Il
ritorno
Revisione
della
puntata di Buffy “il ritorno” stagione 6, vista dal
punto di Spike.
Era già da parecchio tempo
che nella stanza era caduto un
silenzio irreale.
Down continuava a spostare lo sguardo da me a Buffy.
Io non sentivo più nulla, era come se fossi morto ancora una
volta.
Il mio cuore si era fermato.
Che cosa cretina da dire, dopotutto il mio cuore era fermo da secoli,
ma quando
l’avevo vista viva, vegeta e bella come sempre in piedi sulle
scale, non avevo
capito più nulla.
Erano passati ben 148 giorni dalla sua morte, anche se quel giorno non
contava,
dopotutto era viva davanti a me, quindi 147.
Erano 147 giorni che stavo cercando di abituarmi all’idea che
Buffy fosse
morta, anche se tutte le sere sognavo (cosa che non mi credevo capace
di fare)
di salvarla e nei miei sogni ridevo con lei, ogni mattina la storia era
la
stessa. Mi addormentavo conscio che anche quella notte
l’avrei sognata e che mi
sarei svegliato piangendo.
Tutte le volte che mi svegliavo la realtà mi colpiva come
uno schiaffo, ero
tentato di stendermi e dormire fino alla fine dei miei giorni, ma mi
costringevo ad andare avanti. Dopotutto le avevo promesso di proteggere
sua
sorella, e lo avrei fatto anche se mi fosse costata la vita.
Era l’unica ragione per cui mi trascinavo ancora fuori dalla
mia cripta e mi
recavo da quegli imbecilli che Buffy insisteva a chiamare amici.
Quando avevo oltrepassato la soglia di casa Summers ero profondamente
adirato
con Dawn, il mio compito era proteggerla e lei mi era scappata da sotto
al
naso, avevo intenzione di darle una bella strigliata, ma quando avevo
sentito
altri passi alle sue spalle e avevo sentito le sue parole era svanito
tutto
quanto.
“Spike…guarda…” aveva detto
Dawn.
Avevo alzato lo sguardo profondamente scocciato e l’avevo
vista.
“Si, l’ho vista anche prima. Bene, è
già a posto…” le avevo detto. Credevo
fosse quello stupido robot che aveva inventato Willow.
Minuti eterni erano passati.
I suoi occhi nei miei.
Mi ero accorto che non era un robot, ma la Buffy vera.
La Buffy che amavo, la mia
Buffy era tornata.
Per una volta quello che leggevo nel suo sguardo non era disprezzo.
Ero incredulo. Immaginai che il mio sguardo non trasudasse
più la rabbia che mi
aveva provocato Dawn, ma stava sicuramente trasmettendo amore, passione
per
quella donna che avevo davanti e che per troppo tempo avevo saputo
morta.
“Spike, tutto bene?” mi aveva chiesto Dawn,
preoccupata dal fatto che non
spiccicassi parola da più o meno dieci minuti, da quando era
apparsa lei.
“Come…che cosa hai fatto?” sussurrai.
“Io? Niente.” Sentii che mi rispondeva Dawn, ma non
avevo dato importanza alle
sue parole, mi ero soffermato su qualcos’altro.
“Le mani…” cercai di trovare una
risposta al sangue sulle nocche di Buffy, ma
Dawn ancora una volta mi anticipò.
“La stavo per medicare, non so cos’abbia
fatto.”
“Io si…” era stato un attimo, avevo
collegato tutto quanto.
“Ha scavato per uscire dalla tomba. Non è
vero?” chiesi a Buffy. Però era da
qualche secondo che la vedevo indifesa, spaventata. Cominciai a pensare
che quella
non fosse veramente lei, ma mi faceva meno male credere che il suo
fosse solo
un cambiamento provvisorio.
Percepii tutto il suo dolore quando mi rispose.
“Si,ho…scavato per uscire.”
Cercai di rassicurarla con lo sguardo.
“L’ho fatto anch’io.”
Non riconoscevo più la mia voce, non ero io quello che
parlava, era il mio
dolore.
Rimasi incantato a fissarla qualche secondo, dopodiché mi
riscossi leggermente.
“Ti…ti cureremo noi. Vieni.” La chiamai.
Lei scese dalle scale e mi seguì in soggiorno. Avevo paura
di toccarla.
“Vai a prendere del disinfettante e delle bende.”
Ordinai a Dawn. Dovevo
curarla, volevo
curarla.
Non sentii neanche la risposta di Dawn, ero troppo concentrato su
Buffy.
La stavo studiando, c’era qualcosa di diverso in lei. Ancora
una volta cercai
di convincermi che non era vero, era solo rimasta traumatizzata
dall’esperienza
che aveva vissuto.
Si sedette sul divano.
Io mi sedetti proprio di fronte a lei, non volevo lasciarla neanche un
secondo.
Le presi le mani e le osservai attentamente, aveva le nocche che
sanguinavano
copiosamente.
Capivo perfettamente ciò che provava.
Rialzai gli occhi e la scoprii a fissarmi.
Mi mancò il fiato per la profondità di quello
sguardo.
“Quanto tempo sono mancata?” mi chiese, sostenendo
il mio sguardo.
Non ebbi altra scelta se non quella di dirle la verità,
quella verità che mi
faceva un male cane solo a pensarci.
Ancora non riuscivo a respirare.
Non che ne avessi davvero bisogno, ma dovevo prendere fiato per
parlarle.
Così feci.
“Ieri erano 147 giorni…oggi
148…però oggi non conta, vero?” le
dissi, cercando
di sorridere e di rassicurarla. Sentivo le lacrime appannarmi gli
occhi, ma non
avrei mai pianto di fronte a lei.
Dopotutto io ero
il duro.
Io ero l’uomo che non soccombeva di fronte a nulla, il bastardo.
Ma non le avevo ancora raccontato tutto.
Riabbassai lo sguardo e ripresi a fissarle le mani, non riuscivo a
sostenere i
suoi occhi quando sapevo che avrebbero visto lacrime nei miei.
Però capii che non mi importava niente, non volevo
abbandonare così il contatto
visivo tra di noi, visto che mi potevo permettere solo quello.
“Quanto è passato per te…lì
dov’eri?” piegai leggermente la testa sulla spalla
sinistra, volevo leggerle nello sguardo, che ora lei aveva abbassato,
pensierosa.
“Di più…” sussurrò
tristemente.
“Si?” le chiesi.
Dawn fece irruzione nella stanza in quel momento e devo ammettere che
mi arrecò
anche parecchio fastidio, dovevo parlare con Buffy, volevo
parlare con lei.
Da solo.
Pochi secondi dopo l’interruzione di Dawn, piombarono in casa
anche i suoi
stupidi amichetti, interrompendo l’idillio che speravo si
fosse creato tra me e
Buffy.
Cominciarono a farle domande a raffica.
Cominciai a sentirmi di troppo.
Però forse era meglio che fossero arrivati tutti quanti,
avrei potuto ritirarmi
in pace.
A pensare e a dare finalmente sfogo a quel pianto che sentivo crescere
dentro
di me e che non sarei riuscito a trattenere ancora a lungo.
Mi alzai silenziosamente, senza farmi notare da nessuno e altrettanto
silenziosamente uscii da quella casa, diventata ora troppo affollata
per i miei
gusti.
Con immenso dolore vidi con la coda dell’occhio che Buffy non
mi aveva rivolto
neanche uno sguardo quando mi ero alzato ed ero uscito.
E quella fu la cosa che mi fece più male di tutte.
Appena uscii dalla porta mi rifugiai dietro un albero e piansi tutte le
lacrime
che possedevo.
Il pensiero che quella non fosse Buffy mi colpì come un
pugno in pieno stomaco,
mi afflosciai a terra, incapace di sostenere il peso che mi
piombò sulle
spalle.
Ero ormai convinto che quella che avevano fatto tornare in vita non
fosse più
la Buffy che conoscevo, la Buffy di cui ero così
disperatamente innamorato.
Peccato però che nell’aspetto fosse tale e quale a
prima.
Piansi.
Piansi di gioia per il ritorno dall’oltretomba della donna
che amavo.
Piansi di dolore per il fatto che lei non fosse più la
stessa.
Piansi di desiderio, perché anche se lei non mi voleva e mi
vedeva come un
mostro, io la desideravo ardentemente e non potevo averla.
Piansi ricordando il suo sguardo sofferente quando mi aveva parlato del
suo
tentativo di uscire dalla tomba.
E infine piansi per tutto quello che io avevo passato e per tutto
quello che
lei aveva passato.
Avevo recuperato secoli e secoli di sfoghi mai avvenuti e di lacrime
mai
versate.
Spazio
commenti:
E’ una fan fiction che ho scritto di
getto quando, due giorni fa, mi
sono riguardata la sesta serie in dvd di Buffy.
Questa puntata mi ha colpita e ho scritto immediatamente una fan
fiction che
parla dei sentimenti di Spike.
Ho provato a pensare a come mai ad un certo punto della puntata (quando
Xander
e Anya escono da casa di Buffy, che vi è appena tornata dopo
che l’hanno fatta
resuscitare) si vede Spike nascosto dietro un albero lì
fuori e si può notare
che sta piangendo, quindi il mio cervellino bacato ha partorito questa
storia,
che sarebbe stata una one-shot, ma era venuta troppo lunga, quindi
l’ho divisa
in due parti. Il seguito arriverà appena possibile.
Lo pubblicherò anche se vedrò che la storia non
avrà successo, perché sono
veramente soddisfatta di come l’ho scritta e mi piace
veramente molto. Vi prego
di leggere e recensire questa roba pazzesca che mi sono inventata e che
non credo
sia molto diversa dalla realtà del telefilm.
Come saprà chi segue le mie storie (si, mi sto facendo
pubblicità XD XD) devo
fare la classica domanda:
Lasciate un commentino? XD XD XD XD
Un bacio. Alla prossima.