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Autore: Little Firestar84    24/03/2021    10 recensioni
Dopo essere sparito dalla circolazione per oltre dieci anni, l'Occhio di Ebe, un gioiello dedicato alla dea della Giovinezza, oggetto che potrebbe rivelare alle sorelle Kisugi il luogo dell'eterno riposo del padre scomparso, ricompare sulla piazza per essere esposto a Tokyo, sotto la supervisione dell'Ispettrice Nogami... e quando Occhi di gatto avverte la polizia del suo intento, a chi rivolgersi per assicurarsi che le misure di sicurezza siano effettive? Ma a City Hunter, ovviamente!
Peccato che L'occhio non sia il semplice oggetto che tutti pensano, e nasconda un potere ben più particolare, che riporterà Kaori indietro, nel corpo e nella mente, al momento in cui la sua vista ha preso una svolta decisiva...
Genere: Commedia, Hurt/Comfort, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: De-Aging | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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L’ultimo giorno di Kaori come sedicenne “ad honorem”, come aveva scherzosamente detto Mick un giorno al Cat’s Eye, la ragazza lo passò da sola; dopo quel tentativo di seduzione Ryo non si era più fatto vedere, forse ancora turbato da cosa lei aveva tentato di fare la notte prima, terrorizzato all’idea che Kaori  potesse voler tentare un nuovo approccio. Non fu mai sola, perché tutti i loro amici si dettero il cambio  per stare con lei, ma Kaori non riusciva ad essere in sé, né a controllarsi del tutto, il pensiero sempre rivolto a Ryo, a come era stato bello stare tra le sue braccia la notte, quanto si sentisse amata e protetta quando era con lui.

Passò la giornata al buio, in un angolo, con lo sguardo perso nel vuoto e le mani in grembo, le lacrime e  un nodo in gola che non volevano saperne di uscire.

Alle cinque del pomeriggio, Miki la raggiunse sul divano, porgendole un toast su un piattino ed un bicchiere di latte; subito la rossa lo rifiutò, ma la donna non disse nulla, si limitò a rimanerle accanto e a guardarla con un sorriso.

Alla fine, timida, con lo stomaco che brontolava ed i morsi della fame, con le guance arrossate, Kaori prese il panino, ed iniziò a mordicchiarlo, dando piccoli morsi quasi fosse stata un criceto.

“Tutto bene? Sei stata molto silenziosa oggi…” Kaori afferrò il bicchiere di latte e lo trangugiò tutto di un fiato, facendo sorridere la donna che aveva scoperto essere la sua migliore amica. Dalla cucina proveniva rumore di piatti: Falcon, il marito di lei, stava preparando cena. “Sei preoccupata per domani?”

Kaori, con le mani in grembo, fece cenno di sì con la testa. Guardò Miki per dirle qualcosa, ma poi decise che era meglio di no, poi fece per parlare di nuovo e di nuovo fu colta da un improvviso attacco di codardia o forse di timidezza.

“Si tratta di Ryo, allora? Sei preoccupata per lui?” le domandò la donna con estrema gentilezza. “Ti manca, vero?”

Kaori fece un lungo respiro, che fu tuttavia un’ottima risposta per l’ex mercenaria; Miki non pressò ulteriormente la giovane Kaori, si limitò a guardarla, attendendo che lei si aprisse, cosa che, eventualmente, accadde, dal momento che la giovane sentiva quasi il bisogno fisiologico di riempire quel silenzio che le pareva colmo di imbarazzo.

“Lui... Lui dice che lotterà per me… che se non ricorderò nulla lui affronterà comunque la questione, ma…” ammise, la voce poco più di un sussurro. Si voltò verso la cucina, una mano sul cuore, quasi a volersi premurare che ciò che lei e Miki si sarebbero dette sarebbe rimasto soltanto fra loro due.  “Sono stata così felice con lui in questi giorni, Miki…. Come potrei non volere la stessa cosa per la me adulta?”

La mercenaria non disse nulla, non rispose; ma quando Kaori scoppiò a piangere, la abbracciò, e le accarezzo il capo. Cinque minuti ed era nel mondo dei sogni, stremata da quel pianto liberatorio.

Ed intanto, la giornata era passata, e giunta la sera, mentre la luna nuova sorgeva, Miki e Falcon lasciavano l’appartamento, incontrando Ryo sul pianerottolo; la mercenaria lo guardava con un’espressione di sfida, mentre Falcon faceva fatica a nascondere un lieve sorriso. Passò accanto al nemico-amico, posandogli una mano sulla spalla e sussurrandogli che adesso era ora di essere coraggiosi e vivere quell’amore.

Ryo sospirò. Sapeva che Falcon aveva ragione ma non era certo di essere in grado- o degno – di vivere una relazione a tutti gli effetti con una donna come Kaori. Gettando la giacca su una sedia, raggiunse il divano dove la vide raggomitolata, e quando si rese conto di cosa era accaduto, non poté fare a meno di sorridere, lanciandole un’occhiata compiaciuta: la maglietta era corta e lasciava intravedere una striscia di pelle all’altezza dell’ombelico, ed il tessuto tirava sul seno, mettendo in mostra le grazie che Madre Natura aveva donato a Kaori, non più adolescente ma nuovamente adulta.

Lei era tornata, proprio come aveva detto la leggenda.

Ryo si appuntò di  chiedere scusa a Rui quando fosse tornata dal viaggio in Grecia che le sorelle speravano le avrebbe condotte alla tomba del padre, in modo da potergli dare finalmente degna sepoltura, accanto all’amata madre, ed un luogo dove piangere la famiglia che avevano perso così presto che Ai non aveva il benché minimo ricordo dei genitori.

Ryo si abbassò su Kaori, lasciandole un bacio sulla fronte; la donna, addormentata, stringeva inconsciamente il ciondolo che Ryo le aveva donato contenente la sua foto, e la cosa gli risollevò l’animo, ma gli donò una nuova risolutezza che prima temeva di aver perso. Ryo era felice, fiero che lei tenesse così tanto a quell’oggetto, così tanto che decise che il cerchietto d’oro avrebbe riposato per sempre nella vallata in mezzo ai seni della donna.

La prese in braccio, per portarla di nuovo nella sua camera da letto, e lei si strinse a lui, mugugnando come una gattina. La posò sulle lenzuola, e fece per darle un altro bacio sulla pelle ma lei lo spiazzò; Kaori dischiuse leggermente gli occhi, e fece soccorre una mano tra i capelli scuri dell’uomo mentre gli sorrideva.

“Sono tornata, Ryo….” Mormorò mezza addormentata. “Sono tornata e ricordo tutto…”  

La mano della donna le ricadde sul fianco, e gli occhi si chiusero, mentre il respiro di Kaori si faceva sempre più regolare.

Ryo, col cuore che batteva pazzo, martellante, uscì dalla stanza, appoggiandosi con la schiena contro il muro, la mente invasa da mille e più pensieri.

 

Come ogni notte, il cielo di Tokyo era così pieno di luci artificiali da impedire la visione delle stelle, eppure lo sweeper cercava risposte nel firmamento. Appoggiato alla ringhiera, Ryo, la sigaretta in mano che lentamente si spegneva, le dita ingiallite dal filtro, guardava col cuore in gola la sua amata città, chiedendosi cosa ne sarebbe stato del futuro, e se sarebbe mai più stato in grado di guardare Kaori in volto dopo ciò che era accaduto. Avrebbe perdonato quell’attimo di debolezza quando aveva quasi ceduto al desiderio? O sarebbe stato il suo rifiuto a convincerla a lasciarlo per sempre? Oppure la donna avrebbe compreso la buona fede del socio, decidendolo di dare ad entrambi una seconda possibilità?

Ciò che più preoccupava Ryo era il modo in cui, la sera prima, le si era negato. L’aveva rifiutata, e lei lo sapeva, era bastata quella semplice parola, ricordo, e lui non avrebbe osato raccontarle delle fredde menzogne, conscio che Kaori avrebbe capito. Lo sweeper si chiese se la giovane donna comprendesse quella sua scelta, tanto dolorosa perché sì, una parte di lui era stata quasi tentata di rispondere a quel bacio, di scoprire cosa nascondesse la fanciulla sotto a quella camicia troppo grande per lei. Perché sì, quello era il corpo di Kaori sedicenne, ma il suo cuore era rimasto, negli anni, immutato: dolce e puro, vedeva anche nell’anima più nera un barlume di speranza, una flebile fiammella che lei stessa alimentava, toccando i cuori con il suo animo puro e luminoso. 

Ryo mugugnò mentre si grattava la testa: odiava il senso di confusione ed incertezza che gli salva dentro quando si trattava di Kaori; non era mai stato così con nessuna, solo lei aveva quest’effetto su di lui.

Un leggero rumore attirò la sua attenzione, la porta che, cigolando, si apriva. Ryo sorrise quando sentì i passi quieti di Kaori, ed il suo cuore si rianimò a tal punto che fu per un attimo tentato di versare lacrime di gioia: perdonava qualsiasi cosa lui potesse averle fatto, comprendeva le sue ragioni, e forse, forse, intendeva dargli un’altra possibilità.

Amarla era ancora possibile.

Fermo nella sua posizione, voltò leggermente il capo, e gettò la sigaretta a terra, spegnendola col piede, mentre lei lo raggiungeva. Vestita leggera, forse già col pigiama, era scalza, e teneva una coperta sulle spalle come a ripararsi della leggera frescura serale, che a settembre iniziava a farsi sentire.

Stettero l’una accanto all’altro in silenzio, godendosi la vista, il vocio che arrivava dalla strada; era tarda notte, eppure Shinjuku pullulava di vita, come e più che durante il giorno, le sue mille insegne al neon, le musiche dei locali che attiravano la gente come farfalle che cercano la luce della candela nella notte più buia.

In quella bolla di pace, la mente di Kaori vagò alle settimane passate con Ryo, a come la lei adolescente avesse cercato di irretirlo, guidata da un’irrazionale ed istintiva attrazione, e da un calore che non partiva dal ventre, ma dal cuore, per prendere possesso del suo intero essere. La lei ragazzina aveva avuto il coraggio di fare ciò che la sua versione adulta, sminuita da anni di non troppo velati insulti, non aveva mai osato fare, aveva desiderato corteggiarlo, sedurlo…

E quel desiderio, Kaori, ora di nuovo padrona del proprio corpo, lo sentiva ancora prepotente: che fosse questo ciò che era stata destinata a capire, con quello strambo viaggio a ritroso nel tempo? Che Ryo sarebbe stato sempre una parte importante della sua vita, che il suo amore per lui, sbocciato quando era ragazzina, e rimasto addormentato per tanti anni per fiorire una volta che era divenuta adulta,  era così radicato che niente e nessuno avrebbe mai potuto sradicarlo, nemmeno lo stesso sweeper, o le avversità della vita?

Con le guance arrossate dall’emozione ed il cuore che le martellava nel petto, Kaori finalmente osò alzare lo sguardo verso di lui, che la osservava un po’ confuso; la donna fece un paio di passi indietro, tornando dalla porta, e si voltò verso il suo socio.

“Potresti venire sotto, per favore? Dobbiamo parlare…” gli disse con calma e tranquillità, ed un sorriso sul volto che lo rinfrancò e lo colmò di speranza che gli fece capire che, qualunque fosse stata la scelta di Kaori, per lui sarebbe andata bene, che loro sarebbero stati bene, qualunque cosa fosse potuta accadere: sapeva che, nonostante lei lo amasse, non poteva pretendere che le cose tra loro cambiassero subito, non si aspettava certo che Kaori, dopo quell’incidente, lo accettaste immediatamente come compagno di vita. Con tutte le sofferenze che nel tempo le aveva inflitto, gli insulti, le cattiverie piccole e grandi, avrebbe dovuto lavorare sodo per guadagnarsi la fiducia di Kaori e farla capire che con lei stavolta faceva sul serio e che non voleva più essere un codardo.

Ci avrebbe messo parecchio, Ryo ne era pienamente consapevole, ma non gli importava: non avrebbe più ceduto nel suo proposito, ora che sapeva esattamente cosa voleva e quanto valesse, l’avrebbe conquistata e nel frattempo si sarebbe accontentato di essere il suo socio ed esserle amico. Ma col tempo, Kaori sarebbe divenuta la sua famiglia, non sorella o madre surrogata, ma bensì sposa, solo di nome, ma quello sarebbe stato il loro punto di partenza.

Entrò nel loro appartamento, chiudendosi la porta alle spalle, e lo sweeper avvertì il cuore in gola quando vide lo spettacolo che lo stava attendendo: la casa era avvolta dalla luce soffusa delle candele profumate, sul tavolino da caffè spiccava una profumata ciotola di pop-corn, il fotogramma statico di un film – la spia che mi amava - svettava sullo schermo, indicazione che il registratore era acceso, e Kaori, che aveva fatto scivolare a terra la coperta, indossava una sua camicia – la stessa che l’irruenta Sugar aveva scelto per il suo tentativo di seduzione.

Un leggero sorriso apparve sul suo volto: Kaori stava sfruttando un po’ della sfrontatezza che era stata della lei ragazzina per portare a termine il suo lavoro di seduzione.

Ma stavolta c’era qualcosa in più a rendere quell’atmosfera magica e solo loro, un qualcosa  che fece capire a Ryo che stavolta Kaori sarebbe andata fino in fondo. La giovane donna teneva in mano un balloon riempito di liquore, che faceva ondeggiare facendo danzare il liquido rossastro, il cui profumo lo colpì con forza, come un pugno allo stomaco, sovrastando ogni altro aroma nella stanza.

Non era liquore, era un cocktail… pericoloso, ma che faceva faville coi palati giusti.

L’atmosfera era la stessa della sera precedente, ma stavolta, Ryo era con la donna giusta, una donna che, con quel piccolo tocco in più, si dimostrava determinata e dolce, e lo attendeva sul divano con quel sorriso, a braccia aperte ed il cuore colmo d’amore… no, decise fermamente mentre chiudeva la distanza tra di loro, raggiungendola con un’agonizzante calma, averla nella sua vita come socia ed amica non gli sarebbe più bastato: la certezza che lei lo volesse ancora, con la stessa intensità di sempre, di prima, lo spronò a combattere perché potessero, finalmente, vivere quell’amore il più presto possibile.

Kaori lo amava – e l’unico modo per essere degno di quel sentimento era ricambiarlo, donarsi a lei come lei si donava a lui, tanto nei piccoli quanto nei grandi gesti. Era giunto il momento si mettere di fare l’idiota.

Fissandolo negli occhi, Kaori assaporò il drink, e mentre lei si leccava le labbra per non lasciare sfuggire nemmeno una goccia, Ryo le tolse il bicchiere di mano, e sfiorando con le labbra lo stesso punto da cui lei aveva bevuto, quasi si stessero finalmente baciando sul serio, incatenato al suo sguardo, lentamente bevve il loro drink, L’XYZ, il rum e la vodka al lampone che gli bruciavano la gola, facendolo sentire vivo, intraprendente…*

Accettava il caso, quella sfida: vivere per la donna che amava.

Ryo si sedette sul divano, il braccio disteso lungo lo schienale, le dita che le solleticavano i capelli corti, ed i loro occhi si incontrarono, caldi, frementi di desiderio ma soprattutto di amore; Ryo rimase incantato dal modo in cui lei, ancora intimidita, forse irrazionalmente spaventata da una sua possibile reazione, si mordeva le labbra e tirava l’orlo della camicia per coprire quanta più pelle possibile.

 “Stai forse cercando di sedurmi, Kaori?” Spavaldo, le pose la fatidica domanda, mentre portò la mano che non stava giocherellando con i capelli della giovane al mento di Kaori, sollevandolo prima di avventarsi su di lei. Non la baciò, tuttavia: si limitò a sussurrare, caldo e roco, al suo orecchio quanto non ce ne fosse alcun bisogno, prima di stuzzicarle il lobo con i denti e la lingua, facendola impazzire. Kaori gli saltò letteralmente addosso,  artigliò i suoi capelli, avventandosi sulla bocca dell’uomo come una creatura famelica, prendendosi cosa aveva sempre ritenuto suo di diritto ma di cui troppe altre donne negli anni avevano goduto: adesso era il suo momento.

Le mani di lui frugavano sotto al tessuto della camicia, tirarono i lembi di stoffa fino a far strappare i bottoni, lacerando il tessuto e lasciando Kaori esposta al suo sguardo dolce ma famelico; e mentre lei, guidata dall’istinto dell’amore, accarezzava la pelle calda del petto di lui, martoriato dalle cicatrici di tante battaglie, lui lasciviava una scia di umidi e caldi baci ovunque le sue labbra potessero toccare, sussurrando roco quelle parole che lei, da quel giorno in cui lo aveva visto ragazzina, aveva sempre desiderato ascoltare – parole che lei ripeté a lui, mentre sfiorava con le labbra il suo cuore, avvertendo il suo battito impazzito per lei sola.

Mia, per sempre mia.

Mio, per sempre mio.

 

* ndr: L’XYZ reale è 273 di rum, 173 di triple sec, un liquore trasparente all’arancia, e una spruzzata di succo di lime. Dato che L’XYZ mostratoci nell’anime è rosato ho sostituito il triple sec con vodka al lampone ;)

   
 
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