di annunciargli la sua decisione di rompere il loro legame. Erano mesi che ci pensava,ma era sempre stata frenata dalla paura di farlo soffrire.

Era molto affezionata al suo caro amico d’infanzia,e a lungo aveva pensato di esserne davvero innamorata. Perfino dopo quanto accaduto quella terribile notte… ma mentre le settimane e i mesi passavano,le diventava sempre più evidente la sua inadeguatezza,di fronte all’amore puro e appassionato che lui provava nei suoi confronti. Prolungare l’inganno non avrebbe che intensificato il dolore,al momento inevitabile della separazione.

Pensò a quanto dolore aveva inflitto alle persone che amava. Non se ne era resa conto,non c’era stata intenzione da parte sua,ma questo non la sollevava dalla responsabilità di essere fautrice di tanta sofferenza.

Si sentiva svuotata,consapevole che non sarebbe mai più riuscita ad amare nessuno,non come aveva amato...ma che importanza aveva ormai? Il suo amore,compreso troppo tardi,era morto insieme a lui.

Le uniche persone per cui provava ancora affetto erano proprio Raoul, Meg e Madame Giry.

Per questo doveva allontanarsi da loro,prima che il destino la rendesse ancora una volta carnefice.

Sorrise fra sé e sé,la prima volta da mesi.

Era la prima volta nella sua vita che non provava alcun tipo di paura.

Se nutriamo odio verso qualcuno,

è perchè odiamo in lui

qualcosa che è in noi.

Quel che non è in noi

non riesce a darci emozioni.

Herman Hesse,Aforisma 4

Raoul era sprofondato in una delle poltrone del suo studio. Si sentiva ancora stordito.

Durante gli ultimi tre anni,non gli era pesata la vita di sacrifici che aveva intrapreso per stare accanto alla sua fidanzata,per aiutarla ad uscire dalla sua sofferenza. Non aveva mai pensato ai disagi che aveva subito,ma a tutti i problemi che aveva dovuto affrontare lei,anche a causa sua. L’ultimo inverno era stato durissimo per lui,aveva anche temuto di perderla. Ora quasi non ricordava quell’angoscia,ma sentiva una forte nostalgia per quel periodo,anche se non era stato dei più rosei.

Christine era piombata inaspettatamente lì a casa sua,solo pochi minuti prima.

Lui aveva sorriso,felice della visita inaspettata,ma immediatamente l’espressione seria e compunta del viso di lei lo aveva raggelato.

In fretta,e senza lasciargli tempo di replicare,gli aveva comunicato la sua decisione di lasciarlo.

Naturalmente ne era desolata,ma non poteva continuare a fingere.

“Non ho intenzione di sposarti,Raoul. Mi dispiace causarti tanti problemi…sei stato anche troppo buono con me,senza che me lo meritassi. Ma mentirei se ti dicessi di essere pronta al matrimonio. Anzi,penso che non lo sarò mai. Ho scoperto un lato di me che non pensavo di possedere,e devo imparare a convincerci prima di potermi legare a qualcuno. Ti voglio bene Raoul,ma non credo che tu saresti felice con me.” Gli girava intorno,le braccia dietro la schiena,come a constatare e sottolineare quello che gli stava dicendo. “Credimi,sarà meglio per entrambi se non ci vedremo più..per un po’,almeno. Sarai sempre uno dei miei migliori amici,delle poche persone a cui mi sento legata.”Gli aveva sorriso timidamente,per poi aggrottare le sopracciglia. “Ma per un po’…evitiamo di vederci,te ne prego. Perdonami!”

…ed era corsa via,senza neppure voltarsi indietro,lasciandolo impietrito e scioccato.

Quando era riuscito a scuotersi da quello stato di torpore,lei era già risalita in carrozza e svanita nella nebbia di quel pomeriggio invernale.

Lentamente si alzò,e andò all’armadietto dei liquori per versarsi un cordiale. Ne aveva bisogno. Con mano tremante sollevò il bicchiere ed ingoiò qualche sorso,appoggiandosi al muro e chiudendo gli occhi.

La presenza di Christine era ancora nell’aria intorno a lui.

La sua presenza..non era nell’aria. Era dentro di lui.

Ma certo,pensò amaramente. Io non sono né potrò mai essere lui! Non potevo competere con quel mostro quando era in vita,quando lei poteva scorgerne i bestiali difetti…ora che è morto è diventato una specie di mito,un vero Angelo del Paradiso!

La sua naturale pacatezza scomparve,mentre scagliava il calice contro la parete opposta,frantumandolo in mille pezzi.

“Christine,come puoi farmi questo?”singhiozzò.

“Come puoi,dopo tutto quello che ho fatto per te…come puoi ignorare e respingere il mio amore! Come puoi rifiutare di diventare mia moglie!”

I gemiti esplosero in grida di rabbia disumana.

E’tutta colpa di quel mostro…anche da morto continua a perseguitarci con la sua infame presenza…Ti

maledico Erik,ti maledico ovunque tu sia!”

Aveva amato,

ed attraverso l'amore aveva trovato se stesso.

La maggior parte degli uomini

ama invece per perdersi.

Herman Hesse,Aforisma 3

Il Fantasma dell’Opera era morto,in quella notte spaventosa di tre anni prima.

La banda dei linciatori ne aveva portato le prove,la sua maschera bianca e un brandello di camicia trovata sulla riva del lago.

L’infame,probabilmente fuggendo,doveva essere annegato nelle acque sotterranee.


Che sta facendo adesso
adesso, in questo momento?
È a casa? Per la strada?
Al lavoro? In piedi? Sdraiata?
Forse sta alzando il braccio?
Amor mio
come appare in quel movimento
il polso bianco e rotondo!
Che sta facendo adesso
adesso, in questo momento?
Un gattino sulle ginocchia
lei lo accarezza.
O forse sta camminando
ecco il piede che avanza.
Oh i tuoi piedi che mi son cari
che mi camminano sull’anima
che illuminano i miei giorni bui!
A che pensa?
A me? o forse... chi sa
ai fagioli che non si cuociono.
O forse si domanda
perché tanti sono infelici
sulla terra.
Che sta facendo adesso
Adesso, in questo momento?


Nazim Hikmet, Che sta facendo adesso


Il Fantasma dell’Opera era morto quella notte. Ma non era morto l’uomo dietro quella maschera.

Erik era riuscito a nascondersi ai nemici grazie alla sua completa conoscenza dei sotterranei dell’Opera. Quando le acque si erano calmate,con l’aiuto di Madame Giry era riuscito a uscire dalle rovine della costruzione,e a rifugiarsi fuori città. Lì aveva trovato una specie di casale,abbandonato da anni,e ne aveva fatto il suo dominio. Usciva raramente,e passava le giornate a contemplare il cielo e ad ascoltare la sua scatola musicale,la scimmietta che suonava la Masquerade.Non aveva potuto portare con sé il suo amato organo,e soffriva di quella mancanza di musica.

Ma più di tutto soffriva al pensiero di Christine e Raoul,sicuramente già sposati,felici,magari in attesa di un figlio…o forse ne avevano già avuto uno? Quelle riflessioni lo lasciavano sempre agonizzante e abbattuto.

Le uniche persone che vedeva,di quando in quando,erano Madame (ma sempre più di rado,per la verità) e il Persiano,che nonostante i terribili avvenimenti di quella notte gli era rimasto amico.

Anzi,era grazie a lui se aveva ancora una qualche valvola di sfogo.

Nadir lo aveva infatti convinto a riprendere a disegnare progetti,prima solo per tenersi occupato,e poi era ritornato all’antico mestiere. Era sempre stato un architetto geniale ed ardito..perchè non esserlo ancora?

Nadir si occupava delle relazioni con i clienti,e lui passava ore perso fra i suoi schizzi.

Questo gli permetteva di tenere la mente occupata,distaccata dal dolore.

Gli dava la forza di andare avanti.

Ogni tanto le parlava,nella stanza vuota,come se lei potesse udirlo.

“Sai Christine?La vita senza di te è incredibilmente difficile. La nostalgia si trasforma in un dolore fisico che mi tormenta dalle prime ore del mattino fino all’ultimo minuto della giornata. La mia unica consolazione in questi giorni è pensare che tu sei al sicuro,che stai bene e che tuo marito veglia su di te al mio posto.”

Il suo carattere era mutato.

Un tempo il rancore lo avrebbe colmato di una rabbia omicida,di una furia cieca ed incontrollabile.

Ora invece la rassegnazione era l’unico lascito della profonda disperazione che lo aveva tormentato.

Solo di quando in quando la rabbia lo sopraffaceva,quando pensava alla “coppia felice”…ma immediatamente si dominava. Era stato lui a permettere quell’unione.

Aveva lasciato libera Christine,e lei aveva scelto il ragazzo. Non poteva biasimarla per questo. Chi,al suo posto,avrebbe preferito un mostro al principe azzurro? No,no,lei non ne aveva colpa.

E neppure il ragazzo,che l’amava a tal punto da aver rischiato la vita pur di salvarla.

Nessuno aveva colpa degli eventi di quella notte…nessuno aveva parte nella trama beffarda del suo destino,che lo perseguitava sin dalla nascita.

Ora finalmente,grazie all’amore che era nato in lui grazie a quel bellissimo Angelo,era in grado di accettare il proprio futuro di solitudine senza provare odio e rancore per chi era più felice di lui.

Lei gli aveva cambiato la vita,anche se non l’avrebbe mai saputo.

  
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