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Autore: stardust958    10/03/2021    5 recensioni
Dal capitolo 1:
La ragazza camminò spedita verso l’uscita, sbattendo il viso sul petto di qualcuno.
“Guarda dove vai per favore!” Disse al malcapitato, senza neanche guardarlo negli occhi. Non era da lei essere tanto scortese ma era troppo arrabbiata per farci caso.
Il ragazzo in questione la guardò allontanarsi, incuriosito da quella ragazzina. Percepiva chiaramente la sua rabbia, chissà cosa le avevano fatto per ridurla così.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sorpresa! So che non dovrei essere già di ritorno, ma non vedevo l’ora di pubblicare questo nuovo capitolo quindi, come si suol dire, stica. 🙃 

Comunque, tornando a noi, ho un paio di cose che ci tengo a dire quindi ci vediamo a fine capitolo.

Buona lettura!

 

 

 

Capitolo 2

“Allora vediamo...” Jakostu aveva letteralmente inondato la stanza di Rin con tutto l’interno del suo armadio. Le sue scarpe ricoprivano l’intero tappeto e vestiti formavano una pila di dimensioni umane. La ragazza sospirò pesantemente, osservando sconsolata quella visione da girone dantesco.

“Jako guarda che li rimetti apposto te!”

“Zitta pulce, finalmente tutte quelle ore passate a guardare project runaway mi saranno utili!”

Rin dovette ammettere che quando Jakostu si improvvisava un fashion stylist era a dar poco inquietante.

Il campanello suonò e la mora si precipitò ad aprire la porta, cercando di sfuggire alle grinfie del suo migliore amico. Si trovò davanti Kagome, che era a dir poco stupenda, fasciata da un vestitino color menta sembrava una bambolina.

“Oh Kagome! Menomale sei arrivata, il mostro stava per divorarmi.” Scherzò facendo la melodrammatica.

‘Il mostro’ scese le scale pochi secondi dopo, sorridendo alla nuova arrivata e fulminando la coinquilina.

“Razza di ingrata, per una volta che volevo aiutarti!” Si sdraiò sul divano, mettendo su un broncio non indifferente, che Rin però ignorò.

“Allora, pensavo di ordinare da asporto, vi va?”

Ricevette dei cenni d’assenso, così si diresse in cucina per chiamare il ristorante.

La nuova arrivata si sedette in modo aggraziato sul divano, diversamente dalla posa del tutto scomposta del ragazzo seduto a fianco a lei, talmente stravaccato che sarebbe potuto cadere da un momento all’altro.

“Dimmi una cosa Kagome, come mai una bella ragazza come te non è fidanzata?” Questa si ritrovò ad arrossire, nonostante sapesse che nella domanda di Jakostu non c’era malizia, solo semplice curiosità.

“Io...non saprei proprio.”

“Beh biscottino, sei capitata nella casa giusta. Si da il caso che io sia una sottospecie di cupido quindi puoi...” non finì la frase perché la risata di Rin arrivò forte e chiara dall’altra stanza.

“Tu cupido? Ma per favore, assomigli piuttosto ad un uccello del malaugurio!”

Jakostu, non gradendo particolarmente quell’appellativo, fece un gestaccio a Rin che prese per il polso l’altra e se ne tornò di sopra, sbattendo la porta di camera sua.

“Non ti preoccupare, fa sempre così, è un rapporto un po’ particolare il nostro.”

Kagome si trovò ad annuire, lei aveva sempre sognato di avere un rapporto come il loro. Certo una migliore amica ce l’aveva, ma quel legame totalmente indissolubile con qualcuno non lo aveva mai avuto. Rin nella sua testa pensava un po’ la stessa cosa: lei era dipendente da Jakostu, sarebbe morta senza di lui. Non riusciva neanche ad immaginare la sua vita senza il suo migliore amico, era stato soltanto grazie a lui se era riuscita a risollevarsi dopo dei traumi che l’avevano segnata profondamente.

Lei gli doveva la vita, e l’avrebbe volentieri data, perché lo amava come si ama una parte di se stessi, come si ama un fratello e soprattutto come si ama qualcosa che ti fa sentire in pace con te stessa.

Si ridestarono entrambe dai loro pensieri profondi, passando il resto del tempo a chiacchierare, spettegolare, e a conoscersi meglio.

Rin non poté che essere felice di aver conosciuto una ragazza solare e dolce come Kagome, che le infondeva buon umore e la faceva sentire quasi spensierata. Si rese subito conto che il rapporto con la ragazza sarebbe diventato importante, perché in un giorno sembrava essere riuscita a capire il suo fragile equilibrio, che spesso la gente faticava a cogliere. Rin era una ragazza terribilmente complicata: nonostante si intuisse che il suo animo fosse buono e apparentemente si comportasse in modo allegro e disinvolto, quel dolore nei suoi occhi, quella velata diffidenza quando interagiva con qualcuno parlavano chiaro.

Il suo era un distacco quasi impercettibile, ma a Kagome queste cose non sfuggivano.

Rin cercava da proteggersi da qualcosa.

 

Una volta arrivata la cena Jakostu si unì alle ragazze, mangiarono alla tv e guardarono vecchi film di Audrey Hepburn, come tre vecchie zitelle.

“Mi sta scoppiando la pancia, e chi ce la fa ad uscire stasera?” Si lamentò Rin, sperando di impietosire Kagome e di poter rimanere a casa a dormire. Stava così bene con Jakostu e Kagome che avrebbe quasi preferito passare la serata lì con loro piuttosto che tirarsi a lucido e magari attirare l’attenzione di qualche idiota. A quel pensiero un sonoro sbuffo abbandonò le sue labbra.

“Non se ne parla signorina, so a che gioco stai giocando e sappi che non voglio sentire scuse. Adesso andiamo a farci belle e poi usciamo.” La prese letteralmente per un braccio e la trascinò in camera sua, mentre la povera malcapitata tentava di appigliarsi persino al muro.

“Jakostu vuoi venire anche tu per caso? Siamo solo donne ma se ti andasse di unirti a noi  sarebbe fantastico.”

“Ti ringrazio Kagome, ma a dirla tutta avrei preso impegni anche io stasera.”

Fece un occhiolino ad entrambe che risero sotto i baffi.

“Bene, visto che non hai intenzione di uscire con noi, puoi anche levarti, sennò cominci a dare i numeri di nuovo e spaventi Kagome.”

“Non se ne parla pulce, si da il caso che Kagome fosse d’accordo con me e che tu si stata miseramente battuta. Arrenditi e lascia che i maestri lavorino in pace.”

Jakostu e Kagome (alias lo stronzo e la traditrice) si dettero il cinque, poi Jakostu riprese la completa esaminazione dell’armadio, facendo aumentare notevolmente la pila di vestiti sul letto, mentre Kagome si occupò di acconciarle i capelli.

Dopo una lunghissima mezz’ora, Rin era pronta.

Indossava un particolare vestitino rosa di seta, ornato di delicatissimi fiori di ciliegio. Quel vestito le fasciava completamente il corpo sinuoso e la faceva sembrare quasi una fatina dei boschi, come si era divertito a definirla Jakostu. Ai piedi portava dei sandali argento che la slanciava moltissimo e le regalavano parecchi centimetri di altezza. I capelli erano raccolti in una cosa bassa che evidenziava la loro lunghezza, ed il viso era pulito e semplice: solo mascara, un po’ di base e lucida labbra. Si guardò allo specchio e si sentì molto bella, delicata ed elegante. Doveva ammettere che aver sopportato la pazzia di quei due aveva portato qualche beneficio.

“Oh tesoro sei bellissima! Attenta hai maschioni arrapati, vorranno violare sicuramente il tempio sacro!” Kagome scoppiò a ridere e Rin lo guardò truce e scandalizzata. “Jako non dire scemenze, e poi il tempio non è più sacro ormai.”

“Guarda che il tempio rimane sacro comunque, non puoi mica farci entrare ogni turista che passa!” Rin lo fissò particolarmente offesa, ma poi la sua espressione si trasformò in un ghigno.

“Parla quello che usa il suo gingillo come una passepartout. Guarda che non sei una chiave che deve aprire tutte le serrature eh!”

Kagome non poté trattenersi davanti a quello strano scambio di battute e scoppiò in una fragorosa risata, trovandosi contenta di aver conosciuto Rin.

Era ormai sicura di aver percepito, per più di una volta in solo giorno, uno strano dolore nei suoi occhi, come se avesse un maciglio che si portava dentro e questo l’aveva spinta a volerla avvicinare, a volerla conoscere. Voleva capire cosa la facesse soffrire e magari anche aiutarla a scacciare i suoi demoni interiori.

“Ok ragazze, fate le brave e se succede qualcosa chiamatemi. Kagome hai il mio numero anche tu, non ti fare problemi davvero.”

Rin gli sorrise grata: ogni tanto Jakostu tirava fuori il suo lato da mamma chioccia, che la faceva sempre scogliere.

“Grazie Jako, ci vediamo domani mattina!” Entrambe gli baciarono le guance, poi scesero le scale e finalmente uscirono da quell’appartamento.

“Allora dove andiamo?” Chiese Rin estremamente curiosa.

“Oh vedrai, ti piacerà! È un locale un po’ fuori città, si chiama Nami Club. visto il caldo ho pensato che fosse perfetto andare in un posto semi all’aperto, non durerà ancora per molto la bella stagione!”

Kagome era visibilmente entusiasta, Rin non seppe dire perché, ma tutto sommato pensò che una serata fuori le avrebbe fatto bene per non pensare.

Il viaggio fu piacevole, chiacchierarono fino all’arrivo. Kagome si era dimostrata davvero loquace ed estremamente divertente, nonostante all’apparenza se sembrasse timida e composta. Risero per la maggior del tempo e, dopo aver trovato parcheggio con non poca fatica, si avviarono verso l’ingresso del locale.

La fila che si prospettava era lunghissima e il crescente entusiasmo di Rin si afflosciò sul momento, lei odiava stare ore in fila, stipata tra le persone.

“Non fare quella faccia Rin, non ti preoccupare, conosco il buttafuori.” La prese per il polso e aggirarono la fila senza problemi, arrivando davanti al buttafuori, un uomo sulla trentina incredibilmente grande e robusto.

“Ciao Ginenji! Come stai?”

“Kagome, che piacere vederti!” I due chiacchierarono per un minuto scarso, poi Kagome assunse un’espressione particolarmente civettuola e gli chiese “Non è che per caso ci fai entrare? C’è una fila immensa...”

Rin sorrise alla scena: Kagome sembrava una ragazza molto dolce e timida ma sicuramente aveva i suoi assi nella manica.

“Kagome, non devi neanche chiedermelo!” Il buttafuori spostò il cordone rosso e le lasciò passare, sotto gli sguardi esterrefatti dei ragazzi in fila.

“Ei ma perché le fai passare?” Chiese uno di loro, oltremodo stizzito.

“Quando ti saranno spuntate anche a te quelle gambe, farò passare anche te.” Gli disse duro e tornò a fare il suo lavoro.

Rin intanto si guardò intorno meravigliata: il locale era molto chic, sicuramente un posto frequentato da gente ricca e a giudicare dall’infinita fila all’entrata anche piuttosto esclusivo.

Parte della sala era coperta e ospitava la pista da ballo, mentre altri divanetti e tavoli erano sparsi per il resto dell’immenso spazio verde.

Un bancone nero scintillante occupava una parete intera e i baristi intrattenevano i clienti con spettacoli da bar tender. Kagome la trascinò verso un tavolino dove sedavano già altre ragazze, un gruppo piuttosto variegato ma che di certo non passava inosservato.

“Ragazze eccoci!” Urlò Kagome, felice di vedere le sue migliori amiche. Il gruppo si girò e a differenza di quello che si era aspettata Rin, le sorrisero cordiali.

Spesso si dimenticava che al mondo non tutte le ragazze erano delle oche senza cervello.

Kagome cominciò con le presentazioni: Sango Hirai, la prima ragazza seduta alla sua sinistra, era una ragazza alta, snella e flessuosa, con capelli castani ed occhi del medesimo colore.

Shiori Yamamoto era invece una mezzodemone dai capelli argentei e gli occhi ametista, mentre Kaname Nakamura una demone gatto con tratti umani, probabilmente camuffati dalla sua aura demoniaca, con capelli rosso scuro ed occhi di un particolarissimo verde.

“Ragazze lei è Rin Watanabe, una mia compagna di corso.” Dopo aver fatto le presentazioni le ragazze si sedettero, cominciando a chiacchierare come solo un gruppo di amiche sapeva fare. Rin si sentì subitamente parte di quel gruppo e fu molto felice di poter constatare che quelle e ragazze erano dolci e simpatiche. Le domandarono delle sue origini, di come si era trovata in università, ma soprattutto come era la convivenza con uomo.

“Beh, non so come sia vivere con un uomo, ma posso dire com’è vivere con una prima donna come Jakostu. A volte è più isterico di me, e ce ne vuole…” le ragazze la ascoltavano interessate e ridevano ai suoi racconti con il coinquilino. Nonostante Rin sproloquiasse su quanto Jakostu fosse prigrone, dispotico, isterico e vagamente dedico si capiva che gli voleva un gran bene.

La serata procedette tra risate e alcol, e Rin si sentì di poter lasciare un sospiro. Stava bene, aveva la testa libera, forse era l’alcol ma non le importava.

 

 

Intanto, all’ingresso del locale...

“Senti amico, io voglio entrare quindi vedi di darti una mossa” Bankostu chiuse la chiamata sbuffando sonoramente. Stavano aspettando Sesshomaru e Inuyasha da 20 minuti buoni, e solo con loro sarebbero potuti entrare per saltare la fila.

Il locale infatti era una delle tante proprietà del padre dei ragazzi, e in quanto figli di Inu No Taisho avevano accesso totale e gratuito.

“Finalmente ce l’avete fatta!” Koga, con la sua vista di demone, li intercettò una decina di metri più indietro, e finalmente anche Bankostu poté tornare a sorridere.

Sesshomaru, seguito dal fratello, avanzò con il suo caratteristico incedere elegante verso il buttafuori, che riconoscendoli immediatamente li fece passare senza aggiungere parola, facendo cenno ad una delle dipendenti di accompagnarli verso il privé.

Una volta arrivati lì, la ragazza se ne andò sculettando, mentre Bankostu, Miroku e Koga le guardarono il culo. Sempre i soliti arrapati.

Sesshomaru sentiva il bisogno di svagarsi quella sera: stava per dare l’ultimo esame prima della sua 40esima laurea, e quel giorno quella sanguisuga di Kagura non lo aveva lasciato in pace neanche un secondo.

Poi, c’era stata la ragazzina nell’appartamento di Bankostu. Non sapeva come, ma una semplice umana era riuscito a smuovergli molte più sensazioni di quanto avesse fatto Kagura che lo conosceva da molto più tempo.

Appena ne aveva avuto l’occasione si era avvicinato a lei non aveva resistito e aveva potuto imprimersi nella mente almeno una dozzina di particolari. Aveva le guance naturalmente rosee, la pelle così perfetta da sembrare di porcellana e quegli occhi così strani, così magnetici e così fuori dal comune.

I suoi stessi pensieri lo disturbavano notevolmente, e mentre si dava dell’idiota per il suo misero autocontrollo, si accorse con sorpresa e soddisfazione che il suo odore di pesca aleggiava anche in quel locale. Aguzzò la vista per individuarla: se ne stava seduta ad un tavolo con altre ragazze e aveva un sorriso dolce dipinto sul viso. Sembrava estremamente bella e delicata, come una creatura ultra terrena. Si diede mentalmente dell’idiota: quella era un’umana, fragile ed insignificante e non aveva tempo da perdere con ragazzine come lei.

La sua mente, in quel momento, si divise in due fazioni. Quella razionale che lo prendeva in giro, giustamente, per essersi fatto fregare da una ragazzina umana. Ma l’altra, quella irrazionale, lo spingeva verso quella creatura così pura, come se il suo corpo non rispondesse agli stimoli della sua mente, come se fosse un bisogno fisico.

La vide lasciare il tavolo per dirigersi verso il bancone e senza neanche riuscire a bloccarsi in tempo disse ad alta voce “Vado a prendere da bere”.

Lo fece senza pensare, ma non se ne pentì subito. La trovò a pochi metri, seduta su uno degli sgabelli del bancone, probabilmente aspettando da bere.

Se ne stava tranquilla, con quelle gambe accavallate e le dita che tamburellavano ritmicamente sul bancone. Sesshomaru si sentiva confuso e anche un po’ irritato.

In tutta la sua vita di demone, mai gli era capito di farsi mettere in difficoltà da nessuno, umano o demone che fosse.

E invece eccolo lì, a guardare una ragazzina troppo bella per essere vera, e il suo profumo di pesca stuzzicava le sue narici ipersensibili e invadeva tutto lo spazio circostante.

Fece per sedersi nello sgabello accanto al suo, quando un insulso ragazzino lo precedette.

Ma voleva per caso morire?

“Ciao bellezza come ti chiami?”

“Mi chiamo Rin” rispose lei per educazione, guardando la mano alzata del tipo quasi schifata.

Il demone non riusciva a decidere se volesse più staccare la testa a quel deficiente o congratularsi con lei per avergli lanciato uno sguardo glaciale quasi quanto il suo.

“Cosa ti porta qui dolcezza?” Tentò nuovamente lui, avvicinando il suo sgabello a della ragazza.

Lei sbuffò impercettibilmente, poi accettò con gioia lo shot che le porse il barista, bevendolo tutto d’un fiato.

“Sono con amiche.”

Nulla, il ragazzino non riusciva neanche a immaginarsi quante divertenti torture stava immaginando in quel momento, colto da uno sconosciuto sentore di protezione nei confronti della ragazzina.

“Sei di poche parole vedo” il ragazzo ubriaco sghignazzò. Avrebbe voluto appenderlo al muro, per dilaniare quello stupido corpo con i suoi artigli velenosi? No, troppo caritatevole.

Lo sentiva quel tanfo dell’eccitazione di lui, e anche se non poteva leggere i suoi pensieri, non era certo difficile indovinare cosa stesse pensando.

“No, solo con te” sorrise cinicamente lei, ordinando di nuovo da bere.

“Ti va di andare a ballare?”

“No”.

Rin sperò con tutta se stessa di averlo convinto a lasciarla in pace, ma evidentemente quel pagliaccio era in vena di romperle le scatole e lei non si sarebbe di certo privata della possibilità di dimetterlo al suo posto.

“Oh andiamo, lo so che ti va, non farti pregare” e le appoggiò una mano sulla coscia. Rin alzò un sopracciglio, una faccia a dir poco disgustata. Poi si schiarì la voce e si stampò il sorriso più finto del mondo.

“Senti, da quando sei arrivato a disturbare la mia piacevole serata, ti sembra io sia stata interessata a parlare con te? Ti ho dato qualche segno di interesse? Non mi pare proprio, quindi sei pregato di andartene e di togliere la tua mano dalla mia coscia, grazie”.

 

Era stata decisa, lapidaria e anche minacciosa, evidentemente della ragazzina timida che arrossiva di quella mattina non era rimasto molto.

Sesshomaru però non riusciva più a sopportare quella schifosa sensazione della mano sulla pelle candida di Rin, decise quindi di avvalersi del diritto di intervenire.

“Non l’hai sentita? Togli quella mano.” Cercò di utilizzare un tono neutro, ma quel suono gli dovette uscire più come un ringhio. Quello, e la potentissima aura che emanava il demone dovettero aprire gli occhi al ragazzino, che si volatilizzò letteralmente, lasciandogli il tanto agognato posto accanto alla ragazzina.

“Ti ringrazio io... non ero sicura che il mio discorso avrebbe funzionato.”

Ed eccola che tornò ad arrossire, riprendendo quel candore che l’aveva lasciato sbalordito poche ore prima.

“Ti capita spesso?” Le chiese, davvero interessato alla risposta.

“In realtà si, quasi sempre sono innocui e soltanto fastidiosi, ma non si sa mai. Comunque sei stato provvidenziale, stavo per tirargli uno schiaffo”

Ammise lei leggermente in imbarazzo, evidentemente non le piaceva perdere le staffe.

Sesshomaru la guardava senza parlare, mentre Rin giocherellava con la cannuccia del suo drink.

Non era mai stato un tipo di tante parole, ma quanto pare con lei non ce n’era bisogno.

“Tu sei un amico di Bankostu giusto?”

Rin cercò in tutti i modi di intrattenere una conversazione con il demone, non sapeva perché ma oltre alla sua bellezza c’era qualcosa che lo rendeva tremendamente interessante. Le infondeva un senso di protezione che solo Jakostu e suo fratello erano stati capaci di donarle nel corso della sua vita.

“In un certo senso.”

Sesshomaru si era sempre sentito unico nel mondo, incapace di provare veri sentimenti e restio a qualsiasi tipo di rapporto affettivo. Nei secoli però aveva imparato a lasciare che qualcuno entrasse nella sua vita, e così si era ritrovato incastrato in quello strano mescoli di “amici”. Soltanto Koga come lui era un demone, anche se molto più giovane, poi c’era il suo fratellastro Inuyasha, un mezzodemone, e infine Miroku e Bankostu, due umani.

Non riusciva a capacitarsi di come la sua intolleranza per quegli esseri che aveva sempre ritenuto nettamente inferiori fosse diminuita. Ora non solo usciva con loro, ma se ne trovava pure attratto.

“Comunque mi vorrei anche scusare per stamani. Quando mi arrabbio perdo il controllo e sono stata davvero maleducata. Vorrei farmi perdonare.”

Lui la guardò negli occhi, perso in quell’oceano di ghiaccio, poi si riscosse e assunse il suo solito contegno freddo.

“Non è necessario.”

“Almeno dimmi come ti chiami.” Tentò nuovamente Rin, stabilendo un contatto visivo difficile da scogliere.

Quegli occhi, lo aveva capito, avevano il potere di far capitolare chiunque, persino un demone potente come lui. Non fece altro che rispondere, fissandola intensamente.

Si stava infilando in una situazione da cui sarebbe dovuto rimanere fuori.

“Bene Sesshomaru, è stato un piacere.”

Rin si sporse verso il barista facendosi passare direttamente una bottiglia, poi sorridendogli se ne tornò verso il suo tavolo, con quelle ragazze che erano decisamente ubriache.

Sesshomaru non aveva mai pensato quanto potesse suonare piacevole il suo nome se pronunciato dalle labbra di qualcun altro e guardandola allontanarsi con quella grazia innata, si rese conto che il suo desiderio si stava facendo troppo intenso, troppo coinvolgente. Tornò al suo tavolo nascondendo il suo turbamento sotto la sua solita maschera di indifferenza, sperando di non sentire per il resto della serata quell’odore di pesca che gli intorpidiva i sensi.

 

 

 

Angolo autrice:

Okay, non sono sadica, ho voluto tagliare il capitolo per questioni di lunghezza, mi dispiace.

Non voglio annoiarvi, ma ci tenevo a spendere due parole su i personaggi di mia creazione. Spero che vi piacciano, perché creare un nuovo personaggio in tutte le sue sfaccettature non è semplice.  ovviamente siamo solo all'inizio, i nostri cari ragazzi devono ancora mostrarci tanto. Cpmunque spero che quel figone di Haru (si nella mia yesta è un super bonazzo) e Kaname non disturbino la trama con la loro presenza, ci tenevo ad aggiungere qualche tocco mio personale alla storia (come se non lo avessi già fatto stravolgendo i personaggi 🙄).

A tal proposito, spero siate riusciti a cogliere qualche sfumatura in più della nostra Rin. Vorrei “svelarla” pian piano, ogni cosa a suo tempo, ma adesso che i personaggi stanno cominciando ad apparire piano piano scoprirete nuovi aspetti dei loro caratteri.

Anche una parola sul nostro adorato, benamato e complicato Sesshomaru. Sto commettendo un sacrilegio ad alterare il carattere del personaggio, ne sono consapevole, ma il demone che mi immagino io è un po’ diverso d quello a cui siamo stati abituati.

Spero sempre che la storia vi stia appassionando, non voglio anticipare nulla ma ne vedrete delle belle. 🙃

Vorrei anche ricordarvi che mi farebbe tanto piacere se voleste dirmi cosa pensate della trama, dei personaggi, o se avete qualche consiglio, se vi interessa qualche delucidazione, sono a vostra totale disposizione. Sono sinceramente interessata a cosa ne pensate, che il riscontro sia positivo o meno. 
Non voglio trattenervi oltre, quindi vi saluto. 💗

Al prossimo capitolo,
Stardus958

   
 
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