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Autore: Gringoire    15/08/2009    3 recensioni
Buffy è appena tornata dall'aldilà dopo l'incantesimo di Willow. I sentimenti di Spike quando vede che la donna che ama è tornata in vita.
Genere: Romantico, Triste, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Buffy Anne Summers, William Spike
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il ritorno

Revisione della puntata di Buffy “il ritorno” stagione 6, vista dal punto di Spike.

Era già da parecchio tempo che nella stanza era caduto un silenzio irreale.
Down continuava a spostare lo sguardo da me a Buffy.
Io non sentivo più nulla, era come se fossi morto ancora una volta.
Il mio cuore si era fermato.
Che cosa cretina da dire, dopotutto il mio cuore era fermo da secoli, ma quando l’avevo vista viva, vegeta e bella come sempre in piedi sulle scale, non avevo capito più nulla.
Erano passati ben 148 giorni dalla sua morte, anche se quel giorno non contava, dopotutto era viva davanti a me, quindi 147.
Erano 147 giorni che stavo cercando di abituarmi all’idea che Buffy fosse morta, anche se tutte le sere sognavo (cosa che non mi credevo capace di fare) di salvarla e nei miei sogni ridevo con lei, ogni mattina la storia era la stessa. Mi addormentavo conscio che anche quella notte l’avrei sognata e che mi sarei svegliato piangendo.
Tutte le volte che mi svegliavo la realtà mi colpiva come uno schiaffo, ero tentato di stendermi e dormire fino alla fine dei miei giorni, ma mi costringevo ad andare avanti. Dopotutto le avevo promesso di proteggere sua sorella, e lo avrei fatto anche se mi fosse costata la vita.
Era l’unica ragione per cui mi trascinavo ancora fuori dalla mia cripta e mi recavo da quegli imbecilli che Buffy insisteva a chiamare amici.
Quando avevo oltrepassato la soglia di casa Summers ero profondamente adirato con Dawn, il mio compito era proteggerla e lei mi era scappata da sotto al naso, avevo intenzione di darle una bella strigliata, ma quando avevo sentito altri passi alle sue spalle e avevo sentito le sue parole era svanito tutto quanto.
“Spike…guarda…” aveva detto Dawn.
Avevo alzato lo sguardo profondamente scocciato e l’avevo vista.
“Si, l’ho vista anche prima. Bene, è già a posto…” le avevo detto. Credevo fosse quello stupido robot che aveva inventato Willow.
Minuti eterni erano passati.
I suoi occhi nei miei.
Mi ero accorto che non era un robot, ma la Buffy vera.
La Buffy che amavo, la mia Buffy era tornata.
Per una volta quello che leggevo nel suo sguardo non era disprezzo.
Ero incredulo. Immaginai che il mio sguardo non trasudasse più la rabbia che mi aveva provocato Dawn, ma stava sicuramente trasmettendo amore, passione per quella donna che avevo davanti e che per troppo tempo avevo saputo morta.
“Spike, tutto bene?” mi aveva chiesto Dawn, preoccupata dal fatto che non spiccicassi parola da più o meno dieci minuti, da quando era apparsa lei.
“Come…che cosa hai fatto?” sussurrai.
“Io? Niente.” Sentii che mi rispondeva Dawn, ma non avevo dato importanza alle sue parole, mi ero soffermato su qualcos’altro.
“Le mani…” cercai di trovare una risposta al sangue sulle nocche di Buffy, ma Dawn ancora una volta mi anticipò.
“La stavo per medicare, non so cos’abbia fatto.”
“Io si…” era stato un attimo, avevo collegato tutto quanto.
“Ha scavato per uscire dalla tomba. Non è vero?” chiesi a Buffy. Però era da qualche secondo che la vedevo indifesa, spaventata. Cominciai a pensare che quella non fosse veramente lei, ma mi faceva meno male credere che il suo fosse solo un cambiamento provvisorio.
Percepii tutto il suo dolore quando mi rispose.
“Si,ho…scavato per uscire.”
Cercai di rassicurarla con lo sguardo.
“L’ho fatto anch’io.”
Non riconoscevo più la mia voce, non ero io quello che parlava, era il mio dolore.
Rimasi incantato a fissarla qualche secondo, dopodiché mi riscossi leggermente.
“Ti…ti cureremo noi. Vieni.” La chiamai.
Lei scese dalle scale e mi seguì in soggiorno. Avevo paura di toccarla.
“Vai a prendere del disinfettante e delle bende.” Ordinai a Dawn. Dovevo curarla, volevo curarla.
Non sentii neanche la risposta di Dawn, ero troppo concentrato su Buffy.
La stavo studiando, c’era qualcosa di diverso in lei. Ancora una volta cercai di convincermi che non era vero, era solo rimasta traumatizzata dall’esperienza che aveva vissuto.
Si sedette sul divano.
Io mi sedetti proprio di fronte a lei, non volevo lasciarla neanche un secondo.
Le presi le mani e le osservai attentamente, aveva le nocche che sanguinavano copiosamente.
Capivo perfettamente ciò che provava.
Rialzai gli occhi e la scoprii a fissarmi.
Mi mancò il fiato per la profondità di quello sguardo.
“Quanto tempo sono mancata?” mi chiese, sostenendo il mio sguardo.
Non ebbi altra scelta se non quella di dirle la verità, quella verità che mi faceva un male cane solo a pensarci.
Ancora non riuscivo a respirare.
Non che ne avessi davvero bisogno, ma dovevo prendere fiato per parlarle.
Così feci.
“Ieri erano 147 giorni…oggi 148…però oggi non conta, vero?” le dissi, cercando di sorridere e di rassicurarla. Sentivo le lacrime appannarmi gli occhi, ma non avrei mai pianto di fronte a lei.
Dopotutto io ero il duro.
Io ero l’uomo che non soccombeva di fronte a nulla, il bastardo.
Ma non le avevo ancora raccontato tutto.
Riabbassai lo sguardo e ripresi a fissarle le mani, non riuscivo a sostenere i suoi occhi quando sapevo che avrebbero visto lacrime nei miei.
Però capii che non mi importava niente, non volevo abbandonare così il contatto visivo tra di noi, visto che mi potevo permettere solo quello.
“Quanto è passato per te…lì dov’eri?” piegai leggermente la testa sulla spalla sinistra, volevo leggerle nello sguardo, che ora lei aveva abbassato, pensierosa.
“Di più…” sussurrò tristemente.
“Si?” le chiesi.
Dawn fece irruzione nella stanza in quel momento e devo ammettere che mi arrecò anche parecchio fastidio, dovevo parlare con Buffy, volevo parlare con lei.
Da solo.
Pochi secondi dopo l’interruzione di Dawn, piombarono in casa anche i suoi stupidi amichetti, interrompendo l’idillio che speravo si fosse creato tra me e Buffy.
Cominciarono a farle domande a raffica.
Cominciai a sentirmi di troppo.
Però forse era meglio che fossero arrivati tutti quanti, avrei potuto ritirarmi in pace.
A pensare e a dare finalmente sfogo a quel pianto che sentivo crescere dentro di me e che non sarei riuscito a trattenere ancora a lungo.
Mi alzai silenziosamente, senza farmi notare da nessuno e altrettanto silenziosamente uscii da quella casa, diventata ora troppo affollata per i miei gusti.
Con immenso dolore vidi con la coda dell’occhio che Buffy non mi aveva rivolto neanche uno sguardo quando mi ero alzato ed ero uscito.
E quella fu la cosa che mi fece più male di tutte.
Appena uscii dalla porta mi rifugiai dietro un albero e piansi tutte le lacrime che possedevo.
Il pensiero che quella non fosse Buffy mi colpì come un pugno in pieno stomaco, mi afflosciai a terra, incapace di sostenere il peso che mi piombò sulle spalle.
Ero ormai convinto che quella che avevano fatto tornare in vita non fosse più la Buffy che conoscevo, la Buffy di cui ero così disperatamente innamorato.
Peccato però che nell’aspetto fosse tale e quale a prima.
Piansi.
Piansi di gioia per il ritorno dall’oltretomba della donna che amavo.
Piansi di dolore per il fatto che lei non fosse più la stessa.
Piansi di desiderio, perché anche se lei non mi voleva e mi vedeva come un mostro, io la desideravo ardentemente e non potevo averla.
Piansi ricordando il suo sguardo sofferente quando mi aveva parlato del suo tentativo di uscire dalla tomba.
E infine piansi per tutto quello che io avevo passato e per tutto quello che lei aveva passato.
Avevo recuperato secoli e secoli di sfoghi mai avvenuti e di lacrime mai versate.

 

Spazio commenti:
E’ una fan fiction che ho scritto di getto quando, due giorni fa, mi sono riguardata la sesta serie in dvd di Buffy.
Questa puntata mi ha colpita e ho scritto immediatamente una fan fiction che parla dei sentimenti di Spike.
Ho provato a pensare a come mai ad un certo punto della puntata (quando Xander e Anya escono da casa di Buffy, che vi è appena tornata dopo che l’hanno fatta resuscitare) si vede Spike nascosto dietro un albero lì fuori e si può notare che sta piangendo, quindi il mio cervellino bacato ha partorito questa storia, che sarebbe stata una one-shot, ma era venuta troppo lunga, quindi l’ho divisa in due parti. Il seguito arriverà appena possibile.
Lo pubblicherò anche se vedrò che la storia non avrà successo, perché sono veramente soddisfatta di come l’ho scritta e mi piace veramente molto. Vi prego di leggere e recensire questa roba pazzesca che mi sono inventata e che non credo sia molto diversa dalla realtà del telefilm.
Come saprà chi segue le mie storie (si, mi sto facendo pubblicità XD XD) devo fare la classica domanda:
Lasciate un commentino? XD XD XD XD
Un bacio. Alla prossima.

   
 
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