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Autore: Stateira    19/08/2009    14 recensioni
Il coro delle Spade giudica i possessori. Una dopo l’altra, la voce di ognuna scandaglia l’anima di chi la impugna.
Grida il mio nome!
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un pò tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ah

Tobiume (io non sono una spada)

 

 

 

Ah.

Un’altra magnifica giornata in ufficio. Lei è lì che scartabella, mentre io me ne sto appoggiata allo stipite della porta, inerme. Ho persino cercato di reclinarmi un po’, per farle dispetto, ma non è servito a niente.

Noia.

Lei scrive. Scrive, scrive, scrive. Legge. Scrive. Come se non fosse capace di fare altro. Ah, beh, ma io l’avevo detto fin da subito, infatti. Solo che qui farsi ascoltare è difficile, ed avere ragione è una colpa. Ma io non ho paura dei rimproveri dei benpensanti di turno. Con lei ho instaurato un rapporto ancora più meschino, che si fonda sulla delusione.

Reciproca.

So perfettamente di non piacerle granché, ma tranquilli, non è niente rispetto a quanto lei non piaccia a me. Cielo, le ho provate tutte per metterle un po’ di forza d’animo nelle ossa, per farne al minimo una brutta copia di guerriero, per dirle perlomeno di fare qualcosa per quella sua crocchietta di capelli da bravo tesorino di papà. Qualcosa, qualunque cosa, povera me.

Che? Polemica io? Anime dolci, vi sbagliate di grosso. Volete provarci voi, ad essere la spada di qualcuno che non vuole usarvi? Che se potesse vi muterebbe in un mazzolino di fiori di campo, per innaffiarvi di buoni sentimenti, e poi distribuirvi in giro assieme a sorrisi e moine?

Ah, come sono arrabbiata.

Non faccio altro che vibrare per sentimenti che non mi appartengono. Sono un osso rotto che duole prima che arrivi la pioggia, senza che gli interessi farlo, semplicemente costretto dalle circostanze.

Ci assomiglio pure, ad un osso rotto, guarda un po’.

 

Momo.

Momo, tesoro, tesoro mio. Di preciso. Di preciso, tu che cosa ci fai qua? No, è una domanda seria, la mia, tu che cosa ci fai nel Gotei? Assieme a tutta quella gente che brandisce un’arma e combatte? Si chiamano guerrieri, angelo mio, lascia che ti spieghi. Si chiamano guerrieri, e fanno la guerra. Altrimenti si chiamerebbero gioiellieri, e farebbero gioielli; oppure tessitori, e tesserebbero i tessuti. E invece – pensa un po’ – si chiamano guerrieri, e fanno la guerra. E tu, che la guerra non la vuoi fare, con loro c’entri meno del limone nel sakè.

Come? Difendi le persone care dagli attacchi dei cattivoni? Ma non mi dire, che fantasia. E servi fedelmente il Capitano Aizen, quell’anima nobile, illuminata dalla bontà e dalla compassione? Awn, adorabile sei.

Momo, dolce cucciolo di cerbiatto, adesso ti rivelerò un segreto: sono una spada, io, una spada. Presente quelle lunghe lame affilate che servono a falciare i nemici? No, non l’erba cresciuta nel prato, amore mio, i nemici. Ne-mi-ci, sai? Che non sono per forza quelli grossi, brutti e neri che fanno tanta bua ai tuoi Shiro-chan e ai tuoi Kira-kun.

I nemici sono tante cose. Sono innanzitutto carne da macello.

Cibo.

I nemici sono tutto ciò che tu vuoi che ti sia nemico. Certo, se soltanto tu volessi farti nemico qualcosa.

 

- Schiocca, Tobiume! –

 

Ti sei mai chiesta, Hinamori Momo, perché la tua Zanpakuto non sia nemmeno una spada?

 

 

 

 

 

 

ANGOLINO

 

Eccoci qui con il nuovo capitolo. Un po’ in ritardo, lo so, ma i ritmi estivi mi hanno sballottata del tutto, e come se non bastasse sto producendo una quantità imbarazzante di shots, oltre che nuove long, giusto per tenermi impegnata un po’ di più, eh.

 

 

NOTA: vi devo delle spiegazioni, qui. Come sarebbe a dire che Tobiume non è una spada?  È una Zanpakuto, no? Naturalmente lo è, questo è ovvio, ma la sua forma, oltre che il suo potere, più che una spada la fanno assomigliare ad un grosso diapason. E il diapason che cosa fa, se non propagare delle vibrazioni? Ecco che quindi quest’arma assume una doppia connotazione, quella di amplificare un’energia, che è poi l’essenza del suo attacco, ma anche quella di amplificare delle emozioni.

È un’arma, è chiaro, ma a lei pare di non esserlo. Ed è questa la chiave di tutto.

 

 

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