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Autore: kenjina    16/08/2009    8 recensioni
Narumi Tomoe è una giovane ragazza alle prese con una situazione decisamente troppo più grande di lei. Tra amici, scoperte e un paio di occhi blu detestabili, ecco le vicende e le percezioni di questa giovane, raccontata in prima persona.
Avviso alla gentile clientela: mi dispiace di essere mesi e mesi senza aggiornare, soprattutto se vedo così tante recensioni di lettrici appassionate che aspettano di leggere il continuo; ma sto prendendo in considerazione l'ipotesi di bloccarla e riscriverla; il tempo passa, cambia il mio stile e anche la mia ispirazione, che purtroppo ultimamente sta escludendo Bleach. Chi scrive conosce bene questi momenti! Spero un giorno di riprenderla in mano con lo stesso entusiasmo di un tempo. Non perdete le speranze, magari Narumi e Grimmjow torneranno, prima o poi.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Jaggerjack Grimmjow
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Ma salve a tutti

Salve a tutti, gente! Chiedo anticipatamente venia per questo capitolo, dato che non mi convince più di tanto… ma oltre che a spiegare alcune piccole cose, mi serviva per il prossimo, che beh… Sarà scoppiettante! :D Come in tutta la storia, anche in questo capitolo c’è un piccolissimo spoiler, anche se ho pensato bene di coprirlo in qualche modo… Date il benvenuto ad uno dei personaggi che più amo in tutto Bleach! *_* /applausi/ Spero di averlo caratterizzato se non bene, almeno benino, perché è un po’ complesso et ambiguo, rispetto agli altri Espada… Speriamo bene!

Ok, passiamo ai ringraziamenti, è meglio! XD

Ci_chan: carissima, non volevo deprimerti così! Ora mi sento in colpa! ;_; Il problema che Grimmjow, come ben sai, è mooolto suscettibile… Una parolina sbagliata e s’incazza come una iena! (o meglio, pantera), figurati se gli tolgono il suo adorato numero 6 cosa fa! Tranquilla, stai tranquilla che le cose si sistemeranno a tempo debito… credo. Eh eh! Non smetterò mai di ringraziarti, è un piacere delizioso leggerti! *_* A presto con il prossimo capitolo! :*

Aribo: è stato terribile anche per me immaginarlo in quel momento, per uno orgoglioso e iroso come lui è veramente il massimo del peggio. Soprattutto se accade per la seconda volta, in via totalmente definitiva, e il suo posto viene preso da una mocciosa come Narumi. Lo ammetto, sono stata veramente cattiva nel capitolo precedente, ma credimi… E’ meglio così. :) Preparati, perché le sorprese non sono finite, non ancora! (e non saprei se in bene o in peggio XD) Grazie, grazie davvero con il cuore!

Mies: Ma ciaooo! Finalmente ti rileggo! *_* Ahaha devi essere rimasta di cacca con tutti questi capitoli, uno peggio dell’altro! :D Ora arriva il bello, uh uh uh! Bentornata, cara! :*

crazy_for_hidan: oh, una new-entry, giusto? *.* (siete talmente tanti che può capitare qualche dimenticanza XD) Grazie, grazie! *_*

IkariNoKuroshi: Un’altra new-entry! Ma quante siete? *me balla contenta* Graaazie! Lo so, lo so, un altro mio enorme difetto è quello di concludere i capitoli nel momento peggiore… ma almeno così c’è attesa! :D Allora per questo mi sparerai, ahaha! Grazie mille! :*

E ora un ringraziamento a chi ha aggiunto questa fanfiction tra i preferiti (aumentate ad ogni capitolo *_*):

1 - allychan [Contatta]
2 - Ametista [Contatta]
3 - anjelik [Contatta]
4 - Annachiara [Contatta]
5 - Aribo [Contatta]
6 - ary_tan [Contatta]
7 - Ci chan [Contatta]
8 - crazy_for_hidan [Contatta]
9 - GacktLove [Contatta]
10 - Getcopy [Contatta]
11 - GexeTheNemesi [Contatta]
12 - giuliettavr89 [Contatta]
13 - glo91 [Contatta]
14 - Ica [Contatta]
15 - Kurai04 [Contatta]
16 - masychan [Contatta]
17 - Mies [Contatta]
18 - Rin Uchiha [Contatta]
19 - Ritsuka96 [Contatta]
20 - xCaRolx [Contatta]
21 - Yaoi4ever [Contatta]

E chi l’ha aggiunta alle seguite, grazie mille!

1 - ale_9038 [Contatta]
2 - Ci chan [Contatta]
3 - crazy_for_hidan [Contatta]
4 - Hoshimi [Contatta]
5 - Ino_Chan [Contatta]
6 - Smemo92 [Contatta]
7 - Yoko_kun [Contatta]

Siete splendidi, veramente! :*

Capitolo XII

 

Aizen non mi aveva tolto solo la libertà, con una facilità disarmante, ma mi privò anche del famoso braccialetto che aveva rovinato tutto, spiegandomi che ormai non ce n'era più bisogno.

- Sai, Narumi. -, mi stava dicendo durante la cena, in cui sedevo come sempre al suo fianco. - L'occhio destro di Ulquiorra funziona esattamente come questo bracciale. Sai dell'occhio di Ulquiorra, vero? -

Scossi la testa, non troppo interessata della cosa. Ormai era tutto perduto, cosa poteva importarmi?

- Ecco, l'occhio di Ulquiorra può generarsi all'infinito, una volta che lo si usa per rivedere ciò che ha memorizzato. E quel bracciale è stato creato proprio secondo questo meccanismo. E' grazie a lui, infatti, che oltre che segnalare la tua presenza, io potevo anche vedere cosa facevi, dicevi o con chi eri. -

Abbassai lo sguardo sul mio piatto ed annuii, come se la cosa avrebbe anche dovuto interessarmi.

- Tuo fratello è davvero un bambino simpatico. -, aggiunse, facendomi rabbrividire.

- Sì, lo è... -, mormorai, perdendomi un attimo nei miei ricordi di quando eravamo ancora insieme. Una famiglia, nonostante tutto, felice.

- Potrai andare a trovarlo, se vuoi. Sei libera di andare ovunque tu voglia, ora. - Lo guardai sorpresa, mentre si ripuliva elegantemente le labbra con un tovagliolo, guarda caso anch'esso bianco. - Confido nel tuo buon senso. -

L'idea di rivedere le persone a me più care mi fece sorridere dopo giorni di pianti e silenzi, e Aizen ne fu lieto, o così mi disse.

“Sorridi, sorridi sempre, Narumi. Sei il raggio di luce che illumina questa eterna notte.”

Come prevedibile Grimmjow non partecipò alla cena, dato che ormai io avevo preso il suo posto e non aveva diritto a stare nella stessa tavola degli Espada. Doveva essere terribile per lui quella situazione, ma per me lo era doppiamente. Era a causa mia, solo causa mia se ora non era più l'Espada numero Sei. Mi odiavo, lui mi odiava. Cosa avrei potuto fare per rimediare?

Era incredibile quanto mi mancasse quel disgraziato. Era passata più di una settimana dall'ultima volta che mi aveva rivolto rabbiosamente la parola, poi più nulla. Non ero riuscita a scorgerlo da nessuna parte. Chissà cosa stava facendo... Mi pensava, ogni tanto? Anche solo per maledirmi, ma qualche volta levava il suo pensiero verso di me? Io non riuscivo a non fare altro. Continuavo a vedermi davanti agli occhi il suo sguardo terribile, a sentirmi sulla pelle il lieve tocco delle sue mani sulla nuca, il suo respiro sul collo... Perché oltre che non avere più la libertà di vivere in pace la mia vita, dovevo anche essere maledettamente innamorata di lui?

Lilinet, una delle poche creature simpatiche e apparentemente docili degli Espada presenti, e l'ombra personificata dell'unico uomo che godeva della mia stima lì dentro (tale Starrk), mi risvegliò dai pensieri e mi chiese se mi andava, dopo cena, di restare a chiacchierare con lei; un'abitudine, ormai, che aveva preso da qualche giorno, dato che la incuriosivo e a differenza delle altre Espada ed Arrancar donne sembravo quella più socievole ed interessante.

Accettai, con un lieve sorriso; del resto, alla sola idea di passare l'ennesimo fine serata da sola in quella maledettissima stanza bianca mi sentivo opprimere. Almeno per un po' mi sarei distratta.

- Ehi, Starrk! Non dormire, razza di zoticone! -, esclamò la ragazza, tirandogli un bel calcione nel di dietro e spodestandolo dal divano a due posti che aveva occupato sdraiandocisi sopra.

- Uhn... Lilinet, che c'è? Ora non posso neanche riposare in pace? -, si lamentò l'Espada, un bell'uomo dai capelli scuri lunghi fino alle spalle e un pizzetto curato sul mento.

- Ma tu dormi sempre! -

- Particolari che non vale la pena sottolineare. -, rispose, mettendosi a sedere e stropicciandosi gli occhi con le mani guantate. - Oh, ci sei anche tu, vedo. -

Sorrisi, insicura sul da farsi. Erano due persone piacevoli, nonostante tutto, ma erano anche due Espada, due potentissimi Espada. L'idea di "socializzare" con loro mi inquietava un po', in realtà.

E Grimmjow, non era un Espada, anche lui?

Già, era...

Scacciai con forza quei pensieri, imponendomi di concentrarmi sui due che, visto il rapporto che avevano, sembravano fratelli.

- Aizen-sama dice che sei molto forte. -, fece Starrk, curioso. - Mi piacerebbe verificare di persona, un giorno o l'altro. Che ne dici? -

Ci pensai su un po', ma visto che l'unica valvola di sfogo che mi era rimasta era combattere, cosa che non mi sarei mai sognata di fare in tutta la mia vita!, accettai, conscia di avere come avversario il più forte, o così mi sembrava di aver capito. Speravo solo che la storia dello Spirito Ribelle fosse sparita, o almeno diminuita, con il mio essere diventata Espada.

- Lilinet, la finisci di giocare con i miei capelli? -, sbuffò, mentre l'altra gli metteva il broncio. - Sei peggio di una palla al piede. Se continui mi trovo costretto ad appenderti per i piedi alla prima cosa che trovo. -

Lilinet batté le mani, entusiasta. - Oh, sembra divertente! -

Starrk mi guardò con una vena di rassegnazione, cosa che mi fece sinceramente ridacchiare. Mi piaceva quell'uomo, oltre ispirare simpatia e tranquillità, dava anche la vaga impressione di essere una persona fidata. In altre circostanze avrei usato il termine amico, ma era ovvio che con lui, ne con nessun altro a Las Noches, potevo prendermi il lusso di utilizzarlo. Non esistevano amici, lì dentro. Solo servitori e collaboratori, nient'altro.

- Narumi, lascia che ti chieda una cosa. -

Lo guardai incuriosita, non sapendo bene cosa aspettarmi. - Ditemi pure, Starrk-san. -

- Prima di tutto evita di darmi del voi, mi sento vecchio. E sono giovane come un ragazzino, io. -

Abbassai lo sguardo, per nascondere un altro sorriso.

Poi lui continuò. - Mi è sembrato di notare uno strano rapporto tra te e Capelli Azzurri. -

Sbarrai gli occhi e arrossii contemporaneamente, come se mio padre mi avesse colta con le mani nella marmellata. - Un... rapporto? -

Mi lanciò uno sguardo eloquente, che mi bastò per evaporare direttamente. - Guarda che non sto sempre dormendo. -

- Anche se non si direbbe. -, aggiunse Lilinet, che si beccò uno scappellotto sul collo.

- Come li chiamate, voi umani? Sentimenti, eh? -

Sapevo dove stava arrivando, accidenti! Che razza di discorsi si metteva a fare? Scossi veementemente la testa, rossa come un pomodoro.

Mi sorrise, stravaccandosi contro lo schienale del divano, apparentemente stanco. - Lo immaginavo. Ma lascia che ti dia un consiglio: noi non... amiamo. Anche se ti parla uno che non ha mai voglia di fare niente, beh noi combattiamo, e basta. L'unico nostro amore è la nostra spada, è il sangue che scorre. Non c'è spazio per i sentimentalismi negli Espada. Specialmente in quelli come Grimmjow. -

Mi morsicai le labbra, conscia che tra non molto avrei sentito gli occhi pizzicare per le lacrime. - E'... orribile. -

- Cosa? Non amare? -

- Io amo ogni giorno, ogni cosa. -, gli dissi, stringendo convulsamente i pugni. - Amo il cielo azzurro la mattina quando mi sveglio, amo camminare per Karakura in mezzo alla gente, amo cantare a squarciagola anche se sono stonata, amo giocare a basket, amo andare a scuola ed incontrare i miei amici, amo mio fratello e mio padre più di me stessa! E odio, odio con la stessa intensità combattere e uccidere! Mi sento un mostro, ora che sono qui, tra di voi, come voi! Un mostro! E voi amate questa vita? -

Mi ritrovai a piangere come un'isterica, davanti ad altri Espada che erano nella nostra stessa sala. Non m'importò cosa avrebbero pensato, se si sarebbero messi a ridere per prendersi gioco di me, ma quello era ciò che sentivo veramente, un turbinio di sensazioni che dovevo far fluire fuori, per non rischiare veramente la pazzia.

Lilinet mi guardava sbalordita per il mio sfogo inaspettato, mentre Starrk si era solo limitato a corrugare la fronte. - Siamo due mondi diversi, Narumi. Tu non capisci me e io non capisco te, è normale. Prima o poi ti abituerai. -

Mi nascosi il viso tra le mani, piangendo senza una spalla di sostegno, circondata dalle persone che più detestavo al mondo. Mi sentivo sola, tremendamente sola. Una preda in mezzo a decine di predatori.

Una preda.

La sua preda.

Corsi via in lacrime, scusandomi velocemente con Starrk e Lilinet, e mi diressi velocemente nella mia stanza. O meglio, pensai di andare lì. Ma sapevo bene che la porta che avevo di fronte non era quella della mia camera, ma quella di qualcun altro che avrebbe preferito morire piuttosto che dovermi vedere.

Aprii la porta con forza, senza neanche bussare per educazione, e lo trovai seduto sulla finestra, intento a guardare il vuoto. Si girò di scatto appena si accorse di me, per poi assottigliare lo sguardo a due fessure, riconoscendomi.

Io rimasi lì, una mano ancora sulla maniglia, gli occhi rossi e gonfi per le lacrime, le guance imporporate per lo sfogo e la vergogna. Ero lì, immobile senza dire una parola. Improvvisamente tutto quello che avevo pensato di dirgli l'avevo totalmente rimosso dalla testa.

- Vattene. -

Mi morsicai il labbro inferiore per reprimere un singhiozzo, anche se ormai c'era poco da nascondere.

- Non farmi alzare. Non sono in vena di giocare. Vattene. -

Voltò lo sguardo per continuare a contemplare il nulla, fuori dalla finestra. E io tremai al pensiero di quello che stavo per dire.

- Grimmjow... -, mormorai, senza forze. - Tu... ami combattere? -

Lui mi guardò, ancora una volta, e non potei fare a meno di sentire caldo con quegli occhi su di me, nonostante trasmettessero solo arroganza e rancore.

- Vattene. Non lo ripeterò. -

- Io non amo combattere. -, proseguii senza ascoltarlo, imponendomi un po' di calma per completare il discorso. - Io odio combattere. Odio le guerre, odio i conflitti. Ma da quando sono qui... io combatto tutti i giorni. E non parlo della spada. Io... ho combattuto per avere la tua stima, arduamente. Ho combattuto contro me stessa e tutt'ora lo faccio. Combatto perchè quel poco che avevo vinto l'ho perso... e combatto perchè devo riuscire a non pensare... a non pensare a quanto tu sia importante per me. Ho bisogno di te, Grimmjow. -

Abbassai lo sguardo, ora più sollevata per essermi tolta quel peso di dosso. Non m'importava come mi avrebbe giudicata. Non m'interessava più niente, ormai. Non c'era nulla da perdere, ma tutto da guadagnare.

Rimase in silenzio, assorto nei suoi pensieri, senza far trapelare ne stupore ne disgusto per le mie parole. E io me ne andai, senza aggiungere altro.

   
 
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